domenica 24 febbraio 2013

PARADE, il Principe e Sometimes it snows in April (a proposito di neve.....)

PRINCE Roger Nelson per il sottoscritto è uno dei pochi veri geni della musica della fine del secolo scorso.
Chiaramente un musicista di matrice "black" ma con una conoscenza del pentagramma assoluta che gli ha permesso di divagare tra mille generi e stili, reincarnando a sprazzi Jimi Hendrix e James Brown (i suoi veri grandi modelli) ma andando oltre e guidando gli orientamenti sonori di almeno un paio di decenni.
Visto ex post (anche se è da poco tornato in pista) come una "retrospettiva" cinematografica, sono tanti i suoi album capolavoro. "Sign o' the times" forse è la summa della sua arte ma ognuno dei suoi fans ne conserva gelosamente uno preferito anche tra quelli non perfetti.
Il mio è senz'altro PARADE. Perchè?
Semplicemente perchè, oltre alla hit KISS (uno dei brani più copiati di sempre, andate a sentire Madness dei Muse e ditemi se non è Kiss rallentata) contiene due canzoni mostruose come MOUNTAINS, in bilico tra psichedelia e vintage, ma con degli inserti di fiati R'n'B a far da contraltare e soprattutto SOMETIMES IT SNOWS IN APRIL, un bozzetto elegiaco scritto assieme a Wendy&Lisa, triste sommesso intimista ma non pessimista (attenzione al testo!), che nessuno si aspettava a quei tempi dal re delle dance floor di tutto il mondo.

1. "Christopher Tracy's Parade" Prince, John L. Nelson 2:11
2. "New Position" Prince 2:20
3. "I Wonder U" Prince 1:39
4. "Under the Cherry Moon" Prince, John L. Nelson 2:57
5. "Girls & Boys" Prince 5:29
6. "Life Can Be So Nice" Prince 3:13
7. "Venus de Milo" Prince 1:55
8. "Mountains" Prince, Wendy & Lisa 3:57
9. "Do U Lie?" Prince 2:44
10. "Kiss" Prince, arranged by David Z. 3:37
11. "Anotherloverholenyohead" Prince 4:00
12. "Sometimes It Snows in April" Prince, Wendy & Lisa 6:48

domenica 3 febbraio 2013

SIMPLE MINDS; del nostro tempo migliore

Dei Simple Minds da Once Upon a Time in poi non so che farmene, sono un buon gruppo pop ma privo di attrattiva per il sottoscritto.
Dei Simple Minds dei primi due album, peraltro godibili ma ancora molto acerbi e dallo stile indeciso, idem.
Ma dei Simple Minds "di mezzo" credo sinceramente di non poter fare molto a meno.
Soprattutto del loro apice artistico (non commerciale) che è rappresentato dal doppio "Sons and fascination/Sister Feelings call".
Prodotto dal grande Steve Hillage, un doppio album anomalo che in Italia (ohibò) uscì diviso in due e che contiene la versione più originale della band, quella che poggia le radici nel post punk ma che guarda alla mitteleuropa gonfiando di romanticismo le gelide sventagliate di synth di Michael Mc Neill. Una band in cui la sezione ritmica era determinante, il basso sinuoso e avvolgente di Derek Forbes (uno dei migliori dell'epoca) che rendeva meno marziali i ritmi incessanti della batteria di McGee. Se poi a questi aggiungiamo la voce intensa di Jim Kerr e le architetture intelligenti e mai banali della chitarra di Charlie Burchill chiudiamo un cerchio che forse nemmeno U2 all'epoca erano in grado di contrastare.
Le canzoni? Come snocciolare perle....The American, Love Song, In Trance as mission, Theme for Great Cities (uno dei più grandi strumentali mai incisi da chicchessia), la cupissima e cadenzatissima League of Nations, Sweat in bullet......roba da mandare alla storia.