lunedì 28 novembre 2011

Musica e Immagine

Chiariamo subito le cose.
Per me il ROCK non è solo Musica.
No, questo non è lo spot di Virgin Radio, è la mia visione della cosa.
Certamente la Musica è l'asse portante, il veicolo senza il quale niente sarebbe mai arrivato.
Cosa sarebbe stato di Elvis senza l'allora nascente ibrido (sì dai non ce la meniamo, dal country degli appalachians che veniva dalle giga irlandesi incrociato con l'hillbilly delle pianure e fuso con il blues del delta e quelle storie lì....) passato alla Storia come ROCK AND ROLL? Probabilmente niente.
Cosa sarebbe stato dei Rolling Stones senza la matrice Blues sapientemente fusa con il Beat? Idem.
E via andare.
Ma c'è un ma.
Rovesciamo la medaglia.
Cosa sarebbe stato del ROCK AND ROLL se Elvis non gli avesse dato una faccia una voce e un corpo? Mah. E senza le labbrone di Mick Jagger o la frangetta di John e Paul? O senza il cesto di capelli e la giacca con le striscioline di daino (era daino?) di Jimi? O senza la lambretta dei Mod? O senza la Harley Davidson e i giubbottoni di pelle degli Hell's Angels più o meno sempre stilisticamente citati da tutto il mondo hard&heavy? O senza il rimmel stortato di Robert Smith? O senza la cresta dei Plasmatics? O senza la scenografia di Ziggy? O senza i capelli a capanna di Plant e Gillan?
Potrei continuare per ore ma non lo farò perchè ho pietà di voi, al contrario di altri che vi affliggono con menate seriose e acidità sparse. Però fatemi passare questo concetto di Rock allargato all'immagine. E non aggiungo nient'altro che se mi stiro verso il "way of life" è finita.
Solo se pensate al Rock come un unicum che tutto "omnicomprende", allora solo allora capirete il perchè, amare il Rock include anche amarne svisceratamente la sua iconografia.
E capirete perchè in fondo al cuore di noi "ultimi romantici" possano sostare anche (ma non solo eh) band poco presentabili come quelle che spesso vi propino.
Perchè noi amiamo col cuore e con la pancia.
La testa, che pure ogni tanto proviamo ad usare ma senza esagerare, la lasciamo a quelli un pò più intelligenti e snob di noi.

giovedì 24 novembre 2011

Love Shack dei tardi B-52's (ma meglio tardi che mai)


Diciamo che esaltare i B-52's per "Private Idaho" e "Rock Lobster" e i primi due album sarebbe stato troppo facile come il Milan che gioca in casa con il Lecce (con tutto il rispetto per).
La band di Athens-Georgia è stata una delle punte di diamante della new wave stelle&strisce, facendogli da sponda pop e contemporaneamente portando avanti un curioso recupero dell'iconografica preseventies.
Senza andare a ripercorrerne le gesta annoiandovi (ma chi non li conosce, specialmente i più giovani, dovrebbe andare a razzo al recupero perlomeno dei primi due album, ma anche di Mesopotamia perchè no) volevo riproporre un pezzo dei tardi B-52's, quelli senza il defunto Rick Wilson che si rimisero in pista alla fine degli anni 80.
LOVE SHACK è del 1989 ma cacchio come mantiene inalterata la freschezza e l'attualità, ditemi se è un pezzo contestualizzabile. No che non lo è, potrebbe uscire oggi e andare al numero uno. Con quel suo delizioso mix di beat-pop misto dance.
Oggi i ragazzi superano la sessantina ma mi dicono che la Kate sia ancora in grande spolvero e io seriamente ci credo.
Che la giovinezza, loro, ce l'hanno veramente dentro.

