lunedì 31 marzo 2008

The Verve - Lucky Man, Haigh Hall, 1998

KARAOKATE con me e con il gruppo in assoluto più geniale di tutto il Brit-Pop, qua in grande versione live.
THE VERVE, che si sciolgono e si uniscono a seconda delle lune di Sir Richard Ashcroft, un pennellone scoglionato che unisce in sè il meglio dei fratelli Gallagher.
Uno strano tipo che sapeva (sa?) scrivere testi e musica come pochi, discontinuo ai limiti dell'irritazione, ma che seppe con l'album da cui questo brano è tratto, sciorinare uno dei migliori dischi degli anni '90: URBAN HYMNS.
I VERVE praticamente fecero un greatest hits al posto di un album, quella volta lì.
Come definire in modo diverso una roba che contiene Drugs don't work, Sonnet, Bitter Sweet Simphony e la suriproposta celeberrima Lucky Man (tra parentesi, una Wonderwall meno zuccherosa)?
Una tracklist da far impallidire il celebrato What's the story morning glory dei fratellini o qualsiasi album dei Blur.
E allora speriamo che Richard prima o poi ritorni con qualcosa all'altezza della sua altezza (toh, sarà un par de metri....).
Nel frattempo......KARAOKE!!!!!

Happiness
More or less
It's just a change in me
Something in my liberty
Oh, my, my
Happiness
Coming and going
I watch you look at me
Watch my fever growing
I know just where I am

But how many corners do I have to turn?
How many times do I have to learn
All the love I have is in my mind?

But I'm a lucky man
With fire in my hands

Happiness
Something in my own place
I'm stood here naked
Smiling, I feel no disgrace
With who I am

Happiness
Coming and going
I watch you look at me
Watch my fever growing
I know just who I am

But how many corners do I have to turn?
How many times do I have to learn
All the love I have is in my mind?

I hope you understand
I hope you understand

Gotta love that'll never die

Happiness
More or less
It's just a change in me
Something in my liberty
Happiness
Coming and going
I watch you look at me
Watch my fever growing
I know
Oh, my, my
Oh, my, my
Oh, my, my
Oh, my, my

Gotta love that'll never die
Gotta love that'll never die
No, no
I'm a lucky man

It's just a change in me
Something in my liberty
It's just a change in me
Something in my liberty
It's just a change in me
Something in my liberty
Oh, my, my
Oh, my, my
It's just a change in me
Something in my liberty
Oh, my, my
Oh, my, my


CLICCATE QUI PER IL VIDEO


giovedì 27 marzo 2008

SUNNY AFTERNOON

Solo per capire chi è questo tizio ci vorrebbero mesi di ascolto ininterrotto.
Qua in versione acustica, da solo senza i compari di sempre Kinks, in una deliziosa versione del classicissimo sardonico ironicissimo Sunny Afternoon. Con una coda "semi-cabarettistica" che è un chicca.

Signori e signore,
Mr.
RAY DAVIES, uno dei padri (o forse "IL" padre) della musica pop britannica degli 80 e dei 90. Nonchè uno dei precursori ufficiali di Glam, Punk e Hard Rock.

Insomma un mostro forse un pò più sacro di tanti altri.


SUNNY AFTERNOON


The tax mans taken all my dough,
And left me in my stately home,
Lazing on a sunny afternoon.
And I cant sail my yacht,
Hes taken everything Ive got,
All Ive gots this sunny afternoon.

Save me, save me, save me from this squeeze.
I got a big fat mama trying to break me.
And I love to live so pleasantly,
Live this life of luxury,
Lazing on a sunny afternoon.
In the summertime
In the summertime
In the summertime

My girlfriends run off with my car,
And gone back to her ma and pa,
Telling tales of drunkenness and cruelty.
Now Im sitting here,
Sipping at my ice cold beer,
Lazing on a sunny afternoon.

Help me, help me, help me sail away,
Well give me two good reasons why I oughta stay.
cause I love to live so pleasantly,
Live this life of luxury,
Lazing on a sunny afternoon.
In the summertime
In the summertime
In the summertime

METAL MICKEY!!!!!!

