Ehilà, non potevo fare degli auguri tradizionali.
Allora beccatevi questa versione punk-glam della celeberrima.
Si vabbè i Ramones non c'erano, dobbiamo accontentarci del Ruggeri nazionale.
Ma non la canta affatto malaccio.
Have a nice Christmas everybody and keep on rockin'!
Halleluja!
mercoledì 24 dicembre 2008
Jingle Bells!!!!!
giovedì 18 dicembre 2008
FINISH WHAT YA STARTED
Non ho mai amato alla follia i Van Hagar.
Sono troppo legato alla prima e sempiterna versione dei VAN HALEN, quella con la voce baritonale e sinatriana di David Lee Roth.
Sammy Hagar, pur essendo un buon cantante, "normalizzò" troppo il sound e l'immagine della band.
Le tolse uno degli elementi distintivi portanti e la rese simile a quella delle tante heavy rock oriented band circolanti nelle arene degli Stati Uniti.
Il buon Eddie ci mise del suo per cercare di rovinare le meraviglie dei primi 4 album, portando il songwriting (ma anche i solo di chitarra mannaggiallui) sui pericolosi lidi dell'AOR (Journey, Foreigner, Toto) e sempre più lontano dall'heavy-rock-blues strascicato degli esordi.
Ma la classe non è acqua. E qua e là restano comunque pezzi dignitosissimi e godibili come la qui presente "FINISH WHAT YA STARTED".
Un chitarrino ispiratissimo e non amplificato alla saturazione, un ritmo sincopato e accattivante, un Sammy Hagar contenuto e centrato, un video positivista e con qualche bella gnocca.
Cosa volete di più dalla vita?
La canzone sbancò di là dall'Oceano, qua se ne accorsero in pochi fans.
Vale comunque la pena riproporvela.
Halleluja!
lunedì 15 dicembre 2008
Musica e riciclaggio
Non so quanti di voi hanno ascoltato qualche canzone dall’ultimo “Day and Age” dei THE KILLERS.
Io sono abbastanza scioccato.
Dire che il disco è brutto non sarebbe corretto.
Le canzoni sono piacevoli e poco impegnative, scorrono bene, siamo in piena zona classifica. Pop molto user friendly e senz’anima, ma in giro c’è ben di peggio.
Però ad ogni solco c’è una frullata: una frullata di epoche, di stili, di generi musicali, di riferimenti e citazioni. Anni ’80, synth e sezioni ritmiche esuberanti, echi di blue collar rock, soffi di disco music. Con l’ottima ma impersonale voce di Brandon Flowers a riunificare il tutto.
Non mi pare ci siano plagi evidenti, ma non è questo il problema.
Anzi è proprio qua l’intelligenza della cosa.
Riproporre, riciclare stili e sonorità senza dare l’impressione di scopiazzare, ma solo di reinterpretare, di rivivere. E anche andare a scandagliare fra rimandi e citazioni è un giochino che per qualche ascolto magari ti prende.
Chi mi conosce sa come abbia apprezzato nel passato la medesima operazione di “sporco riciclaggio” effettuata dalle Scissor Sisters.
Solo che in quel caso là era il divertissement la chiave di ascolto e di lettura del fenomeno. In buona sostanza le sorelle forbice “ci fanno” alla grande, e pure con perizia tecnica e compositiva. Poi sta a te decidere se stare al gioco o tirartela con gli Henry Cow.
THE KILLERS invece sembrano crederci (dico sembrano perché non si sa mai) (che a prendere per il culo tutti sono buoni) (anche perché i soldi non fanno schifo a nessuno). Sembra che quando cantano “Human” ci sentano, non hanno quell’aria scanzonata che invece necessiterebbe.
Possibile che in pieno 2008 si possa essere un blockbuster mondiale propinando questa roba qua?
Chissà.
Forse è proprio vero che siamo ad un punto di non ritorno e, tutti immersi fino al collo in un immenso Blob, continuiamo a riguardare all’infinito dentro lo stesso caleidoscopio. Che pare mandare immagini nuove e diverse ma in realtà ricombina e rimescola sempre le stesse cose con perfida allegria.
E’ ufficialmente aperta l’era del Riciclaggio.
Speriamo funzioni un po’ meglio che a Napoli.
Halleluja!
mercoledì 10 dicembre 2008
Cinderella - Long Cold Winter
Ecco, ditemi voi se questo hard blues non è da incorniciare.
Ma andiamo per ordine.
Tom Keifer, leader e voce solista e prima chitarra dei CINDERELLA, era evidentemente al di là di ogni dubbio un fanatico dei Led Zeppelin.
La matrice del pezzo è infatti quella della sempiterna Since I’ve been loving you.
Anche se qua troviamo un pizzico di cattiveria in più (eh, siamo nel mondo hard and heavy!) ed un pizzico di pathos in meno (eccheccazzo di Led Zeppelin più di uno al secolo è dura….).
Ma perché vi parlo di questo gruppo?
Perchè i Cinderella sono la dimostrazione vivente di come talvolta non si debba fermarsi al look per giudicare.
Andate a guardare le riviste o i frame dei concerti e capirete. Cinderella operarono nel magma losangelino degli anni’80. Immersi fino al collo nella melma dell’Hair Metal. Coi capelli cotonati, i pantaloni di lurex e i vestitini da travone e le Charvel Jackson sgargianti.
MA.
Ma i Cinderella musicalmente guardavano ai seventies, ai maestri Zep in particolare.
E quindi ci lasciarono in eredità un paio di ottimi lavori, tra cui l’album omonimo da cui è tratta questa canzone meravigliosa.
Tom Keifer poi aveva una voce della madonna. E sapeva anche suonicchiare benino la chitarra.
Sentitelo, non vi pentirete.
Ma non guardateli mai, che vi rivolterete dal disgusto.
Difatti vi posto solo la canzone, fossi matto.
E continuo nella mia ricerca di belle gemme nascoste nelle pieghe del tempo.
Halleluja!
venerdì 5 dicembre 2008
Stiff Little Fingers - The Price of Admission
Ognuno di noi nel portafoglio immaginario della musica tiene alcuni santini di santi meno conosciuti.
Accanto ai nomi più famosi e celebrati, teniamo bene al caldo anche coloro ai quali ci sentiamo più vicini perché il loro culto non è un fatto di massa ma è per pochi.
Tra questi, nel mio portafoglio, ci sono senza alcun dubbio gli STIFF LITTLE FINGERS.
Energico e martellante gruppo punk di Belfast, di buon successo iniziale grazie a pezzi come "Alternative Ulster", "Tin Soldier" e "Nobody's Hero", è poi rimasto no direction home come la maggior parte dei gruppi ex punk una volta svaporato il fenomeno sociale prima che musicale.
Seppero poi, grazie a non comuni doti di performing e di songwriting, resistere in ambito più genericamente rock oriented, sfornando alcune ottime canzoni che però ahimè passarono quasi inosservate fuori dai ristretti confini britannici.
Una di queste è l’amara ballata “The Price of Admission”, una riflessione su come i rapporti uomo-donna non possano prescindere dal dolore ma anche su come possano apportare alla persona una grande dose di maturità attraverso la sincerità reciproca.
Ustia vi ho fatto il pistolotto, scusatemi.
Ascoltate il pezzo, giuro che vale la pena. E’ molto bello, molto “british”, vi si infiltrerà (spero) nel cuore. Altrimenti avrete scoperto un pezzettino di musica meno fortunata ma fatta comunque con passione.
Halleluja!
