Dice la E-Street Band.
Presi singolarmente, parliamoci chiaro guardandoci nelle palle degli occhi, sono un gruppo di fracassoni mica male.
Si salva solo il professor Roy Bittan, probabilmente, esimio multi-tastierista
Ma anche Garry Tallent non è un cattivo bassista.
E Danny Federici la zampata d’organo al punto giusto la sa piazzare.
Presi singolarmente, parliamoci chiaro guardandoci nelle palle degli occhi, sono un gruppo di fracassoni mica male.
Si salva solo il professor Roy Bittan, probabilmente, esimio multi-tastierista
Ma anche Garry Tallent non è un cattivo bassista.
E Danny Federici la zampata d’organo al punto giusto la sa piazzare.
Ma “Mighty” Weinberg è un batterista da oratorio.
E le chitarre.
Santiddio le chitarre.
Ce ne fosse una che non stona e capace di un assolo normotipo.
Niente. Miami Steve è un cialtrone, il Boss un rozzone, Nils Lofgren in realtà il più dotato ma si è amalgamato verso il basso anche lui.
E non parliamo dell’omaccione nero che fa simpatia e coreografia ma il Sax…..boh. Che d'è?
Insomma un discreto gruppo di dilettanti.
PERO’
Quando attaccano “one two three four!” parte la magìa.
E ti sciorinano un wall of sound mostruoso e, soprattutto, inimitabile.
Perché non c’è nessuna band al mondo che suona come la E-Street.
Un suono unico e inconfondibile.
Che può piacere o meno ma che riconosci alla seconda nota.
E’ questo il bello del rocchenroll.
Che non importa essere fighi o grandi artisti.
Quando c’è il “Magic” tutto il resto è fuffa.
Difatti e giustappunto così s’intitola l’ultimo lavoro del Boss che torna a collaborare con gli amiconi di sempre.
E’ questo il bello del rocchenroll.
Che non importa essere fighi o grandi artisti.
Quando c’è il “Magic” tutto il resto è fuffa.
Difatti e giustappunto così s’intitola l’ultimo lavoro del Boss che torna a collaborare con gli amiconi di sempre.
15 commenti:
Mi dissocio anticipatamente e antipaticamente.
Ma una cosa notavo, di un qualsiasi pezzo del "buzzone del delta": c'era quel movimento ondulatorio nella musica ritmata tipicamente "pelvico"... sussultorio-ondulatorio, fateci caso. Se doveste ballare quelle ballate rockenrolle potreste avere delle polluzioni impreviste.
Ma quest'odore di testosteroni è forse il segreto delle adunate oceaniche di giovani (e meno) maschi stimolati all'emulazione del capobranco e delle giovani (e meno) femmine adoranti e desideranti confessabili amplessi.
E siccome dove c'è un capo (boss) ci sono i gregari che attendono i resti del banchetto, eccoti la E-Street Band, il vicolo miracoli della periferia sfigata della musica, i soliti del bar sport, praticamente l'equivalente degli Stadio negli States.
Vabbè, è vero, ogni tanto è buono anche il minestrone con le verze,
non richiede grande abilità, è fatto con le cose della terra, fa bene alla salute, fa sudare, si espellono le tossine e si dorme felici.
arc
Faccio finta di non aver letto il commento precedente; ad ogni modo è proprio come scrivi: è la Magia quella che tiene uniti questi ormai baldi 60enni...
Il nuovo disco è l'ennesimo suggello a questo strepitoso decennio del Boss (risorto con - appunto - THE RISING) ed è anche un commovente ritorno alle splendide atmosfere di THE RIVER (ma con l'impeccabile produzione di Brendan O'Brien).
Insomma, rockarolla.
E il 28 novembre si va.
passano gli anni, ma arci-pippa è sempre il solito pirla...
"Antipaticamente" non è giusto, Arc.
Non terrei un blog se non apprezzassi anche le opinioni diverse dalle mie.
Sul Boss, quando necessitava, ho detto anche male.
Sulla E-Street mi pare di essere stato fin troppo chiaro.
