mercoledì 29 aprile 2009

Rock come Musica Classica?

http://www.corriere.it/spettacoli/09_aprile_29/rock_usato_sicuro_laffranchi_pluda_dc5f5992-3482-11de-b6cb-00144f02aabc.shtml

Se avete un paio di minuti leggete questo articolo del Corsera.
E' una riflessione provata dai fatti sul ruolo che attualmente ha il Rock.
In estrema sintesi, e commercialmente parlando, le vendite delle ri-edizioni dei classici sembrano essere boccate d'ossigeno per il mercato discografico. Non che succeda da ora figuriamoci, ma prima le varie versioni remastered mica andavano ai primi posti in classifica.
Ten dei Pearl Jam (rimasterizzato, rimpolpato, eccetera) è appena stato in top ten su Billboard, per esempio.
I cataloghi di Rolling Stones (post '70) e Beatles stanno per essere reimmessi sul mercato dopo adeguato restauro e già le classifiche tremano.
Ci stiamo avviando verso la "classicizzazione" del Rock?
Il prossimo passo saranno le "interpretazioni"? Come nella musica classica, vedremo i Verdena che risuonano un album dei Led Zeppelin o i Franz Ferdinand alle prese con More Songs about buildings and food dei Talking Heads? (oddio, non che non lo stiano già facendo ma magari non utilizzano i nomi originali.....)
Ah, saperlo.
Voi che ne pensate?


34 commenti:

Lucien ha detto...

In effetti è così. C'è un patrimonio storico, culturale e anche politico su cui poggia la musica rock che soprattutto le nuovissime generazioni, non solo amanti della musica, dovrebbero conoscere.
Ci stiamo arrivando alla classicizzazione, speriamo però con il giusto spirito.

Anonimo ha detto...

Macché. Il punto è semplice: abitua le persone all'ascolto, così come alla visione, così come alla lettura e alla fine sapranno scegliere.
Britney Spears vende perché sembra bello... e perché rispetto ad una ballata anni Settanta funziona di più al primo ascolto verso chi non è abituato...
Non credo sia la scoperta del secolo sapere che qualcuno preferisce un album degli Stones a qualsiasi album moderno...
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Pogo.

Sandro ha detto...

L'ennesimo tentativo di mungere le ultime gocce di latte da una mucca in coma che ogni tanto muove la coda.
Si pensi alla vasta e differenziata offerta come quella da te ricordata, ma soprattutto all'applicazione della strategia da prodotto di lusso. Sembra chiaro che il target da "colpire" (e mungere) non sono certo le nuove generazioni cresciute con la pessima qualità di un basso bitrate degli mp3 scaricati da P2P unita alla mancanza di cultura musicale di base.
Il problema che continua ad essere "mascherato" è che la Musica è in crisi creativa (ma potrei benissimo affiancarvi, per le medesime ragioni, anche le "produzioni" televisive ed editoriali) e così, se da una parte con assurda miopia combattono le nuove strade di fruizione musicale e dall'altra, anzichè osare, sono impegnati alla ricerca dell'originale rimasterizzato o dell'inedito, le majors riesumano dischi conosciuti o sconosciuti facendo leva sui "sentiments" dei vecchi fruitori feticisti e nostalgici; così come riescono a trascinare autentiche ma vecchie e stanche stars su un palco, con la voce ormai in declino; ma sono soluzioni di ripiego. Funzionando così, non fanno che ritardare le inevitabili scadenze, ma la crisi in termini di vendite della Musica è un indice che dovrebbe continuare a far riflettere.
La politica balorda intrapresa ormai da anni non darà che frutti amari: a loro sempre meno profitti ma, soprattutto, a noi l'imbarbarimento musicale e culturale.

Anonimo ha detto...