(karaoke time)
THE PRICE OF ADMISSION
So somebody's told you how to be a man
Just fuck 'em and leave 'em
And score as many as you can
But always have someone who's close to your heart
And if you want to keep her, keep her in the dark
Cos you love her
So you just can't tell her
Yet that's a lie and you know full well
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
Sometime in your life
Somewhere along the line
And now she tells you she's fucked others too
She didn't spend those nights
Waiting in on you
But though she gave her all,
she never gave her heart
And she wants to keep you so
she cannot keep it dark
Cos she loves you
So she has to open wide
She lets you in up close and blows away your pride
And you have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
This time in your life
And lay it on the line
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
So somebody showed you how to be a man ......
lunedì 1 dicembre 2008
Cat stevens - Father and Son
Diobono quanto mi è sempre piaciuta questa canzone di Cat Stevens.
Uno dei cantautori più grandi, che aveva la dote di saper concentrare e distillare temi complessi in modo straordinariamente semplice.
Tre note, due righe asciutte ma dense e via con il capolavoro.
Una melodia incancellabile, un testo che ti si stampa nel disco fisso e non devi andare a ricercarlo su google.
Pensate che da sempre considero questa canzone tra le mie preferite.
Come avrei potuto considerarla da quando, quasi cinque anni fa ho contribuito ad arricchire la razza umana di una nuova unità?
Lassù. E basta.
Magari un giorno io e il mio piccolo ci diremo le stesse cose.
Perché i temi di Cat sono transgenerazionali e attraversano indenni le corsie del tempo (un’altra così è The First Cut is the Deepest).
Perché c’è sempre una fossa delle marianne tra genitori e figli che nessun acceleratore spaziotemporale saprà mai colmare.
E perché (già, perché?) abbiamo sempre la necessità di proiettare nei nostri figli quello che noi abbiamo imparato a suo tempo dalla vita e che vorremmo che loro imparassero via interposta persona anziché sul campo.
Vola via, piccolo diamonddog, quando puoi.
Mi farai del male ma non te ne vorrò.
Però adesso guarisci dalla febbre a 40, cazzo, che sennò non posso romperti i coglioni come piace a me.
Halleluja!
Ah, dimenticavo il KARAOKE.
(Father)
It's not time to make a change,
Just relax, take it easy.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to know.
Find a girl, settle down,
If you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.
I was once like you are now, and I know that it's not easy,
To be calm when you've found something going on.
But take your time, think a lot,
Why, think of everything you've got.
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.
(Son)
How can I try to explain, when I do he turns away again.
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.
(Father)
It's not time to make a change,
Just sit down, take it slowly.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to go through.
Find a girl, settle down,
if you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.
(Son-- Away Away Away, I know I have to
Make this decision alone - no)
(Son)
All the times that I cried, keeping all the things I knew inside,
It's hard, but it's harder to ignore it.
If they were right, I'd agree, but it's them They know not me.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.
(Father-- Stay Stay Stay, Why must you go and
make this decision alone?)
mercoledì 26 novembre 2008
Soundgarden - Black Hole Sun
Stamani passavano 'sta roba.
Che per chi non lo sa è uno dei più bei pezzi degli anni '90.
Per il sottoscritto anzi è uno dei più bei pezzi ever.
Anche se Chris Cornell non ha mai dato seguito alle enormi promesse impantanandosi in una carriera irta di ciofeche (Audioslave) e di cazzate (colonna sonora 007), tuttavia ciò che realizzò con i SOUNDGARDEN fu memorabile.
BLACK HOLE SUN è il pezzo signature del grunge.
Anche se pesantemente debitore agli Zeppelin di Houses of the Holy, in questo pezzo si ritrovano tutti gli elementi cardine del rock.
Durezza, orecchiabilità, pathos, capacità di esecuzione.
Un cenno particolare anche al meraviglioso video, in bilico tra surreale ed horror.
Con le facce che si sciolgono passate ormai alla leggenda.
Gustatevelo tutto. Fino alla fine.
Halleluja!
domenica 23 novembre 2008
pensieri e parole
Ma alla fine qual è il problema? David Thomas dei Pere Ubu aveva già detto tutto questo nel 1978. E Jaz Coleman ribadì con gli interessi nel 1980....basta ricordarsene.
Halleluja!
martedì 18 novembre 2008
AC/DC e Black Ice: ULTIMI DINOSAURI?
Chi mi segue sa che ne ho già dibattuto su molti blog e forum.
Ebbene sì, volenti o nolenti, BLACK ICE degli AC/DC è “il” caso discografico dell’anno.
A 8 anni dall’ultimo lavoro, il nuovo disco dei canguri, uscito il 17 Ottobre più o meno in tutto il mondo, è andato dritto al numero UNO in 29 nazioni.
Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Argentina, Australia, Italia, Nuova Zelanda, Canada, Francia, Svezia, Giappone, eccetera eccetera.
Non si possono accusare come al solito i nipponici di essere di bocca buona o gli australiani di essere di parte.
E' andato al numero uno dovunque.
Italia compresa(?).
Negli Stati Uniti sono state commercializzate circa 800.000 copie nella sola prima settimana di vendita (dati ufficiali di Billboard).
Numeri che sarebbero stati enormi nel mercato discografico degli anni 80 ma che oggi, in epoca di musica digitale e scaricamenti vari, non sono da record.
Sono molto di più.
Tutto questo a prescindere dall’effettivo valore del disco in questione.
Che io, come fan, giudico di ottimo livello.
“In gran spolvero” è l’espressione che meglio si attaglia al momento dei canguri.
Ma si tratta di un disco che nella sua gradevolezza non è assolutamente paragonabile ai 2 (o 3..) capolavori in passato registrati dalla band.
Siamo di fronte ad un fenomeno di massa di dimensioni impensabili fino a qualche giorno prima.
E va bene che il marketing si è mosso da Dio.
E va bene che il fascino carismatico dei canguri sia ancora intatto.
E va bene che i singoli (Rock and Roll Train, che vi mando dal tubo) stavolta abbiano fatto da traino davvero come ai bei tempi.
Ma non si spiegano solo con questo le oltre 5 milioni di copie già vendute e le 10 previste entro fine anno.
La mia sensazione è che si siano attivate varie sinergie di reazione tutte insieme.
E da parte di pubblici molto vari, dai teen agers ai nonnetti.
Tutta gente che prima o poi è entrata in contatto con una delle ultime rock and roll band rimaste in pista. E che per l’occasione non ha voluto mettere l’ennesimo mp3 nel cazzo di Ipod e ha privilegiato l’acquisto dell’oggetto, del manufatto da conservare come reliquia o solo come elemento di una collezione.
FORSE PENSANDO CHE SIAMO DI FRONTE ALL’”ULTIMO” DISCO DI ROCK AND ROLL?
(nel senso che non ce ne potranno essere mai più)
(come quelli che vanno a vedere gli Stones pensando sempre che sia l’ultima tourneè? Io ci sono cascato già un paio di volte).
A voi ed ai posteri la risposta.
Halleluja!
mercoledì 12 novembre 2008
Dietro le quinte
Perché ci sono fenomeni che non appaiono alle masse ma che suscitano comunque interesse e curiosità.
Alzi la mano chi di voi ha mai sentito nominare DESMOND CHILD, sì quello lì “ma chi cazzo è” nelle foto accanto a Jon Bonjovi, Cher e Steven Tyler.
Questo talentuoso signore, di origine cubana ma nato in Florida nel 1953, è probabilmente la persona che ha venduto più dischi in assoluto: 300 milioni con oltre 70 pezzi nelle top 40 delle charts americane.
Come? Non lo avete mai visto in classifica?
Per forza. E’ uno scrittore (e produttore). Dovete prendere i dischi e andare a vedere i credits delle canzoni.
