lunedì 3 ottobre 2011

Bruce Dickinson ha il suo perchè e percome

Paul Bruce Dickinson è indubbiamente uno dei cantanti più bravi e dotati di sempre, nel mondo hard&heavy. Fa parte della schiera degli "urlatori" che discende dai padri Gillan&Plant e prosegue alla stragrande con i vari Ronnie James Dio e Geoff Tate. Pensate che quando militava da regazzino negli storici Samson, Bruce Bruce (il suo nome dell’epoca) era noto come "air raid siren", e ho detto tutto.


Sono una genìa di cantanti di grande apertura vocale, intonazione superba, capacità di estensione incredibile. Talvolta eccedono un po', ma fa parte del genere e del gioco che non prevede molta sobrietà per definizione.

Bruce subentrò al più originale (ma inadatto al suono epico dei Maiden) Paul Di Anno al terzo album della band, quel THE NUMBER OF THE BEAST che viene giudicato da molti un caposaldo dell'intera produzione mondiale di hard. Era il 1982. Bruce completò il già elevato asset dei Maiden con l'apporto di una prestazione fisica e vocale di prim'ordine, unita ad una solida capacità di songwriting (che consentì un pò di variazione rispetto ai pur elevati standard di Steve Harris) dando alla band l'attuale status di prima fila.

Vidi il secondo concerto in assoluto della formazione con Bruce, a Firenze nel 1982. Nessuno sapeva niente e dopo un paio di minuti di fischi misto urla DiAnno-DiAnno....lui prese il microfono in mano cacciò un urlo e ammutolì tutti. Da lì un successo travolgente e senza precedenti. Ma ve ne racconterò meglio a parte un'altra volta…
Inutile star qui a parlare dell'importanza capitale dei Maiden nel trasferire le stigmate del genere al futuro. Senza di loro la lezione dei Deep Purple non sarebbe confluita mai nell'heavy metal e i toni epici sarebbero rimasti un ricordo. Ma anche questo è un altro post.
Insomma, com'è come non è, come in tutti gli amori, anche Bruce e i Maiden hanno avuto la loro crisi.

Successe quando a fine anni 80, Bruce si stancò della ripetitività in cui si era incanalato il sound della band (a cui comunque contribuiva pesantemente come songwriter) e iniziò a cercare sbocchi alternativi producendo dischi solisti a nome proprio con l'ausilio del chitarrista Roy Z, personaggio trasversale al mondo dell'hard anni '90.

Mentre uscivano dischi dei Maiden sempre più calanti, Bruce tentò strade anche un pò impervie che lo portarono a includere nei propri lavori (sempre di matrice hard) anche psichedelia, rap, jazz e perchè no glam rock.

Ci furono molti eccessi, a dire il vero. Anche troppi sperimentalismi. Però oh. Tentar non nuoce. Meglio che ripetersi come facevano ormai da anni i Maiden che sono poi divenuti more solito la cover band di sé stessi.

Alcuni album di ottimo livello come TATTOED MILLIONAIRE e ACCIDENT OF BIRTH si alternano ad altri più disomogenei e discutibili ma vendono in un paio di casi addirittura più di quelli stanchi e contemporanei degli ex-compagni di viaggio. Il problema è che Bruce da solo non ha la forza e l’immagine dei Maiden al completo, almeno sul piano commerciale. Non riesce a sfondare a livello di massa, pur investendo in ricerca e qualità. E’ la solita vecchia storia vista mille volte del frontman-che-pensa-di-farcela-da-solo e poi si ritrova senza il culo coperto sul palcoscenico (vero David Lee Roth, Rob Halford ma potrei dire anche Serj Tankian e Chris Cornell?).

Inevitabile il ritorno a casa del figliuol prodigo, assieme all’altro fuoriuscito (e amico di Bruce) Adrian Smith che ha portato all’attuale assetto di maxi-band a 3 chitarre soliste (bravi i Maiden a non dare un calcio nel culo all’incolpevole Janick Gers che nel frattempo, era stato reclutato a compensazione).

Inevitabile il rientro alla base, per consentire ai Maiden (e ai due ex-Maiden) di rientrare in orbita. Cosa a dire il vero solo parzialmente riuscita perché gli anni si cominciano a sentire tutti e la carenza di creatività da svariati anni è pressochè totale.

Si salva la dimensione live: i Maiden sono grandi professionisti, integri, e figurano stabilmente tra gli act di maggior successo di pubblico. Rifanno sè stessi ma sul serio, non sono una cover band. Sono i Maiden un pò invecchiati che ci danno dentro da matti e con bravura.

Una storia però a pensarci bene tipica del rock dei nostri giorni, una musica a doppia faccia dove giovani band si affacciano alla ribalta sfruttando le nuove piattaforme mediatiche e le vecchie band si sfidano a colpi di stadi e palasport. In mezzo pochi ibridi che cercano di tenere i piedi in parecchie staffe. Pochissimi (Radiohead, ma a fatica) ci riescono.


Però vi giro due pezzi di Bruce per farvi capire meglio.

SHOOT ALL THE CLOWNS è un rock moderno, anni luce avanti ai Maiden, addirittura rappato (no, non temete, non è nu metal), con suoni e arrangiamento non-classici e invitanti.