Avete spiegato già tutto egregiamente e non mi rimane che associarmi.
Ma aggiungo che sono coetanea di Eddie Vedder (leggi: vecchia fruitrice feticista e nostalgica) e che nonostante questo, la mia copia di "Ten" comprata quasi vent'anni fa, me la tengo stretta stretta. Sordid details fallowing...

valerio ha detto...

e' come dice Sandro.
DD, dovresti saperlo meglio di noi.

analisi dell'acquirente (chi c'ha i soldi in tasca) risposto 35-60nni

analisi del target (cosa ascoltano sti tipi?)

prodotto (come possiamo rifilargli quello che gia' hanno? ah gia' lo ritrucchiamo)

questa e' tutta strategia del mercato discografico per salvarsi il culo, non ha niente a che fare con la musica.

La musica nuova i giovani non la comprano la ascoltano (legalmente myspace,spotify) o illegalmente la scaricano e i "vecchi" nemmeno perche' non la conoscono.
Se spendono dei soldi li spendono in live e festival, luoghi dove le etichette non guadagnano.
(non a caso madonna, U2 and friends sono ormai "signed" da livenation, un tour promoter)

Per cui le etichette, che devono prendere i soldi da chi ancora li spende in musica, devono rivendere lo stesso prodotto rimpacchettato.
Anche perche' (lancia in loro favore) se non ci fossero questi soldi non ci sarebbero nemmeno i fondi per produrre quel che c'e' di nuovo.

scritto molto de fretta

laritorna ha detto...

Se esaminiamo l'odierna musica classica, da dove deriva questa definizione? Dal fatto che sia stata codificata secondo determinati canoni nel corso di decine di anni. Perchè il rock non dovrebbe essere lo stesso? Ormai esiste "ufficialmente" da una sessantina di anni, ha canoni base precisi e cioè deriva dalla fusione tra folk bianco e musica nera. Il rock è musica classica. Se lo mettano bene in testa ancora i puristi della "musica alta".

DiamondDog ha detto...

Ecco avete ragione più o meno tutti, sono onorato da analisi così lucide e approfondite per un semplice blog.
@grande favollo: ecco un punto che mi piacerebbe sviluppare, il Rock è musica classica?
Io la penso esattamente come te.
Ma allora, dico io.
Se accettiamo questo fatto, come recepire le proposte di gente come Kings of Leon (ne cito uno per citarne n-tinaia): revival? rilettura? reinterpretazione?
Ecco quello che ancora non riesco a rispondermi, esauriti ad oggi tutti i contenuti di ribellione sociale insiti nel Rock anni '50-'60 e magari anche '70, come definire il Rock suonato dai nuovi gruppi?

DiamondDog ha detto...

....e prima che qualcuno lo dica, non mi venite a dire che i ragazzini che oggi imbracciano una chitarra, che sia Londra o Los Angeles o Rio de Janeiro, hanno dentro uno spirito di ribellione, che mi vien da ridere al solo pensiero.

Anonimo ha detto...

Nel rock c'è molta musica che può essere considerata classica, come nel jazz del resto, e in quell'ambito sono legittime riletture, interpretazioni e quant'altro. Ma oltre a queste nobili forme di omaggio, si esercita spesso il furto. E quasi mai con destrezza. Personalmente trovo MF&GG'S grandissimi, e i King's of Leon imbarazzanti, ma sono i miei gusti deviati.

@DD Per quanto riguarda i ragazzini imbraccianti chitarre, lo spirito è quello dell'emulazione, ma era così anche tanti anni fa. Solo che 'sti pischelli emulano tutti Joe Satriani, che noia. Mai uno che emulasse quel meraviglioso ciccione di Leslie West...

DiamondDog ha detto...

Ohibò.
Chi sono i MF&GG's?

Anonimo ha detto...

