mercoledì 29 dicembre 2010
DD Awards 2010
Devo dirla tutta? Odio fare le classifiche di fine anno, mi piace solo leggere quelle altrui.
Però è giusto andare almeno ad indicare una direzione.
2010 avarissimo di novità veramente interessanti.
Pieno di cose piacevoli (cito casualmente e dimenticando sicuramente qualcuno crystal castles, the drums, neon trees, deerhunter, tame impala, caribou, beady eye,...).
Avaro di cose veramente in grado di lasciare il segno.
Le eccezioni sono a mio avviso solo 2.
E non sono nè i National, il cui High Violet è una conferma ma che non riesce a superare le vette passate, nè gli Arcade Fire, autori di un disco bellissimo ma che non riesco a classificare "capolavoro" perchè pesantemente debitore verso il passato.
Neanche il grandissimo ritorno di Tom Petty con l'album bluesy Mojo, rappresenta un motivo per saltare sulla sedia. E' stato "solo" il gradito ritorno a livelli alti di un vecchio amico.
Le due eccezioni sono i MIDLAKE e JOHN GRANT. Perchè li menziono insieme? Perchè i Midlake hanno fatto un album eccellente ("The courage of others") ma hanno anche e sopratutto suonato e prodotto il clamoroso album di debutto solista di JOHN GRANT, "Queen of Denmark".
Ex leader dei cupissimi Czars, John Grant da Denver Colorado approda a questo album grazie all'interessamento dei texani Midlake e, ripescato dal suo baratro esistenziale personale, sforna un disco che diventa un instant classic.
Ascoltandolo è difficile darne una collocazione temporale e/o di genere.
E' essenzialmente bella musica, con prevalenza di ballad malinconiche ma non solo.
Sono composizioni musicali di grande portanza, abbinate a liriche profonde che descrivono benissimo il disagio interiore di John Grant, che può apparire sì stereotipato (droghe, alcool, being gay) ma sempre e comunque straziante e coinvolgente.
L'aiuto dato dai Midlake assomiglia un pò a quello che eoni fa dette Bowie prima a Lou Reed poi a Iggy Pop. E puoi solo dire meno male che c'è stato.
Di tutte le belle canzoni contenute in Queen of Denmark a me è piaciuta molto questa IT'S EASIER che a tratti rasenta l'incedere lento e maestoso di certi brani dei Pink Floyd.
Un nuovo grande autore per gli anni a venire, se solo reggerà dal punto di vista emotivo.
lunedì 27 dicembre 2010
Neon Trees - Animal
Mi ronzano da un pò nelle orecchie....alcuni amici bloggers li hanno già fatti girare...diciamo che a forza di sentirli un paio di loro pezzi (fra cui ovviamente questo ANIMAL ) hanno finito per entrarmi in loop in testa.
Complici alcuni video girati a casa di Daryl Hall che me li ha definitivamente sdoganati (sapete quanto ami Daryl, per me uno dei migliori autori pop del ventennio 70-80 e una delle voci più belle che abbia mai sentito cantare) anche i nuovissimi NEON TREES alla fine mi sono....ehm....argh.....vabbè va, chissenefrega.......piaciuti.
Oh minchia prima che arrivino i battaglioni dei duri & puri.
Neon Trees da Provo (Utah) partono dai Cars e dal miglior electropop degli anni '80, gli infondono un pò di ritmo aggiuntivo alla Sigue Sigue Sputnik e poi macerano tutto lentamente nel grancalderonedellamusicaamericanadiprovincia.
Ne esce un mix assolutamente privo di originalità ma con una forza dirompente, tanta tanta freschezza, refrain catchy come pochi e un tiro micidiale che farà la vostra felicità sotto la doccia ma anche in auto.
Musica di-sim-pe-gna-ta, come ebbi a dire tempo fa.
A me MI ci vuole anche quella, ziobon.
Pronti via e si parte nella notte.
Oh oh.....
domenica 26 dicembre 2010
Nirvana - The Man Who Sold The World
Tra tutte le cover di Bowie questa secondo me è la migliore di sempre.
Perchè?
Perchè Kurt la fa sua, la interiorizza, ci mette intensità.
Non ho mai sbavato per i Nirvana, che ho sempre trovato troppo poco innovativi per essere stati considerati così eversivi. Altri erano arrivati alle stesse conclusioni prima di loro (Pixies), seppur in modo meno planetario.
Ma ho sempre adorato l'uomo Kurt con tutte le sue debolezze.
Il rocker leggendario è sempre quello morto.
Buon proseguimento.
martedì 21 dicembre 2010
LOW - Breaker
Insomma com'è come non è prima non li conoscevo per niente.
Ma mi sono perso, mi sono.
La musica inafferrabile eppure affascinante dei LOW oscilla ormai su più fronti, sempre legata ad un "minimalismo" di fondo che la fece a suo tempo definire Slow-Core. Ci son pezzi strepitosi anche solo chitarra e voce, ma a me piacciono di più quando usano l'elettronica in modo leggero ma molto originale. Vanno sentiti, veramente le loro canzoni sono prive di reali hit singles e necessitano di essere metabolizzate a titolo personalissimo. Come se ognuno ne dovesse per forza e non per distinguersi dalla massa creare una personal playlist.
In questo periodo mi piace questa, in particolare.
L'ipnotica e malinconica BREAKER. Cantata da una delle migliori voci in circolazione, no doubt.
Qua live, ma cercate anche il video ufficiale perchè è di un paranoico ai limiti del fastidio. Ma fa parte del progetto, indubbiamente.
Poi, se vi garbano (anche se molti dei miei fini intenditori non li scopriranno certo con me), andate a setacciare il Tubo in cerca della vostra canzone dei Low preferita.
Halleluja!
Low - Breaker
giovedì 16 dicembre 2010
Orgoglio e pregiudizio
Well...non credo di dire eresie sostenendo che THE POLICE sono stati una delle band più interessanti e di spessore nel panorama pop mondiale degli ultimi 30 anni. Una miscela praticamente perfetta sotto tutti i punti di vista:
• composizioni di prim'ordine principalmente a cura di H.M. Gordon Sumner, uno che la musica la conosce sul serio;
• arrangiamenti furbescamente innovativi, privi di orpelli, geometrici, efficacissimi.
• esecuzioni millimetriche a cura di tre musicisti (sottolineo, mu-si-ci-sti) che, presi singolarmente, erano da palcoscenici un pò più ambiziosi (jazz, progressive) e quindi "scherzavano" suonando pop music;
• posizionamento eccezionalmente opportunista, in finale di punk pescando a piene mani dal reggae e finendo a suonare pop multiforme sorseggiando tè nel sahara;
• testi mai banali e sempre con quello zic in più del "sole-cuore-amore" che permea il mondo pop;
• marketing perfetto, mai un'immagine fuori posto una promo da svalvolati una news chiaccherata niente droga niente movida;
• produzione esagerata, soprattutto sotto le mani di Hugh Padgham;
• enorme riscontro da parte del pubblico e plauso generale da parte della critica.
Potrei continuare per ore. Ma a che pro.
Un giorno un tizio pieno di sè ha buttato tutto alle ortiche per "essere sè stesso" (leggi: incassare tutto lui senza dividere con la banda, come se il capoladro potesse fare da solo senza l'autista e il palo), suonare blando pseudo-jazz ed approdare ad un nulla assoluto dopo essere andato solo in discesa per anni. Certo parlando di Sting, anche la discesa è stata qualitativamente di gran livello e i primi album con il supergruppo omarhakim-darryljones e compagnia bella buttali via.
Ma insomma erano lavori conformisti dai su.
Conformisti quanto invece erano freschi e originali i lavori dei Police.
O forse è solo che Sting aveva capito di essere in esaurimento progressivo di energie creative ed ha preferito ammazzare la sua creatura evitandole una trista morte per lento dissanguamento.
Chissà.
Orgoglio ne ha sempre avuto a dismisura, quello là che vive sei mesi l'anno in una tenuta in Toscana e non sa una cazzo di parola di italiano però fa un vino che, se non erro, si chiama Il Palagio.
Ma il pregiudizio sul pensare di sapere con tutta certezza la fine che avrebbe fatto la sua band, senza lasciare neanche al tempo di fare il suo mestiere è stato comunque troppo.
Io come gli innamorati che si rifiutano di veder svanire una storia, avrei voluto vederli sdilinquirsi dietro a dischi sempre più tronfi ed inutili, magari dando ogni tanto qualche colpo d'ala, magari facendo comunque tourneè appetitose, magari rimanendo sul trono della musica mondiale al posto degli irlandesi. Magari, dico da fan della prima ora. Sapendo la dura realtà ma fingendo nelle varie chat sui vari blog che fossero rimasti ai fasti dei bei tempi. Un pò quello che vanno sostenendo in giro i fan degli U2 da anni. Mentono sapendo di mentire. Però i loro idoli sono ancora lì a dare un minimo di teporino ai loro cuori un tempo riscaldati a fuoco.