Il primo a credere veramente in lui fu (e poi chiedetemi perché non riesco a non considerarli grandi….) Paul Stanley che gli “commissionò” I Was made for lovin’ you nel 1979.
Pezzo che riciclò alla grande i Kiss e che resta tuttora uno dei più venduti del loro sterminato catalogo.
“as Child remembered in Billboard, "Paul and I talked about how dance music at that time didn't have any rock elements." To counteract the synthesized disco music dominating the airwaves, Stanley and Child wrote, "I Was Made For Loving You." So, "we made history," Child further remembered in Billboard, "because we created the first rock-disco song." That song became Kiss' best-selling single.”
Ci sono innumerevoli altri esempi. Ne dirò solo alcuni, per il resto vi rimando al suo sito personale (http://www.desmondchild.com/).
Chi rianimò la seconda fase della carriera degli Aerosmith (Dude looks like a lady, Angel, What it takes, Crazy ecc.)?
Chi dette la spintona definitiva ai Bonjovi (You give love a bad name, Livin on a prayer, Bad medicine)?
Chi ha veramente fatto esplodere a livello globale Ricky Martin (Livin‘ la vida loca)?
Poi mettiamoci pure Alice Cooper, Michael Bolton, Joan Jett, Cher, Meat Loaf, Joss Stone, The Rasmus, The Scorpions, Sebastian Bach, Hillary Duff e perfino la nuova stellina Katy Perry. Ma sicuramente la lista è molto molto più lunga.
Che dire, lo stile di Child è vicino al rock melodico, a volte un filino più caciarone altre più orientato alle power ballads. Ma la sua grande capacità risiede a mio avviso nella strepitosa flessibilità.
Che lo porta a “interpretare” lo stile del committente spesso agendo in collaborazione con lui e rendendo il pezzo incastonabile nella sua produzione senza che sembri piovuto dal cielo.
Che lo porta a coprire una marea di stili e di generi, cosa impensabile per i suoi “colleghi” (forse solo Linda Perry ha una flessibilità simile, ma non sicuramente Jim Steinman o Bob Halligan jr.).
Insomma uno che sarà seduto su una montagna d’oro e che quando vede i video su MTV passa il tempo a dire “celo” e “manca”.
Halleluja!
lunedì 10 novembre 2008
Bassi e alti
Primi anni ’80.
Dopo la sbornia punk inizia ad apparire una scena pop pesantemente influenzata dalla new wave e dalla dance music.
Molto spesso la cosa si risolve nel giro di uno-due album, altre volte la cosa dura di più.
Quello che però non mi spiego è PERCHE’ il basso in quel periodo fosse così protagonista.
Volete dei nomi?
Mark King dei Level 42.
Pino Palladino che suonava con Paul Young (poi un po’ con tutti).
Paul Webb dei Talk Talk.
Deon Estus degli Wham!, poi con George Michael e Elton John.
Derek Forbes dei Simple Minds.
Nicky Beggs prima dei Kajagogoo, poi con Ellis Beggs and Howard.
Vi bastano? Fretless, slap, stick e chi più ne ha più ne metta.
Una messe di bass players come raramente se ne ricordano. E c’era sicuramente qualche altro bel nome che non mi ricordo.
Tutti intenti a suonare canzonette pop o poco più, con qualche eccezione.
Io non sono mai stato un cultore dello strumento ma ancora oggi appena risento quel tipo di sound mi chiedo perché in quel periodo ci fossero così tanti bravi bassisti.
Mah. Che domande del cazzo.
Ai posteri.
Intanto vi lascio con il sinuoso giro di fretless del grande Pino Palladino sul pezzo (ex-Marvin Gaye, mica cotiche) che fece uscire dall’ombra Paul Young: Wherever I lay my hat (that's my home).
Halleluja!
mercoledì 5 novembre 2008
Barry White Never Never Gonna Give You Up
Oggi vi parlo di una canzone che fa parte della Dance Music di classe: Never Never Gonna Give You Up.
Che è diventata uno “standard”.
Che ogni volta che la sento m’invalvolo (io, pfui, rocchettaro) (ma anche no) (insomma lo sapete che mi piace anche altro non rompete troppo i maroni).
Che mi induce all’ottimismo.
Che allontana seppur brevemente “pessimismo e fastidio”.
Che trasuda di buono.
Che produce conquiste in serie e consolida relazioni pericolanti.
Qua nella celeberrima e tamarrissima versione originaria, cantata da “one man, one voice” Barry White.
Nessuno video, solo la canzone e una foto del faccione di Barry.
Ma che molti conosceranno forse per la splendida versione di Lisa Stansfield.
L’omone ci sapeva fare.
E’ finito un po’ Las Vegas style, ma ai tempi dell’Unlimited Orchestra e anche subito dopo ha lasciato il segno. Non solo con le sue canzoni (ricordo, anche se temo sia superfluo, “Let the music play”, “Can’t get enough of your love baby” e “You’re the first the last my everything”) ma anche con le cover (sua la più bella versione di sempre di “Just the way you are”).
Fatene l’utilizzo che ritenete più opportuno.
Halleluja!
lunedì 3 novembre 2008
Eagles - I Can't Tell You Why
Dall’ultimo vero grande album degli EAGLES (il meno californiano di tutte le loro produzioni) ovvero THE LONG RUN (1979).
Dalla tenera voce di TIMOTHY B. SCHMIDT, bassista dai lunghi capelli corvini entrato a metà strada al posto di Randy Meisner, proveniente dai Poco. Una voce splendida che ci mise un attimo ad integrarsi con le incredibili armonie vocali del gruppo.
Dalla magica penna di una delle coppie più capaci di scrivere melodie che si siano mai viste nel music business (anche se Timothy ci mise lo zampino anche lui).
Quella canzone che ogni uomo invaghito di una donna dovrebbe dedicarle e cantarle col cuore in mano.
L’avrò sentita e dedicata cento volte.
Stamane in coda in macchina il traffico bloccato il nervoso la pioggia i problemi la radio il telefonino che ha perso la memoria è partita senza avvisarmi.
E come sempre I CAN’T TELL YOU WHY mi ha riconciliato per cinque minuti con il mondo.
Per voi, per tutti.
Halleluja.
martedì 28 ottobre 2008
Blind Melon - No Rain
Un gruppo che vide la fine troppo presto, causa morte prematura per overdose (ma va?) del suo carismatico cantante, Shannon Hoon.
Detesto le generalizzazioni ma di giovani band prematuramente cessate per morte di uno o due componenti son piene le fosse.
E anche qua rimarremo con il gravoso dubbio se i BLIND MELON avessero o meno lo spessore per essere (secondo me ovviamente sì, altrimenti col cavolo stavo qui a scrivere) una grande band.
Fine ’80, primi ’90.
Il successo mondiale della clamorosa “No Rain” ammalia un po’ tutti, con quella sua incredibile miscela di rock-blues, pop contagioso, post-folk e chi più ne ha più ne metta, come disse John Holmes.
Ci trovammo al cospetto di un gruppo che pareva in largo anticipo sui tempi (oltrechè fuorimoda, in piena epoca grunge) ma che aveva saputo subito trovare la chiave giusta per entrare in sintonia con pubblico, critici, classifiche.
Un miracolo, praticamente.
E come tutte le belle cose, l’epilogo fu veloce.
Dopo un paio di album, puff. Shannon se ne andò.
Lasciandoci tristanzuoli e con l’ennesimo punto di domanda irrisolto.
E mentre mezzo mondo mi taccia di rockismo e di machismo, Vi lascio in compagnia di questa splendida canzone “leggera” da assaporare e da canticchiare all’infinito.
Halleluja!
mercoledì 22 ottobre 2008
J.J. Cale - You keep me hangin on
Niente, passavo di qua e volevo solo farvi ascoltare questo delicato "bozzetto", neanche troppo noto a dire il vero, del grandissimo J.J.CALE.