"Classicizzazione" del rock?
Bah, e se pure fosse?
Premesso che preferisco che l'industria del disco investa su una bella riedizione di un classico come "Ten", piuttosto che nella produzione di caccole come Mario Carta & Co., personalmente analizzo la cosa in maniera estremamente pragmatica: per fare un esempio, ritornando a This Is The Sea dei Waterboys, avremmo mai avuto modo di ascoltare un brano di una bellezza commovente come "Beverly Penn" se non fosse mai stata pubblicata l'Enhanced Version dell'album? So che non rinuncerei per tutto l'oro del mondo alla versione rimasterizzata e comprensiva del cd acustico di Steve McQueen dei Prefab Sprout....ve la faccio io una domanda: non sarebbe stata ad esempio più opportuna l'uscita di una bella versione rimasterizzata per bene ed accompagnata da un bel cd di outtakes di Everybody Knows This is Nowhere o di After the Gold Rush piuttosto che la pubblicazione dell'ultimo indecente cd di Neil Young?
Scusatemi per la lunghezza.
Saluti
Hermitage

DiamondDog ha detto...

....per non parlare dell'ultimo U2....

Anonimo ha detto...

Scusa Tom: Me First and Gimme Gimme's, cover band molto divertente e ultrasonica.

DiamondDog ha detto...

Ah, tipo i cosi....sì insomma i Cake o come cavolo si chiamano.

aran ha detto...

sprolokui,,,,

Anonimo ha detto...

Oh no, Major! Mooolto più veloci dei Cake...

Anonimo ha detto...

Me First and Gimme Gimme's?!?
Niente di nuovo sotto il sole.
All'epoca mia c'erano i Big Daddy, chi se li ricorda? Divertentissimi! Si fingevano una band di rock'n'roll che nel '59 era partita per una tournee a supporto delle truppe americane nel Sud Est Asiatico, rimanendo prigionieri di un gruppo di rivoluzionari laotiani per 20 anni, prima di essere liberati e tornare in patria. Rifacevano i successi di classifica dell'epoca (primi anni '80) in puro stile anni '50, e venivano fuori delle improbabili ma gustosissime versioni di brani come Bette Davis Eyes, Hotel California, Purple Rain.....fecero 2 album da sballo....e i Rutles, la caricatura sfigata dei Fab Four, ve li ricordate? Forse siete troppo giovani.....
Hermitage

Sandro ha detto...

Sai che ti dico, DD?
Che il Rock sia morto o vivo o chiedermi se chi fa Rock oggi abbia o non abbia il sacro fuoco della ribellione in corpo, ha poca importanza. Continua a bastarmi qualcuno che rumorosamente mi ricorda che sono fatto anche, ed ancora, di carne, ossa e cuore...
Frequentandoti da un po', credo di "interpretare" bene i tuoi post e le tue "provocazioni". Volendo stare al gioco, ma mantenendo saldo il mio pensiero primo, io credo che non sono più le bands che fanno Rock a credere di cambiare il mondo con la loro musica, ma chi ascolta. Chi ascolta Rock crede ancora, forse ingenuamente (così come alla fine degli anni Sessanta il Rock era la colonna sonora dell'illusione), a quei vecchi, romantici ideali e interpreta a proprio modo le parole di questa o quella band credendo talmente tanto a questa interpretazione da farne bandiera e stile di vita. forse il vero messaggio del Rock moderno è proprio quello di credere in sè stessi, di saper fare emergere i valori personali e innalzarli in modo che tutti sappiano che non siamo un numero fra tanti ma che siamo persone con nomi, storie e sentimenti. Ma anche questa può essere una mia illusione.

Anonimo ha detto...

@hermitage: certo che i Gimme's sono vecchi, è da un bel pezzo che girano. Sono solo un buon esempio di cover band. Mannaggia che i Big Daddy non me li ricordo proprio, perchè a me quelle operazioni piacciono molto. Vediamo se li trovo.

DiamondDog ha detto...

Sandro, io credo che noi che ascoltiamo Rock ci portiamo certamente dietro ancora quegli ideali, perchè (anche se parzialmente oh, mica siamo sessantenni) li abbiamo vissuti sulla nostra pelle.
Ma mi chiedo un ragazzo di 16 anni di oggi quale tipo di ideali si immagini o senta sorgere dentro di sè quando sente i Kings of Leon (aridajje ma non mi vengono altri esempi).
Oppure, come possa adeguatamente comprendere artisti "storici" non avendo ben compreso cosa stava loro dietro.
Non è sfiducia verso i giovani la mia, solo una valutazione delle differenti contestualizzazioni in cui si può trovare l'ascoltatore di Rock.
Il che però porta anche ad aberrazioni paradossali ed assolute, come quando Assante sente gli ideali del rock "anche" ascoltando i Kings of Leon solo perchè gli ricordano magari il passato.