Come ogni amore che si rispetti, la gestione del declino è importante come quella dell'ascesa.
Ma non sapremo mai come sarebbe stato se.
Tutto per colpa dell'orgoglio (e del pregiudizio) di quello lì.
martedì 14 dicembre 2010
Ace Frehley - Fractured Mirror
Paul (Ace) Frehley non è mai stato il guitar hero più veloce o più emozionante.
Ace è stato però uno dei chitarristi che maggiormente hanno spinto legioni di ragazzini a prendere in mano una chitarra e tentare di replicare ciò che vedevano fare dal loro idolo.
Suonare come Ace è possibile dal punto di vista tecnico, inventarsi le sue idee e il suo modo di suonare semplice ma unico un pò meno.
L'uomo ha avuto brutte vicissitudini che hanno messo in condizione gli Amministratori Delegati della Kiss Inc. (Gene & Paul) di metterlo alla porta e sostituirlo talvolta con axemen bravissimi ma senza cuore (Vinnie Vincent) talaltra con cloni al 100% (Thommy Thayer). Solo Kulick ha avuto un ruolo "attivo" alla lead guitar, prima di venir defenestrato a favore di un altro che, in mancanza dell'originale, ricordasse Ace in tutto e per tutto (trucco compreso).
L'artista Frehley ha però toccato il cuore di molti. Nel suo piccolo (mi si perdoni l'irriverente paragone) lo paragono a George Harrison. Laddove Stanley e Simmons scrivevano l'80% dei pezzi del gruppo, restava la nicchia di Ace a dare sempre quel qualcosa di diverso e meno allineato con gli standard party rock della band. Shock me, Cold Gin, Torpedo Girl, Dark Light, Hard Times son pezzi che non sembrano neanche dei Kiss, suonati e cantati da Ace con quel tono strascicato alla Lou Reed che non c'azzecca niente con il baraccone luci suoni colori montato dal compianto Bill Aucoin.
Ma Ace era Ace.
Un altro del genere "un uomo un suono", il genere di chitarrista che mi piace di più in questa fase della vita dopo anni e anni passati a sentire shredder velocissimi.
Ascoltatelo senza pregiudizi, magari nel suo mitologico album solista del '78 (quando i 4 se ne uscirono in contemporanea con 4 lavori, peraltro dignitosissimi, con un colpo di marketing mai visto e mai più ripetuto). O magari nei primi lavori con i suoi Comet o nell'ultimo album del 2009 che rivaleggiava alla grande con il patinatissimo Sonic Boom dei fratelli-coltelli.
Scoprirete un chitarrista di rara sensibilità, duro quando serve ma sempre in grado di dare un pizzico di suo allo strumento.
Sentitelo in questo strumentale ripreso spesso da altri "colleghi" (es. Dimebag Darrell dei Pantera). Non ve ne pentirete.
Grazie, buonanotte.
Ace Frehley - Fractured Mirror
sabato 11 dicembre 2010
Ghetto Defendant
Non ci son cazzi. Questo è il miglior dub di sempre.
Joe, forse, fra i tanti, è quello che mi manca di più.
Ma tant'è.
Almeno lui vivrà nei nostri ricordi.
mercoledì 8 dicembre 2010
Non tutta la pubblicità viene per nuocere
Non so in quale cavolo di spot ho sentito questa canzone ma l'ho cercata alla razzo.
Potenza della rete, non so una mazza chi cazzo sono che cazzo cantano da dove vengono e dove vanno.
Non sono un fan della dance nè dell'elettronica ma quando si balla si balla.
E qua il piede parte per forza.
I like the way you moooooooooooooooooooooooove.
lunedì 6 dicembre 2010
...'cause I'm born free!
A dirvela tutta ho sempre considerato Kid Rock un mezzo pagliaccio. Capace di prendere a prestito qualsiasi vestito in modo ruffiano e furbo per luccicare di luce riflessa in un mondo rock ormai abbastanza asfittico.
Che vi devo dire.
Ora per esempio, è uscito da poco il suo ultimo lavoro.
E questo è il singolone che domina nelle charts di mezzo mondo.
BORN FREE riecheggia (ammazza se riecheggia) un personaggio di primissimo piano a cavallo tra i 70 e gli 80.
Sto parlando del grandissimo BOB SEGER, per essere chiari.
Non si può dire che Born Free di Kid Rock copi qualcosa di preciso di Bob Seger, ma cazzo se ricorda Bob Seger.
Però, oh.
A dirvela tutta la sto canticchiando da qualche giorno.
Bob Seger o meno, che tanto ormai il più originale c'ha la rogna.
Hasta la vista!
Kid Rock - Born Free
venerdì 3 dicembre 2010
WRITTEN IN REVERSE
Da Austin, Texas, viene questa band atipica.
Non so come classificarla, sicuramente suona del rock ma non è mainstream e non è indie.
E' una miscela molto personale carica di energia e non scevra di estro armonico.
SPOON sono la miglior cosa che gli Stati Uniti abbiano partorito da anni, escludendo dal computo la fertilissima Brooklyn area (e vabbè magari anche i National, ci ho ripensato).
A voi quella che mi piace di più, anche se non ne sto trovando una debole neanche a cercare con il lanternino.
Scritto all'incontrario in effetti farebbe Noops. Ma tant'è.
Spoon "Written In Reverse" Live on SIRIUS XMU
domenica 28 novembre 2010
Deboli di cuore
I metallari "duri&puri" odiano le power ballads.
Ma io mica sono un "duro&puro" eh.
Sono sempre stato uno dal cuore debole.
Abbiate pietà gente, con questi qua ci sono cresciuto.
Sangue del mio sangue, piume delle mie piume.
Non posso rinnegare e non lo farò mai.
Have a nice night.
JUDAS PRIEST - ANGEL
lunedì 22 novembre 2010
The Rain Song (+ grandi)
Peraltro in uno dei più grandi concerti che abbiano mai suonato (quello famoso del 75 a Earls Court).
Buonanotte a todos.
sabato 20 novembre 2010
Reason to live
Tempo fa si parlava di AOR (Adult Oriented Rock) con dovizia di nomi e particolari, outing e sberleffi.
Quello che non si disse allora è che accanto ai big del genere (Journey, Toto, Reo Speedwagon, Styx, Ambrosia, Autograph e compagnia bella) possiamo tranquillamente mettere anche i KISS.
Sì proprio loro. Non mi stancherò mai di ripetere che la band di Paul Stanley e Gene Simmons, al di là dell'evidentissima fame di soldi che ne ha sempre guidato le scelte cosidette "artistiche", era in grado di fare qualunque cosa in ambito Rock. Dall'heavy metal più sparato (Asylum e Creatures of the night) al glam rock (Rock and roll over), al disco-rock (Dynasty), al pop rock (Unmasked, Made in the shade), allo street (Dressed to kill), al Sabbath Rock (Kiss, Hotter than hell).
Ma anche appunto AOR.
Questo pezzone (mi pare del 1986) è a tutti gli effetti un pezzo AOR.
Tastierone dominante, voce estesa, assolo pirotecnico, incedere cadenzato.
Potrebbe essere una hit single dei Journey.
E invece c'è il vocione di Paul.
Cialtroni, folli, paraculi quello che volete.
Ma versatili oltremisura.
E sempre ai massimi livelli in tutto ciò che hanno suonato in quasi 40 anni di onorata carriera.
Ad salut.
giovedì 18 novembre 2010
It's Over - Michael Sembello
Della serie pop-snob 3.0 o non mi ricordo quale versione siamo arrivati vi posto un pezzo dimenticato da Dio e dagli uomini, quanto giustamente non so.
Michael Sembello, chitarrista turnista da studio di ottimo livello tecnico, è passato alla storia (....) per MANIAC, il pezzo guida di FlashDance, film di grande successo degli anni '80.
Soprattutto è passato alla storia per l'assolo contenuto in quella canzone, un piripacchio mica da ridere che ha fatto restare un paio di notti insonne con le cazzabubbole anche il buon Eddie Van Halen (un paio di notti e basta eh, che poi l'ha imparato e gli ha fatto un culo così).
Però il buon Michael, sulla scia del successo di Maniac, pubblicò un discreto album che allora veniva classificato "easy listening", termine abbastanza vuoto ma che antesignava il pop-snob di harmonichiana e euterpiana memoria.
Niente di particolarmente valoroso, solo una manciata di canzoni scritte con sapienza e suonate bene con ottimi session men.
Tra queste segnalo la bossa nova lenta di IT'S OVER (mah, sarà bossa nova o mi sono inventato una stronzata?) pezzo che comunque si fa ascoltare e che potrebbe andare anche bene per tirare una bella riga sopra il blog.......
