martedì 29 aprile 2008

Le 5 migliori canzoni degli Stones

Che dite, impresa ardua....ma ogni tanto la marea monta e oggi nelle sale impazza Shine a Light di Scorsese che mi dicono eccellente e sì insomma è vero che si parla sempre troppo di loro ma di che volete parlare, di politica?

Allora ci proviamo.

No, mi raccomando non quelle più famose, ma quelle che secondo voi sono le più pazzesche e imprevedibili e meravigliose creature del gruppo di rock and roll più famoso di sempre.

1) Sympathy For the Devil
2) Gimmie Shelter
3) Waiting On a Friend
4) Honky Tonk Women
5) You can't always get what you want

Oppure facciamo quelle che vi portate nel cuore?

1) Memory motel
2) Sister Morphine
3) Love in vain
4) Sweet Virginia
5) Miss you

Vabbè, fate vobis e beccatevi il video di Waiting on a friend, canzone leggiadra che stento ancora a credere opera di quei due loschi figuri, ma tant'è.

Halleluja.

giovedì 24 aprile 2008

Bauhaus - In the Flat Field

La qualità del video non è esattamente delle migliori.
Ma la canzone per me ancor oggi resta una delle più rappresentative dell'epoca.
Peter Murphy e soci, ferventi seguaci di David Bowie ma anche (scusate ma di questi tempi mi scappa spesso....) di Johnny Rotten, alle prese con i rimasugli del Punk ma anche con le oscurità del Goth, si infilarono presto e consapevolmente in un tunnel buio e senza ritorno.
A niente valsero le successive virate verso il funk o la dance.
BAUHAUS erano morti prima ancora di diventare vecchi.
E forse è stato meglio così.
Hanno brillato tanto in poco tempo.
Come vuole la neil-young-lesson-number-one.
Un destino parallelo a quello di un'altra grandissima band dell'epoca, i Killing Joke, di cui già parlai qua.

Gruppi da TENAX, per chi capisce cosa voglio dire.

lunedì 21 aprile 2008

Destra Sinistra

Era sempre molti passi avanti.
E non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Ci manchi, Giorgio.
Oggi più che mai.

giovedì 17 aprile 2008

Trainspotting - Scena Iniziale e Finale


« Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita, scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici, scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi, scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?... »

Questo film (e il discorso ovviamente parte dallo splendido romanzo di Irvin Welsh) mi sta nel cuore.
Totalmente privo di retorica, totalmente intriso di verità.
Uno spartiacque generazionale.
Dopo di esso la visione mitologica del “drogato” è totalmente cambiata.
Non più perdente e sfigato alla ricerca di una via di fuga dalla cruda realtà.
Non più alternativo e fricchettone.
Ma persona determinata e consapevole che sceglie la via della droga quale antidoto al grigiore del quotidiano, quale modo per passare il tempo e “ammazzare” la noia.

Quindi, demitizzando il drogato e distruggendone in modo assolutamente tragicomico l’iconografia, TRAINSPOTTING ha fatto molto di più CONTRO l’eroina di molti sermoni più o meno autorevoli.

Vi chiederete il perché di questa citazione in un blog di musica.

Che domande, la colonna sonora di Trainspotting è un must assoluto, contiene una caterva di bellissime canzoni.

Fra le tante l’iniziale LUST FOR LIFE di zio Iggy e la finale e clamorosa BORN SLIPPY degli Underworld.

Uno dei pezzi-faro degli anni ’70 e uno dei pezzi-guida dei ’90 tra i quali è racchiuso uno dei migliori film di tutti i tempi.

Halleluja.

martedì 15 aprile 2008

MIAOOOOOOOOOOOO



Brian Setzer e i suoi compari.

Facilmente etichettati come “rockabilly revival” dalla critica imperante (nel senso del Sire).

Eppure così freschi e immediati e aperti: tra il 1981 e il 1984, quando con soli 3 album mischiarono rock and roll anni ’50, punk, postpunk, country&western e doo-wop per dare origine ad una miscela esplosiva di quelle che it’s better to burn out than to fade away.

Pezzi epici come Storm the embassy o Rumble in Brighton si accompagnavano alla teen riot di Runaway Boys o ai divertissement come Fishnet Stockings o Gonna Ball o Built for speed e quando volevi un po’ di esotismo arrivava Ubangi Stomp, e quando volevi fare un po’ di cheek to cheek eccoti I won’t stand in your way (aaaaaaaanymore)!

Ma con Stray Cat Strut (qui il video), dove giunsero ai vertici mondiali con un 1/2 di blues, ¼ di jazz e ¼ di swing fecero davvero innamorare di loro tutta una generazione.

Brian Setzer era (metaforicamente) il fratellino minore di Eddie Cochran e il fratellone maggiore di Billy Joe Armstrong. E pare andasse in giro con lo zietto Joe Strummer a lezione di this is England (la Gran Bretagna tributò ai gatti un successo di proporzioni cosmiche, forse più che gli USA).

Sentiamoli in una rara esibizione live.

Brian, il suo ciuffo, il fido Lee Rocker a strappare le viscere al contrabbasso e la spilunga alla Ciccio Ingrassia di Slim Jim Phantom, l’unico batterista in piedi della storia del rock.

Halleluja.

venerdì 11 aprile 2008

Plain White Ts - Hey There Delilah

Sono 3 mesi che la sento ovunque vada e tutte le volte che accendo la radio.
Ho da poco scoperto il titolo e il nome di chi la canta.
E sono quindi in grado di postarla.
Assomiglia vagamente a "Suzanne" ed è misteriosamente poco "modaiola".
Ma ha un hook strepitoso ed è senz'altro uno dei pezzi più "catchy" degli ultimi tempi.
E nemmeno un accenno di hiphop e neanche un tritello di Timbaland.
Cazzo, ce n'è per farsela piacere.
Halleluja.