Per riprendermi dopo le estenuanti pause pranzo di Pasqua avevo bisogno di qualcosa che non fosse necessariamente megagalattico.
Qualcosa che ripescasse in modo non troppo impegnativo dalla mia memoria belle sensazioni non troppo indietro nel tempo.
Qualcosa che mi desse una bella sferzata di energia, come una frustata di acqua fresca mentre stai sdraiato al sole.
E allora mi sono capitati per le mani i SUEDE.
Una band che non ho mai amato troppo, tanto erano evidenti e smaccati i “modelli” di riferimento.
Una band che però ha il merito di porsi al crocevia tra tradizione glam rock, post punk e brit pop nascente.
E scusate se è poco.
Per cui, vai Brett Anderson conciato come Brian Ferry in visita di cortesia da David Bowie, pronto a dare consigli a Damon Albarn su come scalare le charts.
Vai con questo pezzo sparato, duro, ben ritmato e anthemico.
Che nel mondo del rock c’è posto anche per te, METAL MICKEY.
Halleluja!

mercoledì 26 marzo 2008

LE PEGGIORI COPERTINE DI SEMPRE


Io credo che pochi si siano spinti fino a tanto.
E' vero che i Manowar fin dall'inizio hanno puntato tutto sull'estremizzazione dell'epica "eroica" sia nelle composizioni musicali (?), che nei testi ("Battle Hymn", "Gates of Valhalla", "Blood of my enemies"), che nel look.
Diciamo che Conan il barbaro è stato uno dei loro modelli.
E che la parodia dell'epic metal sarebbe stata perfetta, se solo fosse stata un filino ironica.
Il problema è che i 4 loschi figuri in questione (peraltro neanche tanto scarsi come musicisti) andavano conciati così anche sul palco.
Con la faccia truce, le pelli, i Moon Boot, le mazze chiodate e mezzi nudi.
E che il bassista-sborone (tale Joey DeMaio) ha avuto il coraggio di rifare al basso solista l'ouverture di Guglielmo Tell di Rossini.
Intitolandola addirittura "William's Tale".
Quando è troppo è troppo.
Halleluja.
PS-> JohnPeel tra i commenti suggerisce questo link veramente strepitoso.
http://www.coverbrowser.com/covers/worst-album-covers

mercoledì 19 marzo 2008

Metallica - Fade To Black (Justice Tour '89 Seattle)

L'ultimo dei grandi gruppi dell'heavy rock.
Perlomeno l'ultimo a dare un grande contributo all'evoluzione di questo genere così osteggiato.
Metallica generarono, quasi senza saperlo, tutto il filone "thrash".
Cioè quel particolare tipo di sound accelerato e parossistico che ha traghettato il metal oltre il vecchio millennio.
Mi piace ricordarli qua, con il KARAOKE di uno dei loro brani migliori, la ballad "Fade to black" , tratta da quello che io considero il loro album più bello e completo: RIDE THE LIGHTNING, edito da una allora nascente e scoppiettante Music for Nations, leggendaria indie label del mondo heavy.

Fu il secondo album del gruppo, una vera esplosione in faccia per tutti quelli che all'epoca pensavano che l'heavy rock fosse stato totalmente definito con gli Iron Maiden e con i Judas Priest.

Anche se poi Metallica seppero fare addirittura di meglio con MASTER OF PUPPETS e con AND JUSTICE FOR (no, il BLACK ALBUM no -quello di "Nothing else matters" per capirsi- è già troppo commerciale), fu con Ride the lightning che i Metallica fecero intravedere nuove possibilità sonore al popolo dell'heavy e per questo l'album resta nei cuori di tutti quelli che bene o male sono passati dal mondo delle chitarre dure.

Lo so, non piacerà a tutti. Ma tant'è.

Signori, buona notte.

