lunedì 30 marzo 2009

(probably one of) THE GREATEST

Il mio amico Countryfeedback ha delle precise responsabilità sul mio calo di rendimento, lavorativo e non.
Poco tempo fa, un suo post all'apparenza innocuo, mi ha veicolato subdolamente il virus di Charlyn "Chan" Marshall, in arte CAT POWER.
Non che mi fosse ignota, ma non avevo mai diciamo così "approfondito", limitandomi colpevolmente a qualche ascolto superficiale.
Non che lei agevolasse, visto che salta da dischi di canzoni sue a dischi di cover peggio di una cavalletta.
Ecco insomma, dopo il suo post l'ho fatto. Mi ci sono dedicato.
In modo ingordo e vorace, sacrificando ore notturne alla ricerca di qualsiasi scampolo sul Tubo.
E adesso sono in crisi perchè da almeno 4 o 5 giorni se non ascolto questa canzone non mi sento a posto.
La sua voce.
Difficile che un tono così non ti entri nelle ossa.
Le sue melodie.
Difficile che non ti prendano il cuore.
Lei.
Dire che è bellissima sarebbe un'esagerazione.
Ma è il tipo di donna "tormentata" che probabilmente ti sconvolgerebbe la vita.
Insomma, un mix micidiale. Letale.
E adesso sono in loop con questa canzone.
Non riesco a smettere di guardarla, di cantarla, di suonarla.
E quindi, che dire....grazie Country! Ma anche vedi 'npò d'annà.......(scherzo, amico).
Qua in una versione da brividi tratta dal programma sempre più mitico di Jools Holland.
THE GREATEST.
Halleluja!


Cat Power - The Greatest on Jools Holland

venerdì 27 marzo 2009

Toc Toc......DISTURBO?

Direte voi che i modelli di riferimento sono molto evidenti (Metallica, Pantera), che ci sono dei rigurgiti post grunge, che alcuni passaggi possono rimandare al nu metal, che il tutto sa un po’ troppo di costruito a tavolino.
Ma se tralasciamo le ovvie osservazioni, dovrebbe essere abbastanza evidente come OGGI questo sia il Rock duro.
Oggi il Rock duro non è certo fatto da quei dinosauri che, pur piacevoli, ripropongono intatti gli schemi sonori già presentati in un più o meno lontano passato. Gente che in concerto è capace ancora di entusiasmare ma quando esce il disco (se esce) son tutti lì a rimpiangere i bei tempi andati. Metallica, Iron Maiden, Judas Priest, Motorhead, AC/DC vi bastano?
Oggi il Rock duro non è certo fatto dai cloni dei dinosauri del passato. Gente che ripropone intatti gli schemi sonori già presentati in un più o meno lontano passato DA ALTRI. Gente magari bravina in concerto ma che quando esce il disco son tutti lì a rimpiangere i dinosauri. Trivium, El Nino, In Flames, Airborne vi bastano?

DISTURBED a mio avviso si smarcano leggermente (non troppo eh) dal gruppone dei cloni.
In modo furbesco utilizzano arrangiamenti un pò techno che rendono più moderna la loro proposta.
In modo furbesco fanno i cattivoni, ma poi i ritornelli sono tutti canticchiabili.
In modo furbesco hanno ridotto al minimo esibizionismi e pirotecnicismi individuali, puntando sulla compattezza sonora dell’insieme.

Recentemente al Priest Feast di Milano ho celebrato il passato.

Ma oggi, signori, il Rock duro è questo.
Volenti o nolenti Disturbed, con il loro album Indestructible, sono volati in testa alle classifiche e manderanno avanti la baracca fino a quando non avremo un nuovo cavallo di battaglia alla System of a Down o alla Queens of the Stone Age, oppure fino a quando saremo inesorabilmente sommersi dal mare magnum dell’hip hop e dello zoccolette-pop.
E saremo tutti INSIDE THE FIRE!!!!!

