sabato 26 giugno 2010

Sondre Lerche - Heartbeat Radio (Live on KEXP)


Sondre Lerche (si pronuncia lerke) è norvegese.
Sta in giro dal 2000, ma è ancora relegato dalla stampa italica al ruolo di "eterna promessa".
E' un tizio che fin da giovanissimo manipola il pop come pochi.
Incredibile come abbia saputo assorbire tante influenze variopinte (dai Kinks a Bowie, dagli A-ha ai Prefab Sprout) e cavarne fuori uno stile vecchio e nuovo al tempo stesso ma fresco come acqua di rugiada e, comunque, assai personale.
Qua è unplugged ma ci sono molti filmati sul tubo suggerisco eventualmente quelli live dove il ragazzo da veramente il meglio di sè.
Unico problema, le classifiche.
Ma sinceramente, nel 2010, chi cazzo le guarda più le classifiche?
Halleluja. Come sempre. E buonanotte che stanotte sembra non voler finire mai.
DD

martedì 22 giugno 2010

Florence and the Machine - Rabbit Heart (Live on KEXP)



Finora l'abbiamo vista provocante con la minigonna, folletta con i tralci di vite nei capelli, femmefatale in abito nero lungo, materassaia con la vestaglia rosa fino ai piedi.
Per chi apprezza ci sono in giro molte versioni live di questa ottima canzone che ha segnato lo scorso anno e che possono suggerire la personalità di Florence attraverso le varie "mise".
Ma non avevo mai trovato in giro una versione coinvolgente e tirata come questa unplugged qua in cui lei è vestita come uno dei Dexy's Midnight Runners.
Florence è una grande, discende da Sandie Shaw e Kate Bush, è la loro nipotina moderna ma di grande talento. Scommettiamo che al secondo colpo non ci deluderà?
In fiduciosa attesa, suo devoto.
DD

giovedì 17 giugno 2010

IL BOSS CHE MI PIACE E IL BOSS CHE NON MI PIACE

Springsteen è il classico personaggio che divide.
Non voglio indagare sui motivi del perchè lo si ami o del perchè non lo si ami. Ognuno ha i suoi, validi, per ritenerlo epico e romantico oppure buzzurro e ridondante.
Voglio però dirvi perchè e percome il Boss riesce a dividermi anche le interiora.
  • Mi piace il Boss intimista, innanzitutto. Quello che da "Lost in the Flood" a "I'm on fire", passando per "Racing in the Street" riesce ancora oggi a dare brividi.
  • Non mi piace il Boss pedante e ridondante, cadenzato e tamarro, comunque sopralerighe di "Born in the USA" e "Glory days".
  • Mi piace il Boss rocchenrolle e sgangherato di "Ramrod" e "Cadillac Ranch" e di "You can look (but you better not touch)".
  • Non mi piace il Boss roboante di "Jungleland" e "The rising".
  • Mi piace il Boss dolente e nostalgico di "The river" e di "Point Blank" e quello arrabbiato di "Adam raised a cain".
  • Non mi piace per niente il Boss innamorato di "Tunnel of love" o di "I wish i were blind".
  • Mi piace il Boss allegrotto e spensierato di "Sherry darling" e "Hungry heart". Ma anche di "Lonesome day" va.
  • Non mi piace il Boss epico e cavalcante di "Badlands" e "Born to run".
Come potete notare ho una visione tutta mia dello Zirilli (per i pochi che non lo sapessero Rosa Zirilli è la madre, Springsteen invece è il cognome del padre irlandese).
Certi (osannati) capolavori mi attanagliano i coglioni, certe (presunte) canzonette mi rapiscono e mi intrigano.
Una cosa è certa, il Boss divide sempre e comunque. E un'altra cosa è certa: che dietro all'apparente immutabilità del personaggio che alcuni usano come critica principale, si celano mille facce e mille stili. C'è n'è per tutti bisognerebbe dire. Poi il vocione fa sembrare tutto molto omogeneo ma in realtà non è così.
Con questo cosa voglio dire.
Che tante volte piuttosto che fare la lista dei buoni & cattivi bisognerebbe andare a cogliere nelle discografie di un'artista le cose migliori (migliori per noi, che ci aggradano, che ci stimolano) e che quando si decide di criticare qualcuno non bisognerebbe sparare ad alzo zero ma con un mirino telescopico in modo efficace ed efficiente.
Questa almeno è la mia (umile, perchè non pretendo di imporla) visione.
Halleluja e buona visione di un brano minore ma maggiore al tempo stesso (è uno degli Springsteen che mi piace).