Anonimo ha detto...

Scusatemi, ma "gli ideali del rock" è un concetto che mi fa sorridere....è andato tutto in vacca, ci hanno preso per il culo per decenni, ma lo avete visto o no Dylan fare la pubblicità per capi di lingerie femminile o Bruce quant'è'bellillo tutto tirato e coi capelli tinti che canta insulse canzoncine da hit parade? Ce l'hanno spiegata 30 anni fa la grande truffa del rock'n'roll, e voi state ancora a trastullarvi.....io gli ideali del rock li ho messi da parte da decenni, la musica invece me la tengo ben stretta...per quanto riguarda i giovani d'oggi, ma secondo voi, come può mio figlio di vent'anni, esprimere la sua ribellione nei miei confronti attraverso la musica rock se mi ruba sistematicamente i cd che compro?? Si è innescato un vero e proprio corto circuito tra questa generazione e le precedenti, e l'inquietudine adolescenziale forse oggi si estrinseca sotto altre forme....o no?
Hermitage

DiamondDog ha detto...

Hermitage, secondo me per quanto utopistici, gli ideali sopravvivono a chi li canta.
Anche alla falsità di alcuni artisti.
Come dice un vecchio proverbio inglese.
"If you reach for the stars maybe you can not take' em, but you'll never get up with mud in your hands either".
Più o meno, non ricordo alla precisione.
Il fatto che, zappianamente parlando, "they are only in it for the money" non legittima la distruzione di tutto ciò che di positivo si è agitato dietro ed intorno al mondo del rock negli anni pieni di contenuti.
A me fa sorridere (e anche un pò delude, vabbè) quel babbione di Dylan che oggi fa la pubblicità di lingerie, mica cade tutto quello che di bello ci ha raccontato quando era in vena.
Che ci abbia creduto veramente o no.
D'altronde abbiamo la cetrezza che Leopardi o Dante credessero davvero a tutto ciò che scrivevano?

Anonimo ha detto...

E allora piano piano ci stiamo arrivando......gli ideali non sono (o sono stati, o furono) "del rock", ma sono (o sono stati, o furono) i nostri....il rock è probabilmente una bandiera, e una bandiera è un pezzo di stoffa, non può avere ideali, può probabilmente avere significati, e li conserva e li rappresenta anche se è fatta di pessima stoffa.....quindi diventa irrilevante se Dylan ha creduto veramente a quello che diceva, è importante invece che abbia dato la voce ai nostri sentimenti.....l'importante è capire questa differenza.......la ribellione non va identificata con Dylan, che però ne è stato lo strumento, a prescindere dalla sua musica che comunque rimane.....
Hermitage

andy$candy ha detto...

E' se la questione fosse che strutture pachidermiche come le major discografiche non essendo in grado di gestire a proprio vantaggio economico il processo di clusterizzazione del pubblico musicale tentino di far passare un modo per raggranellare gli ultimi spicci (spiccioli per loro, s'intende!) per un fenomeno di chissà quale portata (in realtà il conservatorismo rock è da sempre astutamente alimentato). Vagonate di etichette indipendenti, ora e qui, stanno a dimostrare il contrario.
Seconda considerazione. Una società basata sulla condivisione di valori coagulantesi nella musica della quale solitamente si parla in "osteria" è morta e sepolta ad Altamont e non capisco perchè ci si debba continuamente riferire a quel modello. Molti della mia età (anno più, anno meno) citano spesso le note interne di "Warehouse: songs and stories" degli Husker Du. Assai meno pretenziose, non fosse altro.

Sandro ha detto...