Halleluja!

martedì 24 marzo 2009

Sistema METRICo decimale

Chiedo venia, ma non ce la faccio a farcela.
Le mie rock-roots ogni tanto vacillano dinnanzi a un paio di cose: le buone canzoni e le belle ragazze.
Grazie ai nuovi amici di junkiepop sono entrato in contatto con questo pezzo indie-pop, di cui ho già avuto occasione di parlare su Mediatrek e su Facebook: HELP I'M ALIVE dei METRIC.
Un gruppo canadese (toh...) già noto per alcuni buoni pezzi e che sta per esplodere violentemente grazie a questa canzone che rasenta la perfezione.
Emily Haines (già con Broken Social Scene), al canto ed all'immagine, buca tutto quello che c'è da bucare: video, audio, cuori.
I suoi abili pards sono alle prese con una rivisitazione del miglior pop (quello degli eighties) come del resto molte altre band oltreoceano (Mgmt, ad esempio). Uso intenso ma non invadente dei synth, melodie tristanzuole ma dense, ritmo incalzante e ballabile.
E hanno calato l'asso. Una specie di Heart of Glass del 2000.
Il disco per intero (Fantasies) sarà disponibile dal 14 Aprile ma già da adesso molti pezzi sono scaricabili da Internet e i Metric sono in tour da qualche mese a presentarlo. Ostacolo al successo planetario potrebbe essere la distribuzione, dato che il gruppo è ancora in ambito indie.
Comunque smetto di annoiarvi e vi lascio al pezzo.
Halleluja!


Help I'm Alive by Metric

sabato 21 marzo 2009

VIENNA

Non si scrive una canzone così, normalmente.
Poco importa se qua siamo al cospetto degli Ultravox di Midge Ure, che la critica bacchettona spesso mette in secondo piano rispetto a quelli di John Foxx.
VIENNA è un pezzo epocale.
Neoclassico e al tempo stesso, quando uscì, profondamente moderno.
New Wave allo stato puro ma anche lirica.
Dolente, malinconica e al tempo stesso grandiosa.
Un inno mitteleuropeo nato nelle campagne inglesi.
Straordinario l'inizio, in cui la melodia si innesta progressivamente su un beat sincopato modello battito cardiaco.
E straordinario l'intermezzo strumentale con accelerazione del battito, mentre viola e pianoforte si rincorrono disperati senza mai incontrarsi, come in lady hawke.
Su tutto l'urlo straziante di Midge Ure "this means nothing to me!this means nothing to me!".
VIENNA ci piovve addosso, e ancora ci stiamo chiedendo da dove.
Halleluja!


Ultravox Vienna Live

mercoledì 18 marzo 2009

O di RIFFa o di raffa.......

E' qualche giorno che ne parlo in giro per vari blog, dico di Alex Skolnick.
Un chitarrista che mi era clamorosamente sfiuggito e che ho visto per the first time in my life al Priest Feast con la sua band, i Testament.
Alex viene dal thrash metal. E' velocissimo. Ma una roba. Ma non basta.
Non contento, una decina di anni fa lasciò la band e andò a scuola.
A scuola di jazz, a New York.
Dopo essersi costruito uno spessore che andasse oltre l'originaria velocità, Alex si è riunito alla band da un paio di anni ed è tornato a fare assoli di rock durissimo.
Però con molta più fantasia. E senza pipparolare troppo, soprattutto.
Continua comunque a suonare con il suo Alex Skolnick Trio, girando gli States con la sua personalissima miscela di jazz e rock, in particolare offrendo incredibili versioni jazzate dei classiconi dell'hard and heavy.
Per farvi capire che tipo è non bastano le mie parole.
Vi posto quindi una versione dell'immortale WAR PIGS di Sabbathiana memoria.
Da cui si evince:
a) che Alex è un grande eclettic
b) che Bill Ward (le cui linee di drumming sono riprese fedelmente dal batterista del trio) era un grandissimo batterista, se alcuni avessero ancora dubbi.
Halleluja!

lunedì 16 marzo 2009

There was a time........

Diciamo che fra me e i Genesis non è mai stato amore (con Peter Gabriel poi sì, ma è un altro discorso).

E anche fra me e il Progressive, non è mai stato amore.

Non sono mai entrato in sintonia con quel tipo di approccio stilistico e compositivo.

Non tanto per la lunghezza o lo sfoggio tecnico, quanto perchè non ho mai capito fino in fondo quale pulsione ti spingesse a suonare quella roba.

