venerdì 23 ottobre 2009

Cowboy e comunista!

Sulla vita e sulla carriera artistica di STEVE EARLE potrebbero essere scritti libri.
Magari il mio amico (e contestatore) Agnul potrebbe farlo al posto mio.
Ma la verità è che ci troviamo di fronte ad un personaggio talmente complesso che un post su un blog non esaurirà mai il compito di farlo conoscere.
Mi limiterò quindi a darvi qualche spunto telegrafico.
Grande autore, poi cantante in proprio - area Nashville - genere country rock - attivista politico e sui diritti umani (no war, no pena di morte, amnesty) - sospettato di favoreggiamento del terrorismo (ahahahah) - comunista convinto - drogato perso per anni - condanna e carcere - esprime il suo meglio nella seconda metà degli anni 80 ma ancora oggi se la cava più che egregiamente.
Tra parentesi un mio conoscente che fa il fotografo è suo amico e me ne ha sempre parlato come di una persona squisita.
Spero di essere stato chiaro. Per approfondimenti ripeto chiedere ad altri, spero in interventi più esaustivi nei commenti.
Per le canzoni...ero indeciso se postare "Copperhead Road" oppure "Guitar Town", probabilmente le due sue canzoni più note e rappresentative. Macerandomi sulla scelta ve le posto tutte e due.
Halleluja!


Steve Earle - Copperhead Road



Steve Earle - Guitar Town

12 commenti:

Disco Boomer ha detto...

da ascoltare anche il suo ultimo disco dedicato alle canzoni di townes van zandt, tra gli altri dischi consigliato pure Exit-O, del 1987, come da leggere è il suo libro Le rose della colpa, edito da Meridiano Zero.
Gran bel personaggio.
Ma secondo me il disco che lo raffigura meglio è The Revolution Starts Now, "dedicato" a George W Bush.

Euterpe ha detto...

Dato che sono poco preparato in materia Vi ringrazio per gli spunti e prometto che fra un po' mi faccio interrogare!

Anonimo ha detto...

Stavolta non mi batte nessuno, ho passato uan giornata intera con lui a Napoli 10 anni fa!!!Totonno

DiamondDog ha detto...

@totonno
eh??????????????????
e racconta racconta racconta racconta

Anonimo ha detto...

Eeeeeh, venne a Napoli come testimonial di un'associazione che lotta per l'abolizione della pena di morte...andai a prenderlo alla stazione senza sapere che fosse lui(nè chi mi mandò sapeva chi fosse...), vidi che aveva una maglietta "sponsor" di un festival rock, lui aveva notato la mia attenzione ai nomi dei musicisti elencati e fece il gesto sul suo...io, anocra ignaro, "sì, lo conosco...so che è un Artista impegnaot contro la pena di morte, ha fatto pare della colonna sonora di Dead man walking...", immaginate il resto...mi diede l'idea di una persona umile, appassionata, curiosa di tutto, capì in poch minuti che Napol è una città piena di Musica, di Storia ecc...tenne una conferenza, con altri relatori, per parlare di quello che gli stava a cuore, suonando qualcosa alla chitarra, con molta timidezza...mi diede l'impressione che non immaginasse neanche che ci fosse qualcuno in Italia che seguisse la sua Musica...sarebbe fiero d te, Diamond!!Totonno

Anonimo ha detto...

[Part One]

DD,
ho visto solo ora i tuoi 2 post su “persone mie”…
peccato che non abbia più voglia di parlare di musica…

di Steve Earle ho tutto ciò che conta (10 cd), ma non ho voglia di scriverne, perch’è un komunist’emmmer…
magari, qui sotto, posterò una sua scheda, che avevo redatto qualche anno fa, a corredo delle sue compi dirette a quei pochi “blogger veri” di un tempo…

di Natalie Merchant ho invece tutto :
come solista, dal 1995, ha inciso solo 5 album (1 è un live a NYC, 1999) + un’antologia doppia;
in precedenza, come cantante, autrice e di fatto leader dei Ten Thousand Maniacs (è stata con loro da quando era ancora minorenne fino al 1994 ca.), aveva inciso 7 album, chiudendo con un live unplugged su MTV in cui esegue la stupenda “Because the Night” già citata qui da un blogger che non conosco: inoltre, 3, 4 anni fa è uscita una loro doppia compi, curata da Natalie, suddivisa in “i brani più popolari” e “oscuri e inediti”.

pubblico la sua scheda, che risale a ca. 3 anni fa, quando consiglai ad Erica O’Pitzy di inserire Natalie nel proprio repertorio, fornendole i brani più significativi, da imparare…

magari vedo di farti arrivare una doppia compi di ognuno delli dui…

Anonimo ha detto...

