martedì 28 ottobre 2008

Blind Melon - No Rain

Un gruppo che vide la fine troppo presto, causa morte prematura per overdose (ma va?) del suo carismatico cantante, Shannon Hoon.
Detesto le generalizzazioni ma di giovani band prematuramente cessate per morte di uno o due componenti son piene le fosse.
E anche qua rimarremo con il gravoso dubbio se i BLIND MELON avessero o meno lo spessore per essere (secondo me ovviamente sì, altrimenti col cavolo stavo qui a scrivere) una grande band.
Fine ’80, primi ’90.
Il successo mondiale della clamorosa “No Rain” ammalia un po’ tutti, con quella sua incredibile miscela di rock-blues, pop contagioso, post-folk e chi più ne ha più ne metta, come disse John Holmes.
Ci trovammo al cospetto di un gruppo che pareva in largo anticipo sui tempi (oltrechè fuorimoda, in piena epoca grunge) ma che aveva saputo subito trovare la chiave giusta per entrare in sintonia con pubblico, critici, classifiche.
Un miracolo, praticamente.
E come tutte le belle cose, l’epilogo fu veloce.
Dopo un paio di album, puff. Shannon se ne andò.
Lasciandoci tristanzuoli e con l’ennesimo punto di domanda irrisolto.
E mentre mezzo mondo mi taccia di rockismo e di machismo, Vi lascio in compagnia di questa splendida canzone “leggera” da assaporare e da canticchiare all’infinito.
Halleluja!

mercoledì 22 ottobre 2008

J.J. Cale - You keep me hangin on

Niente, passavo di qua e volevo solo farvi ascoltare questo delicato "bozzetto", neanche troppo noto a dire il vero, del grandissimo J.J.CALE.
Non c'è su un video ufficiale, ascoltate e basta.
Il pezzo è tratto da GRASSHOPPER un bellissimo lavoro dello schivo omino di Tulsa, che già in altre occasioni ho avuto modo di celebrare.
YOU KEEP ME HANGIN' ON è una cosa che va dritta al cuore, non ci sono chitarre swinganti a-la-Dire Straits (che probabilmente senza JJ Cale non sarebbero mai esistiti) c'è solo un omino di Tulsa con tutta la sua enorme anima a farci sentire quanto sono belle ed emozionanti le cose semplici.
Procuratevi Grasshopper se non lo avete, a parte questa canzone è comunque pieno di cose eccezionali.
Vi sentirete meglio, dopo averlo sentito.

Halleluja!

venerdì 17 ottobre 2008

Primus - Tommy The Cat

Vediamo se The Spirit ha ragione.
Nel senso del topic di nicchia versus quello mainstream.
Oggi mentre mi recavo alla nuova Fiera di Milano che pare un’astronave dismessa, ho messo in saccoccia il magnifico “They can’t all be zingers”.
Una specie di Greatest Hits, anche se loro avrebbero aborrito questa parola.
Orbene.
Dei PRIMUS si possono dire molte cose.
Una di queste è che si trovano in giro o fan stracciacapelli, o gente che ti guarda e ti dice “….Primus chi?.....”.
Cioè non sono un gruppo “o si ama o si odia”, tipo per fare un esempio i Green Day o i Queen.
Sono un gruppo che chi li conosce li venera e gli altri…..trippa.
Come i Raven, gli Anvil e i Diamond Head per i metallari.
Come i Buzzcocks e gli Stiff Little Fingers per i punk.

Cioè a volerli riassumere in poche righe potremmo anche dire che i Primus sono uno dei pochi reali gruppi a potersi fregiare dell’appellativo “alternative”.
Un power trio con la voce psicopatica ed il basso bulboso del leader, il leggendario LES CLAYPOOL (NDA “bulboso” come riferito al suono del basso se qualcuno rimembra fu definizione dell’altrettanto leggendario blogger Luther B., prematuramente (virtualmente) scomparso).
La chitarra sghemba e acidula ma anche abrasiva di LARRY LALONDE.
La batteria tumultuosa e rimbalzosa di TIM ALEXANDER.
Un power trio di grandi strumentisti in grado di eseguire partiture complesse dedicate ad un tipo di musica molto compatta e piena di groove, a cavallo tra funky, post punk, metal e forse anche un po’ di noise. Un tipo di musica che però resta unica, con una parte testi non americanamente terra-terra ma molto intelligente.
Ad un mio amico che mi chiedeva che roba suonano ebbi a rispondere (indeciso tra mille possibilità) un sintetico “roba tipo tum tch tatta tch tuum, bep bep, tch tuum tch tatta tch tuum”.
Cazzo, capì subito. E dopo l’ascolto mi disse “aò ciavevi proprio ragggione!”.
Qua per voi uno dei pezzi-signature, quel “Tommy the Cat” che li vide per la prima volta collaborare con Tom Waits, un altro sgangherato di seguito feticistico.
Dai su, anche voi.
….tum tch tatta tch tuum, bep bep, tch tuum tch tatta tch tuum….