FADE TO BLACK

Life it seems, will fade away
Drifting further every day
Getting lost within myself
Nothing matters no one else
I have lost the will to live
Simply nothing more to give
There is nothing more for me
Need the end to set me free

Things are not what they used to be
Missing one inside of me
Deathly lost, this cant be real
Cannot stand this hell I feel
Emptiness is filling me
To the point of agony
Growing darkness taking dawn
I was me, but now hes gone

No one but me can save myself, but its too late
Now I cant think, think why I should even try

Yesterday seems as though it never existed
Death greets me warm, now I will just say good-bye

lunedì 17 marzo 2008

Sally

Lungi da me il voler riproporre l'annosa polemica "vasco sì / vasco no" (che per me si chiude con un malinconico vasco sì ma fino a....).
Lungi da me voler riproporre l'annoso dualismo "meglio l'interpretazione originale / meglio l'interpretazione della mannoia" (che per me si chiude con un malinconico sivabbè è una delle più grandi canzoni del vasco ma cantata da lei assume un tono particolare -lo stesso vasco ebbe a dire l'avevo scritta per lei ma ancora non lo sapevo-).
Lungi da me tutto.
Mi ci calo dentro e stop.

Perchè la vita è un brivido che vola via.

Perchè è tutto un equilibrio sopra la follia.

Ed offro a tutte le mie amiche la possibilità di prendersi un KARAOKE TIME di quelli giusti.
Quelle a cui l'ho già dedicata in passato.
E quelle a cui non l'ho mai dedicata.
Sally è per tutte voi.


Sally cammina per la strada senza nemmeno
guardare per terra
Sally è una donna che non ha più voglia
di fare la guerra
Sally ha patito troppo
Sally ha già visto che cosa
ti può crollare addosso
Sally è già stata punita
per ogni sua distrazione, debolezza
per ogni candida carezza
tanto per non sentire l'amarezza

senti che fuori piove
senti che bel rumore

Sally cammina per la strada sicura
senza pensare a niente
ormai guarda la gente
con aria indifferente
sono lontani quei momenti
quando uno sguardo provocava turbamenti
quando la vita era più facile
e si potevano mangiare anche le fragole
perché la vita è un brivido che vola via
è tutto un equilibrio sopra la follia
sopra la follia

senti che fuori piove
senti che bel rumore

ma forse Sally è proprio questo il senso, il senso
del tuo vagare
forse davvero ci si deve sentire
alla fine un po' male
forse alla fine di questa triste stroia
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento
e come se fosse l'ultimo

Sally cammina per la strada leggera
ormai e sera
si accendono le luci dei lampioni
tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni
ed un pensiero le passa per la testa
forse la vita non è stata tutta persa
forse qualcosa s'è salvato
forse davvero non è stato poi tutto sbagliato
forse era giusto così
forse ma forse ma sì

cosa vuoi che ti dica io?
senti che bel rumore

giovedì 13 marzo 2008

CI VUOLE UN FISICO BESTIALE?


