Q
Ditemi pure che sono un reazionario conservatore che non apprezza gli sforzi dei ragazzi di oggi di proporre musica originale.
C'è tanta roba interessante a dire il vero.
Ma non c'è il botto.
Non c'è quello che ti fa saltare sulla sedia. Quello che poi magari fa anche delle cagate e delle cose discutibili ma che ti fa saltare sulla sedia e dire flemmaticamente "porca puttana ma chi è questo qua!!!???"
Ora non è che dai miei scaffali trabocchino tutti i dischi dei DEVO (ne ho onestamente 4 o 5) ma quando arrivarono tirandoti tra capo e collo mongoloid e satisfaction rivista e corretta e jocko homo e quelle cose lì cosa dovevi fare se non saltare sulla sedia e dire "porca puttana ma chi sono questi qua!!!???"
Stasera vi mando i miei DEVO preferiti, quelli pop punk di GIRL U WANT e quelli potentissimi di GATES OF STEEL. Dal vivo eh, che non erano solo un gruppo da studio i Casale e i Mothersbaugh sapevano anche suonare discretamente.
Non so quanti condivideranno non so quanti mi manderanno affanculo non so quanti diranno che anche oggi c'è della musica buona in giro ma io c'ho le fette di prosciutto....................ma quello che mi auguro davvero dal profondo del cuore e che mi porta a continuare a scrivere sui blog e scassare maroni a destra e a sinistra è che qualcuno (magari giovine) ascolti guardi salti su una sedia e dica pensi urli "porca puttana ma chi sono questi qua??????!!!"
lunedì 27 giugno 2011
venerdì 24 giugno 2011
Il bello del rock and roll
Parlando del macca potrebbe sembrare una descrizione del personaggio.
In realtà più che "il bello del rock and roll" avrei dovuto scrivere "la bellezza del rock and roll".
La Bellezza del rock and roll è anche questa qua.
C'è un'esibizione non antica di PAUL McCARTNEY in un qualche concerto non meglio specificato dove (scorrendo i titoli di coda del video) hanno partecipato anche molti altri artisti. Probabilmente è qualcosa di benefico vista la maglietta ("no more land mines").
Comunque, a parte l'ottima performance del classicone I SAW HER STANDING THERE, se avete la pazienza di arrivare al minuto 1:02 o giù di lì vedrete tra il pubblico un simpatico faccione piuttosto conosciuto, in questo caso senza trucco e senza inganno, felice come un bambino intonare IN MEZZO AL PUBBLICO (lui che è uno dei più navigati frontman del rock a stelle e strisce) il ritornello della canzone, come un fan qualunque.
Perchè in realtà PAUL STANLEY non ha mai nascosto di essere un grandissimo fan dei fab four e del macca in particolare.
Questo è il bello del rock and roll, anche le rockstar più danarose e vanitose, davanti ai loro idoli, ritornano nel pubblico come uno di noi.
Il rock and roll è, se non proprio egalitè, almeno libertè e fraternitè.
Al di là delle limousine e dei party a porte chiuse.
mercoledì 22 giugno 2011
BECK o NON BECK?
Che io sia un fan di BECK HANSEN ormai è una cosa nota.
Che io lo sia perchè, bowieanamente parlando, ammiro il camaleontismo e l'eclettismo in maniera smisurata pure.
Che poi BECK abbia saputo travalicare i generi rendendoli plastilina nelle sue mani come pochi altri è un corollario al mio fanatismo.
Poi però, arriva il momento in cui a quelli-che-non-lo-conoscono-benissimo sorge il consueto dubbio "ma non è che con tutte ste diaviolerie elettroniche, arrangiamenti sbilenchi e apparentemente sciatti, trucchi e trucchetti da sala d'incisione, questo ragazzo manca di sostanza?"
Chi conosce bene la sua discografia però non ha dubbi.
Ma per quelli-che-non-lo-conoscono-benissimo-e-conoscono-magari-solo-Loser-e-Devil's Haircut forse è il caso di ricordare che Beck ha composto inciso e suonato delle canzoni acustiche chitarra e voce di altissimo livello. SEA CHANGE era il titolo dell'album, spiazzante (ai tempi) per uno come lui.
A me a volte ricorda persino lo zio Neil, per dire, ma è un fatto personale.
Nel dubbio vi giro questa cosa qua, sappiatemi dire, o voi che sì-mi piace-ma-non-ho-mai-capito-perchè-tutta-questa-considerazione.
Che io lo sia perchè, bowieanamente parlando, ammiro il camaleontismo e l'eclettismo in maniera smisurata pure.
Che poi BECK abbia saputo travalicare i generi rendendoli plastilina nelle sue mani come pochi altri è un corollario al mio fanatismo.