Ok, DD. Continuo, perchè i gradi son 360.
Oggi se uno come Pete Doherty fa casino (a proposito, l'album solista è da ascoltare e riascoltare), il rockettaro quarantenne o cinquantenne dice che è un’idiota che vuole scopiazzare i grandi del passato senza averne il carisma.
Ma ai diciottenni se gli dici “Who” o "CCR" ti guardano come ebeti; loro ammirano Doherty, come i genitori e i nonni ammiravano Cobain, Jim Morrison, Jagger, Elvis Presley… anche loro sfondavano tutto e uscivano con la figa di turno.
Lo ammirano perche’ gli dà quello che loro vogliono, non solo eversione o ribellione in sè, ma la dimostrazione che si può essere famosi e adorati proprio in quanto ribelli, ovvero ciò che un adolescente prova a fare tutto il giorno. Si ribella a quell’educazione a cui è stato costretto da bambino. Si ribella al genitore e si trova un modello immaginario nella rockstar che gli si appiccica meglio con il suo io.
Il rock, inteso come stile di vita, è soprattutto per giovani perchè dà ai giovani quello che gli serve proprio nel momento che gli serve.
Che sia l’hippie, l'emo, il dark, il punk o il mod, o il metallaro, un adolescente deve potersi identificare con un’icona ribelle che lo faccia allontanare innanzitutto dai genitori e possibilmente dalla societa’ adulta che vede conservatrice… e costruire un gruppo con cui riunirsi intorno a quell’icona.
Nell’adolescenza, fase in cui si incomincia ad acquistare abbastanza indipendenza per costruirsi una personalità, si deve per forza passare per la negazione di quello che per i primi anni di vita i genitori, la scuola e la chiesa ti hanno detto.
L’eversione (o ribellione o chiamala come vuoi) è un passaggio fondamentale dopo anni in cui ti hanno detto “fai questo e non fare quello” e tu passivo e dipendente potevi solo obbedire.
Anche l’adolescenza passa ma resta esperienza fondamentale. Come il Rock.

porillo ha detto...

Bello qui, oggi.
Un sacco di belle idee.
Mi permetto solo di dissentire da Sandro dice che i giovani hanno una
" mancanza di cultura musicale di base ".
Non ce l'avevi tu alla loro eta' e non ce l'avevo neanche io. Neanche il padrone di casa, DD, l'aveva. La cultura te la fai dopo, se vuoi.

Sandro ha detto...

Ho dovuto, per cause spazio-temporali, "generalizzare" su quella frase; ma se ci pensi, senza presumere e vantare chissà quale conoscenza, potresti essere del mio parere, fatta salva l'esperienza personale. A 12 anni ho acquistato il mio primo vinile (Depeche Mode), a 15 ho iniziato a suonare in una band (The first step...), a 17 a far girare dischi in una radio e per locali. La musica, ad eccezione della radio e di V.M., era veicolata solo attraverso i piccoli e preziosi negozi di dischi, dove potevo ascoltare, scegliere, confrontarmi, crescere. Non c'era il PC o i P2P; non vi erano cellulari su cui scaricare orribilanti suonerie polifoniche; non vi erano i megastore asettici;
comprendi, ora, cosa intendevo?

andrea sessarego ha detto...

Ma cosa si intende genericamente per Rock? No, perchè io mi ricordo negli anni 70 le discussioni se il VERO rock era quello dei Genesis o quello dei Beatles. Oggi che cos'è il Rock? Esiste ancora? O è già diventato Musica Classica, quindi morto?

DiamondDog ha detto...

Non so Sandro, c'è qualcosa che non mi convince nella ribellione di Doherty.
Ok il discorso generazionale di ribellione verso l'autorità costituita.
Ma le ribellioni degli anni '50 e degli anni '60 avevano significati molto più ampi e si estendevano ad ogni piega sociale.
C'era l'ansia di costruire un nuovo sistema di vita distruggendo quello precedente con tecniche più o meno pacifiche.
Non ritrovo tutto questo nelle mini-ribellioni innescate da Doherty e affini (cito lui per tutti).
Poi che possa fare un buon disco non metto in dubbio.
Ma per me finisce lì.
O forse sarà perchè non ho più quindici anni da un pezzo.....
In generale tendo a pensare che il Rock quale noi quarantenni (o giù di lì) lo pensiamo oramai non esista più se non, appunto, come Classico.

