giovedì 31 dicembre 2009

Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni

Per gli auguri di fine anno e di inizio 2010 rispolvero una canzone ad hoc.
Tutti quelli che contano stanno improvvisamente diventando buoni, fioccano i volemose bene, i partiti dell'amore e le letterine di pentimento al papa (nientepopodimeno, mica ci si può andare a confessare da un prete qualunque eh).
Mentre gli sfigati e i derelitti li trovano incaprettati e impacchettati in un sacco della nettezza, oppure muoiono dal freddo dopo aver perso il lavoro, la casa, la dignità.
Ed è a loro, a quelli che hanno perso tutto, che dedico la mia personale canzone d'amore.
Signori e signore I CAN'T HELP FALLING IN LOVE WITH YOU!!!!!!!!!
Versione UB 40.
(non la celeberrima versione di Elvis che la stanno usando in questi giorni dentro uno spot-melassa una nota marca di bevande con le bollicine e la cosa mi sta un pò sul cazzo. Perchè anche loro, quelli di Atlanta, vogliono far credere al mondo di essere diventati buoni buoni. Vorrete mica pensare che guadagnamo zilioni di dollari alla faccia vostra eh?)

"NOI VI AMIAMO!" ci dicono in tutte le salse, che al confronto il paraculismo di Renatino sembra uno scherzo.
"VI PERDONIAMO!" ci dicono, anche se siete cattivi cattivi. Anzi già che ci siamo vi perdoniamo ma spero che dopo vi puniscano bene bene, che venga dato il buon esempio. Venti frustate a sangue, però poi dategli un pò di Citrosil. Mica siamo cattivi come voi eccheccazzo.
In questo 2009 che si sta per chiudere abbiamo raggiunto forse i punti più bassi di sempre.
Che il 2010 sia l'anno della risalita, in tutti i sensi. Della svolta. Delle ripartenze, prendendo a prestito dal gergo calcistico.
Peace and love, my friends.
Halleluja!





iConcerts - UB40 - I Can't Help Falling in Love with You

mercoledì 30 dicembre 2009

Il culto dell'ostrica blu

Chi scrive ritiene i Blue Oyster Cult centrali nel panorama hard & heavy (e non solo) internazionale.
BOC erano composti, nel loro tempo migliore, da fior di strumentisti e compositori.
Quale altra band poteva vantare almeno 5 penne in grado di scrivere grandi canzoni ("Buck Dharma" Roeser, i fratellini Bouchard, Eric Bloom e il tastierista Allen Lanier)?
Quale altra band poteva assortire un chitarrista dal gusto sopraffino e dalla manina sciolta come Roeser, un vocalist dal timbro metallico e pulito come Bloom, un paio di cantanti più "dolci" come lo stesso Roeser e come Joe Bouchard e uno dal timbro al vetriolo come il batterista (peraltro un gran batterista, di matrice jazz) Albert Bouchard?
Quale altra band ebbe una collaborazione così proficua con famosi scrittori di science fiction (Moorcock, Van Lustbader) in grado di passare in musica testi esoterici e assolutamente non convenzionali in ambito rock?
Quale altra band (ok vabbè insieme ai Sabs, i Maiden vennero dopo) ebbe il decisivo supporto di Martin Birch nel conferire ai propri lavori un grande spessore?
Quale altra band seppe rimanere così in bilico tra oscurità e potenza, languore e finezza, espressività melodica e ritmica?
Potenzialmente (e la loro produzione lo dimostra) BOC erano in grado di fare qualunque cosa in ambito rock.
Passare dal semi-country (Redeemed, Fireworks) al proto-punk (ME262, Dominance and submission), dall'hard più cadenzato (Godzilla, Cities on flame) e arena rock style (Don't fear the reaper, Burnin for you) a quello più doom e oscuro (Black blade, Vengeance), dall'easy listening (Death Valley Nights, I love the night) alla power ballad (Astronomy, Light years of love) dal rock blues (Harvester of eyes, Buck's Boogie) alle reminiscenze classicheggianti (Nosferatu, Joan Crawford).
Chiunque, e ne sono sicuro perchè li conosco davvero nel profondo, può trovare la "sua" canzone nel repertorio della band. Chiunque sia adulto però.
Perchè l'unico vero grande limite di questo gruppo (nel senso della fama e delle classifiche non certo della reputazione) è di non aver mai fatto cose per ragazzini headbanger o aver assunto pose e look da Kerrang o Circus.
BOC è materiale per persone serie (più o meno...), tranne qualche discusso simbolo esoterico qua e là non hanno mai concesso troppo alla platea se non esecuzioni impeccabili e grande trasporto.
Con tutto il rispetto per la parte più grandguignolesca del rock, non vedrete mai Eddie sul loro palco, nè mascheroni con la lingua di mezzo metro che sputano fiamme.
Anche per questo i BOC sono sempre stati un punto di riferimento assoluto per qualunque gruppo heavy venuto dopo di loro, a partire da quelli (Metallica, li venerano) che rivoluzionarono e rivitalizzarono il genere. 
Questo è uno dei loro pezzi più famosi, in cui si fondono diverse loro anime e in cui Roeser sciorina il suo storico fraseggio chitarristico fatto di memorabilità, lirismo e perchè no un pizzico di cattiveria.

Halleluja!


Blue Oyster Cult - Veteran of the Psychic Wars

domenica 27 dicembre 2009

Big Star - Ballad of El Goodo

Recentemente Zambo ne ha parlato nel suo stratosferico blog.
Amico Agnul ha provveduto a rimpinguare la mia scarsissima conoscenza di questa incredibile band vissuta nei primi anni '70 e condotta dal deus ex-machina di Alex Chilton.
Non voglio addentrarmi in disamine critiche che altri hanno già espresso benissimo prima di me.
BIG STAR furono (n.b. in tempi di progressive e di hard rock!) antesignani del power pop e di un certo tipo di ballads.
Superfluo aggiungere che nonostante dotatissimi e in grado di sfornare canzoni eccellenti come questa, passarono praticamente inosservati.
Io li sto scoprendo adesso e ancora mi chiedo per quale motivo non sfondarono: largo anticipo sui tempi? scarsa visibilità? errata strategia promozionale? assenza di immagine?
Non lo so. Certamente avrebbero meritato di più di essere una cult band da cui moltissimi artisti hanno attinto
Ma fortunatamente oggi esiste la rete e si può rendere omaggio anche a chi nel passato non lo ha avuto.
Halleluja!

mercoledì 23 dicembre 2009

The Pogues and Kirsty MacColl - Fairytale of New York

Converrete con me (e chi non conviene come diceva amedeo nazzari...) che come canzone per fare gli auguri di Natale è ganza.
Superate i denti rotti di Shane, una qualità video che non è il massimo, un pò troppi cori e coretti del pubblico ed entrate in punta di piedi nella magia delle emozioni.
Che sgorgano copiose da questo capolavoro interpretato dai Pogues con Kirsty MacColl.
Come copiosi sgorgano i miei auguri per tutti quelli che si sono affacciati da queste parti nel passato nel presente e perchè no nel futuro.
God bless you, my friends.
E Buon Natale davvero.
Halleluja!

giovedì 17 dicembre 2009

XX (nel senso di XX, non di roba porno)

Diciamo che in tema di "novità" non sono mai stato eccessivamente avido nè veloce, però mi sono ormai ripromesso di non restare fermo sul passato e sto pian pianino recuperando le cose migliori uscite quest'anno anche grazie alle copiose segnalazioni degli amici bloggers.
Dopo Florence & the Machine (per evidenti motivi estetici ma non solo eh) e Grizzly Bear (che restano i miei preferiti del 2009) sono alfine approdato agli XX, di cui molto si è parlato nel bene e nel male.
Che dire.
Che la proposta è interessante, le composizioni sufficientemente originali pur nella loro evidentissima discendenza (siamo dalle parti dei Cure di Boys don't cry et similia con una spruzzatina di Depeche), il mix estetico del gruppo curioso.
Sono nerdissimi anche loro, piatti incolori e bruttini. Sarà che il futuro della musica moderna (la mia amica Farfa direbbe del mondo, I suppose) è nelle loro mani?
Questo pezzo però nella sua semplicità ti entra dentro piano piano e alla fine ti trovi a canticchiarlo senza pensarci.
Effimero, direte voi.
E chi sono io per contraddirvi?
Halleluja!


The xx - Crystalised

martedì 15 dicembre 2009

Radiohead Exit Music live (high audio quality)

Dunque, diciamo alcune cose in merito.
Che i RADIOHEAD siano il gruppo più grande degli ultimi 20 anni è ridondante ma lo ribadisco con assoluta convinzione.
Che questa performance sia ai limiti della perfezione, se solo non ci fossero quei cazzo di urletti da parte del pubblico, pure.
Che Thom Yorke sia il fratello intelligente di Matthew Bellamy (o che Matthew Bellamy sia il fratello scemo di Thom Yorke, fate voi) non mi pare neanche in discussione. Tanto i Muse devono ai Radiohead. In termini di stile, pathos, tensione e propensione al crescendo.
Che questo brano probabilmente lo ascolteremo quando lei se ne andrà e noi rimarremo soli con il nostro blog e la nostra cazzo di testardaggine pare altrettanto pleonastico dirlo.
Insomma, sto dicendo una serie di banalità sconcertanti, ma su questi temi è difficile trovare un contraltare.
Oppure no?
Stupitemi e contestatemi se ne avete il coraggio.
Halleluja!

domenica 13 dicembre 2009

Kraftwerk - Trans-Europe Express

Facciamo un giochino.
Siamo nel 1977.
Siamo in piena era disco-music, ma anche arena-rock e punk e zerofobie, a seconda delle latitudini e delle inclinazioni personali.
Questo celeberrimo brano, questo eccezionale album (ma il concetto si può estendere a tutti i lavori della band degli anni '70....) ALL'EPOCA potevano far pensare solo a due cose:

1. si tratta di alieni
2. sono (almeno) 20 anni avanti.

