Mi ha dato l’occasione di pensarci quel simpatico pezzo di quella band di emme che sono i NICKELBACK.
Il pezzo è piuttosto noto (quello con il video dove appaiono musicisti famosi):
You want to be a Rockstar.
E allora mi sono chiesto perché anch’io, a 20 anni pensavo che il mestiere più bello del mondo fosse la
Rockstar (il Guitar-hero per la precisione) (che poi mi sono iscritto a Economia e Commercio, per farvi capire quanto sono coerente nella vita) (ma anche previdente, in fondo).
Col tempo ho cambiato opinione. Non di molto (siamo sempre nello stesso ambito) ma in modo sostanziale.
E da anni penso che il mestiere più bello del mondo sia il
Roadie.(per chi non lo sa sono i tizi che si occupano di allestire i concerti, io per roadie intendo in senso lato tutti, non solo chi monta e smonta il palco ma anche chi fa il sound check degli strumenti, chi si occupa dell’impianto luci, del mixaggio eccetera. Insomma tutti coloro esclusa la band che poi suona) (andate a vedere il meraviglioso sito
http://www.roadie.net/ per capire).
Ma vediamo perché.
Giornata-tipo del Roadie.
Mattino: si dorme mentre si viaggia in pullman verso un’altra città dove si svolgerà il prossimo concerto (cfr. The road di Jackson Browne).
Pomeriggio: si iniziano le operazioni di montaggio per il concerto. Ogni roadie ha un ruolo, c’è chi monta le strutture portanti, chi gli ampli, chi fa il sound-check e prova gli strumenti. Qualcuno fatica di più qualcuno di meno, ma insomma la vita lavorativa nel senso del tran-tran è quella.
Sera: durante il concerto il roadie sta allerta che tutto funzioni in vista della notte di smantellamento che l’aspetta.
Durante (e che durante): durante le numerose pause il roadie approfitta senza ritegno della disponibilità delle groupies che, pur di avere un buffetto sulla guancia dalla rockstar di turno o un autografo personalizzato o un backstage pass, ovviamente sono disposte a tutto. Ma proprio a tutto. Se non ci credete leggete l’ultimo libro della più grande groupie di tutti i tempi: Pamela Des Barres.
Direte voi: se fosse solo per il sesso la rockstar sarebbe ancora il mestiere più bello. Se non altro per la celebrità e the very large sum of money involved.
Ma qui arriva il confronto più significativo.
La vita della rockstar è apparentemente bella ma in realtà STRESSANTE.
Devi essere sempre in tiro, abbigliato come sulla copertina del disco o come nell’intervista da Letterman, devi sempre fare le facce, stare sempre in classifica e guai se perdi l’audience, devi essere sempre riciclabile (nel senso che devi saperti disintossicare da tutte le droghe che immancabilmente assumi), ma peggio puoi morire in molti modi cruenti e pur sempre prematuramente o di overdosi varie o di suicidio da paranoia o perché un fan matto come un cavallo ti spara in faccia e tanti saluti (a parte il caso celeberrimo citerei il poveraccio di Dimebag Darrel, gutar hero dei Pantera, ucciso sparato durante un concerto).
Insomma, a conti fatti.
CHI TE LO FA FARE?
Il roadie invece gira il mondo, mangia, beve, lavora e tromba con clamorosa continuità. Tra l’altro con lo jus primae noctis verso le groupie destinate alla rockstar di turno.
In più, se un giorno la rockstar muore o cade in disgrazia, il roadie può tranquillamente trovare un altro padrone a cui attaccare la catena dorata della propria vita nomade.
E allora, ci state ancora a pensare???????
Roadie a vita! E non se ne parli più.
Halleluja!