venerdì 24 gennaio 2014

mea culpa mea culpa, non dovevo REMare contro.....

Mentre erano in vita non voglio dire che ne ho parlato male, ma insomma diciamo che non li ho mai considerati uno dei miei punti di riferimento.
Sto parlando degli ormai disciolti R.E.M., per chi non avesse.
Ho moltissimi loro dischi, li canticchio anche quasi senza rendermene conto, stima e respect insomma.
Ma mancava il "sacro fuoco" che invece mi pervade quando si parla di altri artisti.

Insomma com'è come non è stamani mentre andavo in macchina a laurà, mi è partita LEAVING NEW YORK, brano peraltro non particolarmente altissimo nelle top twenty dei fans accaniti, che spesso prediligono pezzi dei periodi migliori (io sbavo in particolare per Man on the moon e Nightswimming, per dire) .

Ma appena ho sentito la chitarra e il piano e poi la voce di Michael mi è preso un groppo alla gola mannaggia, io che non sono un fanatico. Il che mi ha spinto a un paio di riflessioni.

1) Hanno fatto benissimo a sciogliersi. Grandi. Battimano e standing ovation. Oggi staremmo qua a disquisire sul loro ennesimo disco mediocre un pò come sta succedendo a Springsteen.
2) Azz' come erano bravi. Anche se non andavi in deliquio per essi, ad ascoltarli oggi sembrano provenire dalla stratosfera. Da un altro mondo in cui la musica conta veramente qualcosa e chi la fa ci mette l'anima.

So long guys, alla prossima

martedì 14 gennaio 2014

There was a time........DIAMOND HEAD

There was a time.......in cui suonare hard rock non era solo "batterie tonanti", "chitarre taglienti" e "cantanti urlatori". Un minimo di nerbo ovviamente è sempre stato alla base ma there was a time in cui il mondo del rock duro ancora preservava gelosamente i contatti "nobili" con gli ascendenti più diretti come il rock-blues e il progressive. Insomma prima dell'avvento del più dinamico Heavy Metal o del più traumatico Thrash Metal, there was a time in cui anche le orecchie più gentili potevano ascoltare una canzone di rock duro riuscendo a coglierne le armonie e le raffinatezze.
Uno dei gruppi che meglio incarna questa situazione senza essere mai stato considerato tra i grandissimi del genere sono senz'altro i DIAMOND HEAD di Brian Tatler e Sean Harris.
Discendenti diretti dal mood di band come UFO e Uriah Heep, fecero parte seppur di malavoglia di quel grandioso movimento che a fine anni 70 squarciò stadi e classifiche e noto ai più come NWOBHM, acronimo per New Wave of British Heavy Metal.
I Diamond Head, di quel movimento, rappresentavano l'ala "soft", la raffinatezza esecutiva e compositiva che si concretizzarono in almeno due album masterpiece quali LIGHTNING TO THE NATIONS e BORROWED TIME. Dischi che gli appassionati di Rock dovrebbero avere ad ogni costo.
Famosa la fissazione che avevano per loro i Metallica degli esordi (ma poi anche i Megadeth e tanti altri, i Diamond Head stanno al metal moderno come i Big Star al pop rock).
Mi piace pensare che, senza questo importante riferimento sonoro e stilistico, gli ammericani di Hetfield e Ulrich non sarebbero riusciti ad andare oltre un grezzo thrash di mezza tacca.  E invece seppero inglobare quel tantinello di classe che li portò ad ergersi sopra il magma thrash indicando veramente la via verso il rinnovamento del genere, ma questa è un'altra storia........
Per adesso ascoltatevi "Am I evil" e godetene tutti.




domenica 12 gennaio 2014

I believe I'll dust my broom

Prendendo spunto dal titolo di un classicissimo blues di Robert Johnson (forse il primo musicista moderno ad aver venduto la propria anima al Diavolo), "rispolvero" il blog. Devo fare un po' di pulizia qua e là, rimettere a posto i mobili e l'arredamento ma insomma l'ho ritrovato abbastanza bene, dopo quasi un anno di assenza.
Che bisogno c'era di tornare.
C'era c'era. Perchè di là su Facebook ormai si cazzeggia, si litiga, si mettono un pò di canzoni alla cazzo ma non si entra mai nel vivo. E questo è overrated....e questo è troppo hype, e questo è cool e quell'altro spacca e miticoquello e magicoquellaltro. Due vaffanculo che minchiate dici, qualche mi piace e via.
Ammòbbasta eh. Come ho già scritto di là, "è tempo di riaprire i blog". Il mio, il vostro, quello di chi ancora non si conosce. Diamo fiato alle trombe e ritorniamo a raccontare e disquisire un po' più in profondità. Così, evitiamo di dire qualche cazzatina di troppo sui vari social network, diradiamo la nostra presenza evitando l'overexposition e torniamo ogni tanto a casina.
E ora dopo il pistolotto che cacchio metto? Non lo so, però ieri alla radio ho risentito per caso una vecchia canzone dei QUEEN, un gruppo del quale mi guardo bene dal sollevare qualsiasi commento (tanto lo sapete che sono del partito di "quelli che riconoscono che tra tante fregnacce qualche grande canzone ce l'hanno piazzata"), una canzone che mi piaceva anche perchè è di Brian May e non ha troppe barockaggini addosso. I ricami arpeggiati di Brian, la batteria a mano pesante di Roger Taylor, la voce eterna di Mercury, il basso collante di Deacon e la coda straordinaria (poche ciance, i Queen erano maestri delle code, gli venivano quasi meglio della canzone portante) bastano per rendermi contento.
SAVE ME, dall'album "The Game" del 1980.
E scusate se è poco. Alla prossima.