Il punto 1, ufologi o meno, non era e non è dimostrabile scientificamente. Nonostante l'anno precedente avesse impazzato "Close Encounters of the Third Kind" e i dubbi fossero cresciuti, nonostante avvistamenti vari e cazzi e mazzi.
Il punto 2, nel 1977, non era oggettivamente pronosticabile. Molti pensavano che ci si trovasse al cospetto di qualcosa di enorme ma non avevano il coraggio di dirlo. Io che ero un teen ager guardavo ai Kraftwerk con simpatia ma anche con sospetto: teteschi di cermania, look da SS senza uniforme, ritmi incalzanti e niente chitarre. Oibò.
Insomma se c'è qualcuno che ti fa fare un salto nel futuro e ti mostra che la musica elettronica non è un modo astruso di porti ma un preciso progetto culturale di massa, insomma non te ne rendi conto subito subito.
Diciamo che dell'estrema importanza dei Kraftwerk si ragiona da pochi anni.
Da almeno un decennio sono stati mitizzati ma forse solo adesso si comincia a capire quanto e come hanno rivoluzionato la musica moderna.
Talvolta, anche nella portata rivoluzionaria, li trovo vagamente Wagneriani.
Ma magari mi lascio trasportare dalla geografia.
E dalla passione che nutro per loro.
Sapete, per un bowiano come me è difficile non riconoscere che senza di loro il buon David (assieme al buon Brian) forse non avrebbe mai imbroccato una certa strada. Una strada che con Low e Heroes tracciò il sentiero della nascente new wave....Ma questi son altri temi.
Oggi, anzi stanotte, si celebrano i Kraftwerk.
Non alieni, ma 20 anni avanti sicuramente sì. Facciamo anche 30 va.
Oggi lo possiamo dire con assoluta certezza.
Halleluja!

venerdì 11 dicembre 2009

In verità in verità vi dico

"Every time I listen to this song, it's like looking through a crapbook of my life as the memories come back to me. I can see all the people's faces, all the parties, and good times going way back. I guess as we get older all we really have are our memories, but it's the music that reminds us to reflect on them."
courtesy by http://www.youtube.com/user/MyInnerEyeMike

Ecco. Queste scarne parole pescate/rubate a caso sul tubo a notte fonda, riferite al celebre pezzo dei Sabs ma in realtà universali, contengono un pozzo di verità.
Non credo sia il caso di aggiungere altro.
Meno male che la musica c'è.
Alla prossima.
Halleluja!





Black Sabbath - Laguna Sunrise

mercoledì 9 dicembre 2009

Melissa Auf Der Maur - Followed the Waves

Da una così c'è da aspettarsi di tutto.
Se la incontri in un vicolo di notte potrebbe condurti verso una notte di passione ma anche piantarti un coltello tra le scapole.
E cosa c'è di più eccitante del non sapere cosa attendersi?
Melissa Auf Der Maur, personaggio ambiguo e fascinosissimo, qua in grande spolvero (una volta affrancatasi da quella crosta della vedova Cobain).
Halleluja!

giovedì 3 dicembre 2009

UNA PIETRA ANGOLARE

Il panorama degli artisti emersi nel primo decennio del millennio è francamente desolante.
Non che manchino le novità e gli spunti per l'amordiddio.
Mancano due cose fondamentali: gli album (ormai si vive prevalentemente di singoli) e lo spessore.
Ciò non toglie che, montanellianamente parlando, per evitare di isolarsi in un passato nostalgico fatto della "bella musica che fu" bisogna cercare a tutti i costi di rimanere ancorati alla realtà magari anche turandosi il naso (e qui entro montanelli che vi chiedevate che cazzo c'entrava), però partecipando.
Detto questo, sapete che ogni tanto, qua e là tra i reperti, mi pregio di girarvi video e canzoni "moderni" che in qualche modo hanno attirato la mia attenzione e che mi piace condividere con appassionati di musica e non. Tante volte do solamente eco a cose che altri mi hanno passato a loro volta, in una sorta di passaparola virtuale che è forse il motivo principale che ci spinge a tenere e frequentare blog.
ARCTIC MONKEYS non sono affatto una novità, ma.
Sono arrivati al fatidico terzo album senza perdere colpi e senza disperdersi.
Sono tra i pochissimi ad aver rafforzato il proprio spessore, peraltro già inizialmente percepibile pur nella pubertà dei componenti.
Si sono evoluti musicalmente, al contrario di tanti colleghi contemporanei, e cercano di andare oltre il mero concetto di chart, pur senza sperimentalismi.
Sono forse gli unici ad avere un personaggio potenzialmente interessante (parlo di Alex Turner, il  loro cantante chitarrista e deus ex machina) che si inserisce in scia con i grandissimi british del passato remoto e prossimo.
Insomma ci vedo del buono.
Non saranno mai come erano quelli di prima. Alex non è il nuovo Mick Jagger o Pete Townshend. E neanche probabilmente il nuovo Noel Gallagher. E' solo Alex Turner, ma è dotato di carisma, capacità compositive e di performer e pieno di desiderio di provare al mondo che ci sa fare.
Per questo CORNERSTONE per me è davvero una pietra angolare. Non una pietra miliare, una bella pietra angolare che sorregge qualcosa in posizione molto più strategica dei semplici mattoni.
Una bella e densa ballata matura che non sarà un capolavoro assoluto del rock ma inserisce di diritto le scimmiette artiche tra quelli che ci sapranno dare qualche stimolo negli anni a venire.
Per credere che il rock è ancora vivo, per credere di restare ancora per un pò giovani dentro.
Halleluja!

 


Arctic Monkeys - 'Cornerstone' (Official Video)

mercoledì 2 dicembre 2009

Sono stato contagiato

Con la complicità del mister tenutario di Mediatrek (Ernesto Assante per chi non lo conoscesse) e soprattutto con quella della pubblicità attualmente in heavy rotation di una nota marca automobilistica sono entrato in contatto con una nuova band e la sua appiccicosissima canzone.
Sicuramente Valerio e altri amici ne avranno già sentito parlare.
Ma io, che parto scettico per definizione, sono rimasto preso nella trappola e non riesco a liberarmi.
Un misto di Beatles e Housemartins me lo impedisce.
Ladies and gentlemen, i nerdissimi GRIZZLY BEAR e la contagiosissima "Two Weeks".
Halleluja!


Grizzly Bear - Two Weeks (music video in HD) Veckatimest out now

lunedì 30 novembre 2009

The Cure - Hot Hot Hot!!!: 12" Version - Stereo

Toh, quando parlo di loro (come di Daviddino e degli XTC, come dei Van Halen e degli AC/DC, come degli Skynyrd e degli Allman, insomma praticamente sempre...) non sono troppo attendibile.
Robert Smith è un genio.
Senza se e senza ma.
Uno stile musicale UNICO, una voce UNICA, un'immagine UNICA.
Tra le tante cose introspettive e piene di spleen che ha fatto (una specie di pre-emo, però di qualità mica come quei rincoglioniti di oggi) ogni tanto sparava qualche canzone da "dance-floor" di gran tiro.
Questa qua, a suo tempo, spaccò.
Nelle discoteche di tendenza e in quelle burine.
Da rimarcare l'inserzione di tromba imprevista sul finale, suonata da Lol Tolhurtst, collaboratore di Robert di vecchia data, che la tromba non l'ha mai saputa suonare manco per sbaglio.
Ma tant'è.
Halleluja!

venerdì 27 novembre 2009

PROUD TINA

E sono 70 (!). Alla faccia di Mick e Keith.
Uno dei "body" più incredibili che mai abbia calcato le assi del palcoscenico unito ad una voce potente e graffiante come forse nessuna mai, nel rock e nel rhythm and blues.
Qua in versione "giovane e animala" alle prese con la celeberrima PROUD MARY, pezzo forte dei Creedence Clearwater di cui Tina (ancora insieme al manesco Ike) seppe dare un'interpretazione che rese la canzone autonoma dall'originale.
Dal blue collar rock di John Fogerty al sincopato rhythm and blues di Tina&Ike.
Tina, che questa canzone la cantava e la recitava, anima e corpo, senza risparmiarsi niente.
Tina, che ancora è lì. Non solo viva e vegeta, ma anche poco incline a farsi da parte e a fare finalmente la nonna (o bisnonna?).
Tina, un monumento vivente, una donna che è già nella leggenda.
Poco importa che di lei io non abbia manco un disco. Oddio forse c'ho da qualche parte Private Dancer, il best seller con cui ritornò di prepotenza sul tetto del mondo, ormai 44 enne, per ricordare al mondo che l'unica inimitabile "queen bitch" era solo lei. Anche chi non ama il suo genere e le sue canzoni non può non riconoscerne l'assoluta grandezza e chiedersi quando mai ne rivedremo un'altra così.
Auguri Tina! Cento di questi giorni.


Tina & Ike Turner - Proud Mary

mercoledì 25 novembre 2009

Foo Fighters - The Pretender [Later... with Jools Holland]

Anche se io non ho mai amato particolarmente questo gruppo che trovo un pò carente di personalità, bisogna dire che spesso azzeccano le canzoni.
THE PRETENDER, non nuovissima, lo è. Azzeccata. Articolata, potente ma non heavy, con un bel riff e soprattutto un ottimo ritornello.
Un'altra delle innumerevoli incarnazioni di Mister DAVE GROHL, uno dei principali "personaggi-zelig" circolanti nel music business degli ultimi venti anni.
Zelig nel senso del film di Woody Allen, non della trasmissione comica.
Dai Nirvana ai Queens of the Stone Age, passando per i Foo Fighters e, latest, i già criticatissimi Them Crooked Vultures di cui non parlerò (l'han già fatto tanti, e ancora il disco non è digerito ma pare non essere niente di che) .
Da ricordare anche innumerevoli collaborazioni come quella con Lemmy nel progetto Probot.
Insomma, più che un uomo un prezzemolo.
Non un genio ma bravissimo a fare tutto.
Noi ce lo teniamo comunque molto volentieri, può stare dietro ai tamburi ma anche a cantare suonare la chitarra scrivere canzoni.
Lui grazie a Dio è qua con noi e non vorremmo mai che fosse di là con Kurt. Grande Dave, solo per essere "sopravvissuto", te le perdoniamo tutte.
Halleluja!