Hasta la victoria siempre.
it's over- Michael Sembello
martedì 16 novembre 2010
Elezioni
Un genio, un pensatore, un performer eccezionale che sapeva cogliere l'essenza delle cose e porgerla con garbo ironia e leggerezza. Volta per volta qualsiasi sua canzone torna attuale, ero indeciso tra questa e La libertà, poi il gran finale di Le Elezioni ha vinto, come sempre.
Capolavoro.
Buonanotte.
Clic.
domenica 14 novembre 2010
Non meniamo i CAN per l'aia
Stranamente tutti conoscono l'enorme influenza che i Velvet Underground ebbero sulla musica a venire, mentre pochi sanno dell'altrettanto enorme influenza sul rock detenuta dal gruppo teutonico (Colonia, per la precisione). Peraltro venuto alla luce dopo una frequentazione della factory di andy warhol e dei velvet underground stessi.
Compositori classici e musicisti di grande livello, Schmidt (quello colpito dalla scena di new york), Czukay (allievo di Stockhausen) e i loro validissimi partner (dal chitarrista Karoli ai vocalist Mooney prima e Suzuki poi) vollero credere che era possibile scrivere e suonare una musica nuova.
Io stesso ho scoperto i Can in grave (ma perdonabile, meglio tardi che mai) ritardo.
E sono tuttora poco avvezzo alle loro fasi più sperimentali, limitandomi ad apprezzare le cose più "commerciali".
Per cui non sono in tutta onestà in grado di spiegarveli a modo, augurandomi che tra voi ci sia qualche esperto in grado di indicarmi il miglior percorso possibile di "apprendimento-Can".
Sono solo in grado di porgerveli, di ricordarli.
Questa canzone, che ho in mente in loop da più di una settimana, dette anche luogo ad una cover da parte di uno dei tanti gruppi che li dichiarano tra le fonti d'ispirazione (sarebbero i Radiohead, scusate se è poco).
Il pezzo, bellissimo, intensissimo, è THE THIEF.
Can - The Thief
mercoledì 10 novembre 2010
Sangue sudore e lagrime
Non ne so praticamente una mazza, di quelle robe lì del jazz rock e della fusion anche se negli scaffali riposano la mahavishnu, gli spyro gyra, i weather report e svariati altri nomi comprati sempre in momenti di "stanca" in cui sentivo che la "mia" musica non mi dava più stimoli. Belli di padella, grandi strumentisti, composizioni sopraffine ma tanta tanta tanta noia.
D'altronde, non sono un palato fine, perchè cercare di essere qualcosa di diverso?
Ma questo pezzo dei blasonati BLOOD SWEAT & TEARS (ancorchè detentori di un brand name tra i più belli di sempre) mi ha sempre intrippato.
Supergruppo pieno di nomi altisonanti figli e figliocci vari, attivo dalla fine dei '60, ci ha tramandato questa canzone superba adatta sia a fare la sigla di Domenica Sprint sia consentirti di dissertare con gli amici che ascoltano la musica colta senza fare la figura dell'analfabeta musicale.
La vocionissima di David Clayton-Thomas invade qualsiasi angolo della vostra pancia, i fiati vi portano su Marte e il ritmo sincopato del tutto vi dice che forse avete sbagliato a non considerare di approfondire altri territori musicali oltre ai vostri pascoli.
SPINNIN' WHEEL è da sempre devastante. Continua ad essere molto attuale e, al contrario di altre canzoni jazz-rock dell'epoca, affronta gli anni senza prendere la muffa.
Io, ogni tanto, col contagocce, me la sorbisco.
E poi ritorno sereno con la coscienza a posto alle mie tamarrate.
Halleluja, gente.
Blood Sweat & Tears - Spinning wheel
venerdì 5 novembre 2010
I Giorni del Boss
I fan gorgheggiano e i detrattori rosicano.
Io sono un fan, ma non un fanatico. Come più volte ho detto non amo particolarmente il Boss ridondante caciarone e più epico.
Il "mio" Bruce è quello più intimo, riservato, nostalgico.
Ed oggi, per celebrarlo anch'io in questi giorni di festa in cui rinasce uno dei suoi capolavori (sto parlando di Darkness per i pochissimi che ancora non lo sapessero), vi posto due delle sue canzoni che ancora oggi, dopo decinaia e decinaia di ascolti, mi mettono i classici brividi sulla pelle.
Vuoi per le musiche indimenticabili, vuoi per i testi così vicini così toccanti.
A voi POINT BLANK e RACING IN THE STREET.
Qua indimenticabili in una romanticissima e antica (e eterna oserei dire) versione B/N.
Come non amare quest'uomo quando fa queste cose?
mercoledì 3 novembre 2010
C'è toscano e toscano
Francesco poi ha deragliato, di testa e di fisico, ed è tuttora in bacino di carenaggio dopo incidenti di vario genere (il coma eccetera). Dicono si stia rigenerando a casa sua, e io francamente ci spero.
E vado a spiegarvi i perchè.
1) Francesco (e i Giancattivi) è stato espressione della toscanità migliore. Quella sardonica e cattivella ma anche surreale e brillante. Quella simpatica e fuori di testa. Quella teatrale e cinematografica più che televisiva. Quella che discendeva da Benigni e Carlo Monni e Novello Novelli e i teatrini off delle case del popolo. Non quella becera omologata e appiattita dei Carliconti e dei Giorgipanarielli (ahimè su Giorgio avevo più speranze, su Pieraccioni invece ancora non mi pronuncio definitivamente ma ormai i passi falsi superano di gran lunga quelli giusti).
Toscani che non fanno una buona pubblicità della Toscana al di fuori del Granducato. Che fanno diventare anche un pò antipatica quella cadenza che con Benigni aveva dilagato in ogni dove. Che fanno diventare strafalcione quel grado di creatività che accompagna ogni nostro gesto spesso alla ricerca dell'originalità.
2) Francesco è un grande cantante. Canta benissimo, davvero. Al di là delle cose ironiche (l'immortale Puppe a Pera....c'hai le puppe a pera pera pera pera pera) Francesco ha partecipato (ve ne eravate scordati?) al Festival di Sanremo e cantava regolarmente le main track dei suoi film.
Canzoni melodiche come GIULIA (o come MADONNA CHE SILENZIO C'E' STASERA o come LOVELORN MAN) che richiamano alla mente i passaggi più romantici dei suoi film o come SARA' PER TE (in concorso a Sanremo).
E ve le giro volentieri, queste due piccole cose calde e piacevoli, senza pretese e delicate come solo un comico un pò triste sa fare.
Giulia Francesco Nuti
Francesco Nuti: Sara' per te - E' Primavera [1991]
Ruby & Kaiser Chiefs
E non avevano rotto i coglioni all'umanità intera.
Addavenì baffone.
venerdì 29 ottobre 2010
UNDER PRESSURE
UNDER PRESSURE è forse una delle più belle canzoni che la musica leggera (nota bene, "leggera") ci abbia dato negli ultimi trent'anni.
In quel pezzo si incontrano due delle voci più belle di sempre della musica pop e rock. C'è una tessitura, un incrocio di parti cantate incredibile, complesso, mai una caduta di tensione, voci da tenore da baritono da eunuco che si alternano in continuazione senza mai pestarsi i piedi ma alimentandosi a vicenda. Quando una frase finisce ne è cominciata già un'altra, e via andare.
Cose da Queen, ovviamente. Ma a cui la voce di Bowie apporta un valore aggiunto in termini di profondità, di "drama" e di spessore che non si era mai sentito in una canzone dei Queen.
Ci sono poi almeno 4 parti armoniche con le quali un qualsiasi gruppetto pop avrebbe fatto almeno mezzo LP.
C'è la strofa, il ritornello, il bridge che è da solo una canzone, la coda finale anche. Sospetto che lo zampino del Duca abbia toccato pesantemente almeno questi due fondamentali passaggi. Che portano il ritornello un pò "allegretto" in un tunnel di forza che lo restituisce alla canzone rinvigorito.
E' poi c'è uno dei giri di basso più famosi del rock. Uno dei due colpi da maestro del sempre sottovalutato John Deacon (l'altro colpo è ovviamente Another one bites the dust).
Insomma "troppe note" direbbe qualcuno, ma anche "troppa grazia" direbbe qualcun altro.
La canzone ancora oggi veleggia sugli airplay senza la stanchezza insita negli anni che ci separano dalle canzoni dei Queen.
E anche, a dire il vero, senza l'eccessiva concretezza e pretestuosità delle canzoni del Duca, sempre in odore di qualcosa di più elevato (tranne che per qualche disco mal riuscito) come se fosse sempre lì a dirci "io sò io e voi nun siete un cazzo".
UNDER PRESSURE è leggiadra.
Indelebile.
Tum Tum Tum TuTuTumTum.
Tum Tum Tum TuTuTumTum.