Una tematica che è spuntata su Mediatrek e che merita approfondimento qui.
La teatralità dell’hard&heavy.
Ci sono molte persone che vengono respinte all’ascolto del genere proprio da questo tipo di aspetto. E non le biasimo, certamente. Ma non credo che abbiano capito bene come stanno le cose.
Per cui ci vado dentro.
Un concerto di hard&heavy (perdonatemi ma è l’unica espressione che riesca ad omnicomprendere tutto) è una sorta di messa.
Non nera, buffa.
Il pubblico si aspetta di trovare i suoi beniamini truccati e vestiti in un certo modo, con una scenografia di un certo tipo e annessi&connessi.
Sempre il pubblico, che non è scemo come si vorrebbe far credere, SA BENISSIMO che tutto questo fa parte della RAPPRESENTAZIONE tipica del gruppo/genere.
Ovviamente ci sono degli estremi.
Si va dal Grandguignol spinto dei KISS (ma anche di BLACK SABBATH, di ALICE COOPER, di IRON MAIDEN, di VENOM, di SLAYER, di MERCYFUL FATE, di HELLOWEEN, di MANOWAR, di TWISTED SISTER, di MOTLEY CRUE e di mille altri) alla pseudo-sobrietà dei METALLICA (ma anche di RIOT, di UFO, di ACCEPT, di WHITESNAKE ecc. ecc.). E ci sono quelli di mezzo che magari puntano su un certo LOOK ma senza strafare (JUDAS PRIEST, SAXON, QUEENSRYCHE, DOKKEN, PANTERA, DIO -nel senso di Ronnie James-.….).
Scusate se salto molti nomi ma ho fatto solo alcuni esempi per far capire.
Far capire che cosa?
Che gli annessi&connessi che si trovano come gadget assieme ai dischi ed ai concerti dell’hard&heavy sono solo la ciliegina sulla torta per i fan.
Che, ben lungi dal “crederci”, ne apprezzano in modo variabile lo spirito e lo scopo.
Ma voi credete veramente che i fan dei KISS pensassero che Gene Simmons vomitasse sangue vero nella sua “interpretazione” del vampiro?
O che il buon Dee Snider e il caro Vincent Fournier vadano in giro per le strade di NYC vestiti come i rispettivi personaggi?
Ho visto un‘intervista a Dee Snider che rideva come un matto rivedendo i vecchi filmati dei Twisted Sister e diceva che ANCHE grazie al contesto avevano reso un “servizio” al pubblico.
Un servizio fatto di divertimento, ilarità, sensazioni forti, insomma una specie di spettacolo pirotecnico accompagnato da 4 sani accordi belli duri.
Hard&heavy è anche e soprattutto questo, una bella “scampagnata” con gli amici a cantare a squarciagola, a dimenarsi come cretini, a cercare qualche forma di sano “shock” che non sia una droga (quasi assente nel mondo dell’hard&heavy e comunque presente in misura minore che presso altri filoni musicali).
Hard&heavy è voglia di vivere, salute, energia, esibizionismo e chissenefrega.
Insomma nel variegato mondo dell’hard&heavy ci sono scamorze e fior di musicisti come in ogni altro genere. Scoprirli e scoprire i propri gusti è una piacevole esperienza dell’adolescenza ma qualcosa (vero bonzo, casey, country -aggiunta dell'ultim'ora-?) ti rimane attaccato per tutta la vita.
Come le fiamme di Gene e la moto di Rob, come i baffoni di Lemmy e la calzamaglia di Ronnie James.
Halleluja e state sereni.

mercoledì 12 marzo 2008

SAVED BY ZERO

http://www.youtube.com/watch?v=ncGWT13dIog

Questa canzone (ci ho anche il Long Playing..) ai tempi mi piaceva molto.
The Fixx furono qualcosa più (ma non molto di più) di una meteora.
Due album di buona fattura (Reach the beach e Phantoms).
Una manciata di buoni singoli (oltre a questo pezzo meritano menzione particolare anche Secret Separation, One things lead to another e Red skies).
Cy Curnin e Jamie West-Oram, cantante e chitarrista e responsabili di gran parte della produzione del gruppo, avevano però sicuramente più valore di quanto gliene sia stato riconosciuto dal mercato.
Credo che Saved by zero, al di là dell’arrangiamento “d’epoca” e dei capelli di Cy, potrebbe essere oggi un buon successo se qualcuno decidesse di farne una cover pop.
D’altronde, non si vive di solo miti.
Halleluja.

lunedì 10 marzo 2008

XTC

Su David Bowie posso anche accetare delle critiche. E discuterne serenamente.
Perchè mi ha fatto del gran bene, ma anche del male, o comunque spesso nelle sue ansie di rinnovamento mi ha lasciato disorientato.
E' un genio.
E come tale la sregolatezza è un must.
Ma su di LORO non accetto critiche.
Sono la più grande pop band inglese dai tempi dei Beatles.
Schivi e furtivi, privi di look, non hanno mai rincorso il successo-a-tutti-i-costi o lo stardom.
Si sono limitati a riempirci di splendidi album, uno più bello dell'altro, nessuno così così.
All'inizio un pò più oscuri e rock e immersi nell'onda new wave; poi sempre più equilibrati su un immenso pop d'altura, talvolta d'avanguardia, talaltra potenzialmente da classifica, ma mai ruffiano.
English Settlement, Non Such, Drums and Wires e Oranges and Lemons sono i miei album preferiti.
Tra le tante perle ho riscoperto questo video di Mayor of Simpleton