[Part Two]

NATALIE MERCHANT ** /
10,000 MANIACS ***
** 26 ottobre, Jamestown (NY) : compie gli anni domani: AUGURI !!!
Natalie è una delle voci più autorevoli della generazione degli anni Ottanta e Novanta, forse la “primadonna” del rock alternativo tra il 1987 e il decennio successivo. Sicuramente, allora, la reginetta del “college rock” yankee.

*** Il nome di questa band, originaria della piccola Jamestown (New York), è mutuato da “2.000 Maniacs”, un film dell'horror di serie B, ma non deve trarre in inganno: le influenze musicali del sestetto sono profondamente folk e country, e la loro musica, basata su riff ellittici, intensamente melodica e facilmente riconoscibile, rimanda in parte al folk & country rock ed in parte all'epica new wave, con ritmica di radice caraibica e arrangiamenti vagamente psichedelici. Il tutto è eseguito con un eclettismo che, nei momenti migliori, richiama la mitica Band di Robbie Robertson, ed è impreziosito dalle raffinate liriche composte da Natalie Merchant, che possiedono una sottile cadenza narrativa e cantano la decadenza morale, la corsa all'autodistruzione della società americana, rappresentando un vero e proprio "commentario sociale".

I 10.000 Maniacs, infatti, sono capitanati da Natalie Merchant, piccola di statura, un po' timida, con le trecce che la fanno assomigliare a una ragazzina di campagna che ha appena finito di cucinare la classica torta di mele. Natalie è un'autentica folksinger elegiaca, e la sua voce (nobilmente aulica, è di diretta discendenza folk, educata e attenta alle sfumature della canzone), forse non acrobatica, ma capace di trasmettere vibrazioni, di spiegarsi in aperture melodiche emozionanti, con una semplicità che non significa povertà espressiva, ma capacità di parlare al cuore di chi ascolta.
La timbrica della Merchant, la sua grazia e la sua sensibilità interpretativa richiamano in modo impressionante la densa malinconia e il lirismo potente della rimpianta folksinger britannica Sandy Denny (Fairport Convention).
I 10.000 Maniacs hanno un buon successo, sia di critica che di pubblico, l'ottimo album “In my tribe” (1987), 5 stelle da “Rolling Stone”, va in testa alle charts dei colleges americani, e il live acustico “Unplugged” arriva ai primi posti nelle classifiche di mezzo mondo.

Anonimo ha detto...

[Part Three]

Nel 1995 Natalie intraprende una fortunata carriera solista. Il suo album “TigerLily” contiene soprattutto liriche intimiste, ma anche "cronache dell'autodistruzione", come “River”, un reportage sulla morte della giovane star hollywoodiana River Phoenix (l'ultimo dei "belli e dannati", scomparso per overdose al "Viper" di L.A.). L’album vende più di 6 milioni di copie.
Il resto del gruppo si ripresenta nel 1996 con una nuova vocalist, Mary Ramsey, ma senza Natalie, tra l'altro la principale compositrice, la band non è più la stessa.

Quanto a Natalie, sempre più interessata al politico e al sociale, sempre in prima linea contro le violenze domestiche, i maltrattamenti agli animali e la povertà, finisce per lasciare la “Elektra”, “Warner Group”, una major, per autoprodursi, con collezioni di folk music tradizionale (rurale) e roots/folk, come testimoniano i suoi ultimi 2 ottimi album, da 4 stelle : “Motherland” (2001, prodotto da T Bone Burnett) e “The House Carpenter’s Daughter” (2003).
Che però sono roba “FOR CONOISSEURS ONLY” : cicci-sbei : ASTENERSI !!!

Anonimo ha detto...

[Part Four]

STEVE EARLE
17 gennaio 1955 (che vuoi pretendere da un capricorno?), nato in Virginia ma cresciuto nel Texas

Steve Earle, aspetto e grinta da rocker puro, è uno degli artisti più sinceri e radicali, è uno Springsteen, o un John Mellencamp, progressivo e trasgressivo, cantore degli umori della provincia americana, della quale esplora il territorio desolato dei blue collar: vagabondi, ciclisti, attaccabrighe, disoccupati senza speranza, veterani del Vietnam…
Steve, umorale e poetico, uno degli artisti più stimati e benvoluti della corrente roots, compone brani di buon livello, che saldano tra loro la musica tradizionale (country e folk) e il rock, accompagnati da testi intelligenti, che vengono dal cuore e accolgono la lezione polemica di Guthrie e Dylan e il talento descrittivo di Guy Clark e Townes Van Zandt, due altri “eroi” texani.
Earle offre una visione amara ma onesta della parte perdente dell’America, il tutto su una base musicale che è un rockabilly elettrico, veloce, dominato dalla chitarra e dal pesante drumming sudista, ideale sottofondo per le sue storie.
Nell’ambito del country alternativo e iconoclasta, mentre il contemporaneo Dwight Yoakam (la più convincente alternativa al country trad che la musica “roots” abbia conosciuto dai tempi degli outlaws (Jennings, Nelson, Cash, Kristofferson), cattura l’attenzione dei giovani, riproponendo loro uno stile che essi non avevano mai conosciuto, Earle, con la sua sei corde, scuote il loro cuore.