Qua la famosa versione cantata da Bowie con Annie Lennox al concertone tributo di Wembley dedicato alla memoria del compianto Freddie.
Freddie Mercury Tribute (4)- David Bowie & Annie Lennox
sabato 23 ottobre 2010
Sandinista ha 30 anni (e io porcaloca svariati di più)
Che per me sta accanto a Blonde on Blonde e Exile on Main Street, per dire, come importanza nella storia della musica.
Lungi da me tediare chi conosce a menadito i Clash e anche chi invece non se li è mai filati, ma consentitemi di dirne due o tre che mi stanno sulla punta della lingua.
In quel triplo (!) album i Clash stesero la partitura di "n" album di "n" artisti degli anni a venire. Alcuni più sinceri altri meno (vero Manu? Ciao!!!!!), presero vagonate di spunti da quei tre magici padelloni pieni di qualsiasi cosa la musica moderna avesse partorito dalla sua nascita al 1980. Come il già enorme London Calling era stato una summa della musica rock, così Sandinista fu una summa summa della musica intercontinentale. Dai riferimenti al jazz passando per il rockabilly il pop il rock steady il reggae il dub il punk la disco e chi più ne ha più ne metta i Clash variopinsero il mondo musicale come non si era mai visto fare prima da nisciuno.
Il tutto condito dallo spessore culturale e sociale della band, forse il più grande esempio di tutti i tempi di gruppo musicale "impegnato" in modo disinteressato e non piacione (fischiano varie orecchie ora).
Come ho scritto da Gianni ogni volta che ascolti Sandinista cambia la lista dei tuoi preferiti.
Stasera mi piace ricordarlo con uno dei pezzi meno diversi e più legati anche al passato della band pre-Sandinista (tanto che a volte mi chiedo se non fosse un pezzo di London Calling che non ci entrava).
Però a me piace oh.
SOMEBODY GOT MURDERED è una delle canzoni che pendono di più sulle spalle dell'anima pop del gruppo, il sempre sottovalutato Mick Jones che l'unica colpa che ha è non essere schiattato. Che Joe mi perdoni ma per me i Clash restano e resteranno sempre fifty/fifty.
Lacrimuccia.
Via.
Halleluja!
The Clash -Somebody Got Murdered
martedì 19 ottobre 2010
La legge del più forte e Mule Skinner Blues
E non mi riferisco tanto agli "omicidi-spettacolo" che poi si riverberano su tutte le trasmissioni di tutte le reti di tutte le galassie e che improvvisamente trasformano lo studio in una "scene of the crime" e fuori i politici dentro i criminologi e i sociologi e i tuttologi. Con le starlette opinioniste a cosce all'aria che invece garantiscono continuità alla trasmissione.
Mi riferisco a tutti quei casi di pestaggi, accoltellamenti e balle varie che originano da normali diverbi o piccoli incidenti che possono capitare qualsiasi giorno a qualsiasi angolo di strada.
Cioè non è obiettivamente possibile (anche se ci rifletterei su un attimo..) che tutti noi rischiamo di avere uno zio maniaco sessuale; ma è assolutamente possibile che litighiamo mentre facciamo la fila o nel traffico.
QUINDI, se seguiamo le vicende di cronaca, la nostra stessa vita è ogni giorno più a rischio.
Non datemi del catastrofista, la mia attenzione è più sul quotidiano, sul discorso "cara esco un attimo a comprare le sigarette (e non lo rivedi più)".
Violenza che è figlia di carenze culturali, di modelli di comportamento sempre più distorti e di caduta a picco del più normale senso civico.
Insomma a me tutto questo moderno "far west" dove l'unica legge che vale davvero sembra sia quella del più forte fa venire il vomito.
E allora "celebriamo" la disfatta con un pezzo ad hoc. Yippi ya ye.
venerdì 15 ottobre 2010
The Doobie Brothers-What a fool believes
Dal southern rock al pop-snob, dall'easy listening al funky.
Americani fino al midollo e per questo mai troppo idolatrati in Europa.
Michael McDonald è indubbiamente una delle penne più ficcanti degli anni '70 e qua lo ritroviamo con gli amatissimi DOOBIE BROTHERS in uno dei due cavalli di battaglia worldwide del gruppo (l'altra, e scusate se è poco, è la cavalcante Long Train Running).
La mia preferita è WHAT A FOOL BELIEVES, sarà che mi ricorda un pò le pagine migliori degli Steely Dan ma insomma ha una scrittura complessa e sinuosa che affascina la gente da quarant'anni.
Ecco, stasera non c'è altro.
Ma recuperare un paio di dischi dei Doobies non farebbe male a nessuno, neanche all'amico Allelimo.
Che il dio del rock mainstream ce lo ritorni più attaccabrighe di prima che iniziamo a sentirne la mancanza!
domenica 10 ottobre 2010
Old Man (ovvero il Sabato a fare la spesa)
"Io, quando sarò vecchio col cazzo che ci vado il Sabato, a fare la spesa."
Quelli che non ci hanno tempo durante la settimana minchia oh c'hanno da fare eh, e il Sabato viaggiano tra gli scaffali come se fossero solo loro.
Quelli che togliti dai coglioni che te ci puoi andare il Lunedì il Martedì il Mercoledì il Giovedì il Venerdì e invece vieni a rompere i coglioni il Sabato a fare la spesa, quando ci sono quelli che lavorano, minchia oh non c'hai un cazzo da fare eh.
Quelli che ci ho la macchina in doppia fila davanti a una che sicuramente è di un vecchio che viene a rompere i coglioni facendo la spesa il Sabato. E che tanto finchè non torno resta lì, tiè.
Quelli che è ora di finirla con queste file, dovrebbero mettere 102 casse questi stronzi e tenere aperto anche la Domenica e di giorno feriale fino alle 23,30. Che cazzo c'avranno da lamentarsi i dipendenti che dovrebbero baciare per terra che tanto si rubano tutto e poi i vecchi. I vecchi che vengono a fare la spesa il Sabato e a rompere i coglioni.
Quelli che tanto, prima o poi, se ti gira bene eh altrimenti zac e non ci arrivi nemmeno, diventano vecchi anche loro e andranno a fare la spesa di Sabato.
E chi siamo noi? Quando eravamo giovani c'era pieno di vecchi a fare la spesa il Sabato che ci rompevano i coglioni e ora che sono vecchio io ci dovrei andare il Martedì dopo pranzo?
Ah quelli. Ma annatevene affanculo vai.
Neil Young Old Man live in '71
venerdì 8 ottobre 2010
REO Speedwagon al Live Aid
Chiamatelo AOR o Arena Rock o come cavolo vi pare, la sintesi è di solito la seguente.
Trattasi in genere di gruppi nordamericani (provincia USA o Canada) dotati di ottima tecnica, orientati prevalentemente a suonare un misto di melodia e chitarroni. Alternando ballate strappacore a pezzi più o meno roccheggianti ma sempre cantabili.
Solitamente composti da un vocalist di gran livello, un piano man o piano vocalist gran maestro di scena e spesso principale compositore del gruppo, uno o due chitarroni anche virtuosi e una sezione ritmica mai troppo protagonista ma sempre affidabile, concreta, sicura.
In poche parole il ritratto dei Journey.
Dei Toto.
Dei Boston.
Ma anche dei Cheap Trick, dei Foreigner, degli Styx, degli Autograph, dei Night Ranger, dei Giuffria, di Aldo Nova, di Richard Marx, dei REO Speedwagon.
Ad un certo punto molto AOR era confuso con l'ala morbida dell'hard rock con il quale condivideva in parte la struttura musicale e l'esposizione virtuosa dello strumento.
Ma fondamentalmente AOR seppe sempre mantenersi lontano dagli eccessi e vicino al grande pubblico medio americano.
Una sorta di Democrazia Cristiana in musica.
Certo con un tasso così elevato di melodia non sdrammatizzata dalla leggerezza del pop il rischio della ciofecona era altissimo e innumerevoli sono gli album orrendi che il genere seppe partorire.
Ciononostante, quando l'equilibrio si riusciva a mantenere grazie alla classe dei musicisti ed alla sobrietà dei produttori, l'AOR generò album-cardine quali Escape dei Journey, IV dei Toto o Hi-Infidelity degli Speedwagon solo per citarne alcuni.
A me piacevano parecchi di questi artisti, mi servivano in particolare per stemperare i miei eccessi che a seconda delle fasi della crescita andavano dal punk all'heavy metal alla new wave più dark.
Quando mi sentivo un normale nerd partiva anche la botta dell'AOR per riprendermi qualche coro da stadio o qualche armonia da pianobar.
Questo bel pezzo "Can't fight this feeling", tratto da Wheels are turnin' del 1984, ebbe addirittura la fortuna di essere immortalato in quello che resterà (forse per sempre, dato l'attuale frantumarsi degli ascolti) il concerto più visto di tutti i tempi del pianeta Terra.