Oh, ognuno ha i suoi limiti, come disse il matematico.

Ma qualche canzone dei Genesis mi ha colpito seriamente.

Una di queste è senz’altro MAD MAN MOON.

Uno di quei pezzi del periodo post-Gabriel, ingiustamente snobbato dai puristi.

Contenuto nell’ottimo A Trick of the tail.

Album che preludeva alla svolta pop, ma che manteneva una complessità di scrittura e di interpretazione degna del periodo d’oro.

Quella canzone, interamente scritta da un Tony Banks in stato di grazia, l’avrò sentita decine e decine di volte. Perso nelle mie trame di ragazzino a cercare di capire che diavolo di storia ci fosse sotto e chi cacchio fosse questo pazzo uomo luna o cosa volesse dire la luna del pazzo, perso nella mia maturità ad ammirarne l’affresco sonoro circostante e la struggente sensazione di cose perdute che l'accompagna.

Quell’inizio malinconico, quasi triste, e poi la bellissima strofa che ne trascina avanti la malinconia.

Poi il ritornello che si apre e sale, verso il sole più che verso la luna, e poi torna a chiudersi come un girasole che ha finito la giornata.

Possiamo discutere per ore del valore intrinseco di certa musica.

Ma non possiamo discutere molto sul fatto che riuscisse ad emozionare.

Signori e signore, se già non la conoscevate, MAD MAN MOON.

Halleluja!

venerdì 13 marzo 2009

IL MESTIERE PIU' BELLO DEL MONDO


Mi ha dato l’occasione di pensarci quel simpatico pezzo di quella band di emme che sono i NICKELBACK.
Il pezzo è piuttosto noto (quello con il video dove appaiono musicisti famosi): You want to be a Rockstar.

E allora mi sono chiesto perché anch’io, a 20 anni pensavo che il mestiere più bello del mondo fosse la Rockstar (il Guitar-hero per la precisione) (che poi mi sono iscritto a Economia e Commercio, per farvi capire quanto sono coerente nella vita) (ma anche previdente, in fondo).

Col tempo ho cambiato opinione. Non di molto (siamo sempre nello stesso ambito) ma in modo sostanziale.
E da anni penso che il mestiere più bello del mondo sia il Roadie.
(per chi non lo sa sono i tizi che si occupano di allestire i concerti, io per roadie intendo in senso lato tutti, non solo chi monta e smonta il palco ma anche chi fa il sound check degli strumenti, chi si occupa dell’impianto luci, del mixaggio eccetera. Insomma tutti coloro esclusa la band che poi suona) (andate a vedere il meraviglioso sito http://www.roadie.net/ per capire).

Ma vediamo perché.

Giornata-tipo del Roadie.
Mattino: si dorme mentre si viaggia in pullman verso un’altra città dove si svolgerà il prossimo concerto (cfr. The road di Jackson Browne).
Pomeriggio: si iniziano le operazioni di montaggio per il concerto. Ogni roadie ha un ruolo, c’è chi monta le strutture portanti, chi gli ampli, chi fa il sound-check e prova gli strumenti. Qualcuno fatica di più qualcuno di meno, ma insomma la vita lavorativa nel senso del tran-tran è quella.
Sera: durante il concerto il roadie sta allerta che tutto funzioni in vista della notte di smantellamento che l’aspetta.
Durante (e che durante): durante le numerose pause il roadie approfitta senza ritegno della disponibilità delle groupies che, pur di avere un buffetto sulla guancia dalla rockstar di turno o un autografo personalizzato o un backstage pass, ovviamente sono disposte a tutto. Ma proprio a tutto. Se non ci credete leggete l’ultimo libro della più grande groupie di tutti i tempi: Pamela Des Barres.

Direte voi: se fosse solo per il sesso la rockstar sarebbe ancora il mestiere più bello. Se non altro per la celebrità e the very large sum of money involved.
Ma qui arriva il confronto più significativo.

