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mercoledì 12 gennaio 2011

Deep Purple e come realizzare un "comeback album"

Nel 1984, dopo che Ritchie Blackmore aveva chiuso per sempre l'esperienza Rainbow (della quale parlerei in altra sede, viste le complicanze e le interferenze con altri artisti), si riformò a sorpresa il MARK II della band di hard rock più famosa di tutti i tempi: i DEEP PURPLE.

Per chi non lo sapesse il Mark II (Blackmore-Glover-Paice-Lord-Gillan) è la formazione migliore, quella alla quale sono legati i più grandi successi di critica e commerciali, senza voler nulla togliere a Coverdale, Hughes, Bolin, Morse e compagnia.

Il Mark II è nella storia, è la storia del rock duro.

E l'album che i Deep Purple si decisero a registrare insieme nel 1984 è stato uno dei primi esempi di reunion (all'epoca anche gli Aerosmith lo fecero ma più che di reunion si trattò di rientro di Joe Perry, ma anche su questo ci ritorneremo) degni di questo nome. Forse nel 1984 le reunion avevano un sapore meno smaccatamente commerciale (se penso a quella recente dei Police mi si contorcono le budella, e io AMO i Police) e più artistico. E si concentravano sui nuovi dischi piuttosto che sulle danarose tourneè.
Fatto sta che i DP se ne uscirono con un "comeback album" coi controcazzi, scusate l'esprit de finesse.
Il disco originato da quella reunion, PERFECT STRANGERS, non deluse affatto le aspettative. C'erano tutti i Deep Purple migliori, un ottimo livello di songwriting, una grande produzione, esecuzioni impeccabili da parte di tutti i componenti della band per una volta sereni e concentrati (poi, naturalmente, dopo il disco riprese l'eterna disputa Blackmore-Gillan e si riandò a carte e quarantotto).
Certamente il disco non contiene una nuova Highway star o una nuova Speed king, ma come dire, il tempo passa per tutti e bisogna anche adeguarsi sia alle modifiche del mondo che ti circonda sia alla tua anagrafe.

PERFECT STRANGERS, pur non all'altezza di Machine Head o di In Rock, dette sonore "lezioni di hard rock" alle miriadi di band dell'epoca; ricordandovi che nel 1984 il genere era ai primi posti di tutte le chart mondiali, nelle sue più disparate versioni, dall'appena nato thrash metal di Metallica e compagni, all'hair/glam metal americano di Ratt e Dokken e Motley Crue, al British style di Iron Maiden e Judas Priest, al pop metal melodico degli Scorpions....insomma una goduria.
I Deep Purple, anche se solo per un album, ripresero lo scettro in mano e dettero un par di schiaffoni a destra e a sinistra dell'Oceano.

Con una manciata di ottime canzoni, di cui almeno 3 di livello assoluto: il riffoso opener "Knockin' at your backdoor", la sinuosa "Perfect Strangers", la malinconica "Wasted Sunsets".

La canzone omonima del disco è la punta di diamante, ma vi posto la ballatona Wasted Sunsets primo perchè c'è una superprestazione vocale di un maturo Ian Gillan che magari ha perso qualche acuto ma ha sicuramente acquisito in profondità interpretativa, secondo perchè c'è un assolone di Ritchie Blackmore dei più lirici e strappalacrime che mi sia mai capitato sentire.

Alla prossima.