PS L'ultima volta che scrissi due righe per una canzone attuale fui preso per i fondelli (da molti, non da tutti). Il pezzo era Rehab e lei era più o meno una sconosciuta. Fate vobis.

martedì 8 aprile 2008

Trans Europe Express

Diobonino come pompano questi bassi!
Santamadonna come "taglia" questo leit-motiv.
Eppure i Kraftwerk restano uno dei misteri più incredibili della Musica moderna.
Così tecnologici e androidi eppure così passionali e travolgenti.
Freddi fuori, caldi dentro.
Coloro che sdoganarono la musica elettronica d'elite e la resero realmente fruibile alle masse.
Al crocevia con la musica "cosmica" dei teutonici, la trilogia di Bowie, la dance music e la nascente New Wave.
A volte mi chiedo cosa sarebbe stato di interi filoni musicali se non fossero esistiti i 4 crucchi.
Da dove sarebbero partiti chessò i Simple Minds?
O come sarebbe stata impostata la musica Techno.
Ma anche, con qualche doloretto, avrebbe Bowie scritto "Neukoln" e flirtato con Brian Eno?
E se me lo chiedo io che sono cresciuto a pane e schitarrate......
I tedeschi ci hanno insegnato il pragmatismo e l'importanza di avere poche idee ma chiare.
E poi spaccare il mondo in due, con la precisione di un chirurgo.
O si odiano, o si amano.
Senza mezze misure.

PS Vi ho mai detto che li ho visti in concerto alla casa del popolo di Gràssina?

lunedì 7 aprile 2008

L'aria è di tutti.....



Questo post è necessario, anzi indispensabile.
Non dice niente di nuovo, ovviamente. Ma qualcuno deve pur farlo.
Per il tipo in questione ormai è un'abitudine.
Ok bon, vi chiedo un pò di pazienza e cinque minuti di tempo.


Sentite in sequenza il ritornello di Amen, recente successo di Zucchero e poi di How could this go wrong, vecchio successo degli Exile che qualcuno un pò più in là con gli anni avrà senz'altro ballato in pista nel 1979.


E poi traete da soli le opportune conclusioni.


Halleluja, e orecchi appuntiti.
PS Pare che in questa occasione siano stati messi i diritti correttamente. Non ho la possibilità di verificare ma se così fosse ritiro le ingiuste insinuazioni.

giovedì 3 aprile 2008

HEARTLIST Le 5 canzoni del cuore



L'amico Nicco mi ha passato una catena (meme, dice lui).
Mai fatta una però. Per lui e per il contenuto (non sono le 5 cose che ti piacciono di più delle donne o le 5 cose che più odi del tuo capo), la faccio volentieri.
Le 5 canzoni del cuore.
Volevo metterne una dell'Enzino, ma oggi sono troppo Rock.
Et voilà.

Naturalmente, come ogni catena che si comandi la passo anche agli altri. Pure a quelli che la musica non (tiè).
Pronti, via (in ordine sparso di apparizione):
porillo, cara red, valerio, stan, country, la braid, la ladypazz, ovi, sandro&denni, airid.

Spero poi che tutti quelli che non hanno un blog (o non ci scrivono più) ma bazzicano ancora da queste parti inseriscano nei commenti la propria heart-list.
PS Nei links alle canzoni ho inserito materiale rigorosamente live.

mercoledì 2 aprile 2008

Bon Jovi - Dry County (London '95) "Kontrokorrente"

Parlare di John Bongiovanni è difficile, soprattutto qua da me.
Il motivo che mi spinge a farlo, diciamolo subito così mi levo un peso.
E’ un’artista che non ha mai avuto un riconoscimento dalla kritika ufficiale.
E questo a mio avviso non lo merita.
Ma veniamo all’arringa difensiva.

L’evidenza sotto gli occhi di tutti.
BONJOVI sono stati una hard-pop band di facili costumi. I loro album hanno venduto oltre 120 milioni di copie in tutto il mondo grazie a sapienti hit-singles costruiti per piacere e per vendere.
Robetta facile facile come Livin’on a prayer e Bad medicine e It’s my life e Always (solo senza band) e Born to be my baby e si potrebbe continuare a lungo.
Il look da hair metal band e la bellezza di John (che ha fatto anche l’attore, qua e là) hanno completato il pacchetto in offerta al teen ager medio americano ed europeo.

La realtà nascosta.
John Bonjovi canta molto bene. Ha una bella voce e sa come usarla al meglio. I suoi compari sono tutti buoni strumentisti, presi singolarmente. I suoi prodotti, per quanto “di facili costumi”, sono tutti di livello molto professionale.
John Bonjovi ha nel tempo piazzato là alcuni ottimi pezzi passati sotto traccia dietro le hit singles da classifica: Bed of Roses, Wanted Dead or Alive, Dry County, Midnight in Chelsea (solo senza la band), Blood on Blood e la recentissima (You want to) Make a memory. Talvolta southern rock, altre più country oriented.
John Bonjovi è la seconda persona più famosa del New Jersey, ci sarà un motivo.

La sentenza.
E’ bravo John Bonjovi.
Ma fino ad oggi ha privilegiato il “far soldi” con musichette di “facili costumi” rispetto alla propria dignità artistica che pure si palesa a tratti, facendo rimpiangere impegni meno business oriented.
Ci si attende da lui uno smarcamento verso la musica di qualità. Anche senza la band.
I soldoni li ha fatti, le groupies lo hanno ormai divorato fino al midollo.

Che altro può fare se non dimostrare al mondo che lui vale veramente qualcosa?

A presto John. A futuri album che mi diano ragione.