Non c'è su un video ufficiale, ascoltate e basta.
Il pezzo è tratto da GRASSHOPPER un bellissimo lavoro dello schivo omino di Tulsa, che già in altre occasioni ho avuto modo di celebrare.
YOU KEEP ME HANGIN' ON è una cosa che va dritta al cuore, non ci sono chitarre swinganti a-la-Dire Straits (che probabilmente senza JJ Cale non sarebbero mai esistiti) c'è solo un omino di Tulsa con tutta la sua enorme anima a farci sentire quanto sono belle ed emozionanti le cose semplici.
Procuratevi Grasshopper se non lo avete, a parte questa canzone è comunque pieno di cose eccezionali.
Vi sentirete meglio, dopo averlo sentito.
Halleluja!
venerdì 17 ottobre 2008
Primus - Tommy The Cat
Vediamo se The Spirit ha ragione.
Nel senso del topic di nicchia versus quello mainstream.
Oggi mentre mi recavo alla nuova Fiera di Milano che pare un’astronave dismessa, ho messo in saccoccia il magnifico “They can’t all be zingers”.
Una specie di Greatest Hits, anche se loro avrebbero aborrito questa parola.
Orbene.
Dei PRIMUS si possono dire molte cose.
Una di queste è che si trovano in giro o fan stracciacapelli, o gente che ti guarda e ti dice “….Primus chi?.....”.
Cioè non sono un gruppo “o si ama o si odia”, tipo per fare un esempio i Green Day o i Queen.
Sono un gruppo che chi li conosce li venera e gli altri…..trippa.
Come i Raven, gli Anvil e i Diamond Head per i metallari.
Come i Buzzcocks e gli Stiff Little Fingers per i punk.
Cioè a volerli riassumere in poche righe potremmo anche dire che i Primus sono uno dei pochi reali gruppi a potersi fregiare dell’appellativo “alternative”.
Un power trio con la voce psicopatica ed il basso bulboso del leader, il leggendario LES CLAYPOOL (NDA “bulboso” come riferito al suono del basso se qualcuno rimembra fu definizione dell’altrettanto leggendario blogger Luther B., prematuramente (virtualmente) scomparso).
La chitarra sghemba e acidula ma anche abrasiva di LARRY LALONDE.
La batteria tumultuosa e rimbalzosa di TIM ALEXANDER.
Un power trio di grandi strumentisti in grado di eseguire partiture complesse dedicate ad un tipo di musica molto compatta e piena di groove, a cavallo tra funky, post punk, metal e forse anche un po’ di noise. Un tipo di musica che però resta unica, con una parte testi non americanamente terra-terra ma molto intelligente.
Ad un mio amico che mi chiedeva che roba suonano ebbi a rispondere (indeciso tra mille possibilità) un sintetico “roba tipo tum tch tatta tch tuum, bep bep, tch tuum tch tatta tch tuum”.
Cazzo, capì subito. E dopo l’ascolto mi disse “aò ciavevi proprio ragggione!”.
Qua per voi uno dei pezzi-signature, quel “Tommy the Cat” che li vide per la prima volta collaborare con Tom Waits, un altro sgangherato di seguito feticistico.
Dai su, anche voi.
….tum tch tatta tch tuum, bep bep, tch tuum tch tatta tch tuum….
Halleluja!
domenica 12 ottobre 2008
Queen + Paul Rodgers - C-lebrity
Prima o poi dovevo parlarne.
Per dire cosa. Uhm.
Beh, innanzitutto che non è un pezzo "da" Queen.
Nel senso che il marchio di fabbrica è poco riconoscibile.
Se non nei coretti.
Che però ricordano vagamente anche qualcosa degli Who.
La struttura della canzone poi è molto più vicina al mondo di riferimento di Paul Rodgers (minchia, che voce!) che non a quello del duo May-Taylor.
Hard blues, o qualcosa del genere.
Più Whitesnake che Queen.
Che poi l'origine di un certo sound risale ai Free (appunto, il supergruppo di Paul Rodgers) e, udite udite, ai Led Zeppelin .
Poi grande sfoggio di chitarre (grazie al sempiterno Brian May, 61 anni e non sentirli).
Insomma, anche se non so chi ha i credits del pezzo, una cosa è indubbia.
(Il divin) Freddie Mercury è lontano anni luce.
Che questo poi consente al giudizio di essere equilibrato.
E bravi sono stati May e Taylor a distaccarsi da "quel" sound per evitare recuperi nostalgici e dejavù pericolosissimi in sede di critica (ah, prima erano troooooppo meglio, voci come Freddy non ce n'è, la solita minestra ma senza il cuoco....).
Adesso siamo al cospetto di un gruppo passabilmente nuovo di 3 sessantenni in fregola che sparano watt come se fossimo ancora negli anni '70.
Può piacere e non piacere.
Può sembrare inutile o piacevole.
Certo è che non passerà inosservato.
E infatti questo "riffone" risuona ad ogni dove.
Lunga vita a Brian May, Roger Taylor e Paul Rodgers.
Ma per favore, togliete quel "Queen" dalla copertina, che non è più vero.
Halleluja!
domenica 5 ottobre 2008
domenica 21 settembre 2008
4 Non Blondes - What's Up
Bella meteora eh?
Questa canzone fece il giro del mondo A/R conquistando praticamente ovunque il numero uno.
Evidentissime le influenze del cantautorame americano mixato con gli allora imperanti e arrembanti Guns'n Roses di Axl e Slash.
Dietro le 4 non blondes non c'era però il vuoto. La cantante e compositrice e leader Linda Perry non ripetè mai più l'exploit in proprio ma ancor oggi il suo nome e la sua testa si celano dietro molte produzioni da classifica billboardiane (Aguilera, ad esempio le deve tutto o quasi -Beautiful, Candyman- ma anche Gwen Stefani e Pink e una lista di artisti di quella parte dell'oceano lunga un chilometro).
Insomma che dire.
Il pezzo era buono, ben prodotto e suonato.
Mi piace riproporvelo perchè io, sinceramente, fino a poco fa che l'ho ripreso in radio, me l'ero scordato.
E riascoltarlo mi ha fatto piacere.
Halleluja!
mercoledì 17 settembre 2008
Radiohead - Creep
Io di una cosa sono certo.
Che, quando appena prima del ritornello parte la chitarra, mi si accappona la pelle.
Un ingresso con un accordo smozzicato che sembra un cocomero che si spacca e poi una pennata tiratissima che neanche nel metal.
Jonnie Greenwood non è mai stato un solista celebrato ma la sua importanza nell'economia del sound Radiohead non è seconda a quella di Thom Yorke.
Il gruppo che più ha caratterizzato gli anni '90 (sì, i migliori, e senza alcun confronto con nessun altro) è qua alle prese con il suo "big bang", quella CREEP che li costringerà per molti anni ad essere identificati totalmente con la canzone come David Duchovny con Fox Mulder.
Creep guidava quel gioiellino di Pablo Honey, album ancora in bilico tra i Cranberries e gli U2.
Ma poi vennero The Bends e OK Computer e il volo si issò ancora più in alta quota.
Ma questa, è un'altra storia.
Halleluja!
mercoledì 10 settembre 2008
XTC - No Thugs in Our House
Ascoltate questa canzone, ne vale veramente la pena.
E’ uno dei migliori pezzi degli XTC, band che qualcuno ha definito la seconda miglior pop band inglese dopo i Beatles (e non l’ho detto io!).
Uno dei pochissimi gruppi nel music business ad accoppiare livelli altissimi di musica e di testi.
