mercoledì 24 dicembre 2008

Jingle Bells!!!!!

Ehilà, non potevo fare degli auguri tradizionali.
Allora beccatevi questa versione punk-glam della celeberrima.
Si vabbè i Ramones non c'erano, dobbiamo accontentarci del Ruggeri nazionale.
Ma non la canta affatto malaccio.
Have a nice Christmas everybody and keep on rockin'!
Halleluja!

giovedì 18 dicembre 2008

FINISH WHAT YA STARTED

Non ho mai amato alla follia i Van Hagar.
Sono troppo legato alla prima e sempiterna versione dei VAN HALEN, quella con la voce baritonale e sinatriana di David Lee Roth.
Sammy Hagar, pur essendo un buon cantante, "normalizzò" troppo il sound e l'immagine della band.
Le tolse uno degli elementi distintivi portanti e la rese simile a quella delle tante heavy rock oriented band circolanti nelle arene degli Stati Uniti.
Il buon Eddie ci mise del suo per cercare di rovinare le meraviglie dei primi 4 album, portando il songwriting (ma anche i solo di chitarra mannaggiallui) sui pericolosi lidi dell'AOR (Journey, Foreigner, Toto) e sempre più lontano dall'heavy-rock-blues strascicato degli esordi.
Ma la classe non è acqua. E qua e là restano comunque pezzi dignitosissimi e godibili come la qui presente "FINISH WHAT YA STARTED".
Un chitarrino ispiratissimo e non amplificato alla saturazione, un ritmo sincopato e accattivante, un Sammy Hagar contenuto e centrato, un video positivista e con qualche bella gnocca.
Cosa volete di più dalla vita?
La canzone sbancò di là dall'Oceano, qua se ne accorsero in pochi fans.
Vale comunque la pena riproporvela.
Halleluja!

lunedì 15 dicembre 2008

Musica e riciclaggio

Non so quanti di voi hanno ascoltato qualche canzone dall’ultimo “Day and Age” dei THE KILLERS.
Io sono abbastanza scioccato.
Dire che il disco è brutto non sarebbe corretto.
Le canzoni sono piacevoli e poco impegnative, scorrono bene, siamo in piena zona classifica. Pop molto user friendly e senz’anima, ma in giro c’è ben di peggio.
Però ad ogni solco c’è una frullata: una frullata di epoche, di stili, di generi musicali, di riferimenti e citazioni. Anni ’80, synth e sezioni ritmiche esuberanti, echi di blue collar rock, soffi di disco music. Con l’ottima ma impersonale voce di Brandon Flowers a riunificare il tutto.
Non mi pare ci siano plagi evidenti, ma non è questo il problema.
Anzi è proprio qua l’intelligenza della cosa.
Riproporre, riciclare stili e sonorità senza dare l’impressione di scopiazzare, ma solo di reinterpretare, di rivivere. E anche andare a scandagliare fra rimandi e citazioni è un giochino che per qualche ascolto magari ti prende.

Chi mi conosce sa come abbia apprezzato nel passato la medesima operazione di “sporco riciclaggio” effettuata dalle Scissor Sisters.
Solo che in quel caso là era il divertissement la chiave di ascolto e di lettura del fenomeno. In buona sostanza le sorelle forbice “ci fanno” alla grande, e pure con perizia tecnica e compositiva. Poi sta a te decidere se stare al gioco o tirartela con gli Henry Cow.
THE KILLERS invece sembrano crederci (dico sembrano perché non si sa mai) (che a prendere per il culo tutti sono buoni) (anche perché i soldi non fanno schifo a nessuno). Sembra che quando cantano “Human” ci sentano, non hanno quell’aria scanzonata che invece necessiterebbe.
Possibile che in pieno 2008 si possa essere un blockbuster mondiale propinando questa roba qua?
Chissà.

Forse è proprio vero che siamo ad un punto di non ritorno e, tutti immersi fino al collo in un immenso Blob, continuiamo a riguardare all’infinito dentro lo stesso caleidoscopio. Che pare mandare immagini nuove e diverse ma in realtà ricombina e rimescola sempre le stesse cose con perfida allegria.

E’ ufficialmente aperta l’era del Riciclaggio.

Speriamo funzioni un po’ meglio che a Napoli.

Halleluja!

mercoledì 10 dicembre 2008

Cinderella - Long Cold Winter

Ecco, ditemi voi se questo hard blues non è da incorniciare.
Ma andiamo per ordine.
Tom Keifer, leader e voce solista e prima chitarra dei CINDERELLA, era evidentemente al di là di ogni dubbio un fanatico dei Led Zeppelin.
La matrice del pezzo è infatti quella della sempiterna Since I’ve been loving you.
Anche se qua troviamo un pizzico di cattiveria in più (eh, siamo nel mondo hard and heavy!) ed un pizzico di pathos in meno (eccheccazzo di Led Zeppelin più di uno al secolo è dura….).
Ma perché vi parlo di questo gruppo?
Perchè i Cinderella sono la dimostrazione vivente di come talvolta non si debba fermarsi al look per giudicare.
Andate a guardare le riviste o i frame dei concerti e capirete. Cinderella operarono nel magma losangelino degli anni’80. Immersi fino al collo nella melma dell’Hair Metal. Coi capelli cotonati, i pantaloni di lurex e i vestitini da travone e le Charvel Jackson sgargianti.
MA.
Ma i Cinderella musicalmente guardavano ai seventies, ai maestri Zep in particolare.
E quindi ci lasciarono in eredità un paio di ottimi lavori, tra cui l’album omonimo da cui è tratta questa canzone meravigliosa.
Tom Keifer poi aveva una voce della madonna. E sapeva anche suonicchiare benino la chitarra.
Sentitelo, non vi pentirete.
Ma non guardateli mai, che vi rivolterete dal disgusto.
Difatti vi posto solo la canzone, fossi matto.
E continuo nella mia ricerca di belle gemme nascoste nelle pieghe del tempo.
Halleluja!

