mercoledì 28 marzo 2012

Robert Plant - 29 Palms (e Alannah Myles)




Dice la leggenda che il divin Robert Plant (oh divin per me, poi fate voi, a me la sua voce atterrisce per profondità espressiva e capacità tecniche, mai sentito un altro capace di passare da tono dolce a cattivo come lui, da velluto puro a motosega Husqvarna), dicevo......dice la leggenda che il divin Robert scrisse questa canzone, una delle sue più famose senza Page, dopo una breve love story con la cantante canadese Alannah Myles, e per chi se la ricorda diciamo che ne valeva la pena (oh se ne valeva).
Il che mi porta a sottolineare un paio di cose
La prima che il sempiterno detto "class is not water" viene puntualmente confermato nel corso degli eoni in cui si snoda la sua carriera (recentemente approdata al country soft) dal divin Plant. Ancor oggi questa canzone "minore", 29 Palms, (minore se paragonata al repertorio ingombrante degli Zep) riesce a stupire a svariati lustri di distanza per freschezza e bravura.
La seconda, visto che alcuni di voi saranno curiosi di sapere chi cacchio fosse questa Alannah, è che vi posto anche un suo video, che provano che i gusti del divin Plant non erano conquistati solo dalla carne ma anche dalle doti canore e sceniche della ragazza, per i canadesi una sorta di eroina nazionale.......qua nella sua canzone più nota al pubblico internazionale, Black Velvet.
Poi oh, quando ho più tempo e più voglia vi parlerò anche degli Eagles che non so se si è capito dal post di prima che The Long Road out of Eden è veramente un gran disco.
Ad Salut.

sabato 24 marzo 2012

Young the Giant - "Cough Syrup"



Bello avere amici in rete, un pò qua un pò là, un pò donne un pò uomini, un pò giovanissimi un pò maturi, un pò italiani un pò stranieri, di gusti i più variabili possibili.
Antonia di musica se ne intende abbastanza per farmi drizzare le orecchie ogni volta che mi consiglia qualcosa. E anche stavolta penso ci abbia preso. Magari questo interessantissimo gruppo non diventerà il più cliccato sul tubo ma la canzone è forte, pop moderno bello teso con sempre quel friccico di passato dietro le quinte che lo rende miele per le mie orecchie.


YOUNG THE GIANT è una band californiana un pò multirazziale, il disco d'esordio è del 2011 per la solita finta indie Roadrunner (a proposito, ma Roadrunner non era un etichetta da metallari?).
Cough syrup è, assieme a My Body, il pezzo che li ha un pò lanciati.
Non sarà diventato un tormentone, ma pare si sia fatto sentire parecchio. Io sono arrivato un pò lungo ma per i miei consueti tempi di assimilazione del nuovo sto facendo passi da gigante eh.

giovedì 15 marzo 2012

Shot Down in Flames e i "veri" AC/DC

Ormai sono dei vecchi babbioni ma trovatemi da qualche parte, andando avanti e indietro con il cursore del tempo, un'altra band capace di stare in bilico magicamente tra blues e hard rock come loro. Una chitarra semplice ma dal suono unico (quelle note, cazzo, nessuno le suona così intense a due all'ora), un cantante abrasivo come Bon, un mostro della chitarra ritmica (e autentico riff maker) come Malcolm.
Non sono uno di quelli che rimpiange i tempi andati, sono uno di quelli che rimpiange gli artisti.
Non ne verranno più così, ma anche prima di loro non ce n'erano stati di uguali.
Meglio o peggio sì, uguali mai.
Genuini, grezzi, potenti, diretti.
Rock and roll allo stato puro.
Qua in una delle incarnazioni migliori, prima del "gigantismo" post Highway to Hell che portò i canguri sul tetto del mondo snaturandoli un pò.