Uno dei pezzi con i suoni più duri dell’intero repertorio della band, contenuto in quel capolavoro di album che è English Settlement (Virgin - 1983).
La canzone è di Andy Partridge, una delle due colonne portanti del songwriting assieme a Colin Moulding.
Ascoltando la canzone non si può fare a meno di notare i riferimenti sonori che sono germogliati a pioggia nelle band inglesi degli anni '90 e del 2000.
Ma soprattutto leggendo il testo non si può fare a meno di notare quanto ancora sia ancora attuale questa tematica: la difficoltà di comunicazione e l’incomprensione figli-genitori.
Avremo anche noi in casa un delinquente pensando invece di avere un angioletto?
Halleluja!
NO THUGS IN OUR HOUSE
“The insect-headed worker-wife will hang her waspies on the line;
The husband burns his paper, sucks his pipe while studying their
cushion-floor;
His viscous poly-paste breath comes out,
Their wall-paper world is shattered by his shout,
A boy in blue is busy banging out a headache on the kitchen
door.
And all the while Graham slept on,
Dreaming of a world where he could do just what he wanted to.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.
The young policeman who just can't grow a moustache will open up
his book,
And spoil their breakfast with reports of Asians who have been
so badly kicked,
Is this your son's wallet I've got here?
He must have dropped it after too much beer.
Oh, officer, we can't believe our little angel is the one you've
picked. and
And all the while Graham slept on,
Dreaming of a world where he could do just what he wanted to.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.
They never read those pamphlets in his bottom drawer,
They never readthat tattoo on his arm.
They thought that was just a boys club badge he wore,
They never thought he'd do folks any harm.
The insect-headed worker wife will hang her waspies on the line;
She's singing something stale and simple now this business has
fizzled out;
Her little tune is such a happy song
Her son is innocent,
He can't do wrong,
'Cos dads a judge and knows exactly what the job of judging's
all about.
And all the while Graham slept on,
Dreaming of a world where he could do just what he wanted to.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.
No thugs in our house, are there dear?
We made that clear,
We made little Graham promise us he'd be a good boy.”
martedì 2 settembre 2008
LA BEST FIVE DEI POLICE
1. Message in a bottle
Colpisce in pieno il bersaglio grosso al momento giusto: pubblico, classifiche e critica urlano di SOS. Un riff e un ritornello che sarebbero (giustamente) passati alla storia.
2. Reggatta De Blanc
Il più bel cambio-tempo di tutti i tempi.
Quando a 2/3 della canzone Stewart Copeland modifica il ritmo passando da un reggae-rock ad un rock veloce, aggressivo e incalzante e la chitarra di Andy Summers infila tre o quattro degli assoli più taglienti che i Police abbiano mai concepito anche il più fantastico dei cori stinghiani (ioooo ieeeee ieio) va nel dimenticatoio. Un masterpiece.
3. Roxanne
Per i contenuti, per il romanticismo dolente, per la magica formula reggae-rock (questo era il primo LP del trio, quello ancora un po’ punk ma anche no) per una delle più belle interpretazioni canore di Sting. E’ ormai diventato uno Standard eseguito a tutte le latitudini (sì, anche nei bordelli).
4. So Lonely
Ci ho un debole per questo pezzone rock, per il breve ma maligno assolo di Andy, per le urla sguaiate di Sting in fine di canzone che sono state poi abbandonate per sempre a favore dei consueti toni patinati, per la clamorosa arrembante batteria di Stewart, per uno dei più grandi refrain del rock di sempre. Non è la canzone più originale dei Police, ma probabilmente la più impattante e la più adatta alle arene.
5. Bring on the night
Un caso a parte. Una canzone ancora oggi sospesa nel tempo e nello spazio. Un arpeggio etereo che induce al sogno completato da un ritornello alla take it easy. Una batteria discreta che sembra provenire da Kingston Town e che invece arriva da Londra via Stati Uniti e progressive rock. Dopo averla ascoltata si stenta a credere che dietro ci siano tre biondi.
IN PANCHINA (ma che panchina! Tipo le panchine lunghe del Milan e dell’Inter)
Bed’s too big without you (grande dub!)
Sinchronicity II (il canto del cigno)
Walking on the moon (elogio dell’Ubriachia)
Wrapped around your finger (forse il miglior testo in assoluto dei Police)
Bombs away (misconosciuta, perfetta)
Too much information (quattro passi nel funky)
One world (is enough, for all of us! Bella bella bella)
Can’t stand losing you (sta qua perchè ha le stesse valenze di So Lonely e perchè sennò la foto prima del titolo?)
mercoledì 27 agosto 2008
CONTROESODO
Ergo, vi butto là un po’ di cose degli ultimi giorni, notiziole e pensieri sparsi.
Accattato a 4,90 euri "Stain" dei mai troppo lodati Living Colour (sì ci ho già fatto un post) (sì ce l’avevo già ma su preistorica audiocassetta): per l’occasione mi sono risentito tutto uno dei migliori album del decennio dei ’90, anticipatore di gran parte del rock di oggi (cioè di quel che resta, oggi, del rock).
I Led Zeppelin sono al lavoro su brani nuovi (!). L’ha detto Jason. E se lo dice Jason magari è vero.
Sentito il singolo degli Oasis, purtroppo la solita minestra trita e ritrita. Anche se Noel dice che l’album non sarà brit-pop. Nel frattempo tourneè UK sold out in un’ora.
Van Halen hanno chiuso una megatourneè USA (quella della reunion con DL Roth e con Wolfgang Van Halen al basso) con risultati di pubblico e critica a dir poco strepitosi. Eddie è tornato in forma e sembra definitivamente guarito (tocco tutto).
Uscito in pompa magna "Erase/Rewind", album del rientro di Sabrina Salerno. Per maggiori dettagli (soprattutto fotografici) si rimanda alle innumerevoli pagine (sic!) dedicate da Repubblica e Corriere all’evento. Ah, è un greatest tits per chi ancora non lo sapesse. Cioè hits, non tits.
Giusy Ferreri (le classifiche sono ormai dominate dai ragazzetti che vengono dalle trasmissioni della Ventura o della De Filippi) ha spopolato con un pezzo di Tiziano Ferro che ricorda moooooolto fortemente “La Notte” di Adamo.
Per il resto gran grigliate di Vaschi, Liga, Jova e Antonacci. Del loro meglio n. 76 o salti per il palco n. 58, non ricordo bene i titoli.
Insomma, diciamo che ci sono ancora dei sani motivi per riprendere in mano il GH dei Talking Heads o degli Smiths.
Le next big thing se non leggo un po’ Valerio o il Countryfeedback non so dove trovarle, ho bisogno di recuperare.
Mediatrek non ci ho materialmente il coraggio di affacciarmisisivici nel terrore di trovarvicisicisi gli stessi discorsi in loop (loop nel senso di loop, non di traspa).
Ecco, non so che cavolo potrete commentare su un delirio del genere. Nel caso attendete il prossimo post che magari mi sono ripreso dalle ferie.
Halleluja!
lunedì 28 luglio 2008
Situation Music 2 - La Prima Volta
Cosa suggerire dopo il soundtrack del proprio (procrastinabile) (come le tasse) (a pagare e a morire ecc. ecc.) funerale?
Ma ovviamente il soundtrack de……….LA PRIMA VOLTA!
Ora, evitando gli sberleffi per Luca D’Ammonio (“ragazzina, non sei più una bambina…”) e Roberto Soffici (“Così piccola come un pulcino insicura mi vieni vicino….”) che se fossi una che l’ha data via la prima volta negli anni ’70 me li andrei a cercare con la mitraglietta uzi, ecco evitando queste bucce di banana qua, penso che propenderei per qualcosa più thrilling.