Mica male per Kevin Cronin (voce e vari strumenti) e Gary Richrath (chitarra), i due uomini-guida dei REO Speedwagon.
Ai posteri ci sono andati.
Non piaceranno a tutti, ma tant'è.
Meno male che non ci assomigliamo troppo, sennò come potremmo, ogni tanto e con fatica, insegnarci qualcosa a vicenda?
Halleluja!
lunedì 4 ottobre 2010
The Heart's Filthy Lesson
Qua in versione live da quel popò di concerto che avvenne per celebrare il genetliaco del Duca (
Ritmo incalzante (Gail Ann Dorsey overall), chitarre abrasive (qua c'era Reeves Gabrels, fenomeno atipico incontrato ai tempi dei Tin Machine), svisate di piano jazz (credo sia Mike Garson non vorrei sbagliarmi), dissonanze sparse.
Su tutto ovviamente la voce. Anzi LA VOCE.
Datemi vi prego, un'altra cosa così, prima che sparisca per sempre.
mercoledì 29 settembre 2010
Pavement - Spit On A Stranger
Era il 1999 ed io, reduce da un decennio orrendo quasi senza musica (orrendo per il mio tempo libero), ancora non li avevo conosciuti.
Si vabbè. Capirai.
No, non è una cosa da poco essersi persi una band di tale portata, emersa dal mondo della musica indie vera (la gloriosa Matador) e andata a riempire cuori inquieti per quasi dieci anni.
Con una melancholia sempre mai troppo smielata mai troppo triste.
A mezz'asta. Una malinconia a mezz'asta che non lascia spazio per gli estremi, per il pianto o per il disinteresse. Tante sono le canzoni che poi, frammento dopo frammento come un archeologo minuzioso, ho recuperato nel corso degli anni. E mai che ne abbia incocciata una che mi faceva cagare. Spesso invece veri e propri masterpiece post-beatles, post-pop, post.
Forse di tutte HERE è la mia preferita in assoluto, ma ondeggio ancora come un quasi-trentenne (secondo me il loro core target) sulle note di questa meravigliosa "SPIT ON A STRANGER".
Peccato non averli potuti seguire mentre esistevano. Peccato.
E la recente reunion, per quanto ne abbia sentito parlare solo bene, non riesce a togliermi dalla mente e dal cuore questa strana malinconia a mezz'asta che mi prende la gola ma non riesce a farmi uscire il pianto.
Grazie di esistere, ragazzi.
giovedì 23 settembre 2010
The Stranglers - Peaches
Troppo di spessore per essere solo punk (i fiati! orrore!).
Troppo rock per essere new wavers o dark.
Troppo colti per essere da classifica.
Troppo adult oriented per essere sul New Musical Express oh yeah.
Hugh Cornwell e soci sono da sempre tra i miei preferiti.
Tra le cose che hanno fatto, molte di buon livello alcune leggendarie, mi riesce difficile trovare ben poche pecche o sbadigli.
Certo da "Aural Sculpture" in poi qualche pezzo se l'erano perso per la strada ma porcaboia trovatemi un'altra band capace di saltare coerentemente e con stile dal valzer clavicembalato della celeberrima GOLDEN BROWN al punk cupo di NO MORE HEROES, al reggae con i fiati di questa superba PEACHES. Una bass line elementare ma entrata nella memoria collettiva come unique.
Forse nemmeno i Police al loro apice osavano tanto.
Insomma walking on the beaches looking at the peaches!!!!!!!
venerdì 17 settembre 2010
Divine Wind
In particolare mi hanno sempre affascinato le originali tematiche science fiction dei testi, le atmosfere musicali sempre a metà tra cupo e ombroso, la loro impostazione sonora sempre al confine tra hard rock di maniera e un rock variegato di maggiore profondità con influenze blues, jazz, country.
DIVINE WIND fu scritta nel 1980 ai tempi della vicenda degli ostaggi americani in Iran, in epoca che precorreva l'attuale facendo presagire i futuri scontri di civiltà.
La presa di posizione molto filo-americana fece alquanto discutere ma in realtà il pezzo, se svincolato da questi discorsi pseudo politici e sociali, resta un tostissimo mid-tempo con in evidenza la voce tagliente di Eric Bloom e la chitarra infiammata di Donald "Buck Dharma" Roeser, uno che non aveva certo bisogno di raccomandazioni per essere considerato un big dello strumento, per capacità espressiva, tocco, classe e scelte melodiche.
DIVINE WIND faceva parte anche di uno degli album più massicci che il gruppo avesse mai dato alle stampe, dopo le sbandate pop della fine dei '70 (Don't fear the reaper) che offrirono ai BLUE OYSTER CULT le classifiche e le vendite ma spersonalizzandoli.
CULTOSAURUS ERECTUS, a partire dall'incredibile copertina che raffigura una specie di mitologico dinosauro con fanoni, era veramente un disco oscuro pesante e compatto. Che oltre alla canzone postata conteneva almeno un paio di altri masterpiece: la cadenzata e potente Black Blade e la malinconica Deadline.
I BOC risposero così all'invadenza della New Wave of British Heavy Metal (Maiden, Leppard, Saxon, Priest ecc.) che stava spalmandosi su tutto il pianeta: risposero con fermezza e con mestiere.
Dando ai loro fan una delle perle più belle di una carriera sempre e comunque interessante.
martedì 14 settembre 2010
Everytime You Go Away LA VERITA'
Mi piace postare questa canzone per vari motivi.
1 perchè daryl hall e john oates (e la loro band storica con t-bone walk, ge smith e mickey curry) sono stati due grandi artisti a tutto tondo (e chi dice che sono tamarri ha in mente solo il loro look anni '80 ma cazzo sono durati almeno 3 decenni!)
2 perchè le capacità compositive POP del duo (più daryl che john ma insomma non voglio far torti) erano di primissimo livello ma davvero
3 perchè la voce di daryl hall ancora oggi a riascoltarla mette i brividi per complessità e sfaccettature, senso ritmico e coinvolgimento
4 perchè john oates pur non protagonista è il miglior backing vocalist di tutti i tempi mai un fuori tempo una sbavatura sempre valore aggiunto al main
5 perchè cazzo questa canzone ancora oggi c'è una marea di gente che pensa che sia di Paul Young! Con tutto il rispetto per il simpatico pennellone
Halleluja!
sabato 11 settembre 2010
E' successo davvero
Il video che vi inoltro è bello perchè nel suo trash totale manda un flashback su un periodo che nel bene e nel male molti di noi hanno vissuto e che nel bene e nel male ci ha comunque segnato.
Quello che vedrete non è Second Life, queste robe qui sono successe davvero e hanno imperversato per un decennio. Nei teatri tenda, nei Rock Pub, su VideoMusic, nei negozi di dischi specializzati: luoghi che per molti delle nuove generazioni sembrano immaginari.
Erano sinceramente secoli che non riascoltavo questo pezzo ma non posso fare a meno di notare alcune cose.
1) per gli appassionati: il potente riff sta sicuramente tra i primi venti di sempre del rock duro;
2) per gli appassionati 2: Warren De Martini era un grande chitarrista, e nei Ratt non era stretto, era compresso come il gas nelle bombole;
3) per tutti: il resto dei Ratt era francamente trascurabile, particolarmente irritante il cantato ed il modo di porsi di Stephen Pearcy, vocalist poco dotato di qualsiasi dote si parli;
4) per chiunque anche per chi non ama la musica: ma come cazzo si vestivano le gnocche in quegli anni là?
5) per quelli che pensano che osare sia sempre meglio che non farlo: unire Glam e Metal fu comunque un'idea originale, per quanto portatrice dei peggiori incubi di look mai visti;
OK bon, uno dei tanti scheletri che mi obbliga a tenere in casa un armadio a 18 ante è stato dissotterato.
Che anche i Ratt vadano in pace. Halleluja!
mercoledì 8 settembre 2010
The Golden Age
daviddino purtoppo, vuoi per l'età vuoi per il colpo che gli prese qualche anno fa è poco affidabile e nonostante il mio cuore trabocchi di gratitudine per lui per avermi reso la vita meno difficile e per avermi tenuto lontano da tante cazzate e per avermi fatto capire che il rock non è solo musica ma arte anche complessa e comunque multimediale insomma daviddino ormai è nel mito nel culto nel cielo nel santino nel calendario.
ho bisogno però di qualcuno in terra per affidargli molte delle mie speranze di una musica migliore di una voglia di stupire di una necessità di non omologarsi progredire evolvere essere sempre un passo avanti alla marmaglia.
dato che anche andy partridge è in stasi creativa da secoli e che anche ray davies ormai è più nonno che altro, e che tra le tante belle persone che ci sono in giro spesso la regola è l'una tantum, l'illusione del nuovo messia ma solo fino al secondo o al terzo disco insomma tra i vivi e attivi e continuativi non restano molte alternative di persone che hanno voglia di NON ripetersi crescendo artisticamente per più di un decennio, magari per più di due.