PS a proposito, notizie di Novoselic?

domenica 22 novembre 2009

Thin Lizzy - Bad Reputation

Ok bon, passo ai credits.
PHIL LYNOTT bassista e voce dall'enorme personalità prematuramente scomparso.
BRIAN ROBERTSON e lo stilosissimo SCOTT GORHAM alle chitarre.
BRIAN DOWNEY ai tamburi, uno dei più grandi batteristi del rock.
Signori e signore, i THIN LIZZY.
Quanto di meglio l'Irlanda abbia saputo partorire a prescindere da quei quattro famosi.
Un rock mai troppo heavy da sembrare per headbangers e mai troppo soft da sembrare per impiegati del catasto in libera uscita.
Un rock giusto, l'anima del rock (e a Roma aggiungerebbero e de li mort....).
BAD REPUTATION è un gran pezzo della band (no, non "quel gran pezzo dell'ubalda ecc. ecc.) dall'incedere cavalcante su cui dominano le rullate di batteria di Downey e un assolo piuttosto diluito ma caldo come d'estate a milano di cavallo pazzo Gorham.
Ma diobonino, come si fa, anche volendo, a non essere nostalgici?
Halleluja!

venerdì 20 novembre 2009

Beck - Novacane

Sicuramente uno degli artisti più eclettici degli ultimi 15 anni.
BECK HANSEN, dalla celeberrima "Loser" in poi, ha inanellato una serie di lavori impressionante per creatività, originalità e capacità di confrontarsi col reale anticipandolo sempre di uno zic.
Concettualmente quindi ricorda David Bowie, e non può ovviamente non piacermi.
"Odelay" (album da cui è tratto questo pezzo) e "Sea Change" sono due must che chiunque dovrebbe avere tra gli scaffali.
Insomma godetevi questa quasi psichedelica e funkeggiante NOVACANE, piena di citazioni come tante altre canzoni di Beck.
Siamo al cospetto di uno degli autori guida di fine secolo / inizio millennio.
Halleluja!

mercoledì 18 novembre 2009

THRASH THRASH THRASH



Sono perfettamente consapevole che il THRASH METAL non sarebbe mai partito senza i primi due album dei Metallica (e senza qualche spunto anteriore by Judas Priest e Motorhead....).
Ma cazzo.
Questi 3 gruppi SONO il thrash metal.
Due ho già avuto la fortuna di vederli assieme ai Priest. Devo dire che sia Megadeth ma soprattutto gli incredibili Testament mi impressionarono e non poco. Entrambe le band dotate di grande repertorio, molto compatte e spedite ma anche precisissime e dotate di fior di strumentisti (Skolnick, Bostaph, Lo Menzo e via andare).
Slayer invece non li ho mai visti. Ma nessuno può mettere in dubbio la loro centralità nel mondo del thrash.
Insomma "IL" thrash metal sarà di scena a partire da stasera con un bel tour nordamericano: The American Carnage Tour (vedi locandina).
Cosa augurarsi se non che magari in primavera facciano un giretto anche nelle nostre lande?
Halleluja!

lunedì 16 novembre 2009

Kansas - Dust In The Wind

Non so quali percorsi mentali mi abbiano portato sin qui.
I KANSAS di Kerry Livgren non sono esattamente il mio gruppo di riferimento, anche se non li disdegno affatto.
Immersi e dispersi nel gran calderone dell'arena rock però con una buona dose di originalità dovuta sia all'utilizzo del violino che agli arrangiamenti virati prog (ehi qualcuno li definì i Genesis americani), hanno sempre navigato bene oltreoceano ma poco poco poco qua in Europa.
Strumentisti ovviamente molto dotati (tra loro per un certo periodo anche Steve Morse) e mai banali, non si pongono però certamente come innovativi o seminali.
Con questo cosa voglio dire. Non lo so.
Però qualche segno nella storia i Kansas di "pagoda" (i capelli...) Livgren l'hanno lasciato. Chessò, "Carry on wayward son", "Play the game".... e assolutamente questa gemma qua.
Una proto power ballad, ma non banale come la maggior parte delle power ballad.
DUST IN THE WIND ogni tanto riaffiora alla memoria come la panna nel latte. E meno male.
Halleluja!

giovedì 12 novembre 2009

Limp Bizkit Behind Blue Eyes live at wetten dass 2004

Una delle più belle canzoni che il Rock ricordi, uno di quei dieci pezzi che ascolterei in loop all'infinito, qua resa "benino" (eh dai il confronto con Daltrey / Townshend ammazzerebbe chiunque....) dal buon Fred Durst e i suoi Limp Bizkit.
Son pezzi che si prestano ad essere reinterpretati come power ballads, dateci sotto. Magari spruzzandoci qualche elemento di modernità qua e là.
Il Rock non è morto, solo che ha bisogno che si ricordino ogni tanto dove sono le sue fondamenta.
Halleluja!

lunedì 9 novembre 2009

AC/DC The Jack - Live

Chi mi conosce sa quale sconfinato amore porti ai canguri.
Che per me incarnano l'essenza del rock, come pochi altri (Motorhead? Kinks? Who?).
Ogni tanto ne riparlo ma mi perdonerete; cos'è un blog se non un ampex della tua vita? Ci son cose che tornano e tornano e tornano.
Mi fa tenerezza ancor'oggi vedere il caro vecchio etilico Bon Scott alle prese con il suo cavallo di battaglia "bluesy" THE JACK.
Sì perchè per chi ancora non avesse capito AC/DC nasce dal Blues.
Nello spirito, nel groove, nel sound.
Dispiace, ma intenerisce e inorgoglisce vedere Bon al massimo della forma. Ok, grande Brian. Ma io resto di quelli che pensano che Bon Scott fosse un grandissimo eversivo laddove Brian è un grandissimo professionista.
Sorprende ancora vedere il ventenne Angus scorrazzare sul manico della sua Gibson SG nel solco della tradizione dei grandi.
Poche, clamorose, sentitissime note per quello che resta uno dei moderni maestri della chitarra rock-blues.
Dove non arriva con la tecnica arriva col fisico e con il cuore.
Oggi AC/DC è ancora sorprendentemente (per alcuni) in pista.
Ma non c'è da stupirsi.
Come tutti i grandi bluesmen, AC/DC probabilmente moriranno sul palco suonando l'ultima nota della serata.
Halleluja!

venerdì 6 novembre 2009

Enzo Jannacci - Faceva il Palo

Enzino non si discute.
Mai e poi mai.
Lui e Giorgio sono state le cose "migliori" prodotte da Milano nel secolo scorso.
E ogni tanto ci torno, anche se non ho da dire niente di nuovo.
Lascio parlare lui, la sua sensibilità, la sua capacità di lettura del reale tragicomica e al tempo stesso lievissima, la sua ironia tagliente ma mai volgare, la sua onestà intellettuale che non l'ha fatto mai sputtanare.
Grande, ma che dico grande. Fottutamente grande.

mercoledì 4 novembre 2009

TEARS FOR FEARS

OK bon, andiamo per punti.
1) Ronald Orzabal aveva grandi capacità compositive.
2) Il suo talento è andato sprecato dopo i primi album sfavillanti di malinco-pop in compagnia del fido Curt Smith.
3) "The Hurting", "Songs from the Big Chair" e "Sowing the seeds of love" sono dei grandissimi lavori, degni della migliore tradizione pop britannica. Dopo, il vuoto o quasi. Inspiegabilmente.
4) Curt Smith cantava meglio di Roland, ma la megalomania di Roland era più forte della realtà e si è preso dei pezzi che era meglio fare cantare a Curt.
5) TFF dal vivo erano scarsini. Li ho visti. Replicavano il disco paro paro senza metterci molta anima. Peccato.
6) Il pezzo che vi giro oggi è di una bellezza più unica che rara. Oltre a tutto quanto detto sopra, si avvale infatti della collaborazione di Oleta Adams, un'artista che avrebbe meritato maggior successo, scovata nei piano bar di Kansas City e assunta alla fama grazie alla collaborazione i TFF ma poi rapidamente e ingiustamente dimenticata, a parte qualche altro bell'intervento (Don't let the sun go down on me nell'album tributo a Elton John "Two Rooms" e un solo album prodotto dallo stesso Orzabal). Ecco, Oleta è stupenda, e riesce a valorizzare in pieno questo storico pezzo: WOMAN IN CHAINS. Dotato anche di un bel testo che il cui contenuto viene fatto intuire subito dal titolo.
Qua in versione live (io preferivo quella da studio, ma sul tubo è stata disattivata....)
Halleluja!


Tears for Fears - Woman in Chains (live) with Oleta Adams

lunedì 2 novembre 2009

Belinda Carlisle - Circle In The Sand

Ok, musica semplice senza pretese.
Leggera e rinfrescante come una bibita all'ombra del bar dello stabilimento balneare.
Ma resta un pò il mistero di come una donna di così rara bellezza e presenza scenica non abbia raccolto (tutto) il successo che meritava. Perdiana, nell'era dell'estetica.
Eppure le premesse c'erano, faceva parte di uno dei gruppi più "stilosi" e frizzanti d'America, quelle GO-GO's che rinnovarono e perpetuarono la tradizione dei gruppi musicali al femminile. Con la fida Jane Wiedlin e le altre infilarono una serie di hit e svariati album tra cui l'eccellente VACATION.
Poi la carriera solista, altri successi come questo (Heaven is a place on earth, Mad about you), e un lento ma inesorabile oblìo in parallelo con le rughe nuove.
Eppure BELINDA CARLISLE cantava meglio di Madonna, era più "rock" di Madonna, era molto più bella e solare, aveva un'enormità di classe in più rispetto a tutte le sue post-colleghe del pop americano.
Qualcuno ha suggerito che forse non ha "tenuto" perchè in realtà nei suoi dischi, nei suoi concerti e nei suoi video non ha mai "venduto sesso" come invece hanno praticamente sempre fatto miss ciccone e le sue figliocce, da britney alla aguilera per arrivare alla recentissima lady gaga.
Pezzi ambigui promossi da video scosciati, upskirt e perez hilton, scandali e scandaletti vari.
Fosse che fosse la spiegazione giusta? Mumble mumble.
A voi (e ai posteri).
Halleluja!

giovedì 29 ottobre 2009

Omini di burro e omini di Tulsa

Ogni tanto sento il bisogno di tornare a sciaquare i panni a Tulsa.
Fa bene scrollarsi di dosso il superfluo e tornare ad assaporare il cuore delle canzoni.
God Bless l'omino di Tulsa, ora e per sempre J J CALE.
Eric Clapton e Mark Knopfler forse un giorno cresceranno e smetteranno di fargli da chierichetti.
Devil in disguise (dal capolavoro Grasshopper) e come sempre
Halleluja!