TEARS OF THE DRAGON è invece un pezzone classico che alterna momenti morbidi e duri alla maniera della madre di tutte le power ballads (devo proprio dirvi qual è?), un pezzone che quando uscì,  Steve Harris avrebbe dato un rene e un polmone per essere ancora in grado di scrivere quella roba lì.

Ultima curiosità: sapevate che Bruce negli anni ’90 ha fatto il pilota aereo di linea a tempo pieno e continua a guidare il Boeing con cui la band si sposta nelle tourneè? Manco John Travolta….







 

12 commenti:

Overthewall91 ha detto...

Non so pur riconoscendo la sua bravura vocale, la sua voce non mi ha mai attratto, di conseguenza degli Iron Maiden ho ascoltato solo i primi album con Di Anno.

DiamondDog ha detto...

Peccato, perchè The Number of the Beast è uno dei migliori album heavy di tutti i tempi.
Non sono molto da meno Piece of Mind e Powerslave.
A prescindere da chi canta, la maturità compositiva e la compattezza della band raggiunsero vette che i primi due album non avevano.
Pur restando (Iron Maiden e Killers) grezzi, potenti e più immediati di quelli dopo.
Da Somewhere in time invece (6° album del gruppo) si va inesorabilmente a scendere, magari piano piano ma non si risale più.

Leandro Giovannini ha detto...

strana la vita: da appassionato di hard dei seventies ho saltato quasi a piè pari l'heavy metal, a parte alcune cose dei Megadeath e dei Metallica, per tornarci sopra adesso. Oltre ai Rose Hill Drive, vado di Chickenfoot e Black Country Communion (che presto recensirò).

Euterpe ha detto...

cosa mi dici della cover di all the young dudes contenuta in tattoed millionaire?
Sempre ed ovunque sontuoso Bruce!

musicheculture ha detto...

Io, più che alla bravura di Bruce Bruce, applauduo a quella di DD per il bellissimo post. Dickinson (anche lui) per me è stato come il latte: tollerato ma fino ad una certa dose. Ha una grande voce ma non avevo mai ascoltato le sue canzoni da solista (e non ho nemmeno mai preso un aereo pilotato da lui).
Grazie DD!

unwise ha detto...

Dickinson è uscito dal novero dei miei preferiti ... come il suo collega James LaBrie, mi ha in effetti un po' stufato. nessuno ne discute la tecnica, ma, secondo me, non hanno mai avuto il "corpo" e la personalità di Ronnie Dio o di Geoff Tate. certo, cmq, parliamo sempre di alte sfere...
ma "...clowns" non assomiglia un po' troppo a "welcome to the jungle"? :)

DiamondDog ha detto...

@harm
mi dicono cose egregie di chickenfoot III (che poi è il secondo...), ne sai niente?

@euterpe
posso io da bowiano di ferro e patito di rock pesante non amare la cover di bruce bruce di all the young dudes? come se due dei miei mondi di riferimento si unissero in un magico mix. Bellissima cover, l'ho postata una decina di giorni fa su FB e mi è venuto in mente un topic su Bruce Bruce.

@giusy
grazie davvero per i complimenti, come tutti noi quando si scrive di una cosa che si ama siamo un po' più bravi...

@unwise
mmmm....io amo ANCHE quei due lì, almeno quanto Bruce. Ma non ci vedo questa distanza, soprattutto se consideriamo anche l'evoluzione artistica. Ronnie James Dio probabilmente è stato il più grande di tutti i cantanti heavy, ma la sua musica non si è mai evoluta più di tanto. Bruce e Geoff hanno invece osato molto di più anche rischiando figuracce...

unwise ha detto...

a memoria mia è Ronnie che le ha fatte un po' tutte...dagli inizi da crooner, al blues rock degli Elf, hard rock con i Rainbow, metal con i Sabbath e con il suo gruppo...mii...senza carriera! :)

DiamondDog ha detto...

Sì conosco il percorso di RJD forse mi sono espresso male....volevo dire che qualsiasi cosa abbia fatto (magari dai Rainbow in poi, quando ha raggiunto notorietà planetaria) è sempre rimasto molto fedele al suo modo di fare musica, non volevo togliergli qualcosa. Anzi con la sua personalità ha sempre marchiato a fuoco i gruppi dove ha militato.
Ho sempre invece apprezzato i tentativi coraggiosi di Bruce di uscire un pò dai clichè, anche in album riusciti a metà come Balls to Picasso...

DiamondDog ha detto...

....ma comunque non è una sfida tra RJD e Bruce. Averne di ugole così, averne....

unwise ha detto...

altrochè...finchè la scelta è questa, si cade sempre bene. il sostituto di bruce nei maiden, però, non l'ho mai capito...magari sarà simpatico, ma col canto c'entra poco...

Leandro Giovannini ha detto...

bel disco potente, ad un primo ascolto, l'ho in cuffia questi giorni, molto classico, Sammi Hagar e Joe Satriani alla grande, c'è qualcosa dei Van Halen e in un brano l'organo ricorda quello degli Iron Butterfly.