sabato 19 novembre 2011

Matchbox Twenty - Unwell


Sembra un secolo ma sono passati solo pochi anni da quando i MATCHBOX TWENTY erano al top delle classifiche USA (oh, tre dischi e 40 milioni di copie eh, "bucare" avevano bucato), poi si sono diluiti come neve al sole anche se il leader ROB THOMAS ha proseguito tra collaborazioni varie (la più nota resta Smooth, superblockbuster contenuta in Supernatural di Santana) e produzioni soliste di buon livello. Anche se i Matchbox non si sono mai sciolti ufficialmente il loro ultimo disco è del 2007.
A me un pò dispiace perchè da quando la mia amica Sonia me li fece conoscere pensai subito che fossero l'ideale scia di quel filo rosso che unisce i seminalissimi BIG STAR di Alex Chilton, gli ottimi COUNTING CROWS di Adam Duritz e i meteorici (nel senso della durata, non della qualità) SOUL ASYLUM della famigerata Runaway Train.
Gente che dal power pop alla ballata acustica di livello superiore ha costruito e definito parte della musica americana degli ultimi 40 anni.
Rob è un cantante di levatura mondiale, ed è anche otttimo songwriter: scrive pezzi che pur mantenendosi in linea con il pop da classifica, rappresentano delle piccole "standard song". Pensate un pò ai TRAIN (epigoni di buon livello ma epigoni) o ai CALLING (un pò più bassi ma comunque capaci) che lo hanno preso evidentemente come riferimento. Ma la lista potrebbe continuare.
Questo pezzo è tratto dal loro terzo album, è del 2002. Va in loop nelle orecchie molto presto e resta lì.
Qualcuno obietterà che sono solo canzonette. Giusto.

(.."non mettetemi alle strette
e con quanto fiato ho in gola
vi urlerò: non c'è paura!
ma che politica, che cultura,
sono so...sono so.....sono solo canzonette!
...")


Può darsi, ma sono canzonette fatte bene.
Io quando viaggio in macchina i Matchbox Twenty ogni tanto me li metto e il tragitto sinceramente è più piacevole.
Ciaus.

martedì 15 novembre 2011

Tanto son fatto così, primo non fidarsi mai (Gorillaz - On Melancholy Hill Live on AOL Sessions)



Eppure che DAMON ALBARN sia una delle menti più fertili apparse sul pianeta Musica negli ultimi 20 anni è un dato di fatto. Non fosse solo perchè è un Bowiano di ferro.
Amavo i primi Oasis e continuo ad avere un debole per Noel (non per il fratello scemo) ma devo a posteriori riconoscere che non avevano la forza dei Blur.
Scherzavo con quel coso lì del cartone animato con quel buffo titolo ("Clint Eastwood" I'm happy...I'm feeling good.....) senza capire che eliminare fisicamente la band era mossa concettualmente ardita e futuribile. Che poi i GORILLAZ mi veniva da ridere solo a pensare che ci sarebbe stato un seguito al primo disco-divertissement.
Sentivo puzza di muffa e di quattrini quando Damon ripescò dalla pensione dorata sua divinità Paul Simonon per quel mezzo progetto abbozzato alla sergioleonespaghettiwestern di The Good, The Bad & The Queen (scommettiamo che avrà un seguito e che sarà più focalizzato del primo?).
Insomma a Damon non l'ho mai preso sul serio quando era il momento giusto, salvo poi regolarmente ricredermi dopo un pò davanti all'evidenza.
Sarà perchè è belloccio e sembra Jude Law e io penso che se è famoso e ha successo è per le ragazzine? Tipo per dire Lenny Kravitz?
Sarà perchè è un pò indie-snob e un filo di puzzetta sotto il naso la tiene, mentre io parteggio da sempre per quelli "bruttisporchiecattivi" come i fratelli Gallagher?
Non lo so però, come spesso succede, ho torto (non quando discuto con allelimo eh non esageriamo).
E quando me ne rendo conto the oxes do have run away (i buoi son belli che scappati).
Per esempio questo disco lo sto assaporando adesso, con un ritardo normale per quelli della mia generazione, ritardo cosmico per i ragazzini che sono già passati sopra un paio di centinaia di next big thing, nel frattempo.
ON MELANCHOLY HILL mi mette un misto di allegria/malinconia che però mi scalda. E' uin pezzo semplice moderno orecchiabile facile e contemporaneamente tremendamente cool (oh, l'ho detta! questa cazzo di parola che non vuol dir niente ma viene comoda quando hai finito gli aggettivi) (no, "stiloso" non lo dirò neanche sotto tortura per quanto sarebbe adattissimo a questa canzone...).
Basta che non pensi all'orrendo orsetto abbracciatutti di Colorado Cafè con dentro dj angelo, che mi prende il nervoso e lo sconforto.
So long e, PS, vediamo un pò quanti scovano la CHICCA contenuta dentro questa performance......almeno quelli con un quarantello sulle spalle dovrebbero riconoscere i due "nostromi" a fianco di Damon......