JJ Cale - devil in disguise - studio live

lunedì 26 ottobre 2009

Pop Garbato

C'è stato un periodo diciamo la parte centrale degli anni '80 in cui si affermò uno stile di musica Pop soft e garbato, una musica basata sulle chitarre jangle e su melodie malinconiche ma non tristi.
Prefab Sprout, Aztec Camera, Del Amitri, Lotus Eaters e naturalmente The Smiths (ma anche The The / Matt Johnson non era poi così distante salvo per l'uso dell'elettronica) offrivano al pubblico un lato artistico molto poco modaiolo.
Lontano anni luce dagli eccessi in lurex del glam metal, dai beat ripetitivi della dance e dagli epicismi di U2 e Simple Minds.
Non abbiamo assistito a miracoli (Smiths a parte, ma qua il discorso è lungo), ma a canzoni comunque ben fatte, testi curati e con molti riferimenti letterari, musicisti di buon livello e creatività.
Oggi resta poco di quello strano movimento di "gentle artists" ma qualche canzone ancora aleggia nella nostra testa suppongo almeno se si hanno più di 35/40 anni.
LLOYD COLE (con i fidi COMMOTIONS) rientra a tutto titolo in questo tipo di artisti.
Con quel faccione (ciuffo compreso) alla Elvis, quelle chitarrine sixties e quelle melodie che non si sa mai dove vanno a parare, evitano le banalità e restano sospese a planare sopra le note per non esplodere mai in ritornelli appiccicosi.
Quelle canzoni insomma che non diventeranno mai blockbuster ma che scalderanno sempre un pò ascoltandole.
Perchè sono fatte con pochi ma semplici ingredienti.
Tre o quattro accordi, un bel giro di basso, una batteria sostenuta ma non invadente, e un pezzetto di cuore (ma non troppo eh, q.b.!).
RATTLESNAKE e halleluja!


Lloyd Cole And The Commotions - Rattlesnakes: Stereo

venerdì 23 ottobre 2009

Cowboy e comunista!

Sulla vita e sulla carriera artistica di STEVE EARLE potrebbero essere scritti libri.
Magari il mio amico (e contestatore) Agnul potrebbe farlo al posto mio.
Ma la verità è che ci troviamo di fronte ad un personaggio talmente complesso che un post su un blog non esaurirà mai il compito di farlo conoscere.
Mi limiterò quindi a darvi qualche spunto telegrafico.
Grande autore, poi cantante in proprio - area Nashville - genere country rock - attivista politico e sui diritti umani (no war, no pena di morte, amnesty) - sospettato di favoreggiamento del terrorismo (ahahahah) - comunista convinto - drogato perso per anni - condanna e carcere - esprime il suo meglio nella seconda metà degli anni 80 ma ancora oggi se la cava più che egregiamente.
Tra parentesi un mio conoscente che fa il fotografo è suo amico e me ne ha sempre parlato come di una persona squisita.
Spero di essere stato chiaro. Per approfondimenti ripeto chiedere ad altri, spero in interventi più esaustivi nei commenti.
Per le canzoni...ero indeciso se postare "Copperhead Road" oppure "Guitar Town", probabilmente le due sue canzoni più note e rappresentative. Macerandomi sulla scelta ve le posto tutte e due.
Halleluja!


Steve Earle - Copperhead Road



Steve Earle - Guitar Town

mercoledì 21 ottobre 2009

ok bon, curiosity killed the cat.....

No, non parlerò del gruppo di Misfits, ma di un'artista sulla quale mi avete incuriosito e che ho scoperto da poche ore.
Non trovo sinceramente moltissimi paralleli con Florence se non il modo di porsi non convenzionale e l'essere una bella donna. Per ora, magari ascoltandola di più cambierò idea chissà.
Però ammazza oh se è brava.
Una voce della madonna, nel senso della religione non della ciccone.
E come potevo porvela se non alle prese con questo immenso enorme eterno spaziale immarcescibile classicone del duca?
Space Oddity sia, dunque.
Grande NATALIE MERCHANT. E grazie a chi me l'ha fatta conoscere. E a chi me ne parlerà più compiutamente che io non ne so una mazza.
Halleluja!


Natalie Merchant- David Bowie's Space oddity-lyrics-Live 1999

martedì 20 ottobre 2009

La porti un bacione a Florence

Anche se non ci sono nato e non ci abito più da 12 lunghissimi anni, FIRENZE resta la mia città.
Odio dirlo ma quando sento Odoardo Spadaro intonare "la porti un bacione a Firenze..." per quanto kitsch e per quanto lontano possa essere dal mio mondo, provo un lieve groppo alla gola.
Eppure ci vado spesso, anzi spessissimo.
Ma mi sento un pò un turista a casa mia, non è come quando ci abitavo mangiavo respiravo facevo all'amore.
Perchè vi parlo di Firenze?
Dai che è facile.
Perchè come hanno segnalato ormai tantissimi amici blogger è apparsa una stella di nome FLORENCE.
Che suona in giro con un curioso gruppo chiamato "The Machine". Appunto Florence & The Machine.
La novità più fresca e più interessante in ambito pop da anni.
Diciamo dai tempi della Winehouse, via. Che conforme al nome ha ancora problemi di salute.
Florence invece pare godere di ottima salute.
Lo so che i maligni di voi pensaranno che mi piacciono soprattutto le sue lunghe e perfette gambe (gasp) che non esita troppo a mostrare (chiamala scema). E anche il bel viso rinascimentale incorniciato da una splendida chioma rossa ribelle.
Lo so che ancora non ha al suo arco una canzone come Rehab che le consenta di aprire in due le classifiche come un cocomero.
Lo so che si sta sbattendo di festival in festival, di joolsholland in letterman, di ospitate a destra e a manca in cerca di una notorietà definitiva.
Ma basta ascoltare un paio di pezzi e vedere un paio di video per rendersi conto che se non sfonda questa ragazza allora non si è capito niente finora.
La voce è bellissima, un pò in bilico sulle note ma capace di grandi estensioni e soprattutto intense interpretazioni.
La musica è abbastanza originale, una via di mezzo tra quella di Kate Bush (sua musa di riferimento) ed un pop-soul levigato di buona qualità.
La band che l'accompagna mi piace un casino, è diversa, suona diversa e non chiedetemi in cosa ma la sensazione è quella.
Insomma cocktail micidiale.
E' passata recentissimamente da Milano e l'ho mancata per un pelo.
Non mi preoccupo, ripasserà sicuro.
Solo che invece di 15 euri ho paura che mi toccherà pagarne il triplo.
Vi inoltro questo bel video della canzone che al momento mi intrippa di più: RABBIT HEART.
Halleluja!



Florence & The Machine Rabbit Heart (Raise It Up) Jools Holland's Later Sept 15 2009


venerdì 16 ottobre 2009

LYNYRD SKYNYRD FOREVER

Riprendo lo spunto gettato qualche tempo fa su un blog amico (euterpe) non per copiare i temi agli altri, ma perchè mi sembra che il fatto sia passato un pò in sordina.
Tema: LYNYRD SKYNYRD.
Non parlerò di loro perchè do per scontato che chiunque bazzichi questo postribolo li conosca (nel caso contrario ditemelo che allestirò più che volentieri un post storico).
Dopo la tourneè estiva (alla quale non sono andato, lo confesso, per paura di trovarmi al cospetto dello sfacelo) che ha toccato anche l'Italia, è uscito da poche settimane un nuovo lavoro in studio della band.
Che, ricordiamolo, resta in attività grazie ad un equilibrismo di questo genere.
Pare ci fosse un patto di sangue che la "ditta" sarebbe esistita finchè di essa avessero fatto parte almeno 2 dei membri originari. Dopo le ultime due tragiche morti (Ean Evans, bassita non originario ma soprattutto Billy Powell, tastierista originario) la faccenda era in seria discussione: solo il leggendario GARY ROSSINGTON (una delle 452 lead guitar del gruppo) rimaneva vivo (si fa per dire, ci ha un due o tre bypass coronarici) e attivo.
Lo scioglimento pareva quindi imminente se non chè è stata rivalutata la presenza di RICKEY MEDLOCKE (altra lead guitar, tra le altre cose in passato leader degli ottimi e defunti BLACKFOOT). Ebbene Rickey aveva suonato (come batterista, dimmi te) nella formazione originaria dei Lynyrd, per un brevissimo periodo.
E questo piccolo dettaglio sui cui forse si è marciato un pochino ha tenuto in vita il gruppo.
Che oggi è sostanzialmente capitanato da JOHNNIE VAN ZANDT (ex 38 SPECIAL), fratellino minore di RONNIE grandissima voce dei Lynyrd d'antan anche lui prematuramente scomparso.

Insomma, guardando ai Lynyrd odierni, siamo davanti al compendio qualificato del SOUTHERN ROCK.
Un supergruppo di superstiti (mai alcun genere, forse neanche il punk, fu così falcidiato da the reaper) che gira onestamente il mondo con grandissima dignità artistica spendendo le ultime energie e le ultime gocce di sudore per portare avanti la bandiera confederata.