Poi però, arriva il momento in cui a quelli-che-non-lo-conoscono-benissimo sorge il consueto dubbio "ma non è che con tutte ste diaviolerie elettroniche, arrangiamenti sbilenchi e apparentemente sciatti, trucchi e trucchetti da sala d'incisione, questo ragazzo manca di sostanza?"
Chi conosce bene la sua discografia però non ha dubbi.
Ma per quelli-che-non-lo-conoscono-benissimo-e-conoscono-magari-solo-Loser-e-Devil's Haircut forse è il caso di ricordare che Beck ha composto inciso e suonato delle canzoni acustiche chitarra e voce di altissimo livello. SEA CHANGE era il titolo dell'album, spiazzante (ai tempi) per uno come lui.
A me a volte ricorda persino lo zio Neil, per dire, ma è un fatto personale.
Nel dubbio vi giro questa cosa qua, sappiatemi dire, o voi che sì-mi piace-ma-non-ho-mai-capito-perchè-tutta-questa-considerazione.
domenica 19 giugno 2011
Mike And The Mechanics - Over My Shoulder (From "Live at Shepherd's Bush...
A un certo punto si assistè alla diaspora dei GENESIS, diciamo che l'abbandono di Gabriel destabilizzò la band e dette la stura ad una serie più o meno infinita di progetti solisti e side project (chi si ricorda i Brand X alzi una mano please).
La carriera solista che spiccò il volo davvero, sacrificando la creatività alla "bieca" musica da classifica (in realtà non facendo male ad una mosca ma la kritika dura&pura non glielo perdonerà mai) fu quella di Phil Collins, mentre Steve (Hackett) e Tony (Banks) rifecero più o meno sè stessi (e difatti nessuno capì perchè uscirono degli album solisti).
Quello che spiazzò un pò tutti invece fu il vecchio Mike "Pluto" Rutheford.
Lo spilungone al basso mise in piedi senza colpo ferire un gruppetto senza alcuna velleità (roba tipo Willie & the Poor Boys di Bill Wyman per capirsi) dedito ad un Pop senza clichè e senza problemi di riferimenti stilistici. Dalla sua vari validi collaboratori su cui spiccavano le qualità canore di Paul Carrack.
MIKE AND THE MECHANICS, nato come una partita a freccette al pub, in realtà dette almeno 3 o 4 scossoni a tutte le chart mondiali (il primo sorprendente hit single fu Silent Running) e senza assurgere mai ad alcun ruolo-guida dimostrò un pò a destra e a manca come si faceva della buona musica senza pretese e soprattutto senza avere una cacchio d'immagine nell'era dell'immagine.
OVER MY SHOULDER fu un successo di metà anni
Ancora oggi ogni tanto si ritrovano e fanno un pò di concerti qua e là.
Ogni volta che vanno a vederli la gente pensa "toh, questa canzone la conosco bene, ma quelli lì che la suonano.....CHI CASPITA SONO?????????"
PS
Date un'occhiata anche qua
mercoledì 15 giugno 2011
Skull, dei Sebadoh, e la freschezza
Lou Barlow, bassista dei Dinosaur jr il cui songwriting era soffocato da quello di J Mascis, se ne uscì nel 1988 con il progetto parallelo ("side project" per gli anglofili) dei SEBADOH.
Una delle tante band "seminali" di cui è disseminato (eh , se sono seminali....) il mondo del pop rock.
Senza scomodare i re dei seminali (per tutti, il Velvet Underground) i Sebadoh comunque per non saper nè leggere nè scrivere inventarono quasi di sana pianta il low-fi pop.
Quello stile di scrivere canzoni pop semi-malinconiche con un briciolo di produzione e quasi con sciatteria. Canzoni che comunque ti si appiccicano al culo come un chewing gum su cui ti sei seduto senza accorgertene.
E che difficilmente ti abbandonano, per la gioia dei tuoi jeans.
I Sebadoh, per far capire l'antifona, fecero da apripista ai famigerati PAVEMENT e scusate se è poco.
Non ne ebbero la stessa risonanza mondiale (qua non parliamo di vendite che mica siamo mainstream, parliamo di risonanza nel giro della critica-che-conta e dei ragazzi-che-cercavano-qualcosa-di-alternativo, in una parola nel giro "indie").
Ma intuirono prima di Malkmus e company dove tirava il vento.
Da un album del 1994, recentemente ristampato da sub pop, vi mando questa deliziosa SKULL, peraltro una delle loro produzioni più "normali".
Oggi, in un mondo dominato da overproduzioni costosissime e barbuti flanellati che fingono di rifare il folk, questa musica è ancora fresca come una rosa.
Ad salut.
sabato 11 giugno 2011
SCHNEEFLOCK Spotless Lies
Ecco c'è questo mio amico, Roberto, che se ne è uscito con un disco così, come se niente fosse.
