E' scomparso anche (e sottolineo "anche" perchè da alcuni anni è in corso una vera e propria mattanza di rockstar, vuoi per ragioni anagrafiche vuoi per stili di vita eccessivi) RONNIE MONTROSE.
Ne parlavo pochi giorni fa per citare indirettamente Sammy Hagar, adesso che i Van Halen stanno riprendendo in mano fan e classifiche con David Lee Roth. Per dire che comunque Sammy Hagar era un bel sentire, anche se coi Van Halen non c'è mai entrato una beata fava, apparentemente.
Apparentemente perchè guardacaso Sammy Hagar era il cantante perlappunto dei Montrose, il cui debut album omonimo del 1973 rappresentava il massimo debut album dell'hard rock americano PRIMA che uscisse Van Halen I.
Ed entrambi i dischi curiosamente (ma non casualmente) furono prodotti da Ted Templeman e con il deciso contributo del sound engineer Donn Landee.
Ronnie Montrose era un chitarrista dallo stile rodato da anni di session man work (Boz Scaggs, Van Morrison...non certo gente hard & heavy), dal suono incendiario e deragliante quanto basta per fungere da prezioso modello per schiere di guitar-heroes venuti dopo di lui. A me è sempre parso un pericoloso incrocio tra Jimmy Page, Paul Kossof e Ted Nugent, ma con una dose di adrenalina se possibile maggiore.
Oggi purtroppo Ronnie non c'è più, oggi in cui superficialmente tutti (me compreso) si ricordano dei Montrose come della band che lanciò la carriera luminosissima del biondo Hagar e non come di uno dei progetti di maggior impatto sonoro capitati negli anni 70.
Oggi però piangiamo tutti Ronnie, anima e core della band, un chitarrista che ha veramente lasciato il segno.
Rest in peace man.
4 commenti:
Dopo il secondo e meno riuscito disco "Paper money" (che stava a questo come II a I dei VH, ma vantava una delle migliori cover Stoniane della storia, "Connection") Sammy se n'è andato per la sua carriera solista, e Ronnie ha sciolto e ricostituito la band a suo nome più volte, con una parentesi nei Gamma. Singolare l'album "Mean" del 1987, il suo rapportarsi al suono imperante in quegli anni, ma sempre col suo particolare "approccio alla materia". Quante cose lo legano ai Van Halen, fra cui il fatto stesso che la band (un classico quartetto costruito con gli stessi elementi) portava il suo cognome. Uno stranamente modesto ma lungimirante e per fortuna convincente David Lee Roth consigliò ai fratelloni quella felice scelta eliminando così i pessimi nomi degli inizi (Rat Salad! Mammoth!!) Addio e grazie di tutto Ronnie, anche se pochi lo sanno sei stato uno dei più grandi chitarristi Hard.
The speed of sound dell'88 lo avevo fatto disco della settimana nella trasmissione Hard and heavy che conducevo all'epoca.
Se volevi fare un post di nicchia cmq ti è riuscito alla grande.
@alex
that's history!
@euterpe
sono i post di nicchia che fanno uscire fuori i veri appassionati! :-)
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