sabato 12 novembre 2011

Black Sabbath Reunion e Children Of The Grave



La notizia è bomba. L'ha battuta Reuters e pare non essere stata smentita dai vari entourages dei ragazzi.
BLACK SABBATH tornano in pista per un album e una tourneè. E fin qui sai che novità, ogni due/tre anni ripartono più o meno assemblati con nomi più o meno architettati.
No, la notizia è che OZZY torna a far quartetto con Tony, Geezer e Bill.
I 4 membri originari.
Il gruppo che più di ogni altro ha influenzato l'heavy metal come lo conosciamo.
Certo, Zeppelin e Purple presero strade differenti, grandiose e luminescenti. Ma i veri padri dell'heavy metal sono loro. I Sabs da Birmingham. Chiedete al concittadino zio Halford, tanto per dirne uno che conta, cosa ne pensa.
E per questo la parola "reunion", un termine che mediamente puzza sempre come il pesce dimenticato nello scomparto del frigo da una settimana, non può che mettere curiosità infinita se riferito ai Black Sabbath quelli veri. Siamo al cospetto di gente che ha fatto la storia eh, e anche se andranno in scena con le stampelle e il gobbo, non è possibile far finta di niente e limitarsi a pensare a come è stata penosa quella dei Police.
Ci manca solo che anche Ritchie smetta i panni da menestrello e i leggins e torni laddove i suoi vecchi pards lo attendono da anni......e poi possiamo anche chiudere i battenti.
Hasta luego e, con mestizia visto che ne sono comunque un ammiratore, non posso fare a meno di sottolineare che questa canzone qua è il posto esatto dove iniziano gli Iron Maiden e il modo di comporre musica di Steve Harris. Come sempre, nulla si crea, nulla si distrugge.

mercoledì 9 novembre 2011

Blue Oyster Cult: Death Valley Nights



Una delle canzoni più notturne e romantiche dei Blue Oyster Cult, con la classica "strofa-preludio"e un ritornello pre-AOR, questa canzone di grana fine era contenuta in uno degli album più enigmatici della band, quello SPECTRES pieno di hook memorabili (I love the night e Nosferatu su tutti, oltre alla canzone postata) come anche di grezzonate vecchia maniera (Godzilla, peraltro grande successo della band).
Non vi parlerò ancora dei BOC, uno dei gruppi cult (eh, con quel nome) che hanno accompagnato tutta la mia esistenza. E' un universo sonoro in cui o si entra (e difficilmente se ne esce) o non si entra affatto.
Di loro dispiacciono soprattutto due cose: la prima che vengano ancora relegati nello scaffale "hard&heavy" quando le loro produzioni hanno spaziato veramente in lungo e in largo in tutto lo scibile del Rock (e non solo). La seconda che in Italia non siano mai stati veramente promossi dalla CBS, loro etichetta storica, e quindi la loro conoscenza sia tuttora limitata tra pochi fanatici sparsi un pò ovunque ma con densità da deserto del gobi. Ricordo ancora quando, ad una festa, partì un pezzo..mi pare che fosse Black Blade...e io e un altro pirla ci guardammo e capimmo di essere due mosche bianche, ma felici.
Perchè meriterebbe davvero approfondire le gesta di Eric Bloom, Donald Roeser, Joe e Albert Bouchard e Allen Lanier il quintetto originale e insuperato, capace di grandi finezze e di composizioni superbe (tutti scrittori di musica e tutti grandi interpreti allo stesso tempo).
Potenti, raffinati, originali, intensi.
Almeno fino al 1980, quando con Fire of Unknown Origin si chiuse il loro decennio d'oro e iniziarono contemporaneamente abbandoni e declino.
Ma tutti i dischi usciti tra il 1971 e, appunto, il 1980 sono da avere e mandare a memoria, senza pregiudizi di sorta. Come quello stupidissimo che li tacciava di fascismo per la famosa immagine della croce celtica che tendeva solo ad ammantare con un pò di mistero la loro già nebulosissima immagine.

lunedì 7 novembre 2011

DONNE DA INCORNICIARE: Beth Gibbons (Portishead - Roads)