Henry ha detto...

per quanto riguarda le "interpretazioni", come dici nel tuo post, non sarà il prossimo passo, ma ci siamo già arrivati: basti pensa re a cosa ha fatto morgan con de andré (e a quanto ne so, cosa ha intenzione di rifare).
la qual cosa apre un'altra questione: perché se morgan è un "maitre à penser" della musica contemporanea, come mi sembra che pensino in molti, allora io sono aristotele...

Anonimo ha detto...

Bel temone Stè, arrivo solo ora ma ho letto tutti gli interventi e mi sono sorpreso della qualità delle analisi... quindi poco da aggiungere. Quello che penso da molto tempo è che invecchiando si tende immancabilmente a giudicare negativamente - in termini di innovazione (sembra tutto già visto e sentito) quello che arriva dai "nuovi", "giovani" o affini.
Ed è forse un errore di ottica perchè nei nostri anni ribelli vedevamo bene che avevano torto quelli che giudicavano così la "nostra musica" e lo sapevamo perchè vedevamo da dentro questi confronti distratti e approssimativi di chi aveva smesso di interessarsi alla scena e riascoltava solo i suoi CCR, Rolling, Pink Floyd e compagnia cantante (appunto)... così come facciamo noi oggi.
E quindi: siccome i giovani, che sono i veri consumatori di musica, la musica non la comprano quasi più perchè hanno altri canali, i discografici provano a vendere a noi, che vogliamo ancora il CD fisico, il booklet e possiamo spendere oggi più di ieri, almeno in generale.
Quindi siamo diventati quelli che erano i nostri padri, molti dei quali ascoltavano solo "la classica" qualcuno più moderno "il giaz". Oggi "la classica" è diventato il rock dei 60, 70, addirittura 80. E i padri siamo noi, compriamo i CD rock riediti con bonus tracks, rimasterizzati, cofanetti e bauletti.
Ultima considerazione: il rock si è evoluto da un canone classico fino a evaporare in un'idea di contemporaneità globale che tutto comprende, compresi rumorismi sperimentali e jazz da lounge set.
Tutto è "rock". L'identità rock uguale rabbia giovane è stata frullata nel laboratorio di B. Eno che collabora con chiunque abbia a che fare con ciò che si definisce "musica". Il rock è morto, viva il rock.

arc

DiamondDog ha detto...

Grazie a tutti gli intervenuti in questo post.
Con i vostri coinvolgenti e profondi interventi avete reso questo blog migliore.

porillo ha detto...

Un applauso per Arc per la splendida sintesi.
E un halleluja per il MajorTom....

valerio ha detto...

sostanzialmente d'accordo con Arc, andycandy e compagnia.
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Volevo aggiungere, su un piano prettamente razionale (il peggiore per parlare di Rock) la differenziazione dalla classica e' nella musica. La classica, reinterpreta, perche' i musici sono morti e perche' strutturalmente si e' sviluppata cosi' Il rock esegue le sue opere, salvo rari e spesso fallimentari esempi.
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La ribellione di una generazione e' collegata all'epoca in cui vive, se doherty e' meno ribelle dei clash e' perche' l'inghilterra del 2009 e' diversa da quella del 1979, non e' colpa di Doherty.
(Il nuovo album ssara' pure caruccio, ma s'e' riregistrato canzoni che giravano da anni aggiungendoci i violini)
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Degli U2 mi chiedevo proprio dilla', megacampagna pubblicitaria, ha venduto 17 copie ed e' sparito da ogni classifica. Ma non era un capolavoro?
Critica venduta.
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c'ho un meeting, si lo so che e' il primo maggio...fanculo alla thatcher