Steve ha sempre vissuto oltre le righe. Da giovane è un adolescente ribelle, “capellone” oppositore della guerra del Vietnam. Lascia la propria casa a 16 anni e a 19 sposa la prima delle sue sei o sette mogli (finora…).
Esordisce nel 1986 con “Guitar Town” *****, uno dei migliori album di quella decade, e fino al 1991 compone una manciata di album notevoli, che presentano parecchi brani memorabili. L’unico guaio, come sottolinea lo stesso Steve in una recente intervista a Paolo, è che la MCA non gli ha mai messo a disposizione un equipaggiamento per la registrazione adeguato, per cui, anche se ora sono stati rimasterizzati (“Guitar Town”, quantomeno), però sempre in analogico, non indigitale, il suono è un po’ dimesso, non è “brillante” come quello dei dischi più recenti: è il rimpianto professionale della sua vita.

Ma la sua dipendenza da eroina e cocaina diventa un problema sempre più ingestibile. Nel 1994, dopo aver sposato una spacciatrice, viene arrestato a Nashville per possesso di crack. Condannato ad un anno di prigione, finirà in una casa di riabilitazione. Paradossalmente, il carcere gli salva la vita.

Nel 1995, finalmente, il ritorno e l’album del riscatto, “Train A-Comin’’’ *****, interamente acustico. E negli ultimi dieci anni Steve ha fatto una grossa crescita, con una serie di dischi notevoli (anche se due sono troppo politicizzati), diventando uno dei più incisivi autori della sua generazione. Per quanto, personalmente, preferisca il primo periodo.

Anonimo ha detto...

[Part Four]

Negli ultimi anni, fiero oppositore di Bush, Steve ha accentuato il suo impegno politico, esagerando. Dopo l’11 settembre ha fatto uscire solo dischi profondamente politici, proletari e anti-capitalisti. Da buon menestrello ribelle ha sfornato canzoni belligeranti e rabbiose: un Bertinotti (e peggio, s’è mai possiible…) con la chitarra! La polemica più grossa l’ha creata “John Walker’s Blues”, brano-verità (la “verità” di Steve, ovviamente…) dedicato a John Walker Lindh, lo sfigatissimo “American Taliban”, un soldato americano convertitosi alla causa dell’Islam più becero e catturato in Afghanistan. E’ nell’album “Jerusalem” ***, il più politico della sua carriera fino a quel momento, 2002 (traccia 16 del 2° cd, nella compilescion), criticatissimo dal pubblico americano, e ovviamente amatissimo in Europa (e te pareva…) .
Nell’estate del 2004 è riuscito perfino a fare di peggio, con l’album “The Revolution Starts… Now” *** e brani militanti come “F The FCC” e “Condi Condi”, una pesante presa per il culo (a tempo di reggae) dell’ottima e progressista Condoleeza Rice, nuovo ministro degli esteri / segretario di stato del grande Giorgino. La canzone finale della mia compilation, “The Revolution Starts Now” è stata tra le più programmate, in Usa, a livello radiofonico, nel 2004: contenti loro… è una cantilena che non mi piace…

Qualche mese fa s’è sposato con la bella (lo si vede dalle foto) e dolce (racconta Carù, che li conosce personalmente) cantautrice Allison Moorer (forse l’hai vista, mentre canta, in “L’uomo che sussurrava ai cavalli / The Horse Whisperer”, nel quale esegue la canzone-guida, “A Soft Place to Fall”, di scarso successo, comunque nominata per l’Oscar), che gli potrebbe quasi essere figlia: dovrebbe essere il sesto… o settimo matrimonio… ho perso il conto…

DiamondDog ha detto...

Grazie Agnul per le "schede", complete ed esaustive anche se politicamente non condivisibili.
Di Steve Earle mi avevi già mandato una compi anni fa, dove credi abbia iniziato ad appassionarmi a lui?
:-)

Anonimo ha detto...

ah, è quella doppia, il cui 2° dischetto chiude con la sezione

"From the President FAUSTO BERTINOTTI's Archives
to GEORGE W. BUSH with Love
...
16. John Walker's Blues - aka American Taliban (about John Walker Lindh, the Afghanistan "hero")
17. Rich Man's War
18. Condi, Condi (a venomous satire about Condoleeza Rice)
19. F the CC
20. The Revolution Starts Now

per cui non la faccio, perché la rifarei telle-quelle...