Inizio con Beth questa piccola nuova rubrica dedicata all'universo femminile.
Che noi rockettari (oddio "noi rockettari".....forse Allelimo si perplimerà di questa insana affermazione?...) siamo spesso tacciati di maschilismo o di andare appresso solo alle sgallettate (...mmm...aspetta anche questa non so se la capisce...poi inizia a citare le solite note donne del rock che sono l'eccezione che conferma la regola.....vabbè va ormai l'ho detta, me tapino).
E non è così.
BETH GIBBONS è una delle voci più intense e toccanti mai udite, all'interno di quel piccolo gioiello che sono i PORTISHEAD, gruppo capace di distillare come pochi la propria creatività (ehm 3 album, uno più bello dell'altro, in 17 anni.......insomma neanche i Boston....) (aaarrgggh, che esercizio di equilibrismo eh? in fondo l'aver pubblicato solo 3 album in eoni sarà mica una cosa in comune no? dai lo sapete tutti che l'ho fatto apposta perchè sono un fanatico dei Boston e in realtà dei Portishead non me ne è mai fregato niente......epperò mi sono scordato di chiedere prima l'ok al direttore ombra del blog) .
Non c'è molto da aggiungere all'ascolto di questo fantastico pezzo: ROADS. Una delle vette di uno degli album più belli degli anni '90, quel "Dummy" che cresce anno dopo anno come un distillato invecchiato nelle botti migliori.(oddio ho detto due volte distillato/distillare....stai a vedere che mò Allelimo mi da dell'alcoolista?)

venerdì 4 novembre 2011

ANIMALI DA PALCOSCENICO: LUI (The Rolling Stones - Shattered)


Circa l'evento che ricorre con tanto di celebrazione del disco deluxe (sto parlando di SOME GIRLS) con inediti e dvd vari (poi vediamo il prezzo) vi rimando all'articolo del mai troppo lodato Zambo sul tema, con la cui prosa e contenuti non oso confrontarmi.

Circa la mia rubrica dedicata ai "monster of performance", inaugurata con la Tina e zio Rod, non potevo esimermi dall'includervi il sommo rappresentante della categoria.
MICK JAGGER non ha bisogno di commenti, va guardato e ascoltato. Il suo mix di urletti urlacci mosse e mossettine varie è unico. E non ve ne sarà mai un altro uguale.
A mio avviso resta anche un enorme cantante, magari potrà stare sulle bolas il timbro acido e sardonico del suo cantato ma ne ho sentiti pochi in grado di cantare ai massimi livelli qualsiasi cosa come lui: dal rock and roll più puro alla black più nera, dalle ballad al pop, Mick è sempre stato al top. Nel mio pantheon, subito dopo quello lì che ha dato origine al tutto compreso il mio nickname, viene proprio Mick.

Qua una SHATTERED sopra le righe registrata durante un concerto in Texas proprio nel tour di Some Girls. Oltre alla grande scenicità del Mick, qua in periodo di grande fermento durante gli anni della rinascita che andarono dal 1977 (pubblicazione di "Some Girls") al 1981 (anno di "Tattoo You", ultimo grandissimo masterpiece del gruppo) da notare anche l'ottimo stato di forma di Ron e Keith, mai così affiatati e presenti.
Insomma che dire, erano strepitosi, la più grande rock and roll band di sempre, mai frase fu più condivisa nel mondo della musica, ma c'è il suo perchè.

giovedì 3 novembre 2011

Genesis, Anyway e tutto questo andrà perduto come lacrime nella pioggia


Caspita, sono costretto a tornare sui Genesis, anche se non sono un fan dei Genesis.
Trovo profondamente ingiusto lo "stato di abbandono" a cui è sottoposta oggi la loro musica, un universo sonoro che è anche riduttivo inglobare tout court dentro la bolla del Progressive Rock.
Non è vero che facevano solo suite di 20 minuti piene di assoli, non è vero che facevano testi irreali e surreali e incomprensibili al genere umano, non è vero che togliendo la coreografia rimaneva poca "ciccia".
Ci hanno ingannato, a noi non fan. A noi passati sotto i venti del punk e della new wave, a noi adepti del rock duro a noi nostalgici del glam rock, ci hanno propinato per anni un'immagine distorta e parziale di questa straordinaria band, immagine figlia anche delle luminose post-carriere di Gabriel e Collins, una più incensata l'altra meno.
Gabriel e Collins non erano i Genesis perdio.
Steve Hackett, Tony Banks, Mike Rutheford a risentirli oggi lo erano probabilmente molto più di loro.
Nessuno ci aveva detto la verità.
Ed è giusto ogni tanto (oh, a dosi controllate eh, mica siamo Genesis fan sul serio) recuperare confidenza con cenni di passata grandezza come questo splendido pezzo tratto da "The Lamb lies down on Broadway".
Così, sapete, tanto per non rischiare di materializzare l'antico adagio di rutgerhaueriana memoria "e tutto questo andrà perduto come lacrime nella pioggia...."