BECK DAVID CAMPBELL o meglio BECK HANSEN o più semplicemente e familiarmente BECK ormai è da alcuni anni il mio faro non dico che mi piace tutto quello che fa ma so che è uno che guida, uno che non scende a compromessi uno che alla fine fa sempre un pò il cazzo che gli pare e che trova sempre il modo per interessare il tuo orecchio e il tuo cervello.
fare il cazzo che ti pare: garanzia ultima di genuinità per chi ti ascolta e crede in ciò che fai.
fare il cazzo che ti pare, senza pensare piacerò non piacerò sono in trend non sono in trend sono di moda non sono di moda magari sono su billboard magari no.
ormai sono passati alcuni anni dalle vette creative eppure so che BECK è ancora lì pronto a dare la zampata.
senza riesumare la potenza metafisica di "Loser", brano epocale, diciamo solo che "Odelay" e "Sea Change", tra i migliori album degli ultimi 20 anni, sono sempre lì a dirci chiaramente chi è lo spirito guida. Radiohead permettendo, Beck E' la luce.
Almeno per me gente. Abbiate pietà di uno che ogni tanto cerca dei segni e non solo delle soddisfazioni.
Halleluja!
lunedì 6 settembre 2010
Sahara All Stars Of Jos-Take Your Soul
il FUNKY non è mai stato il mio pane.
ma mi è sempre piaciuto il groove che c'è dentro i pezzi funky.
solo che mi hanno sempre detto che il funky è roba da neri americani, da james brown in poi, dio lo benedica. che passa per i funkadelic (!) e i parliament e arriva a quella carnevalata degli earth wind and fire.
e che in africa la musica è ferma ai bonghi e poco più.
ma io sono un ignorantone riguardo la musica afro, penso ancora che fela kuti sia un dittatore dello zambia anni '70 e che ali farkà tourè giochi come mezzala nell'arsenal.
però poi salta fuori 'sta roba che un amico mi aveva detto che a Lagos (Nigeria) negli anni 70 c'era anche un discreto giro di band che nei club ci dava dentro di brutto con un tiro che anche il bel Prince dei bei tempi dovrebbe inchinarvicisisisi.
o magari ha anche scopiazzato qualcosina eh (scusami Nelson, lo sai che ti ho sempre adorato).
non so chi siano questi sahara all stars of jos ma sicuramente non giocavano a pallacanestro.
ma so che se fossi un diggei questo pezzo lo manderei ogni sera, diobon.
halleluja gente, dance with me.
venerdì 3 settembre 2010
Goodbye Horses
Un tema che mi ha sempre affascinato.
La canzone priva del videoclip che però mannaggiattè hai in testa e a volte riecheggia beffarda nella tua testa sotto la doccia o dentro la metro.
Fa capolino tra i tuoi ricordi e prende per il culo l'hard disk con dentro i tuoi neuroni.
Solleva sensazioni senza apparente motivo.
Ti mette anche un pò di angoscia.
Non troppa, un pochino.
Ma non sai perchè...........
Chissà da dove cacchio viene...vediamo chi indovina. Senza andare a smanettare con wiki o col tubo eh, che me ne accorgo.
Halleluja!
venerdì 27 agosto 2010
Punti Fermi
Non lo puoi definire in uno spazio-tempo ordinario.
Prima che arrivi non sai quanto ti frastornerà, quando lo prendi ormai è già passato.
Nel mentre. Il Rock è nel mentre.
Dio ci salvi zio Iggy e ci mandi in sala prima possibile un film sgangherato e ficcante come Trainspotting.
Halleluja!
giovedì 19 agosto 2010
Ritorno al futuro
Non ho trovato niente di meglio per annunciare la nuova stagione che questo pezzo strumentale, probabilmente il più grande strumentale di sempre.
Il ritmo incalzante della batteria di Ogletree, il basso pulsante di Forbes, i contrappunti di chitarra di Burchill, il tappeto di tastiere gelide di McNeill, l'assenza ingombrante della voce di Kerr...una tensione palpabile crescente che si scioglie in un'apertura melodica foriera dei futuri fasti di New gold dream.
THEME FOR GREAT CITIES allora, a monito delle città tentacolari che ci attendono di ritorno dalla tranquillità dei luoghi di villeggiatura per abbracciarci nuovamente con le loro luci abbaglianti e velenose, con la loro capacità malefica di sottrarci l'aria.
No, non potevo trovare brano più adatto alla mia voglia di spazzare via l'estate e di ricominciare la battaglia dell'inverno.
Signori e Signore, i SIMPLE MINDS al massimo del loro fulgore.
Una supernova che brillò forse per troppo poco tempo e che ancora oggi sembra provenire dal futuro.
Un futuro cupo a cui solo noi possiamo dare un raggio di sole pensando intensamente "the best is yet to come".
Benritrovati, gente.
Simple Minds - Theme For Great Cities
domenica 1 agosto 2010
mercoledì 28 luglio 2010
Comeback of the year
Uno dei miei sono gli SCISSOR SISTERS.
Sono consapevole che Jake Shears, Ana Matronic e soci non cambieranno la storia della musica e non saranno mai in alcuna Hall of Fame.
Ma a me, sin dallo scoppiettante disco d'esordio, hanno sempre messo una grandissima allegria.
Illogica se volete. Gaberianamente parlando. Ma tanta e irrefrenabile.
Per cui attendevo con un certo interesse il nuovo lavoro "Night Work".
L'uscita è recentissima, non conosco ancora bene il contenuto (ho sentito solo anteprime di scarsa qualità sonora qua e là) e quindi è difficile sbilanciarmi.
Per chi lo volesse c'è un interessante recensione su OndaRock che mi pare centrata ed equilibrata nel suo (contenuto ma sincero) apprezzamento.
Ancora per chi lo volesse suggerisco di dare un'occhiatina al video, primo estratto di una lunga serie di singoli pop-dance, "Fire with Fire".
Jake canta sempre meglio e già era bravino.
Ana è sempre più figa, con le sue taglie forti (peraltro dimagrita assai) da dei punti a qualsiasi show girl da strapazzo.
Il resto della band funziona a meraviglia.
Le canzoni sono un continuo caleidoscopio di citazioni, come giustamente segnala Ondarock, ma questo è così fin dall'inizio della storia.
Le sorelle forbice, lungi dal plagiare, sono i più grandi ruminanti del pop esistenti.
Sparano canzoni accattivanti nelle melodie, negli arrangiamenti, nell'esecuzione con la tecnica del patchwork di classe.
Echi di chiunque abbia dato un pezzo alle sale da ballo (ma anche di altri generi) rimasticati e riemessi con inusitata freschezza.
A me piacciono, indipendentemente dai se e dai ma. Non mi fanno pensare troppo, non vogliono cambiare il mondo, non hanno pretese eccessive se non fare un pò di soldi facendo canticchiare il mondo.
E la copertina poi.
Un capolavoro artistico di Robert Mapplethorpe, la foto di un culo di un ballerino che ha già provocato reazioni bigotte a destra e a sinistra.
Io sono etero, ma la foto resta comunque sexy. E becca un culo in tensione muscolare come forse solo il grande Robert sa fare. E sottolinea la natura estremamente gay friendly del gruppo (ma anche Ana sarà gay? spero di no).
NIGHT WORK pare avere tutte le carte in regola per essere il disco dell'estate.
Riusciranno i nostri eroi a sfondare anche in America, luogo dal quale misteriosamente provengono? Un'America che ha sdoganato le zoccole-pop ma fatica ancora a sdoganare la gay-dance?
Mah.
Intanto, halleluja!
Scissor Sisters - Fire With Fire - Live Lounge
venerdì 23 luglio 2010
Meriggiare pallido e assorto
Un grande disco.
Musiche e testi.
Sono (anche) cose semplici come questa che ogni tanto fanno capire perchè non puoi fare a meno di ascoltare musica.
Halleluja!
Caution
caution
caution
to prevent electic shock
do not
do not
do not remove cover
no user servicable parts inside
refer servicing to qualified
service personelle
let this be the epitaph for my heart
cupid put too much poison in the dart
let this be the epitaph for my heart
because its gone gone gone
and life goes on and on and on
and death goes on world
without end
and you're not my friend
who will mourn the passing of my heart
Will its littledroppingsclimb the pop chart
Who'll take its ashes and,
singing,
flingthem from the top of the Brill Building
And life goes on,
and dawn, and dawn
and death goes on, world without endand you're
not my friend
The Magnetic Fields - Epitaph for My Heart
lunedì 19 luglio 2010
tu gust is megl che uan
Sono sempre stati associati al termine un pò razzista al contrario di SOUL BIANCO, complice la voce tutta saliscendi di Daryl Hall (uno dei più grandi vocalist che mi sia capitato di ascoltare) che si univa ad uno stile compositivo molto "philly- sound".