Halleluja!

domenica 12 ottobre 2008

Queen + Paul Rodgers - C-lebrity

Prima o poi dovevo parlarne.
Per dire cosa. Uhm.
Beh, innanzitutto che non è un pezzo "da" Queen.
Nel senso che il marchio di fabbrica è poco riconoscibile.
Se non nei coretti.
Che però ricordano vagamente anche qualcosa degli Who.
La struttura della canzone poi è molto più vicina al mondo di riferimento di Paul Rodgers (minchia, che voce!) che non a quello del duo May-Taylor.
Hard blues, o qualcosa del genere.
Più Whitesnake che Queen.
Che poi l'origine di un certo sound risale ai Free
(appunto, il supergruppo di Paul Rodgers) e, udite udite, ai Led Zeppelin .
Poi grande sfoggio di chitarre (grazie al sempiterno Brian May, 61 anni e non sentirli).
Insomma, anche se non so chi ha i credits del pezzo, una cosa è indubbia.
(Il divin) Freddie Mercury è lontano anni luce.
Che questo poi consente al giudizio di essere equilibrato.
E bravi sono stati May e Taylor a distaccarsi da "quel" sound per evitare recuperi nostalgici e dejavù pericolosissimi in sede di critica (ah, prima erano troooooppo meglio, voci come Freddy non ce n'è, la solita minestra ma senza il cuoco....).
Adesso siamo al cospetto di un gruppo passabilmente nuovo di 3 sessantenni in fregola che sparano watt come se fossimo ancora negli anni '70.
Può piacere e non piacere.
Può sembrare inutile o piacevole.
Certo è che non passerà inosservato.
E infatti questo "riffone" risuona ad ogni dove.
Lunga vita a Brian May, Roger Taylor e Paul Rodgers.
Ma per favore, togliete quel "Queen" dalla copertina, che non è più vero.
Halleluja!

domenica 5 ottobre 2008

KISS - Hard Luck Woman (Don Kirshner's Concert)

Ultimamente sto ristabilendo tutta una serie di gerarchie, ordini, classificazioni.

Destrutturare, segmentare in modo diverso ciò che si ascolta.

In un'epoca in cui i confini tra i generi sono sempre più labili e in cui tutto è "imbastardito" mi sto focalizzando su concetti sempre più basici quali "musica senza pretese" e "musica con pretese". Pretese compositive, sociali, culturali.

Sempre sia lodato chi cerca di far progredire il contesto musicale con intenti del genere ma non sempre si può vivere di aspirazioni.

Sotto la doccia, in motorino, tra amici, talvolta c'è bisogno di MUSICA SENZA PRETESE.

Come ebbe a dire il buon (?) Kid Rock, come fai a metter su un disco dei Radiohead ad una festa?

E chi sono gli immarcescibili, imperituri, detentori del titolo di campioni mondiali del "Party Rock"?

Naturalmente i quattro cattivoni che, tra una scorribanda e l'altra, tra un riposizionamento e l'altro (hanno fatto hard rock, disco-rock, AOR, heavy metal, pop) riescono sempre a sorprenderci e perlomeno a farci fare quattro sane risate.

Cialtroni sì, ma consapevoli.

Qua alle prese con un pezzone celebre che molti pensano essere un classico del Country e che invece fu composto nel 1976 da un Paul Stanley che, dei quattro, è sempre stato il più fricchettone inside.

Canzone cantata benissimo dal vocione grattugiato di Mr. Peter Criss, il mitico batterista "catman", uomo dalle mille virtù e dalle mille risorse (andava a lezione da Gene Krupa, esticazzi).

Canzone che avrebbe dovuto, nelle intenzioni originarie, essere cantata da Rod Stewart. Per consentire ai Kiss di decollare nelle classifiche con l'album "Rock and roll over".

Come andò invece? Rod declinò l'invito, Peter Criss fu mandato al microfono (e Gene Simmons stesso ebbe poi ad ammettere che quella di Peter era la miglior voce del gruppo..) e i Kiss si involarono verso la storia, se non altro ridefinendo i canoni del rock show a stelle e strisce.

Fece bene Rod a rifiutare? Ai posteri.

Che Dio li abbia in gloria, i quattro cattivoni e Rod.

Halleluja!