Diciamo che se dovessi ripetere quella tragica esperienza (dai gente,per un maschio è una roba da vergognarsi vita natural durante, poi si migliora ma la “prima” è roba da cinema horror) potrei mettere in scaletta:
Soundtrack di X-Files (sì, quella col fischietto angosciante)
Overkill dei Motorhead (dai diamoci un po’ di slancio)
I need you tonight degli INXS (eh, uno dei pezzi più erotici di sempre)
Ombelico del mondo di Jovanotti (per le percussioni e l’analogia)
Ramaya di Afric Simone (ullallà, cuccagna! Eh, se me lo dicevi prima…..)
Is this love? del sempiterno Daviddone Coverdale e i suoi Whitesnake un tanto al chilo (oh dai una botta di romantico quanno ce vò ce vò) (e poi questo pezzo funziona sempre in quei momenti)
Temo però, ripensandoci, che se anche avessi messo tutta ‘sta roba non sarei arrivato oltre il primo riff di Overkill.
A voi la palla, amigos.
Halleluja!
mercoledì 16 luglio 2008
Musica per Funerali
Gianfranco Funari, uomo e professionista assai discutibile (ai tempi) ma per alcuni versi encomiabile (se paragonato ai cialtroni di oggi), dopo alcuni tira e molla ci ha lasciato le cuoia.
R.I.P.
Ma non è questo il topic.
Al suo funerale, dice la stampa, suoneranno musiche di Bob Dylan.
Al dunque, che lo si sappia pubblicamente.
Io voglio Heroes all'entrata e Wild is the Wind all'uscita.
Se poi nel mezzo mi ci mettete anche The Man who sold the world magari mi ci scappa anche un sorrisino.
Halleluja!
lunedì 7 luglio 2008
Pulled Up
Per dire.
La cosa che più mi colpisce delle teste parlanti è il modo in cui la loro musica fluisce negli anni senza perdere di attualità.
Fu grazie al mitico Massarini (ricordate "I Zimbra" come sigla o stacchetto di Mr. Fantasy?) che conobbi questo gruppo in piena esplosione new wave.
Fu grazie ad amici invece (mi ci trascinarono)(a me, metallaro doc) che assistetti al concerto di Bologna dove furono consacrati dopo il boom di Remain in Light.
Insomma verso i Talking Heads mi hanno sempre spinto gli altri, ma non smetterò mai di grondare gratitudine.
"Pulled Up" è del primo album, quello che molti ancora considerano un pò grezzo e che io invece continuo a venerare.
Perchè già lì è contenuto tutto il genio e, soprattutto, la contemporaneità, di Mr Byrne e dei suoi compagni.
Il dopo fu pieno di allargamenti di vedute, arrangiamenti, universi sonori.
Ma il nucleo pensante e pulsante c'era già.
E non si sarebbe mai più raffreddato.
Halleluja!
domenica 29 giugno 2008
Don Henley - Talking To The Moon
Take it easy.
E capite già in che territorio siamo.
Il bel canto, la bella musica, la vita che dipende da come gira il sole e da chi ti accompagnerà la nottata.
California, estate, Eagles.
Anzi DON HENLEY, per la precisione.
In uno dei suoi non rari momenti di grazia. Neanche troppo noto.
Per il rock "impegnato" ci saranno altre occasioni.
Halleluja.
In the hot september sun down in texas
Sucked the streams bone dry
Turned to roads to dust
In the sleepy little towns down in texas,
The shades are all pulled down;
The streets are all rolled up.
And the only thing that breaks the silence
Are the trucks a-passin by
Late at night on the front porch swing
You can hear their mournful sigh
And the lonesome weeping willow cries to the stars above
He was callin out for his lady love
Shes been gone so long
I was just talkin to the moon
Hopin someday soon that Id be over
The memory of you-too hard to hold
And the wind across the plains
Is all that now remains
And the night shakes loose the names
But they never quite go back the way they came
So, good-bye rodeo
Its a long, funny way for men to go
Never change
Never change at all
I was just talkin to the moon
Hopin someday soon that Id be over
The memory of you- too hard to hold on
I was just talkin to the moon
Hopin someday soon that Id be over the
Memory of you
giovedì 26 giugno 2008
HO VISTO COSE
Ho visto i CREAM dal pasticcere.
Ho visto i POLICE tutti chiacchere ma non distintivo.
Ho visto i NEGRAMARO imbottigliati nel traffico.
Ho visto i KAISERCHIEFS e i FRANZ FERDINAND e gli ho detto: “eh, e i Bismarck, dove caspero gli avete messi?”
Ho visto i KRAFTWERK cose buone dal MONDWERK.
Ho visto i PERE UBU un pò alla frutta.
Ho visto i METALLICA un po’ arrugginiti sugli strumenti.
Ho visto i DURAN DURAN fare un concerto di venti minuti.
Ho visto i TOTO duettare con Cotugno (ok…ok….questa me la potevo evitare).
Ho visto i CHICAGO ripulire poi bene bene (eh vabbè, mica posso farle tutte pulite….).
Ho visto i NO DOUBT molto indecisi sul da farsi.
Ho visto i COMMODORES fare le guest stars su The Love Boat.
Ho visto i CURE dall’estetista (brutta, questa è bruttissima).
Ho visto PRINCE insieme ai QUEEN avviarsi verso Buckingham Palace con FERGIE THE DUTCHESS. Ad attenderli, PAOLO CONTE.
Ho visto i LYNYRD SKYNYRD e gli ho detto “’ndy cyzzy syynaty stysyry?”
Ho visto i VAN HALEN battere l’Italia 3 a 0.
Ho visto Ivana SPAGNA vincere, ma ai rigori.
Ho visto ALICE IN CHAINS e l’ho liberata.
Ho visto gli YES negare anche l’evidenza.
Ho visto i VILLAGE PEOPLE al Club Med.
Ho visto gli EUROPE e gli ASIA suonare a Pessano con Bornago. Supporter gli AMERICA.
Ho visto i NERI PER CASO. Eh..passavo di lì.
sabato 14 giugno 2008
judas priest-acoustic set
Se avete la pazienza di superare la tremenda sigletta di questa trasmissione in cui erano ospiti, vi attende una visione abbastanza curiosa dei Judas Priest (solo voce e chitarra acustica) alle prese con la versione ormai celeberrima della ballata di joanbaeziana memoria Diamonds and rust (ohibò!).
Nella cosmogonia del Rock Duro esiste un preciso consiglio di amministrazione di Divinità.
Rob Halford (qua in versione Fra' Martino campanaro, non più ossigenato -per forza è pelato- e con barbetta orientaleggiante) è una delle più osannate ed autorevoli.
Uomo timido, gentile e anche dichiaratamente gay (a riprova che l'ambiente metal è meno ottuso e reazionario di quel che si pensi ed a riprova che non sempre chi suona cose toste è obbligatoriamente un cazzone grezzone) resta a tuttoggi dotato di una delle più belle voci in circolazione.
Per farlo accedere a platee anche non-headbanger è necessario proporlo così.
In versione unplugged, sobrio, senza borchie e leather jacket.
Meno teatrale del solito, senza i consueti acuti spaccacristalli.
Ma intenso, preso, calato nel ruolo.
E che l'Olimpo del Rock Duro ce lo conservi il più a lungo possibile, nel suo ruolo.
Un Mito. In tutti i sensi.
Halleluja!
venerdì 6 giugno 2008
Sara Smile (forever)
In diretta da casa sua (!) un Daryl Hall privo del look cotonato anni '80 e soprattutto senza la compagnia di John "Franco Causio" Oates, sciorina in quattro e quattrotto uno dei pezzi pregiati della collezione di famiglia.