Non possono essere giudicati troppo dal punto di vista "tecnico" (....) ma da quel "quid" che in qualche modo li rende unici.
Poi ognuno si tiene le proprie preferenze e idiosincrasie.
E ciò non mina minimamente la reciproca stima.
Anzi mi sono spesso lamentato da altri di topic troppo "univoci" come metrica di giudizio.
Quindi benvenga il dissenso se serve ad alimentare il dialogo.
il Blue-Collar-Rock, quello della E Street Band e di Bruce Springsteen, che oggi chiamano Heartland Rock oppure Urban Folk, è stato l’autentico rock americano degli anni Ottanta. Quello più amato dai giovani dell’epoca.
Non era rocckaccio, ed i testi – alcuni, almeno – erano vera poesia di strada.
Era la colonna sonora dell'era della crisi, che l'America attraversava dopo la fine della guerra del Vietnam.
Verso la fine degli anni '70 il movimento dei cantautori americani (singer-songwriters) cominciava a perdere consistenza. I “Maestri” (Bob Dylan, Neil Young, Lou Reed, James Taylor, Paul Simon ecc.) stavano tutti attraversando una crisi esistenziale, e i loro epigoni non erano all’altezza. I temi dei brani si ripetevano in maniera sempre più scontata, il sound era debole e poco coinvolgente. Sembrava di ascoltare all’infinito un "Dylan minore annacquato".
La nuova generazione di ragazzi era assai meno colta (“umanisticamente”) di quella che l’aveva preceduta, era assai più presa dalle discoteche (disco music) e dagli “amusement park” che non dai viaggi in autostop, dalle avventure sentimentali, dall’ascoltare “musica per la mente”. Nacque così la generazione che aveva come ideali Disneyland e McDonald’s, come argutamente la definì Dylan anni dopo (mi pare fosse il '91...)...
Così il folk si urbanizzò rapidamente, adeguando i propri temi alle aspettative di una popolazione giovanile ben diversa da quella dei decenni precedenti. I giovani americani che in quel periodo di “musica di plastica” (perché quelli erano gli anni di Maikol Gecson, di Prins, della Niueuve ridicola ecc.) ascoltavano ancora la musica rock non erano quelli inseriti nel mondo del business, ma neppure i neri degli slum. Erano quelli che non avevano frequentato il college e si dovevano adattare ai lavori manuali: i cosiddetti "blue collar" (contrapposti ai white collar in giacca e cravatta).
Erano loro i frequentatori dei bar e dei night club di periferia, e erano loro gli unici ad aver conservato un minimo di emotività. La loro vita non era per niente interessante, anzi, era 'na mezza chaivica, e il grande merito del "nuovo folk" f proprio quello di saperla trasformare, in nquaslche modo, in "epica".
La sottocultura dei blue collar era fatta delle cose di tutti i giorni, e le loro aspirazioni non erano "ideologiche", ma "prosaiche, legate cioè alle cose materiali: un appartamentino in una grande città, la girlfriend che magari faceva la cameriera in qualche fast food, il lavoro sicuro in fabbrica, il sogno di comperarsi una macchina veloce, le "indianate" del sabato sera......
I testi delle nuove canzoni poeticizzavano ed esaltavano questo quotidiano mediocre. Ma la musica doveva anche riuscire ad intrattenere questi giovani poco sofisticati. Ed allora i testi erano accompagnati da un folk-rock più maschio e virulento: anzi, più che di folk-rock si dovrebbe in effetti parlare di arenbi, o di soul bianco, un soul passato attraverso la sperimentazione di Van Morrison, ripreso direttamente dai soul-rocker degli anni Cinquanta, un soul rivisto nell’ottica di band proletarie, come i Grand Funk Railroad e i Doobie Brothers.
Era comunque una forma di rock "adulto, che affrontava temi post-adolescenziali (il lavoro, la famiglia, la politica) e che si affidava a ritornelli e ritmi meno immediati.