Lui e la sua band, gli (lo?) SCHNEEFLOCK. Vengono dalla provincia di Cuneo. Hanno fatto un lavoro coraggioso, cantato totalmente in inglese e totalmente immune da concessioni alle classifiche. Una musica molto emotiva e profonda, giocata sui chiaroscuri e i mid tempos, carica di "drama" soprattutto nella voce, diretta e non intellettualoide come fanno gran parte dei gruppi italiani che vanno per la maggiore.
SPOTLESS LIES è il titolo del lavoro, qua un assaggino..una specie di backstage con in sottofondo il pezzo forte del disco, INDEED, una canzone che se l'avessero incisa i Kula Shaker adesso sarebbe nelle liste dei best shoegaze degli anni '90.
Ma non è l'unica canzone importante, memorabile e ben definita; a me piace da morire anche DOLLS, e anche HATE SONG è molto intensa.
Certo è un disco di esordio e ci sono da fare delle rifiniture, c'è da togliere un pò di "acerbo" qua e là, c'è da focalizzare meglio la cifra stilistica. Ma le premesse per avere una band importante capace di giocarsela anche a livello internazionale (perchè il posizionamento è già così!) ci sono tutte.
A loro un clamoroso in bocca al lupo e a chi mi legge cercate il disco che non rimarrete delusi.
Musica itagliana non ruffiana. Non ce n'è molta, davvero.
Schneeflock 2010 Spotless Lies
Lui e la sua band, gli (lo?) SCHNEEFLOCK. Vengono dalla provincia di Cuneo. Hanno fatto un lavoro coraggioso, cantato totalmente in inglese e totalmente immune da concessioni alle classifiche. Una musica molto emotiva e profonda, giocata sui chiaroscuri e i mid tempos, carica di "drama" soprattutto nella voce, diretta e non intellettualoide come fanno gran parte dei gruppi italiani che vanno per la maggiore.
SPOTLESS LIES è il titolo del lavoro, qua un assaggino..una specie di backstage con in sottofondo il pezzo forte del disco, INDEED, una canzone che se l'avessero incisa i Kula Shaker adesso sarebbe nelle liste dei best shoegaze degli anni '90.
Ma non è l'unica canzone importante, memorabile e ben definita; a me piace da morire anche DOLLS, e anche HATE SONG è molto intensa.
Certo è un disco di esordio e ci sono da fare delle rifiniture, c'è da togliere un pò di "acerbo" qua e là, c'è da focalizzare meglio la cifra stilistica. Ma le premesse per avere una band importante capace di giocarsela anche a livello internazionale (perchè il posizionamento è già così!) ci sono tutte.
A loro un clamoroso in bocca al lupo e a chi mi legge cercate il disco che non rimarrete delusi.
Musica itagliana non ruffiana. Non ce n'è molta, davvero.
Schneeflock 2010 Spotless Lies
martedì 7 giugno 2011
BILLY JOEL l'ultimo "scrittore" di musica?
Ho sempre pensato che William Martin "BILLY" JOEL (Long Island, 1949) fosse un grande cantautore.
Di quelli che si mettono seduti al piano dopo la mezzanotte e ti sparano un paio d'ore di musica mentre ti stringi alla tua compagna e la guidi in un ballo senza luogo e senza tempo, a volte un pò più veloce e ritmato, altre appiccicato come una sanguisuga. Naturalmente è una visione un pò romantica e vintage, che non prevede peccaminosità e trasgressioni eccessive, molto friendly.
Come se invece che con l'amante tu fossi al piano bar con tua moglie. Non che conosca la differenza eh, si fa per dire.
Billy non ha la voce arrochita dal fumo e il tono di quello che ti dice "stasera o mai più".
Non è di quelli "you've got tonight" ma di quelli "i love you just the way you are". Ci siamo capiti?
E' come un film di Martin Scorsese, non di Abel Ferrara.
E non è l'Elton John americano cazzo. Non c'entra una beata fava con Sir Elton. Elton sta coi Beatles e con il rock and roll e con il glam più sfrenato. Billy sta con il piano bar e basta.
Magari un pò ordinario, ma comunque di una classe sconfinata e di un'inarrivabile bravura compositiva. Uno degli ultimi grandi compositori del ventesimo secolo. Peraltro molto bravo anche nei testi.
Non mi fate ripercorrere la lista dei brani famosi che è enorme, stasera metto su un pezzo al quale sono molto affezionato per tanti motivi. Non le celeberrime Just the way you are o New york state of mind che tutti conoscono.
Ma la bellissima intensissima PIANO MAN. Una delle prime, una delle più belle canzoni in assoluto degli anni '70. Che potresti scambiare per una canzone dei Pogues, se non fossi così prevenuto. Quasi una giga irlandese messa su piano e voce. Era il 1973 e Billy s'involava verso una carriera di alti e bassi ma comunque di altissimo livello. Sto ancora aspettando che esca un cantautore del suo spessore.