Quel "Sara Smile" (dedicato alla moglie e compagna di vita Sara Allen, coautrice di tante canzoni del duo Hall & Oates) che ancor oggi sta sospeso a metà tra la nostalgia e la tenerezza ma ci dice senza se e senza ma che l'uomo Daryl, al di là di una delle più belle voci bianche di sempre, ha anche una grande anima.
Halleluja.
giovedì 22 maggio 2008
Il mio vicino e un blues
Il mio vicino non so neanche come si chiama di nome (il cognome sì, c’è sul campanello).
Il mio vicino è solo, non se se è vedovo o separato.
Il mio vicino ci ha dei figli, ma non lo vengono a trovare quasi mai.
Il mio vicino è un vecchietto nella media, né simpatico né antipatico, mite come un agnellino.
Il mio vicino parla poco e a voce bassa. A volte in casa lo sento dal muro che parla da solo: per forza, è solo.
Il mio vicino una volta è venuta l’ambulanza poi il dottore poi i figli poi sono andati via tutti prima l’ambulanza poi il dottore poi i figli e lui è rimasto solo ancora una volta.
Il mio vicino esce sempre di casa alle 14, tutti i giorni (ma dove cazzo andrà che non lavora mica).
Ieri passavo ai giardinetti e ho visto il mio vicino seduto su una panchina, di spalle.
Seduta davanti a lui una deliziosa vecchietta coi capelli turchini.
Si guardavano con dolcezza e parlavano piano piano.
Io sono passato senza disturbare e dentro di me mi sono sentito meglio.
BELL BOTTOM BLUES, di Enrichetto con i Dominos, per il mio vicino.
Halleluja!
I don't want to fade away.
Give me one more day please.
I don't want to fade away.
In your heart I long to stay.
venerdì 16 maggio 2008
SOMETIMES IT SNOWS IN APRIL
Prince - Sometimes it snows in april from http://edsperience.vox.com/
Una delle più grandi e meno conosciute canzoni di Prince, una delle più grandi canzoni di sempre.
Con il contributo di Wendy e Lisa, il nostro artista tutto-genio-e-sregolatezza inserì questa gemma in Parade, album molto noto per la ben più nota Kiss.
Ma è in Sometimes it snows in April, canzone per chi ci ha lasciato, che l'album trova il suo epicentro ed il suo cuore.
Sotto il testo.
E un pensiero a chi non c'è più ma...non si sa mai, a volte nevica anche in Aprile....
Tracy died soon after a long fought civil war
Just after I wiped away his last tear
I guess he's better off than he was before
A whole lot better off than the fools he left here
I used 2 cry 4 Tracy ‘cause he was my only friend
Those kind of cars don't pass U every day
I used 2 cry 4 Tracy ‘cause I wanted 2 see him again
But sometimes, sometimes life ain't always the way
Sometimes it snows in April
Sometimes I feel so bad, so bad
Sometimes I wish that life was never ending
And all good things, they say, never last
Springtime was always my favorite time of year
A time 4 lovers holding hands in the rain
Now springtime only reminds me of Tracy's tears
Always cry 4 love, never cry 4 pain
He used 2 say so strong, “Oh, I'm not afraid 2 die?
Unafraid of the death that left me hypnotized
U know, staring at his picture I realize
No one could cry the way my Tracy cried
Sometimes it snows in April
Sometimes I feel so bad, yeah
Sometimes, sometimes I wish that life was never ending
But all good things, they say, never last
I often dream of heaven and I know that Tracy's there
I know that he has found another friend
Maybe he's found the answer 2 all the April snow
Maybe one day I'll see my Tracy again
Sometimes it snows in April
Sometimes I feel so bad, so bad
Sometimes I wish that life was never ending
But all good things, they say, never last
But all good things, they say, never last
And love, it isn't love until it's past
venerdì 9 maggio 2008
Rory Gallagher - A Million Miles Away Irish Tour 1974
Tratto dal documentario del leggendario Irish Tour del '74 vi posto un bellissimo video di una commovente canzone di uno dei più sottovalutati chitarristi di ogni epoca.
Rory Gallagher aveva il blues dentro, senza se e senza ma.
Fino all'avvento di Stevie Ray Vaughan (un mostro che ha messo in riga tutti i chitarristi mondiali tranne un paio di cui uno deceduto...) Rory fu uno dei pochissimi a reggere il confronto con i mostri sacri neri, o mezzi neri. Rory era uno di quelli che la chitarra ci viveva insieme, se la portava a letto e al cesso.
Durante la sua militanza nei Taste ma soprattutto nel glorioso decennio dei 70 non so quanti altri chitarristi bianchi poterono vantare il suo tocco o saper mostrare la propria anima attraverso la sei corde.
Ed aveva anche una "velocità" interessante, il che certo non guasta.
Rory morì nel 1995, a soli 47 anni, con la sua eterna faccia da ragazzino.
Non ce la fece a sopportare una vita di eccessi alcoolici.
L'intera Irlanda, dove era una specie di eroe nazionale, si fermò.
La BBC mandò in diretta i suoi funerali.
E ancora oggi il mondo rallenta e tende le orecchie quando da qualche parte uno stereo attacca una sua canzone.
Attenzione: Se non siete britannici questo è un post di nicchia, da amatori. Se non lo siete ancora, diventatelo con me che non ve ne pentirete.
Halleluja.
mercoledì 7 maggio 2008
Perfect Day
Certo che l'album da cui è tratta questa canzone è probabilmente uno dei più belli e intensi che mi sia mai capitato di ascoltare.
TRANSFORMER di Lou Reed contiene, oltre alla celeberrima Perfect Day, altre mirabili perle come Walk on the wild side e Satellite of love e Vicious e Hangin' round.
Insomma non si sa da che parte girarsi o meglio anche andando di shuffle si casca sempre bene.
Questa versione di Perfect Day è un curioso collage di interpretazioni di quelli che possono definirsi "various artists", realizzata per non so quale iniziativa benefica nel 1998.
Tra di loro non poteva mancare l'uomo che (assieme al fido Mick Ronson) produsse quel disco e gli dette un'impronta così nitida, ancor oggi scolpita come i faccioni del monte rushmore, rendendo possibile e memorabile quell'album vertiginoso.
Ovviamente la "materia prima" su cui David Bowie lavorò era di eccezionale qualità.
Come allenare il Milan o il Real Madrid o il Manchester United, più o meno.
Talvolta mi chiedo come mai Daviddino sia così bravo in tutto quello che fa (cito anche l'operazione analoga compiuta con Lust for Life di Iggy Pop, altro capolavoro).
Ma poi, senza rispondermi, torno semplicemente a far ripartire lo shuffle.
Tanto, casca sempre bene.
Halleluja e goodnight a tutti.
martedì 29 aprile 2008
Le 5 migliori canzoni degli Stones
Che dite, impresa ardua....ma ogni tanto la marea monta e oggi nelle sale impazza Shine a Light di Scorsese che mi dicono eccellente e sì insomma è vero che si parla sempre troppo di loro ma di che volete parlare, di politica?
Allora ci proviamo.
No, mi raccomando non quelle più famose, ma quelle che secondo voi sono le più pazzesche e imprevedibili e meravigliose creature del gruppo di rock and roll più famoso di sempre.
1) Sympathy For the Devil
2) Gimmie Shelter
3) Waiting On a Friend
4) Honky Tonk Women
5) You can't always get what you want
Oppure facciamo quelle che vi portate nel cuore?
1) Memory motel
2) Sister Morphine
3) Love in vain
4) Sweet Virginia
5) Miss you
Vabbè, fate vobis e beccatevi il video di Waiting on a friend, canzone leggiadra che stento ancora a credere opera di quei due loschi figuri, ma tant'è.