Ecco quindi che l'uscita di GOD & GUNS, segnaletami da Euterpe (grazie grazie grazie) rappresenta l'occasione per verificare di che pasta sono fatti oggi.
Questo post non è una recensione, ma ho ascoltato vari pezzi e quello che posso dire, al di là delle consuete diatribe (è musica vecchia, si ripetono, eccetera), è che si tratta di un ottimo disco.
Un pò virato all'hard melodico è vero (come sempre l'attentissimo Euterpe segnalava), un pò Whitesnake (d'altronde la voce calda e pastosa di Van Zandt ricorda quella del buon David Coverdale) ma gi grande spessore.

Il pubblico ha reagito e dopo secoli, e non a caso, i Lynyrd di oggi sono tornati a chartare su Billboard nei primi 20 posti.

Tenendo viva la memoria dei Lynyrd che furono ma anche rinnovando e riproponendo una tradizione di cui l'America e il Mondo intero hanno bisogno. E non parlo di politica, ma di musica ROCK.

Ecco il singolo apripista, un brano che seppur non paragonabile ai grandi classici (Free Bird, A simple man, That Smell, Tusday's Gone, Sweet Home Alabama solo per buttarne là un pò a casaccio) non avrebbe sfigurato neanche su Second Helping a mio personalissimo avviso.

Long live Lynyrd Skynyrd e Halleluja!


Lynyrd Skynyrd - Still Unbroken(new track)

E poi un pezzo classico però interpretato dal gruppo odierno. Non c'è male eh?
Accidenti a me e quando non sono andato a vederli, temo non ne avrò mai più l'occasione.


Lynyrd Skynyrd - Simple Man

martedì 13 ottobre 2009

BREAKFAST CLUB

Alzi la mano chi si ricorda della band di Dan Gilroy e Stephen Bray.
Entrambi ex-fidanzati di Madonna.
Entrambi in formazione ai Breakfast Club, la band in cui Madonna suonava la batteria e che fece da sfondo alle sue prime apparizioni (ehm).
Stephen Bray tra l'altro, le confezionò alcune hits iniziali (Angel, Into the groove, True Blue), lavorò su progetti paralleli (Each time you break my heart di Nick Kamen) e la sostenne fino a Like a prayer compreso.
Lei poi lo mollò e si fece sostenere da altri ballerini, co-writer e producer. Parecchi a dire il vero che in Madonna ci hanno intinto il biscotto in diversi e lei ne ha sempre beneficiato.
Insomma, la ex band di Madonna raggiunse la cima delle classifiche con questo pezzo molto madonniano, contenuto nell'omonimo album BREAKFAST CLUB, a dire la verità un dance pop ben scritto, inciso e prodotto.
Che probabilmente era stato scritto pensando ad una sua interpretazione. Un'interpretazione della Madonna (doppio ehm).
Ma lei era scomparsa e allora lo incisero loro da soli.
Un documento simpatico dell'epoca.
Ma non solo. Non dimenticatevi di loro quando sentite, solo per fare un nome, i Maroon 5.
Che altro non sono se non la versione rivista e aggiornata (e di maggior fortuna commerciale) della band di Stephen Bray.
Halleluja e RIGHT ON TRACK!!!


Breakfast Club - Right on track

sabato 10 ottobre 2009

David Bowie - Scary Monsters ― Fashion

Dal famoso concerto per il genetliaco del Duca qua vi posto un ulteriore perla, un'accoppiata mozzafiato.
Una violentissima versione di SCARY MONSTERS, senza Fripp ma con un Reeves Gabrels in gran forma alla chitarra.
A seguire una più didascalica ma non meno godibile FASHION.
Ad accompagnare Daviddino chi riconosce il simpatico ciccione vestito come se fosse sul metro dopo una giornata di lavoro ai mercati generali?
Dai che non è difficile............
Comunque fornisce una grande prova anche lui.
Ode ai Pixies e.....
Halleluja!

domenica 4 ottobre 2009

RUNNING ON EMPTY

Non so se esista un album maggiormente indicabile ad emblema della musica "on the road".
Running on Empty di JACKSON BROWNE è un tipico prodotto "west coast", intriso delle tematiche woodstockiane e peace and love che determinarono il significato della parola Rock.
Anticipa di pochissimo l'esplosione del punk e la demitizzazione del rock stesso, al contempo portandone alle estreme conseguenze ruolo e significato della kerouachiana componente "strada".
Il disco infatti non è il classico "live".
Ci sono pezzi registrati in concerto, è vero. Inediti.
Ma la maggior parte sono pezzi registrati in luoghi meno sacri dell'arena. Dalla camera di albergo ai posti in fondo al Tour Bus.
Nel disco si respira quindi a pieni polmoni l'aria della tourneè, o perlomeno di un certo tipo di tourneè anni '70 quando ancora ci si spostava tutti assieme in autobus e non si volava con i jet privati e le carovane di TIR andavano per conto proprio.
Gli artisti vivevano amavano litigavano uscivano di testa e avevano colpi di genio tutti sotto lo stesso tetto e condividendo le stesse fatiche emozioni sensazioni.
Le composizioni contenute nel disco sono tra le migliori mai espresse dal bravissimo Jacskon ma non è una questione meramente qualitativa, di songwriting o arrangiamenti azzeccati. E' una questione di spirito, di mood, di humus.
Ciascun pezzo di Running on Empty è perfetto qua dentro, in questa sequenza, a questo volume.
Funziona anche altrove, ma perde un pò di significato.
Si pensi solo alla mitica THE ROAD (di Danny O'Keefe, in italia Città per cantare di Ron), decontestualizzata ha un valore ed un significato molto differente.
Ma anche alla incalzante title-track, alla strappalacrime LOVE NEEDS A HEART (cofirmata con Lowell George dei Little Feat), alla sempiterna STAY (quella col falsetto e col fiddle di David Lindley), alla clamorosa e definitiva THE LOAD OUT (una delle ballate in assoluto più riuscite dell'intera produzione di Browne), alle "eaglesiane" YOU LOVE THE THUNDER, ROSIE e SHAKY TOWN (quest'ultima firmata Danny Kortchmar, un prezzemolo della chitarra west coast; e comunque tenendo sempre presente che Jackson, nella definizione del sound delle Aquile, ha un ruolo attivo avendone supportato il lancio con la strafamosa Take it easy).
Un mix perfetto di canzoni atte a mostrare l'anima della tourneè.
Un progetto ed una performance senza pari nell'intera epopea del rock. A cui contribuì non poco il supporto discreto di Greg Ladanyi alla produzione e che consegna alla storia il genio cantautorale di JACKSON BROWNE meglio e più dei suoi cavalli di battaglia, da For Everyman a Late for the sky.
Da questo magnifico album non si può non postare la canzone che più di ogni altra ne determinò le fortune commerciali, l'accoppiata THE LOAD OUT / STAY.
Halleluja!


Jackson Browne THE LOAD OUT - STAY MARYLAND 77(10)

martedì 29 settembre 2009

California senza surf?

E' da un paio di anni che li ascolto a sprazzi, anche se loro incidono da più di dieci.
Sono di San Diego ma non cercate in loro il sole il mare i coretti da spiaggia.
Dicono siano "indie" anche se per me questa parola non ha più significato.
Fanno musica intensa. Non trovo altre parole per descriverli.
Recentemente l'amico Lucien me li ha ricordati, è in uscita il nuovo attesissimo album.
Non posso fare a meno di pubblicare la loro THE LETTER, tratta da The Spell del 2006.
Un pezzo di quelli che non riesco a smettere di ascoltare. 
Dimenticavo, sono i BLACK HEART PROCESSION.
Un nome che sarebbe andato meglio per un gruppo gotico/dark, tipo i Lords of the new Church.
Ma vi ho mai detto che per me non hanno più significato neanche le etichette?
Halleluja!


The Black Heart Procession THE LETTER

lunedì 28 settembre 2009

Botta e risposta: The HUMAN LEAGUE

Già, avete ragione.
E' praticamente impossibile parlare degli Heaven 17 senza parlare degli HUMAN LEAGUE, l'altro grande gruppo di Sheffield che impazzò nei primi anni '80 in tutto il mondo, tanto le loro storie e destini sono incrociati.
Curiosità: il cantante degli HUman League avrebbe dovuto essere Glenn Gregory (sì, quello che poi formò gli Heaven 17 con Ware e Marsh fuorusciti dai League), ma siccome era impegnato fu reclutato al suo posto PHILIP OAKEY, che poi ne sarebbe divenuto l'emblema. Come dire, due piccioni con una fava.
DARE fu un successo clamoroso. "Don't you want me" (per quanto piacione) ancora riecheggia nelle sale da ballo di mezzo mondo. Fu uno di quei pezzi attorno ai quali si concentra la storia del synth pop.
Ma a me piace ricordare il gruppo (doverosa menzione alle due signorine di gran classe che accompagnavano Oakey ai vocals) con un signor singolo che non sbancò come Don't you want me (o come "Human", il loro canto del cigno) ma che restò comunque abbastanza impresso.
A me piace ricordarli con THE LEBANON.
Un testo impegnato, politico, del tutto in contrasto con la loro immagine apparentemente effimera.
Con un arrangiamento rock-oriented che fece gridare un pò allo scandalo.
Ma furono coraggiosi a inciderlo, e per questo meritano essere ricordati.
Halleluja!