Era la colonna sonora dell'era della crisi di identità che l'America attraversava dopo la fine della guerra del Vietnam. Presidenti anonimi e mediocri (Gerald Ford, non eletto, ma succeduto a “Watergate” Nixon; il venditore di noccioline Jimmy Carter, che aveva come unica buona referenza quella di essere un grande appassionato di southern rock) e la prima crisi economica in vent’anni, avevano mutato le condizioni di vita del proletariato e della piccola borghesia rurale, portando in molte case una ventata di realismo.
La “Reaganomics”, che il nuovo presidente lanciò nel 1980 per ridare slancio all’economia (e che due anni avrebbe cominciato a dare i suoi frutti, inaugurando uno dei più lunghi boom economici della storia), per qualche tempo aveva causato una situazione di notevole depressione.
...
Il fenomeno blue-collar rock si sviluppò soprattutto nella provincia, in particolare nelle zone dell'industria metallurgica. Un habitat “disadattato” era il sobborgo della città media di provincia. Rispetto alla vita cittadina, la vita di sobborgo vantava ancora più violenza e maggiore miseria. Il realismo, lì, era ancor più crudo e volgare.
Il primo eroe blue-collar fu Bob Seger, a Detroit. Fu lui a coniare il modello di cantante proletario del Midwest, enfatico e incalzante, che mischiava rock'n'roll e rhythm & blues, fuori dei binari sia del country soffice sia dell'heavy metal. Lui e i suoi imitatori realizzarono l’accoppiamento fra testi realistici (poesia di strada) e ritmi da intrattenimento.
Il proletariato della provincia trovò poi il suo profeta in Bruce Springsteen, che divenne il capo carismatico (the Boss) di quel movimento, che segnò, di fatto, il passaggio del folksinger a power folksinger, grintoso e ringhiante, con una potente band elettrica di accompagnamento.
Il Boss fu un personaggio impetuoso e genuino, che raccolse l'eredità di oltre vent'anni del più irruente rock'n'roll ed aprì una fase di rinascita del rock più fresco ed energico. L'onda di Springsteen fu trascinante e il suo insegnamento si rivelò il più influente sulle nuove leve, a partire da Steven Van Zandt (Little Steven, agli inizi suo chitarrista) e Southside Johnny (Lyon), vicino di casa del Boss (Ashbury Park, nel New Jersey), che interpretò le sue composizioni con una delle più belle voci “nere” del decennio, e un arrangiamento di fiati virili e chitarre roventi.
Nel Midwest il verbo springstiano venne divulgato da John Hiatt, ottimo chitarrista e autore.
Nella stessa zona un’importante variazione sul tema fu quella del populismo di John Cougar Mellencamp (che si ispirò al movimento grass-roots, piuttosto che al soul) e del suo discepolo James McMurtry, altro bardo del vuoto morale, del fallimento e della solitudine, figli odi un famoso scrittore.
Tutti costoro furono i piccoli cantori della vita proletaria. Come tutti i poeti americani, erano alla ricerca di un ego collettivo, e nel loro caso si trattava di quello della classe lavoratrice.
Un genere più american rock, anche se parlava di eroi perdenti e solitari, fu poi quello rappresentato da Tom Petty e gli Heartbreakers, che si rifaceva musicalmente ai Byrds, al southern rock e al singer/songwriting dilanyano.
...
...
ma quello sfigato di Arci che cacchio ne sa di 'ste cose?
quello non va oltre le scoreggine del Bove...