venerdì 5 dicembre 2008

Stiff Little Fingers - The Price of Admission

Ognuno di noi nel portafoglio immaginario della musica tiene alcuni santini di santi meno conosciuti.
Accanto ai nomi più famosi e celebrati, teniamo bene al caldo anche coloro ai quali ci sentiamo più vicini perché il loro culto non è un fatto di massa ma è per pochi.
Tra questi, nel mio portafoglio, ci sono senza alcun dubbio gli STIFF LITTLE FINGERS.
Energico e martellante gruppo punk di Belfast, di buon successo iniziale grazie a pezzi come "Alternative Ulster", "Tin Soldier" e "Nobody's Hero", è poi rimasto no direction home come la maggior parte dei gruppi ex punk una volta svaporato il fenomeno sociale prima che musicale.
Seppero poi, grazie a non comuni doti di performing e di songwriting, resistere in ambito più genericamente rock oriented, sfornando alcune ottime canzoni che però ahimè passarono quasi inosservate fuori dai ristretti confini britannici.

Una di queste è l’amara ballata “The Price of Admission”, una riflessione su come i rapporti uomo-donna non possano prescindere dal dolore ma anche su come possano apportare alla persona una grande dose di maturità attraverso la sincerità reciproca.
Ustia vi ho fatto il pistolotto, scusatemi.

Ascoltate il pezzo, giuro che vale la pena. E’ molto bello, molto “british”, vi si infiltrerà (spero) nel cuore. Altrimenti avrete scoperto un pezzettino di musica meno fortunata ma fatta comunque con passione.

Halleluja!

(karaoke time)

THE PRICE OF ADMISSION

So somebody's told you how to be a man
Just fuck 'em and leave 'em
And score as many as you can
But always have someone who's close to your heart
And if you want to keep her, keep her in the dark
Cos you love her
So you just can't tell her
Yet that's a lie and you know full well

You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
Sometime in your life
Somewhere along the line

And now she tells you she's fucked others too
She didn't spend those nights
Waiting in on you
But though she gave her all,
she never gave her heart
And she wants to keep you so
she cannot keep it dark
Cos she loves you
So she has to open wide
She lets you in up close and blows away your pride

And you have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
This time in your life
And lay it on the line
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission
You have to pay the price of admission

So somebody showed you how to be a man ......

lunedì 1 dicembre 2008

Cat stevens - Father and Son

Diobono quanto mi è sempre piaciuta questa canzone di Cat Stevens.
Uno dei cantautori più grandi, che aveva la dote di saper concentrare e distillare temi complessi in modo straordinariamente semplice.
Tre note, due righe asciutte ma dense e via con il capolavoro.
Una melodia incancellabile, un testo che ti si stampa nel disco fisso e non devi andare a ricercarlo su google.
Pensate che da sempre considero questa canzone tra le mie preferite.
Come avrei potuto considerarla da quando, quasi cinque anni fa ho contribuito ad arricchire la razza umana di una nuova unità?
Lassù. E basta.
Magari un giorno io e il mio piccolo ci diremo le stesse cose.
Perché i temi di Cat sono transgenerazionali e attraversano indenni le corsie del tempo (un’altra così è The First Cut is the Deepest).
Perché c’è sempre una fossa delle marianne tra genitori e figli che nessun acceleratore spaziotemporale saprà mai colmare.
E perché (già, perché?) abbiamo sempre la necessità di proiettare nei nostri figli quello che noi abbiamo imparato a suo tempo dalla vita e che vorremmo che loro imparassero via interposta persona anziché sul campo.
Vola via, piccolo diamonddog, quando puoi.
Mi farai del male ma non te ne vorrò.
Però adesso guarisci dalla febbre a 40, cazzo, che sennò non posso romperti i coglioni come piace a me.
Halleluja!

Ah, dimenticavo il KARAOKE.

(Father)
It's not time to make a change,
Just relax, take it easy.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to know.
Find a girl, settle down,
If you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.

I was once like you are now, and I know that it's not easy,
To be calm when you've found something going on.
But take your time, think a lot,
Why, think of everything you've got.
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.

(Son)
How can I try to explain, when I do he turns away again.
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.

(Father)
It's not time to make a change,
Just sit down, take it slowly.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to go through.
Find a girl, settle down,
if you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.
(Son-- Away Away Away, I know I have to
Make this decision alone - no)

(Son)
All the times that I cried, keeping all the things I knew inside,
It's hard, but it's harder to ignore it.
If they were right, I'd agree, but it's them They know not me.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.

(Father-- Stay Stay Stay, Why must you go and
make this decision alone?)