Springsteen - Independence Day- November 8, 2009 MSG

domenica 13 giugno 2010

Hayseed Dixie - Ace of Spades



Questo simpatico gruppo di buontemponi americani esordì agli inizi del nuovo millennio con un disco che suonava tipo "A hillbilly tribute to AC/DC".
Un disco di cover delle più famose canzoni dei canguri eseguite in salsa bluegrass, uno degli stili Country meno contaminati.
Il nome della band è tutto un programma, coerentemente: HAYSEED DIXIE.
Col tempo i tizi si sono allargati su tante altre canzoni, soprattutto di area hard rock/heavy metal, genere apparentemente lontanissimo dai loro arrangiamenti e il cui contrasto produce effetti tra l'esilarante e l'ammirato.
Siamo nel campo della parodia? O della cover rispettosa ma stravolta?
Sinceramente ancora non l'ho capito.
Prima pensavo che l'intento degli heyseed dixie fosse irriverente, poi ho aumentato la convinzione che tanti pezzi metal possano essere degnamente traslati in altri ambiti, semplicemente eliminando un pò di distorsori e di "effetti speciali".
Non ci credete?
Sentite questa cover di "Ace of Spades" dei mitici Motorhead.
Sembra scritta da un farmer degli Appalachi dopo una sbronza.
Insomma nel grande circo del rock and roll c'è bisogno anche di elementi così.
Idoli.

mercoledì 9 giugno 2010

Il Progetto di Alan

Alan ParsonS(grazie unwise, mi ero scordato la "s"), chi era costui.
Sound engineer di Dark Side of the Moon, per esempio.
Un album da "audiofili" nel senso che come suoni era avanti almeno 20 anni rispetto al suo tempo.
Parsons veniva dal giro Martin/Beatles, avendo partecipato alle registrazioni multitraccia (all'epoca veramente innovative) di non so quali album dei fab four ma penso Abbey Road.
Alan Parsons insomma E' a tutti gli effetti nella storia del rock.
Anche a prescindere dall'esperienza con gli Alan Parsons' Project.
Già, ve li ricordate?
Con il decisivo contributo di Eric Woolfson (morto l'anno scorso), grande e misconosciuto songwriter scozzese negli anni 60 e 70, e ricorrendo volta per volta a nutrite schiere di famosi session men, il nostro Alan dette vita ad uno dei gruppi più controversi della storia del rock.
Un gruppo ovviamente avantissimo per produzione e suoni ma che restò sempre troppo in bilico tra sperimentazione elettronica e pop da classifica per poter essere considerato realmente innovativo.
Con gli anni l'ago si spostò inesorabilmente verso il secondo settore, il pop da classifica, e tutti oggi si ricordano ad esempio di "Eye in the sky" o di "Don't answer me".
Pezzi peraltro godibilissimi ma lontani anni luce dalle canzoni di "Tales of mystery and imagination", "I Robot", "Pyramid" o "The turn of a friendly card", dischi che a cavallo tra i 70 e gli 80 misero d'accordo critica e pubblico.
Album che mantenevano un bell'equilibrio e che anche i puristi non potevano fare a meno di apprezzare pur storcendo un pochino lo snob-naso.
Gli APP sono poi scivolati nell'enorme limbo del dimenticatoio.
Ma qualche volta passano quasi in sordina alla radio, la notte.....mentre pochi se ne accorgono.
E, senza magari provare particolari moti di nostalgìa, ti viene da chiederti come mai oggi nella musica in genere non vi sia quasi più quel tipo di professionalità.
Non parliamo di talento che quello magari c'è ancora. Di professionalità.
A voi l'ardua risposta.
E un ritorno indietro delle lancette con un pezzo storico (tratto da "Pyramid") utilizzato come sigla di programmi televisivi nelle emittenti di mezzo mondo.



Alan Parsons - Hyper Gamma Spaces