http://www.youtube.com/watch?v=eHUF3gjq2Wo#

che a riascoltarlo oggi è ancora un chicca ed un manuale di come si fa una canzone pop perfetta con pochi ingredienti ma molto sale in zucca. Quel senso della melodia aperta e circolare che parte, decolla, fa un paio di virate e torna a casa ce l'hanno solo loro.
Ah già, scordavo.
Anche Andy Partridge e Colin Moulding sono due Geni con la G maiuscola.
Ma la sregolatezza l'hanno lasciata appena fuori Swindon.
La città (oddio città.....paese) natale da cui non si sono coraggiosamente mai mossi.
Sono praticamente l'alterego concettuale inglese di JJ Cale, un altro grandissimo che al pensiero di partire da Tulsa e di andare in tourneè a cercarsi le chart gli veniva il maldistomaco.
Io ci andrò, in pellegrinaggio laggiù a Swindon e sono sicuro che li conoscerò, magari vecchi e bacucchi.
E che mi offriranno una tazza di buon tea scuotendo la testa e dicendomi, sommessamente e con il loro stile garbato, quanto sono testa di cazzo ad essere un loro fan.
Halleluja.


PS DIMENTICAVO. PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE, I CARI XTC HANNO UN SITO DOVE SI POSSONO VEDERE ESIBIZIONI LIVE E SCARICARE PEZZI IN MODO DEL TUTTO GRATUITO. E CE NE SONO VERAMENTE TANTI. VISITATELO CHE NE VALE VERAMENTE LA PENA
http://www.xtc4u.org/

PPS
Aggiungo direttamente sul topic l'ottimo contributo di Arc sul tema.

Gli XTC sono gli eredi tanto dei Beatles quanto dei Kinks, vale a dire della tipica causticità britannica, mai sbracata, capace di velenose sentenze dette col sorriso che, immancabilmente, a qualcuno (poco perspicace evidentemente) sembra falsità o ipocrisia mascherata da narcisistico anticonformismo. Niente di più sbagliato nel caso degli XTC: il rigore delle loro scelte li ha infine emarginati costringendoli ad autoprodursi per non piegarsi ai diktat dei discografici. Dagli esordi più o meno "punk" hanno sistematicamente disertato qualsiasi aspettativa raffinando un suono che passando dalla pseudo-demenzialità surreale dei primi album al rock più cinico di Drums and Wires e di Black Sea, dove il cupo disincanto si rivela in testi ben poco "estatici": "Living Through Another Cuba", "Travels in Nihilon", "Notes and Coins". English Settlement rappresenta l'abbandono del rock dinamico per una serie di ballate in perfetto stile "Kinks" epoca "Village Green Preservation Society". Quando esce Mummer è un'altra sorpresa: suoni cesellati e cascate di note, ma l'ironia amara non manca ("In loving Memory", "Funk Pop a Roll" ); poi è la volta di The Big Express e di Skylarking e qui talvolta l'estetismo sfiora l'artificiosità (10.000 umbrellas) ma per molti è il capolavoro del gruppo. Vero è però che la produzione di Todd Rundgren grazie a cui l'album ricorda in modo impressionante Pet Sound dei Beach Boys verrà denunciata da Partridge come eccessivamente invasiva. Succede l'album beatlesiano "Oranges and Lemons" tanto perfetto da far rimpiangere ormai qualche spigolosità rock dei primi anni. Il suono è diventato limpidissimo e ai 4 non frega nulla di fare concerti in pubblico, era così già da anni ma ora le speranze di vederli dal vivo sono azzerate. Arriva Non such ed è un'altra carrellata di ballate, poesie, quadretti irriverenti: le sorprese sono finite ma forse non del tutto... ridotti ai soli Partridge e Moulding ormai pensionati di campagna, gli XTC pubblicano Apple Venus vol. 1 e a breve distanza il Vol. 2° che sono una scelta o un condensato di più di un centinaio di composizioni tra l'orchestrale e bandistico (Beatles docet) Vol. 1 e l'elettricità ad alto voltaggio (Vol. 2). Bisognerebbe dire spazio ai giovani, ma questi qua non sembra che abbiano esaurito le cartucce.