The Human League - The Lebanon

venerdì 25 settembre 2009

HEAVEN 17

Martyn Ware e Ian Craig Marsh, fuoriusciti dalla prima versione degli Human League, quella meno commerciale, fondano gli Heaven 17 (nome tratto da un romanzo di Anthony Burgess, quello di Arancia Meccanica) nei primi anni '80 con il cantante Glenn Gregory. L'ambientazione è il calderone di Sheffield, ai tempi famosa quanto e più di Manchester per la produzione di sound. La Sheffield dei Cabaret Voltaire (fondatori del sound industrial a partire dagli anni '70) che sfociò in una ridondante scena dance negli '80 con appunto Heaven 17, Human League e ABC.
Ne risultò uno dei migliori gruppi in assoluto della scena synth-pop mondiale.
Molto commerciale ma mai ruffiano (Human League di Don't you want me, per intenderci), sintetico, preciso, di classe e spessore. Dance oriented ma non in assoluto. Toccano spesso angolazioni jazz, per esempio (se non ci credete ascoltate la particolarissima "Lady Ice and Mr. Hex" dal secondo album).
PENTHOUSE AND PAVEMENT, album d'esordio, è considerato il loro capolavoro. Contiene quel "(We don't need) this fascist groove thang" che impazza nei locali di tutta Europa e che da un'idea del loro orientamento politico. Ma è con il siuccessivo (e un pò più patinato) THE LUXURY GAP che sfondano.
Dentro questo meraviglioso album ci sono le due megahit mondiali LET ME GO e TEMPTATION.
Ma ci sono anche altri pezzi di maggior profondità e impostazione più decisa e meno studiata per le charts.
Oltre alla succitata Lady Ice and Mr. Hex che vede una grandissima prova di Nick Plytas al piano (un session man reclutato per l'occasione) c'è questa canzone che, contestualizzata nell'ambiente Sheffield ha il suo perchè.
CRUSHED BY THE WHEELS OF INDUSTRY (verrebbe da aggiungere il coretto wooooo wooooo) è un perfetto esempio di industrial synth pop. Un pò sulla stessa lunghezza d'onda del mitico SOME GREAT REWARD di depechemodiana memoria che però vedrà la luce un anno dopo il masterpiece degli Heaven 17.
Meditate gente meditate, che niente nasce mai a caso o da zero.
Heaven 17 sparirono con lo sparire del sound degli '80, non avrebbe avuto senso vederli con le chitarre acustiche a MTV. Anche se tuttora incidono e suonano con estrema dignità.
Vi lascio alla canzone, e ai ricordi.
Halleluja!


Crushed By The Wheels of Industry

domenica 20 settembre 2009

Rock and Roll is here to stay!

Non sono molto conosciuti in Italia, gli SHA NA NA.
Famosi in America per aver portato dentro il Festival di Woodstock una ventata di sano revival del rock and roll anni '50, rivisitato col tono della parodia ma sempre con profondo rispetto.
Giungono al culmine della fama partecipando a Grease e soprattutto con un TV Show omonimo da loro stessi portato avanti in USA dal 1977 al 1982.
Per dirne una, i Ramones erano loro fan accaniti.
Parlare dei membri è impossibile. Se ne sono succeduti a decine, diciamo che SHA NA NA è una community dove si sono sempre confrontate persone con il gusto del vero rock and roll ma anche con una insopprimibile voglia di prendere-prendersi per il culo.
I loro spettacoli traboccavano di ciuffi alla Dennis and the Jets, di lamè attillati ed altri abbigliamenti improbabili, di balletti e controcanti alla beach boys.
Il titolo del post è un loro famoso cavallo di battaglia ma ce ne sono tantissimi altri da Tears on my pillow a At the hop, da Unchained melody a Stuck on you.
Qua vi posto la loro rivisitazione con tanto di bam-bamalama-bamba-benben di un classicone come BLUE MOON, sperando di farvi venire voglia di scandagliare il tubo alla ricerca delle loro esibizioni per farvi quattro grasse risate e passare una mezz'ora spensierata, che ce n'è bisogno.
Halleluja!


blue moon- sha na na- flip wilson

giovedì 17 settembre 2009

Mi arrendo!

Robin Zander: (vocals and guitar), buon cantante e frontman, il "bello" del gruppo.
Tom Petersson: (bass), buon bassista e secondo "bello" del gruppo. Il moro, Robin Zander era il biondo.
Bun E. Carlos: (drums) il buffo travet baffetto con la panzetta. In realtà un duro. E ottimo batterista.
Rick Nielsen:(guitar and vocals) quello col cappellino sulle ventitrè, con le magliette colorate, la gibson explorer e le tiglio. Il vero "deus ex machina" del gruppo.
In una parola i CHEAP TRICK.
Un gruppo di quelli da scrivere sottolineati sotto la voce "underrated".
Non tanto per le vendite, che arrivarono copiose tra fine '70 e inizio '80, quanto per la considerazione della critica.
Si fa prima a dire cosa NON furono i Cheap Trick (peraltro ancora in attività).
Non furono un gruppo di hard rock, anche se li abbiamo spesso trovati in quello scaffale perchè Nielsen pestava duro.
Non furono un gruppo di arena rock, anche se le riempirono eccome le arene. Ma mai in quel modo pesante e pedante come chessò i Journey e gli Styx. L'ironia era una delle loro armi più taglienti.
Non furono un gruppo di hard rock and roll, tipo gli Aerosmith. Mancavano completamente di tamarraggine.
Non furono nemmeno un gruppo pop. Anche se le loro composizioni rimandano moltissimo alla grande tradizione pop, Beatles inclusi.
Furono però un SIGNOR gruppo. E io che all'epoca comprai e snobbai il loro ottimo live AT BUDOKAN (toh, un altro gruppo che registra il live in quel teatro del giappone maicchec'era i'mmiele?). Sti cazzi. Dischi come l'omonimo CHEAP TRICK, come IN COLOR, come DREAM POLICE sono da avere senza se e senza ma. Anche se non ti garbano i coretti e quelli che fanno gli scemi sul palco.
C'è chi mi diceva che li ha scoperti da quel gioco con la chitarra finta come cazzo si chiama guitar hero o qualcosa del genere, pensa te.
Ve ne giro una delle più famose con un ritornello catchy da far paura.
SURRENDER, i Cheap Trick.


Cheap Trick - Surrender - from Budokan DVD

mercoledì 16 settembre 2009

Belle Meteore

Siamo nel 1984.
Loro sono un gruppo di 4 elementi, di cui l'ossatura centrale è il duo cantante chitarrista (Kelly /Coyle se non sbaglio ma vado un pò a memoria, non mi garba documentarmi su wiki).
Si presentano con un look un pò dimesso e faticano ad essere considerati parte del movimento imperante dei New Romantics, che richiede d'ordinanza ciuffi e camicioni rigonfi con le maniche con le pences.
Anche la musica non è esattamente in linea con la moda del periodo.
Anzi, si tratta di un pop malinconico, di matrice acustica, un pelo folk.
Una roba molto intima che penetra nel profondo. Ma che non è esattamente nè un riempipista nè un anthem da classifica.
Durarono lo spazio di un paio di singoli e un paio di album, poi l'oblìo.
Porelli, verrebbe da dire. Ma che vònno? Che vuoi tu che ne scrivi?
Non lo so però c'ho ragione.
Quando sento questo pezzo (che pure non mi ricorda momenti particolari dell'esistenza mia o di qualcun altro) mi prende un pò un groppetto alla gola. Sarà il testo, sarà la melodia nostalgica, sarà il video delavè, sarò io che me stò a rammollì.
Non sono tanti i pezzi che ti causano emoziòne.
Per cui ve la giro, sicuro che molti di voi la ricorderanno, sperando che qualcuno provi quello che provo io.

Ah già, sono i LOTUS EATERS con THE FIRST PICTURE OF YOU.
Halleluja!



Lotus Eaters : The First Picture Of You ((Stereo))

sabato 12 settembre 2009

Kiss e Freddie Krueger

Allora andiamo con ordine.
Per meglio mettere in fila le idee le numero.
1. Ci sono cresciuto, con queste teste di cazzo. Abbiate pietà. Ci son cose anche peggiori nella vita. Tipo gli Zero Assoluto?
2. i Kiss sono come Freddy Krueger, quando sei convinto di essertene liberato per sempre e stai per xxxxxx con la vicina che assomiglia a Jessica Biel dopo aver mangiato la torta di mirtilli arrivano sempre a prenderti alla sprovvista da sotto il letto con tutto il loro armamentario.
3. Ciononostante le loro canzoni sono ormai nell'immaginario medio dell'americano rocker medio. E il bello è che piano piano negli anni hanno anche ispirato legioni di cloni e di (insospettabili) fan. Così come Nightmare nonostante le 45 versioni cinematografiche ha rilanciato il genere horror/splatter e dato il là alla carrierona di Wes Craven che oggi viene considerato regista di culto.
4. Questo pezzo nuovissimo pare estratto da Rock and Roll Over del 1974. O da Dressed to kill dell'anno successivo. Viene direttamente dalle agendine segrete di Paul Stanley rinvenute intatte in un sobborgo del New Jersey da un misterioso ammiratore.
5. Diciamo che il pezzo non sfigurerebbe neanche, in questo maledetto mondo del PARTY ROCK, un genere che pare inventato apposta per nerd brufolosi e segaioli. Non vi fate strane deduzioni. Non lo ero, da ragazzino. Ascoltavo anche altre cose ai tempi (Renato Zero?). C'è il riffone, c'è la ritmica, c'è il mestiere. "C'è figa?" no Gene, c'hai 60 anni e la parrucca stattene a cuccia con i tuoi gioielli di famiglia.

6. Ma una cosa mi manda tutto di traverso. Potrei anche fingere bellamente di ignorare questa uscita discografica da revival. Ma non posso sopportare di vedere una copertina, un lettering, un titolo, una grafica orrenda che solo qualche giapponese ubriaco con le palle girate può gradire. Questo no, cari parrucconi. Non me lo dovevate fare.
 
Halleluja!



KISS - Modern Day Delilah (Full Version - HQ)

martedì 8 settembre 2009

La legge del "Second Best"

In quasi tutti campi essere eccessivamente pionieri non paga.
Magari a babbo morto qualcuno riconoscerà il merito di aver inaugurato un genere o aver intuito una legge della fisica.
Ma mentre sei in attività molto probabilmente i frutti delle tue intuizioni li raccoglierà qualcun altro più furbo o semplicemente più sincronizzato di te con il pubblico.
In musica questa regola è un must.
Vengono in mente tanti nomi.
Restando su tematiche che ho trattato recentemente, per esempio gli Stone Roses.
Ma anche, con ancora minore notorietà acquisita, gli LA's di Liverpool. Un gruppo sul quale recentemente miei colleghi blogger (non ricordo se sul blog o su facebook, ma di certo si tratta di andrea) hanno riacceso i riflettori.
LA's che nel 1990 editarono un disco leggendario, omonimo, dopo 3 anni di avanti-indietro (famoso il perfezionismo del loro leader lee Mavers). Avanti indietro peraltro proseguiti anche dopo visto che i pezzi sono stati riarrangiati più volte dalla stessa band.
Il disco è l'anello di congiunzione tra il pop malinconico e jingle jangle degli Smiths e i primi vagiti del Brit Pop.
Ma è la freschezza generale che ancora oggi colpisce come un'alabarda spaziale.
THERE SHE GOES, utilizzata in miriadi di serial senza che molti sapessero di che si trattasse, è un pezzo ai limiti della perfezione.
Rientra tra quelle geniali canzoni che, mistero della fede, non ti stanchi mai di ascoltare.
Accattetevilla, cumpà. Ne vale la pena.
Halleluja!