PS Non è che non abbia seguito il gruppo con Brian Johnson ma personalmente l'ho sempre trovato un pò meno originale. Non tanto per il timbro di Brian diverso da quello di Bon, quanto per le scelte stilistiche della band che virarono verso produzioni più monumentali e poderose. Ovviamente Back in Black è una pietra miliare ma gli AC/DC più scattanti agili "sporchi" e diretti resteranno per sempre quelli degli anni 70, quelli prodotti da Vanda & Young (George, zio dei fratelli e leader degli Easybeats). Highway to hell fece assaggiare la mano di Mutt Lange alla produzione ed esplodere il fenomeno a livello mondiale, seminando i germi del cambiamento. Poi la morte prematura di Bon Scott completò l'opera.
Ancora oggi, per chi volesse cimentarsi con la vera natura della band senza pregiudizi, io consiglio di ascoltare il live "If you want blood, you've got it" e di vedere il film "Let there be rock". Scoprirete i veri AC/DC, quelli che per me resteranno per sempre impressi nella storia del rock. Senza nulla togliere agli album degli anni 80 e successivi che vanno però per la loro strada. 

martedì 13 marzo 2012

The Shins - Simple Song

In attesa spasmodica di novità che possano far drizzare le antenne arriva il nuovo "Port of Morrow" degli americani SHINS, indie pop band di Albuquerque (New Mexico) il cui frontman James Mercer appare dotato di carisma, voce e intensità di spicco, pur se corredati da un look assolutamente antidivico.
No. Nonostante la somiglianza, non è Kevin Spacey sotto mentite spoglie.
Non sono in giro da ieri, gli Shins, ma producono comunque da sempre buone cose. Forse quest'album consentirà di fare un passo in avanti a livello di notorietà.
L'apripista è un singolo fresco fresco, un filino epico (ma non troppo), in ottimo equilibrio tra cose moderne e riferimenti al passato, una linea melodica che "entra" in circolo dopo due o tre ascolti e che trasmette positività ed energia.
Io ci giro intorno da un pò, adesso come si suol dire hanno trovato una sorta di "green light" nei mei ascolti che, ultimamente, oscillano veramente tanto tra le epoche e gli stili.
E che sia la "semplicità" il rimedio a tanta ricerca? Chissà. Per oggi, anzi per stanotte, mi è sufficiente.
SIMPLE SONG. E alla prossima.

lunedì 5 marzo 2012

Ronnie Montrose non c'è più

Non prendetemi per snob, ma di Lucio Dalla hanno scritto tutti e tutti meglio di quanto avrei potuto fare io, per cui scriverò di un'altra morte non meno dolorosa per la storia del rock.
E' scomparso anche (e sottolineo "anche" perchè da alcuni anni è in corso una vera e propria mattanza di rockstar, vuoi per ragioni anagrafiche vuoi per stili di vita eccessivi) RONNIE MONTROSE.
Ne parlavo pochi giorni fa per citare indirettamente Sammy Hagar, adesso che i Van Halen stanno riprendendo in mano fan e classifiche con David Lee Roth. Per dire che comunque Sammy Hagar era un bel sentire, anche se coi Van Halen non c'è mai entrato una beata fava, apparentemente.
Apparentemente perchè guardacaso Sammy Hagar era il cantante perlappunto dei Montrose, il cui debut album omonimo del 1973 rappresentava il massimo debut album dell'hard rock americano PRIMA che uscisse Van Halen I.
Ed entrambi i dischi curiosamente (ma non casualmente) furono prodotti da Ted  Templeman e con il deciso contributo del sound engineer Donn Landee.
Ronnie Montrose era un chitarrista dallo stile rodato da anni di session man work  (Boz Scaggs, Van Morrison...non certo gente hard & heavy), dal suono incendiario e deragliante quanto basta per fungere da prezioso modello per schiere di guitar-heroes venuti dopo di lui.  A me è sempre parso un pericoloso incrocio tra Jimmy Page, Paul Kossof e Ted Nugent, ma con una dose di adrenalina se possibile maggiore.
Oggi purtroppo Ronnie non c'è più, oggi in cui superficialmente tutti (me compreso) si ricordano dei Montrose come della band che lanciò la carriera luminosissima del biondo Hagar e non come di uno dei progetti di maggior impatto sonoro capitati negli anni 70.

Oltre alla glamster Bad Motor Scooter da me postata, sentire anche "Space Station # 5" (con tematiche sonore che anticipano di almeno 5 anni la New Wave of British Heavy Metal) e "Rock Candy" (un mid tempo capostipite di tanti altri mid tempo, uno per tutti I love rock and roll) per capire meglio le loro potenzialità. Una band veramente ricca e completa di talento (oltre a Sammy Hagar c'erano anche anche l'ottimo batterista Danny Carmassi, poi nei Whitesnake, e il bassista virtuoso Bill Church) che non ebbe fortuna e che non riuscì mai a bissare l'eclatante debutto.
Oggi però piangiamo tutti Ronnie, anima e core della band, un chitarrista che ha veramente lasciato il segno.
Rest in peace man.