PPPS
Acc.....non abbiamo acnora citato la deriva psichedelica del gruppo che per non distorcere l'immagine dell'ensemble XTC pubblicò un paio di album (se ben ricordo....sennò aiutatemi) con il nome di THE DUKES OF STRATOSPHEAR.

giovedì 6 marzo 2008

Ramones - Needles and pins 1978

Siamo al cospetto di una canzone ormai assurta a livello di "standard".
E' così diffusa nella cultura musicale anglosassone che ci si dimentica da dove è venuta e dove è andata.
Composta da una coppia di assi, Jack Nietszche e Sonny Bono.
Il primo a proporla fu Jackie DeShannon, si proprio quello di Runaway, nel 1963. Senza grande successo. (oops ho detto una cazzata l'ho confusa con Del Shannon, come rilevato indovinate da chi?)
Fu la versione dei The Searchers ad avere invece (misteri della musica) l'anno successivo un successo planetario.
Di seguito l'hanno cantata veramente in tanti.
Le versioni più note, oltre ad un bellissimo duetto Tom Petty/Stevie Nicks (presente nel superlive Pack Up the Plantation) e ad una riproposta del gitano Willy DeVille, non possono assolutamente escludere la qui presente del 1978.
Signori e signore: THE RAMONES.
Che quando facevano cover erano inarrivabili.
Pensare che tre su quattro sono sotto due metri di terra un pò mi incupisce.
Ma tant'è.
Halleluja.


lunedì 3 marzo 2008

TEARS FOR FEARS - Woman In Chains

Se uno vuole tirarsela può anche far finta di storcere la bocca.
Se uno vuole fare un’analisi più attenta mettiamo da parte i luoghi comuni e cerchiamo di vedere le cose con serenità.
Roland Orzabal e Curt Smith, ovvero i Tears for Fears, se ne uscirono con un disco di una certa levatura (The Hurting) nel lontano 1983.
In piena epoca new wave e new romantic furono “bollati” un po’ così e un po’ cosà.
In realtà il lavoro di esordio in questione è una vera gemma pop, raramente eguagliata.
Un pop con la consueta vena malinconica inglese (il famoso “spleen”), ma con una forza melodica ed espressiva clamorosa considerando che i due erano ragazzini in fasce o poco più.
Mad World e Pale Shelter sono le punte acuminate da classifica ma è soprattutto con Watch me bleed e Memories Fade che si toccano vette altissime e purissime e levissime.

Difficile da bissare, un esordio così.

Eppure con Songs from the Big Chair i due riescono ad andare oltre, ad uscire dal pop post-adolescenziale per entrare in una dimensione sonoramente più matura e universale.
Shout è l’inno imperituro con la sua costruzione di crescendo a strati, certuni lo bollano come fastidioso ma non dimentichiamo quante centinaia di volte ci è passato sotto gli orecchi. Ma The Working Hour è il pezzo capolavoro, perennemente in bilico tra stili, tempi e generi.

Difficile salire ancora.

Ma con The Seeds of love (pur pagando pesanti tributi beatlesiani) il duo assurge allo status di Grandi Musicisti.
Una musica che diventa sempre più world, sempre più black, sempre più raffinata e complessa pur rimanendo fortissimamente pop.
L’innesto in un paio di brani della bravissima Oleta Adams, nonchè la collaborazione di Phil Collins rendono l’album imperdibile e certi pezzi clamorosamente trasversali.
Sentire oggi Woman in chains (tra parentesi un pezzo stupendo anche come testo e di cui vi inoltro questo video magistrale) o Standing on the corner of the third world fa un po’ impressione per quanto sono rimaste attuali.

Difficile proseguire su questa strada.

Difatti il tonfo, le incomprensioni, l’ego smisurato di Orzabal, la caduta libera, la Fine.
Nonostante qualche cenno di ripresa mai seguito da alcuna certezza.
Ci restano 3 album eccellenti e non è poca cosa, credetemi.
Conserviamoli ed ogni tanto recuperiamo qualche pezzo qua e là, shuffle.
Che anche se partono una Suffer the children o una Advice for the young at heart qualsiasi il cuore se ne giova e lo spirito anche.
Per i chitarroni c’è sempre tempo.

Halleluja!