Diciamo che per tutti gli anni '80 (e anche agli inizi dei '90) ho seguito PRINCE come un faro.
Il piccoletto di Minneapolis musicalmente parlando è sempre stato genio allo stato puro.
Ben lavorando sulle sue radici "nere", ma mai esponendole oltremisura, ha saputo offrire alle platee internazionali una personalissima miscela di dance, pop, rock, funky, jazz, blues e chi più ne ha più ne metta.
Praticamente ogni disco di Prince (e ne ha fatti almeno 4 o 5 di livello altissimo) era un contenitore multiforme multirazziale e multimediale.
Ma è un discorso lungo che parte dalla sua infanzia, dal padre jazzista, dalle frequentazioni altolocate, dai problemi d'inserimento che lo hanno portato a vivere come un recluso in studio per tanti anni e ad essere uno dei più strepitosi multistrumentisti mai apparsi sul pianeta. Come chitarrista è eccezionale, parte da Hendrix e da Eddie Hazel per arrivare fino ai metallari. Però suona comunque tutto e tutto bene, il piano il sax la batteria.
Come compositore ci ha offerto squarci memorabili, canzoni avanti di qualche anno rispetto allo scenario in cui venivano editate, suoni e produzioni sopraffini.
Come esecutore ci ha offerto (e continua ad offrirci) spettacoli mozzafiato.
Insomma non so se si è capito che anche in anni in cui mi piaceva pestare duro sulla manopola dell'ampli, il genietto tafkap è sempre stato in cima alle mie preferenze.
E, tra le decine di brani suoi che tuttora riempiono la mia mente, oggi mi sono sorpreso a canticchiare questa qua.
Un beat spezzettato e rappato (strepitosa Cat "we need you to rap" Glover come partner, bellezza da paura e grande rapper), dentro un pezzo funkeggiante e arrockettato.
ALPHABET ST. (St. sta per Street) fu un blockbuster verso la fine degli anni '80. Qua in versione live con Prince cotonato e figone in lingerie, come andava di moda allora.
Gli si perdona anche di essere contenuto dentro uno degli album con la peggior cover di tutti i tempi ("Lovesexy", quello con Prince seminudo e le piume di struzzo).
We're goin' down...........
Prince - Alphabet Street Live 1988 Dortmund
Il piccoletto di Minneapolis musicalmente parlando è sempre stato genio allo stato puro.
Ben lavorando sulle sue radici "nere", ma mai esponendole oltremisura, ha saputo offrire alle platee internazionali una personalissima miscela di dance, pop, rock, funky, jazz, blues e chi più ne ha più ne metta.
Praticamente ogni disco di Prince (e ne ha fatti almeno 4 o 5 di livello altissimo) era un contenitore multiforme multirazziale e multimediale.
Ma è un discorso lungo che parte dalla sua infanzia, dal padre jazzista, dalle frequentazioni altolocate, dai problemi d'inserimento che lo hanno portato a vivere come un recluso in studio per tanti anni e ad essere uno dei più strepitosi multistrumentisti mai apparsi sul pianeta. Come chitarrista è eccezionale, parte da Hendrix e da Eddie Hazel per arrivare fino ai metallari. Però suona comunque tutto e tutto bene, il piano il sax la batteria.
Come compositore ci ha offerto squarci memorabili, canzoni avanti di qualche anno rispetto allo scenario in cui venivano editate, suoni e produzioni sopraffini.
Come esecutore ci ha offerto (e continua ad offrirci) spettacoli mozzafiato.
Insomma non so se si è capito che anche in anni in cui mi piaceva pestare duro sulla manopola dell'ampli, il genietto tafkap è sempre stato in cima alle mie preferenze.
E, tra le decine di brani suoi che tuttora riempiono la mia mente, oggi mi sono sorpreso a canticchiare questa qua.
Un beat spezzettato e rappato (strepitosa Cat "we need you to rap" Glover come partner, bellezza da paura e grande rapper), dentro un pezzo funkeggiante e arrockettato.
ALPHABET ST. (St. sta per Street) fu un blockbuster verso la fine degli anni '80. Qua in versione live con Prince cotonato e figone in lingerie, come andava di moda allora.
Gli si perdona anche di essere contenuto dentro uno degli album con la peggior cover di tutti i tempi ("Lovesexy", quello con Prince seminudo e le piume di struzzo).
We're goin' down...........
Prince - Alphabet Street Live 1988 Dortmund
11 commenti:
E' vero. Veramente orrida quella copertina! Però ha scritto pezzi memorabili. Il mio preferito Sign o' the Times: da lì in avanti l'ho seguito poco.
Io l'ho seguito fino all'album con il symbol (il doppio del 1993, ottimo) poi mi sono perso.
D'accordo su SIGN, il capolavoro, poi per me vengono "Around the world in a day" con la sua psichedelia beatlesiana e il caldissimo "Parade".
Ho sempre amato/odiato "Purple Rain" (tranne la title track) perchè non sopportavo gli arrangiamenti e i suoni, troppo anni'80. Però i pezzi erano strepitosi e dal vivo sono ancora oggi eccezionali.
Anch'io, come era prevedibile, sono un fan del Principe di Minneapolis.Anch'io preferisco Arouund the world e the sign cmq in generale ha scritto un sacco di grandi pezzi
anch'io sono stato colpito dalla sindrome di Prince diciamo dal suo album 1999. anche se meno conosciuto, anche nel suo periodo tafkap o symbol che dir si voglia, ha sfornato della roba notevole.
Sono d'accordo su tutto, caro DD, anche sull'elenco degli album più rappresentativi, anche se non ho mai ascoltato il black album che secondo me....:)
Il video è tratto dal concereto che trasmisero in diretta tv, eh?altri tempi!!!
Non so, io ho visto un concerto in TV ma era da Parigi, non da Dortmund.
Prince fece una versione di "Purple Rain" di una decina di minuti, di cui 5 di assolo alla Maggot Brain (da qui la citazione di Hazel) featuring All along the watchtower.
Basito, rimasi letteralmente basito.
Io ho visto il tour di Alphabet City a Milano, credo si chiamasse allora Palatrussardi. Con tanto di Red Corvette circolante sul palco.
Sheila Escovedo alle percussioni..
Fantastico.
Porillo
Alphabet Tour, abbiate pazienza..
Porillo
Mica si può essere dei geni forever.
E' un quasi Mozart... non so se mi sono spiegata tanto bene.
Evalu
io sono fan di un altro principe! :-)
ossiur...ero riuscito nell'intento di de-interizzare questo blog almeno durante i trionfi e mi arrivi tu Maurizio così tra capo e collo a riaprire la ferita.....
:-)
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