Halleluja.
giovedì 24 aprile 2008
Bauhaus - In the Flat Field
La qualità del video non è esattamente delle migliori.
Ma la canzone per me ancor oggi resta una delle più rappresentative dell'epoca.
Peter Murphy e soci, ferventi seguaci di David Bowie ma anche (scusate ma di questi tempi mi scappa spesso....) di Johnny Rotten, alle prese con i rimasugli del Punk ma anche con le oscurità del Goth, si infilarono presto e consapevolmente in un tunnel buio e senza ritorno.
A niente valsero le successive virate verso il funk o la dance.
BAUHAUS erano morti prima ancora di diventare vecchi.
E forse è stato meglio così.
Hanno brillato tanto in poco tempo.
Come vuole la neil-young-lesson-number-one.
Un destino parallelo a quello di un'altra grandissima band dell'epoca, i Killing Joke, di cui già parlai qua.
Gruppi da TENAX, per chi capisce cosa voglio dire.
lunedì 21 aprile 2008
Destra Sinistra
Era sempre molti passi avanti.
E non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Ci manchi, Giorgio.
Oggi più che mai.
giovedì 17 aprile 2008
Trainspotting - Scena Iniziale e Finale
« Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?... »
Questo film (e il discorso ovviamente parte dallo splendido romanzo di Irvin Welsh) mi sta nel cuore.
Totalmente privo di retorica, totalmente intriso di verità.
Uno spartiacque generazionale.
Dopo di esso la visione mitologica del “drogato” è totalmente cambiata.
Non più perdente e sfigato alla ricerca di una via di fuga dalla cruda realtà.
Non più alternativo e fricchettone.
Ma persona determinata e consapevole che sceglie la via della droga quale antidoto al grigiore del quotidiano, quale modo per passare il tempo e “ammazzare” la noia.
Quindi, demitizzando il drogato e distruggendone in modo assolutamente tragicomico l’iconografia, TRAINSPOTTING ha fatto molto di più CONTRO l’eroina di molti sermoni più o meno autorevoli.
Vi chiederete il perché di questa citazione in un blog di musica.
Che domande, la colonna sonora di Trainspotting è un must assoluto, contiene una caterva di bellissime canzoni.
Fra le tante l’iniziale LUST FOR LIFE di zio Iggy e la finale e clamorosa BORN SLIPPY degli Underworld.
Uno dei pezzi-faro degli anni ’70 e uno dei pezzi-guida dei ’90 tra i quali è racchiuso uno dei migliori film di tutti i tempi.
Halleluja.
martedì 15 aprile 2008
MIAOOOOOOOOOOOO
Brian Setzer e i suoi compari.
Facilmente etichettati come “rockabilly revival” dalla critica imperante (nel senso del Sire).
Eppure così freschi e immediati e aperti: tra il 1981 e il 1984, quando con soli 3 album mischiarono rock and roll anni ’50, punk, postpunk, country&western e doo-wop per dare origine ad una miscela esplosiva di quelle che it’s better to burn out than to fade away.
Pezzi epici come Storm the embassy o Rumble in Brighton si accompagnavano alla teen riot di Runaway Boys o ai divertissement come Fishnet Stockings o Gonna Ball o Built for speed e quando volevi un po’ di esotismo arrivava Ubangi Stomp, e quando volevi fare un po’ di cheek to cheek eccoti I won’t stand in your way (aaaaaaaanymore)!
Ma con Stray Cat Strut (qui il video), dove giunsero ai vertici mondiali con un 1/2 di blues, ¼ di jazz e ¼ di swing fecero davvero innamorare di loro tutta una generazione.
Brian Setzer era (metaforicamente) il fratellino minore di Eddie Cochran e il fratellone maggiore di Billy Joe Armstrong. E pare andasse in giro con lo zietto Joe Strummer a lezione di this is England (la Gran Bretagna tributò ai gatti un successo di proporzioni cosmiche, forse più che gli USA).
Sentiamoli in una rara esibizione live.
Brian, il suo ciuffo, il fido Lee Rocker a strappare le viscere al contrabbasso e la spilunga alla Ciccio Ingrassia di Slim Jim Phantom, l’unico batterista in piedi della storia del rock.
Halleluja.
venerdì 11 aprile 2008
Plain White Ts - Hey There Delilah
Sono 3 mesi che la sento ovunque vada e tutte le volte che accendo la radio.
Ho da poco scoperto il titolo e il nome di chi la canta.
E sono quindi in grado di postarla.
Assomiglia vagamente a "Suzanne" ed è misteriosamente poco "modaiola".
Ma ha un hook strepitoso ed è senz'altro uno dei pezzi più "catchy" degli ultimi tempi.
E nemmeno un accenno di hiphop e neanche un tritello di Timbaland.
Cazzo, ce n'è per farsela piacere.
Halleluja.
PS L'ultima volta che scrissi due righe per una canzone attuale fui preso per i fondelli (da molti, non da tutti). Il pezzo era Rehab e lei era più o meno una sconosciuta. Fate vobis.
martedì 8 aprile 2008
Trans Europe Express
Diobonino come pompano questi bassi!
Santamadonna come "taglia" questo leit-motiv.
Eppure i Kraftwerk restano uno dei misteri più incredibili della Musica moderna.
Così tecnologici e androidi eppure così passionali e travolgenti.
Freddi fuori, caldi dentro.
Coloro che sdoganarono la musica elettronica d'elite e la resero realmente fruibile alle masse.
Al crocevia con la musica "cosmica" dei teutonici, la trilogia di Bowie, la dance music e la nascente New Wave.
A volte mi chiedo cosa sarebbe stato di interi filoni musicali se non fossero esistiti i 4 crucchi.
Da dove sarebbero partiti chessò i Simple Minds?
O come sarebbe stata impostata la musica Techno.
Ma anche, con qualche doloretto, avrebbe Bowie scritto "Neukoln" e flirtato con Brian Eno?
E se me lo chiedo io che sono cresciuto a pane e schitarrate......
I tedeschi ci hanno insegnato il pragmatismo e l'importanza di avere poche idee ma chiare.
E poi spaccare il mondo in due, con la precisione di un chirurgo.
O si odiano, o si amano.
Senza mezze misure.
PS Vi ho mai detto che li ho visti in concerto alla casa del popolo di Gràssina?
lunedì 7 aprile 2008
L'aria è di tutti.....
Questo post è necessario, anzi indispensabile.
Non dice niente di nuovo, ovviamente. Ma qualcuno deve pur farlo.
Ok bon, vi chiedo un pò di pazienza e cinque minuti di tempo.
Sentite in sequenza il ritornello di Amen, recente successo di Zucchero e poi di How could this go wrong, vecchio successo degli Exile che qualcuno un pò più in là con gli anni avrà senz'altro ballato in pista nel 1979.
E poi traete da soli le opportune conclusioni.
Halleluja, e orecchi appuntiti.
giovedì 3 aprile 2008
HEARTLIST Le 5 canzoni del cuore
L'amico Nicco mi ha passato una catena (meme, dice lui).
Mai fatta una però. Per lui e per il contenuto (non sono le 5 cose che ti piacciono di più delle donne o le 5 cose che più odi del tuo capo), la faccio volentieri.
Le 5 canzoni del cuore.
Volevo metterne una dell'Enzino, ma oggi sono troppo Rock.
Et voilà.
Naturalmente, come ogni catena che si comandi la passo anche agli altri. Pure a quelli che la musica non (tiè).
Pronti, via (in ordine sparso di apparizione): porillo, cara red, valerio, stan, country, la braid, la ladypazz, ovi, sandro&denni, airid.