BLUE-COLLAR ROCK
Part 1
1 The River BRUCE SPRINGSTEEN
2 Hungry Heart BRUCE SPRINGSTEEN
3 Thunder Road BRUCE SPRINGSTEEN
4 Born To Run BRUCE SPRINGSTEEN
5 Darkness On the Edge Of Town BRUCE SPRINGSTEEN
6 My Hometown BRUCE SPRINGSTEEN
7 Born in the USA BRUCE SPRINGSTEEN
8 Men Without Women LITTLE STEVEN VAN ZANDT
9 The Fever SOUTHSIDE JOHNNY
10 Night Moves BOB SEGER
11 We've Got Tonite BOB SEGER
12 Against the Wind BOB SEGER
13 Main Street BOB SEGER
14 Pink Houses JOHN MELLENCAMP
15 Hurts So Good JOHN MELLENCAMP
16 Jack and Diane JOHN MELLENCAMP
17 Shelter LONE JUSTICE (w. la bella Maria McKee)
18 Ways to Be Wicked LONE JUSTICE
Part 2
1 Breakdown TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
2 American Girl TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
3 Refugee TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
4 Free Fallin' TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
5 I Won't Back Down TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
6 Thing Called Love JOHN HIATT
7 Slow Turning JOHN HIATT
8 The Way It Is BRUCE HORNSBY
9 The Valley Road BRUCE HORNSBY
10 Have a Good Time (But Get Out Alive) JOE GRUSHECKY & IRON CITY HOUSEROCKERS
11 On the Dark Side JOHN CAFFERTY
12 C-I-T-Y JOHN CAFFERTY
13 Absolutely Sweet Marie JASON & The SCORCHERS
14 She's a Runaway The BODEANS
15 Guitar Town STEVE EARLE
16 Copperhead Road STEVE EARLE
17 Centerfield JOHN FOGERTY
18 The Old Man Down the Road JOHN FOGERTY
19 Right in Time LUCINDA WILLIAMS
20 Car Wheels on a Gravel Road LUCINDA WILLIAMS
21 Bring Me Some Water MELISSA ETHERIDGE
Bella lista.
Mi ero temporanemente (diciamo da 5 o 6 mesi) "scordato" di Steve Earle che per me è un big.
Vado a recuperare.
altra roba buona (blue-collar)
Rosalita (Come Out Tonight) BRUCE SPRINGSTEEN
Glory Days BRUCE SPRINGSTEEN
Dancing in the Dark BRUCE SPRINGSTEEN
Streets Of Philadelphia BRUCE SPRINGSTEEN
Roll Me Away BOB SEGER
Old Time Rock and Roll BOB SEGER
Hollywood Nights BOB SEGER
Authority Song JOHN MELLENCAMP
Crumblin' Down JOHN MELLENCAMP
Lonely Ol' Night JOHN MELLENCAMP
Small Town JOHN MELLENCAMP
Paper in Fire JOHN MELLENCAMP
Here Comes My Girl TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
Don't Do Me Like That TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
Even the Losers TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
The Waiting TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
Learning To Fly TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
Into the Great Wide Open TOM PETTY & The HEARTBREAKERS
Nowhere Road STEVE EARLE
I Don't Want to Go Home SOUTHSIDE JOHNNY
Goodbye Steeltown JOE GRUSHECKY & IRON CITY HOUSEROCKERS
Pumping Iron JOE GRUSHECKY & IRON CITY HOUSEROCKERS
Tough All Over JOHN CAFFERTY
Tender Years JOHN CAFFERTY
Say You Will The BODEANS
Sun City LITTLE STEVEN VAN ZANDT
Lyin' in a Bed of Fire LITTLE STEVEN VAN ZANDT
Forever LITTLE STEVEN VAN ZANDT
Breathe MELISSA ETHERIDGE
Come to My Window MELISSA ETHERIDGE
Mercy MELISSA ETHERIDGE
This Moment MELISSA ETHERIDGE
You Can Sleep While I Drive MELISSA ETHERIDGE
Your Little Secret MELISSA ETHERIDGE
Have a Little Faith in Me JOHN HIATT
Drive South JOHN HIATT
Feels Like Rain JOHN HIATT
It Hasn't Happened Yet JOHN HIATT
Memphis in the Meantime JOHN HIATT
Perfectly Good Guitar JOHN HIATT
Pink Bedroom JOHN HIATT
Riding with the King JOHN HIATT
Tennessee Plates JOHN HIATT
When We Ran JOHN HIATT
Harvest Moon JASON & The SCORCHERS
Will the Wolf Survive? LOS LOBOS
One Time One Night LOS LOBOS
A Matter of Time LOS LOBOS
Rock and Roll Girls JOHN FOGERTY
steve earle non è stato solo rock operaio, ma anche alternative country, americana ecc.