Billy Joel: Piano Man
Di quelli che si mettono seduti al piano dopo la mezzanotte e ti sparano un paio d'ore di musica mentre ti stringi alla tua compagna e la guidi in un ballo senza luogo e senza tempo, a volte un pò più veloce e ritmato, altre appiccicato come una sanguisuga. Naturalmente è una visione un pò romantica e vintage, che non prevede peccaminosità e trasgressioni eccessive, molto friendly.
Come se invece che con l'amante tu fossi al piano bar con tua moglie. Non che conosca la differenza eh, si fa per dire.
Billy non ha la voce arrochita dal fumo e il tono di quello che ti dice "stasera o mai più".
Non è di quelli "you've got tonight" ma di quelli "i love you just the way you are". Ci siamo capiti?
E' come un film di Martin Scorsese, non di Abel Ferrara.
E non è l'Elton John americano cazzo. Non c'entra una beata fava con Sir Elton. Elton sta coi Beatles e con il rock and roll e con il glam più sfrenato. Billy sta con il piano bar e basta.
Magari un pò ordinario, ma comunque di una classe sconfinata e di un'inarrivabile bravura compositiva. Uno degli ultimi grandi compositori del ventesimo secolo. Peraltro molto bravo anche nei testi.
Non mi fate ripercorrere la lista dei brani famosi che è enorme, stasera metto su un pezzo al quale sono molto affezionato per tanti motivi. Non le celeberrime Just the way you are o New york state of mind che tutti conoscono.
Ma la bellissima intensissima PIANO MAN. Una delle prime, una delle più belle canzoni in assoluto degli anni '70. Che potresti scambiare per una canzone dei Pogues, se non fossi così prevenuto. Quasi una giga irlandese messa su piano e voce. Era il 1973 e Billy s'involava verso una carriera di alti e bassi ma comunque di altissimo livello. Sto ancora aspettando che esca un cantautore del suo spessore.
Billy Joel: Piano Man
giovedì 2 giugno 2011
WILD IS THE WIND
Questa canzone è stata scritta da Dimitri Tiomkin e Ned Washington. Registrata per la prima volta come colonna sonora dell'omonimo film, nel 1957, cantata da Johnny Mathis.
La prima cover di successo fu quella della grandissima NINA SIMONE, nel 1966.
Ne sono seguite molte altre nel tempo, da George Michael a Barbra Streisand, da Billy McKenzie (ex Associate) a Cat Power almeno per le più note.
Ma probabilmente la versione di DAVID BOWIE (contenuta curiosamente in Station to Station, il lavoro che anticipava e faceva da opener alla gelida trilogia berlinese) è quella maggiormente conosciuta.
David ne dette un interpretazione superba, forse l'unica canzone del suo repertorio dove riesce a fare il crooner ed emozionare contemporaneamente. Perchè a me David crooner piace da matti ma l'emozione la genera quando canta di pancia, non impostato.
In questo pezzo fatto da bassi e falsetti, da saliscendi continui e da spessore assoluto c'è tutta l'arte interpretativa di David.
Ma per non essere il solito fanatico oltre alla versione di David vi giro quella di Nina (alla quale David Bowie, suo grande ammiratore, si era dichiaratamente ispirato) e quella di Cat Power, all'anagrafe Chan Marshall, una delle cantanti migliori degli ultimi 20 anni.
Cheers!
David Bowie
Nina Simone
Cat Power
La prima cover di successo fu quella della grandissima NINA SIMONE, nel 1966.
Ne sono seguite molte altre nel tempo, da George Michael a Barbra Streisand, da Billy McKenzie (ex Associate) a Cat Power almeno per le più note.
Ma probabilmente la versione di DAVID BOWIE (contenuta curiosamente in Station to Station, il lavoro che anticipava e faceva da opener alla gelida trilogia berlinese) è quella maggiormente conosciuta.
David ne dette un interpretazione superba, forse l'unica canzone del suo repertorio dove riesce a fare il crooner ed emozionare contemporaneamente. Perchè a me David crooner piace da matti ma l'emozione la genera quando canta di pancia, non impostato.
In questo pezzo fatto da bassi e falsetti, da saliscendi continui e da spessore assoluto c'è tutta l'arte interpretativa di David.
Ma per non essere il solito fanatico oltre alla versione di David vi giro quella di Nina (alla quale David Bowie, suo grande ammiratore, si era dichiaratamente ispirato) e quella di Cat Power, all'anagrafe Chan Marshall, una delle cantanti migliori degli ultimi 20 anni.
Cheers!
David Bowie
Nina Simone
Cat Power
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