The La's - There She Goes

sabato 5 settembre 2009

GET THE KNACK!

Marchiati a fuoco per l'eternità dal megahit di MY SHARONA, bollati per sempre come meteore per non aver saputo dare un seguito all'eccellente album di debutto (GET THE KNACK) e per non essersi saputi affrancare dall'immagine di coverband dei Beatles, in realtà la band di Doug Fieger e Berton Averre (ma non dimentichiamoci i bravissimi strumentisti Prescott Niles al basso e soprattutto Bruce Gary alla batteria, rip) aveva delle doti.
Nel 1979, appena passato il diserbante del punk, c'era bisogno di tornare a suonare robe energiche ma melodiche, toste ma piene di vita e non nichiliste.
Get The Knack assolve (casualmente?) benissimo il compito e fa il botto, affiancando alla celeberrima My Sharona almeno altre tre perle di power pop ancora oggi fresche come rugiada: Let me out (qua in visione), Heartbeat e Lucinda.
Ma tutto il disco è bello frizzante e scorre veloce sulla pelle.
Non so cosa successe dopo, il secondo album ("...but the little girls understand") uscì troppo a ridosso del primo per battere il ferro finchè era caldo. Ma ne risultò la fotocopia sbiadita e la hit single Baby Talks Dirty è quasi un autoplagio di My Sharona.
Io continuo a pensare che la casa discografica (Capitol) volle spremere il limone invece che coltivare la pianta, ma non avremo mai una risposta. Perchè Doug e Berton (i due principali autori) non seppero più ripetersi sui livelli del primo album.
Ai posteri, come si suol dire.
Ma io il mio vinile di Get The Knack col cavolo che lo do via.
(quello di ....but the little girls understand invece se c'è qualcuno...)
Halleluja!

giovedì 3 settembre 2009

The United States Of America-The American Way Of Love

Vi presento The United States of America (da non confondere con i "President of the United States of America" degli anni '90, quelli di Lump per intenderci).
Un gruppo molto interessante che nel lontanissimo 1967 tentò di immettere elementi di elettronica e folk (!) all'interno dell'allora imperante psichedelia.
Un disco che prende 4 stelle da AMG, che probabilmente pochi conoscono (io ero tra questi) ma che meriterebbe senz'altro maggior considerazione.
Questo pezzo è "pieno zeppo di roba", non so come altro descriverlo (ok ok non è molto professionale), ha un groove grandioso che viene interrotto da squarci di mondanità e frizzi e lazzi che hanno del geniale.
Ascoltatelo, as usual, spero che vi interesserà.
Halleluja!

lunedì 31 agosto 2009

tartine e champagne supernova

Venerdì 28 Agosto, ore 10 a.m.:
mi arriva una mail dove mi invitano all'I-day Festival di Milano-Rho.
Sono in cartellone, fra gli altri, Kooks, Kasabian e, on top of the bill, Oasis.
Si vocifera per l'ultimo concerto della loro travagliata storia.
Purtroppo non posso, non avevo neanche cercato i biglietti prima, ho un impegno, devo per forza cedere il posto. Un mio fortunato amico quasi bacia per terra al mio cammino, perchè gli cedo il pass. "'Fanculo, salutami i Gallagher che io mi sa che non li rivedo più", bofonchio fingendo rabbia e rancore in realtà contento di averlo fatto contento.

Sabato 29 Agosto, ore 2 a.m.:
leggo un trafiletto sull'ultima scazzottata dei fratelloni poco prima del concerto di Parigi in programma per la sera stessa. Noel Gallagher annuncia con un comunicato sul sito che lascia per sempre il fratello. Annullati tutti i restanti (2, Milano compreso) concerti. Non ho il coraggio di chiamare il mio amico, un pò per l'ora, un pò perchè lo avrei ucciso.

Domenica 30 Agosto, ore 1 p.m
:
messaggino del mio amico "sei un tirapacchi, ma almeno mi sono goduto un pò di Deep Purple...." (n.b. chiamati in fretta e furia a tenere in piedi il Festival).

Perchè vi racconto questo.
Perchè i fratelli Gallagher sono stati gli ultimi grandi rocker.
Perchè trasudano ancora di quella "english street culture" che ormai è svanita per sempre dietro alle spinte della globalizzazione (questa l'ho letta in qualcuno dei blog che frequento, non ricordo quale, ma sono MOLTO d'accordo con esso, mi scusi l'autore se non lo cito). I pub, le pinte di birra, le freccette, l'humour britannico, le spacconate. I gruppi di oggi sono bravi (attenzione, sto rivalutando moltissimo il nuovo lavoro degli Arctic, dopo un pò di ascolti mi pare veramente degno di nota) ma non hanno più quel quid che univa i gruppi inglesi dagli who agli stones ai kinks agli slade ai buzzcocks fino agli oasis. Non importa il valore musicale specifico della proposta. Era la cultura di base che li accomunava e che oggi non c'è più. Quella cultura che svanisce e svapora dopo e con Trainspotting e Full monty. Forse era JOYELLO che lo sosteneva, mi pare il tipo giusto per fare queste analisi. Andrò a ricercare il post e a chiedere venia.

Insomma io gli Oasis non li ho visti, però me li porto dentro, non c'è storia.
Noel più di Liam probabilmente. La mente contro l'immagine. Ma voglio bene anche al fratello che canta, come non riconoscere che ha "definito" gli Oasis almeno al 50%?
E non me ne frega niente se sono stati smargiassi, frignoni, piantagrane, figli di puttana, sopravvalutati, sottovalutati, ribelli, belli, fatti, sani come pesci, tifosi del manchester city, teste di cazzo o geni.
Come dice l'altro amico Luca di Onanrecords "that's rock and roll". E non si può dire altro, suppongo.

E ritengo doveroso salutarli con questo pezzo, cantato da Noel (tiè Liam, l'ultimo dispetto è per te!) in un'atmosfera di tripudio nel magico Wembley.
Halleluja!


Oasis - Don't Look Back In Anger - Wembley Stadium 2000

martedì 25 agosto 2009

Back to the future!

In trappola.
Come molti altri prima di me, negli anni che vanno dalla fine dei '60 ad oggi.
Ogni tanto qualche appassionato di musica riscopre questo incredibile brano (io ringrazio Stefano Magni che lo ha postato su Facebook) dei tardi anni '60 e ringrazio il sito di Julian Cope per l'approfondimento.
Siamo in Inghilterra, c'è un oscurissimo e semi-ignoto gruppo che si chiama THE FACTORY che spara una manciata di pezzi provenienti direttamente dal futuro.
PATH THROUGH THE FOREST è un classico pezzo di psichedelia inglese dell'epoca ma contiene caleidoscopicamente così tanti elementi che rimandano anche al glam ed al brit-pop ma anche a certo hard rock insomma un mega-contenitore distorto che sicuramente arrivò in studio di registrazione attraverso qualche frattura spazio-temporale.
Ascoltatelo e poi pensate ripetutamente come un mantra (siamo nel 1968 siamo nel 1968 siamo nel 1968....).
Poi immergetevi nel suo dedalo sonoro e seguite il sentiero per la foresta che una voce proveniente from outer space vi indicherà.
Quando vi sarete persi, prima di pensare quasi quasi ci resto, andate carponi alla ricerca di qualcosa di inglese di recente.
Non spaventatevi, non siamo più nel 1968.
Halleluja!


The Factory-Path Through The Forest (Original Version)

giovedì 20 agosto 2009

Momento d'oro per i Kasabian

Parliamo seriamente.
Mantenendo i piedi per terra senza farsi prendere da eccessive smanie "indie" o dubbi tipo "qualcuno ha già fatto queste cose 10 anni fa".
Parliamo dei KASABIAN (una piccola curiosità personale, può essere che il nome derivi dal cognome di una delle donne, Linda Kasabian appunto, che effettuò la strage di Bel-Air agli ordini del demonio Charles Manson? Rispondete se sapete).
Sicuramente stanno ancora cercando una direzione precisa, come dimostra il leggero spostamento avvenuto dal primo album (eccellente, senza se e senza ma) al terzo. Da una dance elettronica spruzzata di brit-rock, Pizzorno e company stanno approdando ad un mainstream brit-pop meno originale ma molto attraente e godibile. Sicuramente c'è del ragionamento commerciale dietro, un pò meno spontaneità, ma siamo nel business, non a fare musica nella propria cameretta per pochi amici.
Niente di rivoluzionario e di incendiario, ma probabilmente quanto di meglio in circolazione in quel tipo di musica.
KASABIAN vantano una notevolissima presenza scenica, sanno scrivere ottime canzoni, suonano decentemente e soprattutto non hanno cannato il fatidico terzo disco, che anzi si sta concretando come quello della consacrazione.
Se non a livello di critica perlomeno a livello di vendite e notorietà.
Cosa che auguro anche agli Arctic Monkeys per esempio. Ma pare che il loro Humbug non stia convincendo come i primi due e anche la risposta delle chart non è così pronta.
Insomma sono le cose che vanno oggi, non facciamo i soliti proclami di scopiazzamenti, di scarso spessore, eccetera.
Oggi questa è la musica che piace di più (sicuramente in Britannia ed Europa, non negli USA dove sono ancora alloffiati su HipHop di quart'ordine e zoccolette-pop).
Godiamocela e non facciamoci troppe domande.
Qua i KASABIAN in un loro cavallo di battaglia: L.S.F.
Halleluja!