Ma il duo da sempre ha utilizzato anche la metrica rock e le atmosfere pop per emergere con hit single mai troppo ruffiane.
Molto mainstream ma sempre garbate, eleganti e di classe. Signori si parla di STILE e i due ne hanno a vagonate.
Anche John Oates (aka Franco Causio) che pur meno dotato dell'esimio collega, vanta doti interpretative di ottima caratura.
Non vi farò un inutile elenco delle loro best of, vi mando solo una magnifica versione di uno dei loro pezzi forti del periodo migliore, i mid seventies. Quando anche il look non si era ancora intamarrato con l'avvento degli 80, decennio che portò grandi fortune commerciali alla band ma anche capelli cotonati a chili francamente evitabili.
SHE'S GONE è un pezzo di prim'ordine, non so se è il mio preferito ma sicuramente vale.
Halleluja!
She's Gone (1976) - Hall & Oates
giovedì 15 luglio 2010
E Inferno sia
Solo l'alta montagna ci può salvare ma io, ahimè, non ci posso andare.
Per cui siamo per forza destinati all'Inferno. No way out.
E quindi, se dobbiamo andare là, muniamoci di armi adeguate.
La prima, l'ironia. Come disse il grande
La seconda, la musica. E chi meglio di loro???????
HELL???????
HELL AIN'T A BAD PLACE TO BE!!!!!!!!
Il grande Bon ci sta aspettando.
Let's go! halleluja!
PS Ma il presentatore non sembra anche a voi Hugh Grant coi capelli lunghi?
AC/DC Hell Ain't A Bad Place To Be live in 1977 in London
martedì 13 luglio 2010
Eighties and Summer
Suppongo sia partito nel '91, il primo revival degli anni 80.
E a proposito di anni 80 come non notare che il problema serio degli A Flock of Seagulls fosse prima di tutto l'acconciatura inguardabile del cantante, peraltro bruttino assai.
Privi di consistenza estetica nel decennio che fece dell'Estetica IL valore principale passarono abbastanza di schiscio nelle maglie della dance elettronica di quegli anni che lambiva i territori più agitati della new wave senza peraltro assorbirne o trasferirne i magoni interiori.
Certo che non si tratta di gruppo memorabile e da tramandare ai posteri.
Ma questo pezzo se non ve l'avessi detto io non sarebbe stato possibile trovarlo (e trovarlo con buona critica) oggi dentro un qualsiasi lavoro degli MGMT? Con quella batteria incalzante e quel loop di synth sembra roba di adesso.
Halleluja!
(e non toccatemi Sabrina Salerno che ancora oggi je mena di brutto)
A Flock of Seagulls - Wishing (The Tube 1983)
giovedì 8 luglio 2010
Goodnight Tonight
Si tratta di Goodnight Tonight di Paul McCartney and the Wings,
Ho ancora da qualche parte il 45 giri originale (con un lato B strepitoso come "Daytime nightime suffering", esticazzi) e pure l'album intero in vinile, io che non sono mai stato esattamente un fanatico del macca. Un grande musicista che però mi ha lasciato spesso in ambasce a chiedermi se essere un grande musicista sia sufficiente per sedersi alla destra del padre David.
Com'è come non è.
Rimembrando quel pezzo che dalla Chiarina ho definito un "divertissement" non ho potuto fare a meno di recuperare una bella dose di fiducia aggiuntiva verso il macca.
Cioè porca puttana, uno che scrive un pezzo come Goodnight Tonight con quella nonchalance, con quell'impostazione da singolo minore, con quel suo arrangiamento dance da discoteca Chiardiluna non può non essere uno che si siede alla destra del padre.
Goodnight tonight è un compendio di musica leggera moderna.
C'è la parte più deliziosamente pop, una melodia alla macca leggermente zuccherosa ma che ti si appiccica al cervello come (appunto) lo zucchero filato alle dita.
C'è una bass line da paura, di quelle che ogni tanto ti scordi che razza di bassista sia il macca e che gli dispiace anche un pò di essere ricordato "anche" per questo lato più tecnico pure a lui, aspirante musicista sinfonico.
C'è un bridge incredibile che passa da rock tirato a spanish santa esmeralda in un amen lasciandoti lì a capire dove e come sia virata l'atmosfera (come quando cerchi di capire dove e come il prestigiatore ti ha inculato l'attenzione).
C'è un arrangiamento disco-dance che all'epoca era quanto di più normale si potesse trovare nel genere, ma che regge il passare del tempo al contrario del 99% delle canzoni disco-dance. Come a dire sembrava fosse un calesse e invece era amore.
Insomma la grandezza del macca la si percepisce forse ancora di più dai suoi pezzi "minori" che dai suoi monumenti.
Riscoprite il periodo Wings gente, ne sentirete delle belle.
Halleluja!
GOODNIGHT TONIGHT - Paul McCartney & Wings - 1979
sabato 3 luglio 2010
MOUNTAIN GOATS - Sax Rohmer # 1
Sono rimasto basito; per quanto mi riguarda sono un mix tra la versione incazzata degli Housemartins e i primi Cure.
Ovvero Q.B. per farmi saltare dalla sedia.
E poi ho scoperto che sono americani, del North Carolina, e che suonano dal 1991 (!).
E allora mi sono chiesto ma come cazzo funziona questo music business che ci propina dei gruppi impresentabili quando "sottotraccia" è pieno di gente che vale e che magari in pochi pochi si cagano?
La solita vecchia domanda.
Non sono contrario al successo delle grandi e commercialissime canzoni pop, come non sono contrario alla vendita ed al consumo della coca-cola.
Ma cazzo che ci fosse spazio e notorietà anche per chi si fa il culo ed ha qualcosa da dire. Così come per chi si vuole bere un tamarindo o un vino con le pesche. Bevande ormai dimenticate da dio e dagli uomini.
Non lo so però sento che ho ragione, così a pelle.
Fatevi sotto e ascoltatevi questi caproni.
Halleluja!
Mountain Goats - Sax Rohmer #1
sabato 26 giugno 2010
Sondre Lerche - Heartbeat Radio (Live on KEXP)
Sondre Lerche (si pronuncia lerke) è norvegese.
Sta in giro dal 2000, ma è ancora relegato dalla stampa italica al ruolo di "eterna promessa".
E' un tizio che fin da giovanissimo manipola il pop come pochi.
Incredibile come abbia saputo assorbire tante influenze variopinte (dai Kinks a Bowie, dagli A-ha ai Prefab Sprout) e cavarne fuori uno stile vecchio e nuovo al tempo stesso ma fresco come acqua di rugiada e, comunque, assai personale.
Qua è unplugged ma ci sono molti filmati sul tubo suggerisco eventualmente quelli live dove il ragazzo da veramente il meglio di sè.
Unico problema, le classifiche.
Ma sinceramente, nel 2010, chi cazzo le guarda più le classifiche?
Halleluja. Come sempre. E buonanotte che stanotte sembra non voler finire mai.
DD
martedì 22 giugno 2010
Florence and the Machine - Rabbit Heart (Live on KEXP)
Finora l'abbiamo vista provocante con la minigonna, folletta con i tralci di vite nei capelli, femmefatale in abito nero lungo, materassaia con la vestaglia rosa fino ai piedi.
Per chi apprezza ci sono in giro molte versioni live di questa ottima canzone che ha segnato lo scorso anno e che possono suggerire la personalità di Florence attraverso le varie "mise".
Ma non avevo mai trovato in giro una versione coinvolgente e tirata come questa unplugged qua in cui lei è vestita come uno dei Dexy's Midnight Runners.
Florence è una grande, discende da Sandie Shaw e Kate Bush, è la loro nipotina moderna ma di grande talento. Scommettiamo che al secondo colpo non ci deluderà?
In fiduciosa attesa, suo devoto.
DD
giovedì 17 giugno 2010
IL BOSS CHE MI PIACE E IL BOSS CHE NON MI PIACE
Non voglio indagare sui motivi del perchè lo si ami o del perchè non lo si ami. Ognuno ha i suoi, validi, per ritenerlo epico e romantico oppure buzzurro e ridondante.
Voglio però dirvi perchè e percome il Boss riesce a dividermi anche le interiora.
- Mi piace il Boss intimista, innanzitutto. Quello che da "Lost in the Flood" a "I'm on fire", passando per "Racing in the Street" riesce ancora oggi a dare brividi.
- Non mi piace il Boss pedante e ridondante, cadenzato e tamarro, comunque sopralerighe di "Born in the USA" e "Glory days".
- Mi piace il Boss rocchenrolle e sgangherato di "Ramrod" e "Cadillac Ranch" e di "You can look (but you better not touch)".
- Non mi piace il Boss roboante di "Jungleland" e "The rising".
