domenica 24 febbraio 2013
domenica 3 febbraio 2013
SIMPLE MINDS; del nostro tempo migliore
Dei
Simple Minds da Once Upon a Time in poi non so che farmene, sono un
buon gruppo pop ma privo di attrattiva per il sottoscritto.
Dei Simple Minds dei primi due album, peraltro godibili ma ancora molto acerbi e dallo stile indeciso, idem.
Ma dei Simple Minds "di mezzo" credo sinceramente di non poter fare molto a meno.
Soprattutto del loro apice artistico (non commerciale) che è
rappresentato dal doppio "Sons and fascination/Sister Feelings call".
Prodotto dal grande Steve Hillage, un doppio album anomalo che in
Italia (ohibò) uscì diviso in due e che contiene la versione più
originale della band, quella che poggia le radici nel post punk ma che
guarda alla mitteleuropa gonfiando di romanticismo le gelide
sventagliate di synth di Michael Mc Neill. Una band in cui la sezione
ritmica era determinante, il basso
sinuoso e avvolgente di Derek Forbes (uno dei migliori dell'epoca) che
rendeva meno marziali i ritmi incessanti della batteria di McGee. Se poi
a questi aggiungiamo la voce intensa di Jim Kerr e le architetture
intelligenti e mai banali della chitarra di Charlie Burchill chiudiamo
un cerchio che forse nemmeno U2 all'epoca erano in grado di contrastare.
Le canzoni? Come snocciolare perle....The American, Love Song, In
Trance as mission, Theme for Great Cities (uno dei più grandi
strumentali mai incisi da chicchessia), la cupissima e cadenzatissima
League of Nations, Sweat in bullet......roba da mandare alla storia.
Iscriviti a:
Post (Atom)