Kasabian - L.S.F.

lunedì 17 agosto 2009

Sempre attuale, Sempre sia lodato

Sempre da TOTP '70 uno splendido pezzo di Sua Maestà Ray Davies con i suoi Kinks.
Nel mio Olimpo Ray sta un pelino sotto Daviddino, appaiato ad Andy (Partridge) e Colin (Moulding).
Ma cazzo se è bravo.
Halleluja!

PS I testi dei Kinks devono sempre essere letti e riletti e riletti e riletti.....


The Kinks - Apeman 1970


I think I'm sophisticated
cos I'm living my life like a good homosapien
But all around me everybodys multiplying
Till theyre walking round like flies man
So I'm no better than the animals sitting in their cages
In the zoo man
'cos compared to the flowers and the birds and the trees
I am an ape man

I think I'm so educated and I'm so civilized
cos I'm a strict vegetarian
But with the over-population and inflation and starvation
And the crazy politicians
I dont feel safe in this world no more
I dont want to die in a nuclear war
I want to sail away to a distant shore
and make like an ape man

I'm an ape man, I'm an ape ape man
I'm an ape man I'm a king kong man I'm ape ape man
I'm an ape man

Cos compared to the sun that sits in the sky
Compared to the clouds as they roll by
Compared to the bugs and the spiders and flies
I am an ape man

In mans evolution he has created the cities and
The motor traffic rumble, but give me half a chance
And I'd be taking off my clothes and living in the jungle
cos the only time that I feel at ease
Is swinging up and down in a coconut tree
Oh what a life of luxury to be like an ape man

I'm an ape, I'm an ape ape man, I'm an ape man
I'm a king kong man, I'm a voo-doo man
I'm an ape man

I look out my window, but I cant see the sky
cos the air pollution is fogging up my eyes
I want to get out of this city alive
And make like an ape man

Come and love me, be my ape man girl
And we will be so happy in my ape man world

I'm an ape man, I'm an ape ape man, I'm an ape man
I'm a king kong man, I'm a voo-doo man
I'm an ape man

I'll be your tarzan, you'll be my jane
I'll keep you warm and youll keep me sane
And well sit in the trees and eat bananas all day
Just like an ape man

I'm an ape man, I'm an ape ape man, I'm an ape man
I'm a king kong man, I'm a voo-doo man
I'm an ape man.

I dont feel safe in this world no more
I dont want to die in a nuclear war
I want to sail away to a distant shore
And make like an ape man.

La la la la la la la.


The Kinks - Apeman 1970

venerdì 14 agosto 2009

*Top *Of *The *Pops* 70s*- David Bowie-Heroes

Il tema resta lo stesso, i passaggi a Top of The Tops dei '70.
Dopo aver ascoltato questa versione di "Heroes", anche tentando di mantenere un minimo di dignità personale e di evitare i consueti eccessi che mi associano al tizio in questione non posso fare a meno di notare.
-la perfezione estetica di David, dall'abbigliamento all'aspetto.
-l'interpretazione (la voce non è in playback) incredibile giocata anche sui falsetti
-che prima che ne rinasca un altro così anche Berlusconi avrà smesso di governare.

mercoledì 12 agosto 2009

David Bowie-Starman #12.*Top Of The Pops 70s*

Ehilà, ho trovato un canale youtube dedicato a "Top of the Pops" anni '70.
Un programma storico della BBC dove sono passati tuttimapropriotutti a fare promo televisiva.
In tempi in cui la video-musica non esisteva era forse l'unico mezzo con il quale un'artista poteva far conoscere al grande pubblico la propria faccia. Concerti a parte.
Nacquero anche piccoli fenomeni dovuti solo al passaggio televisivo, ma avendo gambe corte ebbero comunque vita commerciale breve (penso ai Bay City Rollers....).
Nostalgia canaglia, forse.
Ma anche tempi in cui non tutto veniva bruciato in un amen ed in cui personaggi di qualsiasi livello non snobbavano la gente.
Ci son video degli Who, dei Kinks, degli Stones.....se penso che oggi un qualsiasi gruppetto dopo due singoli in chart se la tira mi si rivoltano le budella.
Non potevo ovviamente cominciare questa strada senza passare dai miei miti personali.
Qua Daviddino con la sua STARMAN.
Da notare quanto è bello (e ancora attuale) il look di Mick "un uomo un suono" Ronson.
Halleluja!

sabato 8 agosto 2009

Corsi e ricorsi

Ve lo giuro.
Oggi alla radio è partito questo pezzo che io avevo riposto nella parte della memoria meno raggiungibile.
Si tratta di Summer of '69 di Bryan Adams (qua in versione semiacustica), un pezzo tra i più noti del cantautore che riscosse un certo successo all'epoca sulla scia della popolarità del canadese, veramente in auge ovunque nel globo dalla prima metà degli '80 alla prima metà dei '90.
Insomma.....com'è come non è......prima di ripiombare indietro con la memoria nel mio passato e riconoscere il pezzo mi son ritrovato istintivamente a pensare "che palle 'sti Kings of Leon, "Use Somebody" la passano proprio dappertutto.....".
Sbaglio?

Halleluja!


Bryan Adams - Summer of 69 - Live In Lisbon.

lunedì 3 agosto 2009

Non c'è due senza tre.


(ok ok, il dibattito sulla new wave è impegnativo....dopotutto siamo in piena estate, magari lo riprenderemo a Settembre, chissà...tanto è argomento che capita spesso da queste parti)
(adesso vi propino qualcosa di più consono al periodo, un pezzettino di me in connubio come sempre con la musica che mi porto dentro, già apparso ai tempi di splinder ahimè sono proprio senza vergogna)






Tum tutututu tutum.
Tum tutututu tutum.
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord….
Phil Collins, spregiudicato dopolavorista, ha appena iniziato la carriera solista che ne distruggerà l’immagine ma non il conto in banca. E io me ne sto qua con la moneta in mano indeciso tra il flipper e il Sorbello (variante toscana del Cremino).
Che afa.

(madre-figlio)
-Ma perché non andiamo più a Castiglione? Cazzo ci andiamo a fare a Vada?
-Perché così siamo più vicini alla zia e anche te, sempre a lamentarti.....non c’era il tuo amico di scuola che viene qua?
-Sì ma io a Castiglione c’ho gli amici, la banda, e tutto il resto…..-
-Insomma un posto vale l’altro, l’importante è fare un po’ di mare che lo iodio non ti fa venire la bronchite quest’inverno! E poi conoscerai sicuramente nuovi amici.....
In effetti.
E’ un paio di giorni che ci puntiamo.
Lei ha dei magnifici occhi azzurri. Che illuminano la notte di Vada. E anche il giorno se è per questo. E me li punta addosso con una certa continuità. Un non trascurabile fisico curvilineo completa la buona impressione che ho comunque di lei.
C’è un piccolo molo, per le barchette e i canotti randagi.
Appena arrivato in cima mi tuffo nel mare caldo e deserto delle due. Del pomeriggio.
Che classe. Sembro Klaus, penso.
Qualche bracciata lenta, un po’ loffia. No, così non va. Devo prendere l'iniziativa.
Decido di risalire.
Mentre mi isso sul moletto ho la conferma che lei è lì (da quanto?).

(young diamonddog-young girl from vadabeach)
-Ciao-
-Ciao- rispondo fingendo disinteresse.
-Come ti chiami?
-Stefano.
-Ah.
-E tu? - replico sentendomi in colpa per non averlo chiesto subito e per tirarmela un pò troppo
-Barbara.
Segue silenzio di almeno 5 minuti effettivi. Silenzio di parole, comunicazione a sguardi.
Di fronte, di lato, anche di nuca.
Poi decido di rompere il ghiaccio.
-C’è poco da dire, penso- esordisco con estrema sicurezza.
-Eh già - fa lei altrettanto decisa.
-Non preoccuparti, mi capita spesso – (sborone.....smettila) –ma con te è diverso.
-A me invece non è mai capitato di incontrare uno sguardo e sentirmi immediatamente di sua proprietà. (Tum. Colpito e affondato in un amen).
-Non preoccuparti ci si fa l'abitudine..... Maddai scherzo, anch’io sono imbarazzato come te.

L’emozione sale, il tasso di feromone al picco annuale, la voglia di stare con lei insopprimibile come l’afa di questa fantastica giornata.
-Ci vediamo stasera, allora- (concludo frettoloso la conversatio precox)
-Ok, qua davanti alle 9-
Bacetto.
Non mi sono mai presentato a quell’appuntamento. Torno a casa e mio padre si era fratturato un paio di vertebre cadendo dalla bici di mio fratello. Niente di insolito se non che mio fratello ha 12 anni e la bici è da cross. Tale padre, tale figlio pensai. La Barbara quindi non la vidi più, almeno per quell’estate.


(stesso posto, stesso periodo, un anno dopo......)
Strada facendo vedrai che non sei più da solo…….
Baglioneggiando a mezzagosto (giuro che il jukebox non l’avevo mandato io) con in mano una moneta indeciso tra il flipper e il Cremino (nel frattempo il bar aveva cambiato marca di gelati…..), la vedo.
E’ lei, la Barbara.
-Ciao, scusa per l’anno scorso-
-Ho saputo, non preoccuparti. Come sta tuo padre?-
-Niente, un sei mesi di ospedale e di gesso, poi è tornato più sano e rompiballe di prima-
-Ah-
-E tu, come stai?- proseguo aiutato dal Baglioni.
-Bene……-
-Senti adesso devo andare, ci sentiamo.- Concludo con un certo nervosismo.

Non era più la stessa cosa. Il “magic” se ne era andato chissà dove.
Forse Phil Collins era più intrigante di Baglioni.
O forse il moletto…..
O forse io non sono più quello dell’anno scorso.
Chissà perchè. Non ho mai capito perché.
Ma una certezza da allora non mi ha più lasciato. La pelle d’oca è merce rara. Bisogna assecondarla. Bisogna prenderle al volo, le situazioni. Afferrarle con decisione. Stringerle forte e viverle appieno subito subito.
Perché poi non ripassano mai uguali.

Halleluja!