La vita della rockstar è apparentemente bella ma in realtà STRESSANTE.
Devi essere sempre in tiro, abbigliato come sulla copertina del disco o come nell’intervista da Letterman, devi sempre fare le facce, stare sempre in classifica e guai se perdi l’audience, devi essere sempre riciclabile (nel senso che devi saperti disintossicare da tutte le droghe che immancabilmente assumi), ma peggio puoi morire in molti modi cruenti e pur sempre prematuramente o di overdosi varie o di suicidio da paranoia o perché un fan matto come un cavallo ti spara in faccia e tanti saluti (a parte il caso celeberrimo citerei il poveraccio di Dimebag Darrel, gutar hero dei Pantera, ucciso sparato durante un concerto).
Insomma, a conti fatti.

CHI TE LO FA FARE?

Il roadie invece gira il mondo, mangia, beve, lavora e tromba con clamorosa continuità. Tra l’altro con lo jus primae noctis verso le groupie destinate alla rockstar di turno.
In più, se un giorno la rockstar muore o cade in disgrazia, il roadie può tranquillamente trovare un altro padrone a cui attaccare la catena dorata della propria vita nomade.

E allora, ci state ancora a pensare???????

Roadie a vita! E non se ne parli più.

Halleluja!

lunedì 9 marzo 2009

JUDAS PRIEST

Domani siamo al "Priest Feast" insieme a qualche migliaio di headbangers.
Che sarebbe Testament + Megadeth + Judas Priest come headliner.
Lo so in partenza che vedere dei tipacci quasi 60enni che fanno la faccia dura per fare più paura è un pò anacronistico.
E anche che (come già successo) la visione di un gruppo da vecchio può rischiare di rovinare quanto di buono la tua immaginazione aveva prodotto ai tempi delle tempeste ormonali.
Ma non ce la faccio a farcela. Per me hanno significato veramente qualcosa.
Quindi Priest Feast sia anche se non so ancora come fare ad andare là vestito da office....
JUDAS PRIEST sono per (quasi) tutti i critici "rispettabili" tra le prime 5 band di tutti i tempi nel mondo dell'hard&heavy.
Curiosamente traggono il loro nome da una canzone di Bob Dylan ("The ballad of Frankie Lee and Judas Priest")
Altrettanto curiosamente uno dei loro maggiori successi è una riedizione di "Diamonds and rust" di Baeziana memoria (e dopo queste due citazioni mi attendo un intervento a gamba tesa di agnul).
Sono di Birmingham, la città inglese senza la quale l'heavy metal come oggi lo intendiamo non sarebbe mai esistito (oltre ai Priest sono di quelle parti anche i Black Sabbath....) (e anche i Duran Duran, ma questa è un'altra storia).
Non vi tedierò decantandone le laudi (Glen Tipton è uno dei chitarristi più sottovalutati di tutti i tempi) o ingineprandomi in ragionamenti tecnici sull'uso della doppia solista (con l'altro axeman KK Downing hanno fatto scuola di licks e di solo alternati) o dell'inimitabile voce di Rob Halford.
Vi posterò allora un pò di cosine solo per inquadrarveli.

1) Una morbidissima e tenera BEFORE THE DAWN che può far cadere ai vostri piedi qualsiasi fanciulla.



2) A seguire un pezzo più "commerciale" a testimonianza che le classifiche non è che gli facessero schifo: OUT IN THE COLD

3) E per finire uno dei pezzi più "speed" che piaceranno magari di più agli specialisti del Metal e meno ai "generici" amanti del Rock ma che rendono comunque bene l'idea della terrificante potenza della band: PAINKILLER.
 

Insomma roba da rockettari incalliti e palati grezzi. Ma la vita è fatta anche di questo.

Halleluja!

venerdì 6 marzo 2009

MGMT

Mentre altrove si celebra la rinascita del Rock per tramite dei Kings of Leon (....) non ho potuto fare a meno di postare il futuro del Pop.
MGMT è il nome.
"Oracular Spectacular" l'album.
"Kids" e "Time to pretend" le bandiere.
La seconda è ormai un hit globale e sono sicuro che la conoscete già (e se non la conoscete cazzo ma che ci sto a fare io, andate a cercarla sul tubo!), ma io ho voluto postare la prima perchè un fiino meno nota, perchè ci vuol coraggio a mettere la maschera di Peter Criss (vabbè dai assomiglia) in un video pop e perchè l'assolo centrale di tastiera neo-classico ci sta daddio in una modernità come questa.
Halleluja!
(and stay tuned with your time)