un suo doppio best of:
STEVE EARLE
1 Guitar Town
2 Goodbye's All We've Got Left to Say
3 Hillbilly Highway
4 Good Ol' Boy (Gettin' Tough)
5 My Old Friend the Blues
6 Someday
7 Fearless Heart
8 Little Rock'N'Roller
9 The Devil's Right Hand
10 Six Days on the Road
11 Copperhead Road
12 The Rain Came Down
13 I Ain't Ever Satisfied
14 Nowhere Road
15 Continental Trailways Blues
16 Johnny Come Lately with The POGUES
17 Justice in Ontario
18 The Other Kind
*** Bonus Track
19 Christmas in Washington (from "Tell Us the Truth" Live Concert Recording, November 2003)
1 Goodbye
2 Angel Is the Devil
3 I'm Looking Through You
4 Rivers of Babylon with EMMYLOU HARRIS
5 Tecumseh Valley
6 Christmas in Washington (a tribute to Woody)
7 Taneytown with EMMYLOU HARRIS
8 Fort Worth Blues (to Townes Van Zandt)
9 Carrie Brown with The DEL McCOURY BAND
10 Pilgrim with The DEL McCOURY BAND
11 I Can Wait
12 The Galway Girl
13 When I Fall
14 Until the Day I Die
15 Time Us Come Today with SHERYL CROW (from the "Steal This Movie" soundtrack)
*** From the President FAUSTO BERTINOTTI's Archives
to GEORGE W. BUSH with Love
16 John Walker's Blues - aka American Taliban (about John Walker Lindh, the Afghanistan "hero")
17 Rich Man's War
18 Condi, Condi (a venomous satire about Condoleeza Rice)
19 F the CC
20 The Revolution Starts Now
in panchina
- Amerika v. 6.0 (The Best We Can Do)
- N.Y.C. with The SUPERSUCKERS
- I Still Carry You Around with The Del McCoury Band
- The Graveyard Shift with The Del McCoury Band
- Trancendental Blues
- Everyone's in Love with You
- All My Life
- She's About a Mover [Live]
Anche se le sue inclinazioni estremiste non te lo rendono troppo simpatico....piuttosto ho conosciuto uno che quando viene a Milano (Steve Earle con famiglia) lo ospita a casa sua. Dice che è la persona più normale del mondo.
Ironia della sorte, ci voleva Arc per far tornare ai fasti di un tempo il Sire su blog diversi da mediatrek!
Ad ogni modo, concordo con il Sire (e non perché mi ha aiutato a scoprire la storia del rock, ma perché Bruce Springsteen me lo sono scovato da solo!).
Il rock "maschio" del Boss e truppa a seguito è straordinario.
Magic è un disco non brutto, ma stanco (che è peggio). e la band ormai non è più dominata da Bruce, che anzi sembra soccombere qua e là. non è vero che tecnicamente non vale, maggiore (tra l'altro tu hai fatto il malmostoso nei confronti di Magic, fino ad oggi quando sei partito coi peana...), perchè mantenere quel livello di energia dal vivo su palchi enormi, con un musicista staccato dall'altro di metri, signidica che loro suonano ad occhi chiusi e non hanno nemmeno bisogno di darsi le occhiate.
dopodichè, secondo me, la sonorità è grandiosa ma tagliata un po' col falcett. ascoltati in un club sembrerebbero un po' tamarri, specie Clemmonds.
quanto alla lunga scaruffata, ottima ed abbondante, ma troppo IDEOLOGICA!
e questo detto da uno che viene considerato uno stalinista permaloso è il massimo!
C'è un assolo di Miami sul bootleg del concertone di Milano S. Siro (2003?Boh) che è una chiavica totale.
Fuori tempo e stonato.
Con un paio di stecche da antologia.
Altro che bandane e sopranos.
Steve dovrebbe smettere di fareil figurante.
Con questo cosa voglio dire.
Semplicemente ribadire che quei tizi SOLO quando si mettono insieme diventano GRANDI. Il collettivo prevale sui singoli. Un pò come la Ternana di Viciani, per chi si ricorda.
ma insomma dove lo devo dire:
HO LO STEREO NUOVO!
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