- Mi piace il Boss dolente e nostalgico di "The river" e di "Point Blank" e quello arrabbiato di "Adam raised a cain".
- Non mi piace per niente il Boss innamorato di "Tunnel of love" o di "I wish i were blind".
- Mi piace il Boss allegrotto e spensierato di "Sherry darling" e "Hungry heart". Ma anche di "Lonesome day" va.
- Non mi piace il Boss epico e cavalcante di "Badlands" e "Born to run".
Certi (osannati) capolavori mi attanagliano i coglioni, certe (presunte) canzonette mi rapiscono e mi intrigano.
Una cosa è certa, il Boss divide sempre e comunque. E un'altra cosa è certa: che dietro all'apparente immutabilità del personaggio che alcuni usano come critica principale, si celano mille facce e mille stili. C'è n'è per tutti bisognerebbe dire. Poi il vocione fa sembrare tutto molto omogeneo ma in realtà non è così.
Con questo cosa voglio dire.
Che tante volte piuttosto che fare la lista dei buoni & cattivi bisognerebbe andare a cogliere nelle discografie di un'artista le cose migliori (migliori per noi, che ci aggradano, che ci stimolano) e che quando si decide di criticare qualcuno non bisognerebbe sparare ad alzo zero ma con un mirino telescopico in modo efficace ed efficiente.
Questa almeno è la mia (umile, perchè non pretendo di imporla) visione.
Halleluja e buona visione di un brano minore ma maggiore al tempo stesso (è uno degli Springsteen che mi piace).
Springsteen - Independence Day- November 8, 2009 MSG
domenica 13 giugno 2010
Hayseed Dixie - Ace of Spades
Questo simpatico gruppo di buontemponi americani esordì agli inizi del nuovo millennio con un disco che suonava tipo "A hillbilly tribute to AC/DC".
Un disco di cover delle più famose canzoni dei canguri eseguite in salsa bluegrass, uno degli stili Country meno contaminati.
Il nome della band è tutto un programma, coerentemente: HAYSEED DIXIE.
Col tempo i tizi si sono allargati su tante altre canzoni, soprattutto di area hard rock/heavy metal, genere apparentemente lontanissimo dai loro arrangiamenti e il cui contrasto produce effetti tra l'esilarante e l'ammirato.
Siamo nel campo della parodia? O della cover rispettosa ma stravolta?
Sinceramente ancora non l'ho capito.
Prima pensavo che l'intento degli heyseed dixie fosse irriverente, poi ho aumentato la convinzione che tanti pezzi metal possano essere degnamente traslati in altri ambiti, semplicemente eliminando un pò di distorsori e di "effetti speciali".
Non ci credete?
Sentite questa cover di "Ace of Spades" dei mitici Motorhead.
Sembra scritta da un farmer degli Appalachi dopo una sbronza.
Insomma nel grande circo del rock and roll c'è bisogno anche di elementi così.
Idoli.
mercoledì 9 giugno 2010
Il Progetto di Alan
Sound engineer di Dark Side of the Moon, per esempio.
Un album da "audiofili" nel senso che come suoni era avanti almeno 20 anni rispetto al suo tempo.
Parsons veniva dal giro Martin/Beatles, avendo partecipato alle registrazioni multitraccia (all'epoca veramente innovative) di non so quali album dei fab four ma penso Abbey Road.
Alan Parsons insomma E' a tutti gli effetti nella storia del rock.
Anche a prescindere dall'esperienza con gli Alan Parsons' Project.
Già, ve li ricordate?
Con il decisivo contributo di Eric Woolfson (morto l'anno scorso), grande e misconosciuto songwriter scozzese negli anni 60 e 70, e ricorrendo volta per volta a nutrite schiere di famosi session men, il nostro Alan dette vita ad uno dei gruppi più controversi della storia del rock.
Un gruppo ovviamente avantissimo per produzione e suoni ma che restò sempre troppo in bilico tra sperimentazione elettronica e pop da classifica per poter essere considerato realmente innovativo.
Con gli anni l'ago si spostò inesorabilmente verso il secondo settore, il pop da classifica, e tutti oggi si ricordano ad esempio di "Eye in the sky" o di "Don't answer me".
Pezzi peraltro godibilissimi ma lontani anni luce dalle canzoni di "Tales of mystery and imagination", "I Robot", "Pyramid" o "The turn of a friendly card", dischi che a cavallo tra i 70 e gli 80 misero d'accordo critica e pubblico.
Album che mantenevano un bell'equilibrio e che anche i puristi non potevano fare a meno di apprezzare pur storcendo un pochino lo snob-naso.
Gli APP sono poi scivolati nell'enorme limbo del dimenticatoio.
Ma qualche volta passano quasi in sordina alla radio, la notte.....mentre pochi se ne accorgono.
E, senza magari provare particolari moti di nostalgìa, ti viene da chiederti come mai oggi nella musica in genere non vi sia quasi più quel tipo di professionalità.
Non parliamo di talento che quello magari c'è ancora. Di professionalità.
A voi l'ardua risposta.
E un ritorno indietro delle lancette con un pezzo storico (tratto da "Pyramid") utilizzato come sigla di programmi televisivi nelle emittenti di mezzo mondo.
Alan Parsons - Hyper Gamma Spaces
lunedì 31 maggio 2010
SUSANNA TUTTA PANNA
Susanna Hoffs è (era?) la leader delle BANGLES, uno dei pochissimi gruppi femminili pop rock degni di esistere. Susanna ne era la co-leader insieme alle sorelle Peterson.
Susanna Hoffs è (era?) una delle cantanti più carine che mai si siano viste su questi schermi. Quella che cantava dolce e maliziosa la "Manic Monday" di Prince, o sculettava a tempo sul tormentone "Walk like an Egiptyan".
Non ha (aveva?) il carisma di Debbie Harry o il talento di Chrissie Hinde (a proposito ricordatemi che devo fare un post sui Pretenders, nella mia storia ne ho fatto sì e no uno scarso).
Non ha la bellezza mozzafiato di Shania Twain o di Alannah Myles.
Non ha la grinta di Alanis Morrissette o di PJ Harvey.
Non ha la grazia di Florence (quella che suona con The Machine che ora non mi ricordo il nome) o di Cat Power.
Insomma sembra sempre un passo indietro.
Poi vedi un suo video recente. Le Bangles nel frattempo si sono riformate e girano per concerti. La senti ricantare quella nenia deliziosa di ETERNAL FLAME con la sua vocina lieve e incantata.
La vedi a 50 anni suonati (nel video qua pare ne avesse
Che quando Debbie tornò al successo con i Blondie con "Maria" (sempre a 50 anni) con tutto il bene che voglio ai Blondie c'aveva la panza, c'aveva (ehi, lo sapete che sono mi sono amicato su FB con Chris Stein? E che è quasi pronto il nuovo album?).
Ma torniamo a Susanna, ascoltatela senza pretendere che riscriva la storia del rock.
Se siete maschi capirete il perchè di questo post. Se siete donne non potrete fare a meno di farvela piacere.
Eternal Flame Live New Year's Eve
venerdì 28 maggio 2010
CARS è ROCK!
Insomma CARS, che fu a tutti gli effetti un enorme successo di pubblico e di critica, aveva come ciliegina sulla torta in dotazione una delle più belle soundtrack di sempre. Che volò immediatamente nella top ten di Billboard, un posto dove è vero che ormai si trovano cazzi e mazzi ma insomma pensare ad un film di cartoni animati al numero 6 sapeva davvero un che di strano.
Compresi meglio una volta dentro il cinema, con il dolby mix surround e il volume al massimo.
Il film ha in effetti una colonna sonora coerentissima con il plot, farcita di canzoni rockeggianti tipiche da pianure americane inframezzate con delicate e nostalgiche ballads, che è una goduria.
C'è questa dei RASCAL FLATTS per esempio, "Life is a highway" che è veramente scattante e torna in testa come i peperoni nello stomaco.
Ma non manca una grintosissima e bellissima SHERYL CROW con "Real Gone", (che qua vi propongo live e priva di trailer di macchinine ma giuro che nel film c'è...)
E per finire (ma vi giuro che tutto il CD vale la pena....) un malinconicissimo ma immenso JAMES TAYLOR, nel momento clou del film quello dove Saetta capisce quasi tutto della vita e in cui si rievocano i fasti della mitica "Route 66" spazzata via da una highway qualunque...ci piazza a tradimento la sua "Our town".
Insomma per concludere cosa voglio dire. Che mai e poi mai mi sarei immaginato in platea con mio figlio e altre decinaia e decinaia di bambini ululanti a cantare come un bischero le canzoni come a un concerto.
Ma si vede che si deve sempre imparare qualcosa, si vede.
Halleluja gente, e non dimenticate mai i valori fondamentali della vita: se vi succede di sentirvi confusi, a volte può bastare la semplice visione di un cartoon per ritrovarli.